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sabato 23 novembre 2013

Verona-Chievo, dopo 11 anni torna derby al Bentegodi



Il Verona ha sempre vinto nelle sei gare stagionali giocate in casa: record condiviso con la Juventus.

Hellas cerca la settima vittoria in casa. Dopo 11 anni Verona ritrova il suo in serie A, con una squadra, il Verona di Andrea Mandorlini, vera sorpresa di questo inizio di stagione e con l'altra, il Chievo, ultima in classifica e con un nuovo allenatore, Eugenio Corini.

Derby scaligero numero tre in Serie A: una vittoria a testa nei due precedenti che risalgono alla stagione 2001-02. Otto, invece, gli incroci in Serie B: tre vittorie del Verona, tre del Chievo e due pareggi. La squadra di Mandorlini non pareggia da sette giornate di campionato: 5V, 2P. Il Chievo, invece, non vince da otto gare (2N, 6P) e non ha segnato nelle ultime tre.

Sarà un derby accesissimo, al quale le due squadre arriveranno in momenti diametralmente opposti. Il Verona cerca il record di sette vittorie casalinghe consecutive. Il Chievo ha un imperativo: muovere una classifica difficile. I motivi di interesse ci sono tutti per non perdersi il derby di Verona. Una sfida che non si gioca da undici anni. Era la stagione 2001-2002 ed era la prima volta che le due squadre cittadine giocavano contro nel massimo campionato. Quell'anno l'Hellas retrocesse, ora dopo 11 anni ha finalmente ritrovato la Serie A. Il Chievo è la piccola realtà, un quartiere di Verona di circa 2500 abitanti a circa quattro chilometri dal centro storico. La società del presidente Campedelli ha conosciuto la A solamente nel 2001, ma è una felice realtà così come il Verona che quest'anno ha visto ben 17 mila tifosi sottoscrivere l'abbonamento.

Con i rientri di Bianchetti e Hallfredsson, Andrea Mandorlini ha a disposizione la rosa al gran completo, visti anche i recuperi dai rispettivi problemi fisici di Juanito Gomez e Cirigliano, entrambi convocati per il derby. Non sembrano dunque esserci grossi dubbi di formazione se non in avanti, dove Jankovic, Juanito e Martinho si giocano una maglia da titolare, con l'ultimo favorito sugli altri due.

Decisamente più lunga la lista degli indisponibili per il vecchio/nuovo tecnico clivense Eugenio Corini, che dovrà fare a meno dello squalificato Pellissier e degli infortunati Calello, Claiton e Bentivoglio. La formazione, dunque, sembra già fatta sulla base di un 5-3-2 fortemente difensivo. In avanti largo alla coppia Paloschi-Thereau

"Ho avuto la fortuna di rappresentare entrambe le squadre e di segnare con tutte e due le maglie nei derby - afferma Corini - senza dubbio è una grande soddisfazione che porto con me come un bel ricordo della mia carriera. Voglio massima concentrazione da parte di tutti. Sarà fondamentale l'approccio e l'equilibrio mentale a questa sfida". Di contro Mandorlini ammette che "tutti sperano che le cose vadano bene ma la verità è che sino ad ora sono andate oltre ogni più rosea aspettativa. La sfida con il Chievo ha un sapore particolare, che viviamo con grande entusiasmo. Siamo in un buon momento e ci siamo preparati al meglio per una gara dura e difficile". Spettatore interessato del derby è il sindaco Flavio Tosi, che non nasconde il suo tifo per l'Hellas. "Sono sindaco di tutti i cittadini di Verona ma sono tifoso solo dell'Hellas - afferma ai microfoni di Radio 24.

PROBABILI FORMAZIONI

Verona (4-3-3): Rafael; Cacciatore, Moras, Maietta, Agostini; Romulo, Jorginho, Hallfredsson; Iturbe, Toni, Juanito Gomez. All.: Mandorlini

Chievo (5-3-2): Puggioni; Sardo, Frey, Dainelli, Cesar, Dramè; Radovanovic, L. Rigoni, Hetemaj; Paloschi, Thereau. All.: Corini




mercoledì 20 novembre 2013

Cristiano Ronaldo si avvicina al Pallone d’oro 2013




Maestosa prestazione di Cristiano Ronaldo, ora la sfida con Franck Ribery e Lionel Messi. Doveva essere: Ibrahimovic contro Ronaldo. E alla fine così è stato: Svezia-Portogallo si riduce a un duello tra Ibra e CR7. In Brasile ci andrà Cristiano Ronaldo, il trentaduenne Zlatan Ibrahimovic difficilmente avrà un’altra occasione per provare a segnare almeno una rete in una fase finale di un Mondiale. Ci ha provato, stavolta, facendo due gol; il problema, per lui, è che il suo avversario ne ha realizzati tre, che sommati a quello dell’andata promuovono il Portogallo e bocciano definitivamente la Svezia. Il 3-2 finale porta la firma esclusiva delle due stelle della serata, e dà anche l’idea di quanto queste due nazionali dipendano dagli estri e dalle lune dei loro fenomeni.

Dopo un primo tempo che di studio, Ronaldo ha dato inizio alla partitissima con un contropiede delizioso dopo 5’. Quando tutto sembrava scritto, si è scatenato Ibra, che in 4 minuti (dal 23’ al 27’) ha ribaltato il risultato con un colpo di testa su corner prima e con una terrificante punizione rasoterra poi. E quando la qualificazione è tornata in bilico, di nuovo Ronaldo ha freddato gli avversari: a lui di minuti ne sono bastati due (dal 32’ al 34’). Alla fine in mezzo al campo è rimasto un uomo solo, il candidato al Pallone d’oro tanto antipatico al signore del calcio mondiale Sepp Blatter. Con le votazioni che si chiudono il 29 novembre, CR7 ha dato un segnale fortissimo per provare a battere la concorrenza di Ribéry e Messi.

I numeri del campione lusitano sono impressionanti: con i tre gol messi a segno stasera diventa il miglior marcatore della storia della nazionale portoghese insieme a Pauleta (47 centri), sale a quota 32 reti stagionali e ben 66 nell'anno solare, numeri da Pallone d'Oro, appunto. I padroni di casa, colpevoli di troppi errori in fase difensiva, escono comunque a testa alta dal campo. Soprattutto Ibra, che dice addio al Mondiale ma lo fa a modo suo, mettendo a segno una doppietta che mette seriamente paura agli ospiti.



sabato 16 novembre 2013

Calciomercato per la Juventus: voci su Jorginho Luis Suarez e Andrea Pirlo


In questi giorni si rincorrono le voci di mercato riguardanti Jorginho e la possibilità che vada presto alla Juventus per fare il vice (o il successore) di Pirlo. L'affare sarebbe per giugno, ma il Verona potrebbe già a gennaio avere in prestito l'olandese Bouy.

Mentre le voci dalla stampa inglese: la Juventus avrebbe proposto uno scambio al Liverpool cercando di includere l’attaccante uruguayano.

L’interesse del Liverpool per Claudio Marchisio cresce, e la Juventus sembrerebbe intenzionata ad approfittarne cercando di realizzare un sogno proibito. Secondo quanto riporta la stampa inglese (“Daily Mail” in primis), i bianconeri avrebbero proposto un’offerta ai Reds per la finestra di mercato di gennaio, cercando di arrivare a Luis Suarez con un pacchetto che comprenderebbe Claudio Marchisio e Leonardo Bonucci, altro giocatore sul quale la formazione di Anfield ha sempre espresso un buon tasso di gradimento.

Luis Suarez è un giocatore che, da tempo, smuove molti rumors di mercato: in estate l’Arsenal era uscito allo scoperto con una grossa offerta da 40 milioni di sterline (quasi 48 milioni di euro), rigettata però al mittente dal Liverpool, che considera l’attaccante uruguayano incedibile. Per Marchisio, già accostato al Monaco di Ranieri in passato, la Juve chiederebbe almeno 25 milioni di sterline, mentre Bonucci sarebbe valutato non meno di 15, dunque il pacchetto completo andrebbe a pareggiare sostanzialmente la stessa proposta formulata in agosto dai Gunners.

Andrea Pirlo non ha particolare fretta di conoscere il suo futuro però, se ce ne fosse ancora bisogno, ha messo le cose in chiaro: qualunque sia la prossima squadra vuole giocare e sentirsi importante.

"A che punto è il mio rinnovo? C'è tutta la stagione per parlarne, vedremo. Sono ottimista per natura. Voglio continuare a giocare perché mi diverto, e non so se sarà nella Juve o in un'altra squadra. Non ho preclusioni per nessuna squadra". Pirlo insomma con la flemma che contraddistingue il personaggio al termine di Italia-Germania ha ribadito ai giornalisti, se ce ne fosse bisogno, che vuole sentirsi importante e non vedere ridotto il suo minutaggio. La Juventus ha ovviamente la priorità su tutte le altre soluzioni ma è chiaro che il fuoriclasse della Nazionale non si scomporrebbe più di tanto all'idea di un trasloco.

Ma dove potrebbe andare Pirlo? Da escludere, salvo clamorosi colpi di scena, la possibilità di vederlo ancora in Italia le alternative portano inevitabilmente all’Inghilterra ed in particolare a Londra dove Arsenal e Tottenham sarebbero pronte a fare carte false per avere l’unico italiano in lizza per il Pallone d’Oro 2013. Anche la suggestione Real Madrid non è da trascurare, Ancelotti da sempre stravede per il metronomo azzurro ma bisogna sottolineare anche che in questo momento i blancos puntano su profili più giovani rispetto a quelli di Pirlo. E’ difficile però che Ancelotti possa garantire un impiego da titolare inamovibile a Madrid al suo pupillo. Nei prossimi mesi però altri busseranno alla porta di Pirlo, un giocatore dalla classe infinita e che più passa il tempo e più riesce ad essere decisivo. Sempre che Marotta e la Juventus entro la fine dell’anno (ricordiamo, che da gennaio Pirlo potrebbe firmare liberamente con qualunque club per il giugno 2014) non decidano di rompere gli indugi e accelerare le pratiche del rinnovo.


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venerdì 15 novembre 2013

Inter: si insedia Thohir dopo l’era Moratti




Una storia d'amore tra l’Inter e Morati che ha raggiunto la maggiore età, lunga oltre 18 anni. Era il 18 febbraio 1995, in campo l’Inter, sua nuova creatura acquistata da Ernesto Pellegrini, e il Brescia. L’esordio di Massimo Moratti a San Siro, acclamato dal pubblico bauscia come il Messia, portò una vittoria. Un semplice 1-0, segnò Berti, simbolo dell’Interismo. Mentre con il Livorno, l’ultima partita da presidente, le emozioni sono state diverse.

Ricordiamo che Moratti si è goduto l’ultima vigilia da presidente alla Pinetina. Con la stessa tensione di sempre - resta il primo tifoso -, ma con gli occhi lucidi, nascosti dietro il clima umido di Appiano Gentile: questa mattina, durante l’allenamento, ha parlato a lungo con Mazzari, lo ha rassicurato sul suo futuro e gli ha confermato che a gennaio ci saranno movimenti sul mercato.

Coincidenza incredibile che l’era Moratti possa finire in concomitanza con un nuovo inizio. La carriera di Javier Zanetti, uomo legato a doppio filo con il futuro ex presidente - primo acquisto insieme alla meteora Rambert

L'assemblea straordinaria degli azionisti dell'Inter ha eletto il nuovo CdA. Otto i componenti: Erick Thohir, Rosan Roeslani, Handy Soetedjo, Thomas Shreve, Hioe Isenta, Angelomario Moratti, Rinaldo Ghelfi e Alberto Manzonetto. Thohir è stato eletto presidente del consiglio di amministrazione. Massimo Moratti è il nuovo presidente onorario dell'Inter.

''Lascio questa società a chi ha senso di responsabilità e di fiducia nel progetto, oltre a un grandissimo rispetto verso la storia e i colori dell'Inter. Vorrete certamente bene alle persone che arriveranno'': così Moratti, tra gli applausi, all'assemblea dei soci che sancisce l'ingresso nell'Inter della cordata indonesiana.

Thohir, lavoreremo per Inter ancora più vincente - ''Mazzarri in questi mesi ha già gettato le basi per un ottimo lavoro, abbiamo massimo fiducia in lui. Lavoreremo duro per costruire un'Inter ancora più vincente''. Lo ha detto Erick Thohir nella conferenza stampa con Massimo Moratti dopo l'assemblea dei soci dell'Inter. Il nuovo presidente ha poi scherzato con i giornalisti dicendo in italiano: ''Chi non salta rossonero è'', facendo scattare l'applauso dei presenti. Thohir ha ringraziato Dio, Moratti e tutti i soggetti coinvolti nella trattativa.

Moratti, giusto che Thohir prenda carica presidente  - ''I nuovi soci hanno insistito affinché io e mio figlio potessimo prendere la presidenza e li ringrazio, ma ci sembrava giusto che loro potessero avere direttamente la carica attraverso cui si esprime l'autorità del club''. Lo ha detto Massimo Moratti nella conferenza stampa insieme a Erick Thohir dopo l'assemblea dei soci dell'Inter. ''La carica di presidente onorario mi permetterà comunque di stare vicino alla squadra'', ha aggiunto.



domenica 10 novembre 2013

Lega Pro Salernitana-Nocerina finita dopo 20 minuti



Ospiti, minacciati,accusano 5 infortuni e restano in inferiorità. Arbitro sospende. 'Tutti in piazza a festeggiare... ha vinto il popolo nocerino'. Così su Facebook i tifosi rossoneri hanno commentato la partita-farsa di Salerno. In oltre cento hanno raccolto l'invito via web e si sono ritrovati in piazza Diaz, a Nocera Inferiore, sventolando bandiere e cantando cori: poi un violento acquazzone ha indotto tutti a tornare a casa.

E' finita tra i fischi degli spettatori la partita-farsa di Lega Pro tra Salernitana e Nocerina andata in scena per soli 20 minuti nello stadio Arechi, partita ad alto rischio per l'ordine pubblico visti i pessimi rapporti tra le due tifoserie. Proprio questi timori avevano spinto il Comitato sicurezza del Viminale a vietare la trasferta per i tifosi ospiti, all'interno di un quadro di fortissime misure di prevenzione.

Al divieto, gli ultrà nocerini hanno risposto minacciando di recarsi ugualmente all'Arechi: da giorni la città di Nocera Inferiore era tappezzata da striscioni con la scritta "tutti a Salerno". Stamane, un gruppo di circa duecento tifosi della Nocerina si è presentato nel ritiro della propria squadra, intimando alla squadra rossonera di non presentarsi in campo: "O ci siamo anche noi, oppure non dovete esserci neppure voi". Dopo le minacce, i calciatori della Nocerina si sono recati sul proprio pullman nello stadio Arechi ma hanno annunciato di non voler scendere in campo. Dopo una lunga trattativa, presente il questore di Salerno Antonio De Iesu che ha offerto ampie garanzie sulla sicurezza, la partita è cominciata con una quarantina di minuti di ritardo. Ma le intenzioni degli ospiti sono apparse subito chiare: nei primissimi minuti sono state effettuate tutte le tre sostituzioni possibili, e subito dopo ben cinque giocatori, uno dopo l'altro, hanno accusato infortuni e sono usciti dal campo.

Rimasta la Nocerina in sei, l'arbitro Sacchi di Macerata non ha potuto che fischiare la fine anticipata del match, sotto gli occhi infuriati dei circa tremila spettatori paganti dello stadio Arechi. Subito dopo, negli spogliatoi, l'annuncio delle dimissioni di massa della dirigenza della Nocerina.

venerdì 1 novembre 2013

Gigi Meroni la farfalla granata



Il 15 ottobre 1967 smetteva di volare la "farfalla granata": i tifosi lo ricordano come ogni anno.

“Era un simbolo di estri bizzarri e libertà sociali in un paese di quasi tutti conformisti sornioni», parole di  Gianni Brera

Ci sono date che sono scolpite nella mente e sulla pelle dei tifosi del Torino. Il 15 ottobre 1967, Meroni moriva travolto da un’auto mentre attraversava con il compagno di squadra Poletti, morì una domenica sera dopo la vittoria del Torino sulla Sampdoria grazie alle sue prodezze. Il primo urto lo colpì alla gamba sinistra e lo fece piroettare in aria, facendolo rimbalzare dove sopraggiungeva un’altra auto che non poté evitarlo. Aveva 24 anni ed era l’idolo di Torino, versante granata, dopo essere stato adorato dai genovesi, sponda rossoblù.

Una tragedia che sconvolse l’intero mondo del calcio e l’Italia stessa perché Meroni non era solo un calciatore di 24 anni, ma un simbolo per i giovani degli Anni ’60. Anticonformista e geniale, talentuoso e speciale: la “Farfalla granata” era nel cuore dei tifosi.

Questo è uno dei motivi che ogni 15 ottobre viene ricordato con affetto e sentimento. A partire dal mondo granata, che come ogni anno si ritroverà nel luogo dell’incidente mortale per deporre un fiore, dire una preghiera o sussurrare un “Ciao Gigi”.

Segnava gol in maniera irripetibile perché gli veniva facile il difficile, non per esibizionismo. Giocava sempre come se non ci fosse altro che il calcio, un gioco e niente più.

Dal 2007, in corso Re Umberto 46, c’è un cippo che onora Meroni ed è diventato un punto di riferimento per chi non ha mai dimenticato quell’ala imprendibile o semplicemente si è appassionato alla storia a quel ragazzo “beat”.

Luigi "Gigi" Meroni nasce a Como il 24 febbraio del 1943 e proprio a Como inizia la sua carriera calcistica nel campetto dell'oratorio di San Bartolomeo dove gioca la squadra Libertas. Cresce nel vivaio del Calcio Como insieme all'amato fratello Celestino, ma la sua carriera nella formazione lariana è breve e a soli 19 anni viene traferito al Genoa. A portare Meroni alla corte rossoblù era stato un dirigente talent scout», Aldo Dapelo, grande amico di Gianni Brera. L'aveva acquistato dal Como per 40 milioni e gli era stato suggerito dal dottor Giulio Cappelli, che allora guidava i lariani. Pochi mesi prima Meroni era stato bocciato da Manlio Scopigno per il Vicenza. L'aveva segnalato a Roberto Lerici, un suo amico geno¬vese Amilcare Palotti, scopritore di talenti.

Il tecnico argentino aveva subito capito l'immenso talento di Meroni e l'aveva lanciato in orbita. E qui il destino mosse il suo primo passo, perché anche il povero Santos morì per Meroni. Era andato a passare le vacanze in Spagna, gli avevano assicurato che Meroni non sarebbe stato venduto. Invece l'ultimo giorno del «Gallia», il presidente Giacomo Berrino non seppe resistere all'offerta di Pianelli, circa 300 milioni, e Meroni passò al Torino. A Genova, in piazza De Ferrari ci fu la ri¬volta dei tifosi, perché Gigino era il loro beniamino. Appena lo seppe, Santos decise di interrom¬pere le vacanze. Salì in macchi¬na per raggiungere Genova e da¬re le dimissioni. Ma era troppo nervoso per guidare. La sua au¬tomobile andò a schiantarsi contro un albero. Sua moglie e le figlie se la cavarono con qualche ferita, per lui non ci fu nulla da fare.

Per quei 300 milioni, che allora fecero scandalo, Orfeo Pianelli venne descritto come il «Bonaventura» del calcio italiano, sembrava pronto a distribuire milioni a tutti, come il personaggio di Sergio Tofano. Nessuno capì che invece l'amministratore delegato della «Pianelli & Traversa» era il primo presidente che ragionava da manager. Per la precisione i milioni non furono 300 bensì 275 e nel conguaglio c'era pure un giocatore, lo spagnolo Peirò.

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