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martedì 29 aprile 2014

Siamo tutti Dani Alves: fate sentire la vostra voce



“Siamo tutti Dani Alves": il giocatore del Barcellona è già diventato un simbolo della lotta al razzismo. Alves ha raccolto e mangiato una banana che gli era stata tirata dagli spalti ("Bisogna ridere di questi ritardati", ha detto l'esterno del Barcellona) e nelle ore successive la rete ha fatto da amplificatore al gesto del brasiliano. Su Twitter si è diffuso l'hashtag #somostodosmacacos, "siamo tutti scimmie", che ha raccolto l'indignazione di milioni di persone. Il primo a lanciare la campagna di solidarietà è stato il compagno di squadra e di nazionale Neymar. Sul suo profilo Instagram, l'attaccante ha scritto: "È una vergogna che nel 2014 esista ancora questo preconcetto" e poi si è fatto fotografare insieme al figlio con in mano una banana. "Per dare il mio contributo perché tutto questo finisca, ho deciso di fare come Dani Alves. Se anche voi la pensate così, fatevi fotografare mentre mangiate una banana e usiamo quello che loro hanno contro di noi a nostro favore".

Il suo gesto contro il Villarreal, semplice e rivoluzionario, - mangiare la banana che gli era stata lanciata dagli spalti in segno di disprezzo - ha sollevato un'ondata di solidarietà. Anche la Gazzetta ribadisce il suo no al razzismo e vi invita a far sentire la vostra voce sul nostro profilo di Facebook e Twitter attraverso l'hashtag #ancheiomangiolabanana. Intanto il Villarreal, con un comunicato, ha smascherato il "lanciatore": si tratta di un socio del club al quale la società "ha deciso di ritirarel'abbonamento e vietare a vita l'accesso allo stadio Madrigal. Decisive nell'identificazione le dichiarazioni dei testimoni presenti nel settore incriminato e le immagini televisive dell'incontro.

Il suo gesto contro il Villareal, semplice ma di grande effetto, ha sollevato un'ondata di solidarietà, moltiplicato le condanne a comportamenti razzisti e discriminatori e fatto nascere in Brasile il manifesto "Siamo tutti Dani Alves".

Tantissime le star che hanno risposto all'invito di Neymar pubblicando sui social network le loro foto. L'attaccante del Brasile Fred ha scritto: "Il razzismo è un male che macchia lo sport e la società in generale". E poi ecco le foto di Mertens, Hulk, Roberto Carlos, Neymar, Aguero e Marta. Anche Fanny Neguesha, la fidanzata di Balotelli, ha postato una foto con il messaggio: "Orgogliosa di essere una scimmia". Ha aderito all'iniziativa anche il ct azzurro Cesare Prandelli.


domenica 27 aprile 2014

Tito Vilanova, l'omaggio di Messi e dei giocatori del Barcellona




Vilanova è morto: la sua storia dal dito di Mourinho al trionfo in Liga col Barça Tito salì alla ribalta per il gesto e le offese dell'allenatore del Real, poi, dopo l'avvento della malattia, prese il posto di Guardiola e ha vissuto il suo giorno di gloria quando ha vinto il campionato la scorsa primavera. Ma a quel punto aveva già vissuto giorni terribili.

Era una promessa del centrocampo nelle giovanili del Barcellona, ma fu il suo amico Pep Guardiola a diventare un centrocampista di fama mondiale. E quando, poi, allo stesso Guardiola nel 2007 fu offerta la panchina del Barcellona B, lui volle Tito come vice, così come l’anno dopo sulla panchina della prima squadra: «Ho bisogno del tuo aiuto, della tua visione tattica, della tua bravura con le tecnologie», gli disse Pep. Ne nacque la squadra più bella di tutti i tempi, e molti sapevano che - davvero - il merito era di Guardiola ma anche del suo silenzioso vice, quello che ai tempi delle giovanili chiamavano il Marchese perché aveva iniziato presto a non rinunciare mai alla giacca.

Adéu Tito. Vilanova se ne va a 45 anni dopo una lotta impossibile durata quasi 30 mesi: il cancro se l'è portato via. Lo piange Barcellona, lo piange la Catalogna, lo piange tutto il mondo del calcio che ha potuto imparare ad apprezzarlo per troppo poco tempo e che a lungo, invece, sentirà la sua mancanza.

Il destino, a dire il vero, si accanisce contro Vilanova pochi mesi dopo quell'episodio. Il 22 novembre Tito viene operato per un cancro alla ghiandola parotide. È l'inizio del dramma e della battaglia. Che sembra vinta quando a fine stagione, è la primavera del 2012, il Barcellona annuncia il successore di Guardiola. È lui, appunto, Tito Vilanova. È un uomo Barça e dunque un allenatore da Barça, uno che si è fatto le ossa nella Cantera, prima da calciatore, salvo abbandonare ben presto i blaugrana, poi da allenatore. "Papà, tu non vai a lavorare, vai a divertirti", gli diceva sempre il figlio Adrià. E Tito confermava. Del resto lui negli anni 80 faceva parte della banda dei "Golafres", i ghiottoni, con Guardiola (appunto), Jordi Roura e Aureli Altimira, con cui condivideva palleggi e panini al prosciutto: "Alla Masia mi sono sempre divertito: il calcio mi ha dato più di quanto mi ha tolto". Non si potrà dire lo stesso del destino.

Che almeno (e oggi sembra il minimo) gli ha dato la possibilità di ritrovare i suoi Golafres più di 20 anni dopo. Tito da Bellcaire, dopo qualche esperienza in solitario, ha lavorato con Pep sin dai tempi del Barça B, nel 2007: da giovane era il "Marchese", perché aveva sempre con sé una giacca elegante, poi è diventato lo stratega. Ha aiutato Guardiola a vincere, poi ne ha preso il posto e ha riportato il Barça a trionfare in Liga, contro il Real di Mourinho: è l'11 maggio quando arriva la certezza aritmetica, il 12 è il giorno della grande festa.
dramma — Ma bisogna fare un passo indietro per capire cosa prova Tito, ammesso che si possa davvero riuscire a capire: il giorno del trionfo arriva dopo altri mesi drammatici. Il male si ripresenta il 18 dicembre 2012 e a febbraio 2013 lo costringe ad andare negli Stati Uniti, a

New York, per proseguire le cure, mentre Jordi Roura, un altro dei Golafres, prende il suo posto in panchina e gli dedica ogni singola vittoria, ogni singolo gol. Tito torna a fine marzo per poi vivere quel giorno di gloria già raccontato. Il cancro, però, non lo abbandona e così lui è costretto a dire addio il 19 luglio: "Lascio il sogno di ogni allenatore". Ha lasciato, purtroppo, molto di più. Vilanova è stato l'allenatore del Barcellona per un anno, vissuto a strappi: si era persino allontanato dall'amico di sempre, Guardiola, in quel periodo, probabilmente a causa di alcune dichiarazioni di Pep, secondo cui il Barça avrebbe usato il suo dramma per allontanarlo. Poi, però, lo scorso ottobre c'è stata la pace. Le polemiche le ha portate via l'amore, prima che, dopo lunga e penosa malattia, Tito lasciasse ad altri il compito di lottare. Suo figlio Adrià, andando ogni giorno, alla Masia, non dimenticherà il suo esempio.

giovedì 24 aprile 2014

Calciomercato Barcellona la Fifa sospende il blocco del mercato



Il Barcellona potrà tornare a fare calciomercato nelle prossime due sessioni. Dopo la sanzione della Fifa al club catalano per "dieci violazioni riguardanti il trasferimento di calciatori minorenni". Nel mirino degli ispettori erano finiti i trasferimenti nel periodo tra il 2009 e il 2012 e oltre al previsto stop era stata comminata al Barça anche una multa di 370 mila euro.

Oggi il comunicato della Fifa cancella la sanzione: "Il club FC Barcellona ha presentato un ricorso dinanzi alla Commissione d'Appello della FIFA contro la decisione della Commissione Disciplinare della FIFA che ha sanzionato il club per le violazioni relative al trasferimento internazionale di giocatori di età inferiore ai 18 anni. Insieme con l'appello, il club ha chiesto con il suo ricorso la sospensione della sanzione".

L'accusa accompagnata alla sanzione parlava di violazioni "gravi" e nell'inchiesta era stata punita anche la federazione spagnola con una multa di 410 mila euro e un anno di tempo per porre rimedio alle lacune normative.

Dopo le ombre sul trasferimento del brasiliano Neymar, che ha portato alle dimissioni dell'ex presidente Sandro Rosell, nei giorni scorsi è arrivata la sanzione inflitta dalla FIFA al Barcellona per irregolarità legate al trasferimento di giocatori minorenni. Come ha fatto sapere la commissione disciplinare della FIFA sono ben dieci i trasferimenti irregolari riscontrati ma quello che ha fatto più clamore è quello del sudcoreano Lee Seung-Woo.

Lee Seung-Woo è stato visionato e subito bloccato durante l'edizione 2011 della Danone Cup (un torneo internazionale dedicato ai bambini tra i 10 e i 12 anni) di Johannesburg, dove è sceso in campo con una rappresentativa della Sud Corea. Il ragazzo, all'epoca dodicenne, è stato portato a Barcellona e trasferito nella foresteria della Masia dove il suo talento non è passato inosservato, tanto da essere etichettato come "il nuovo Messi". Attaccante dal fisico esile ma dotato di grande agilità, proprio come la Pulce fa del dribbling ubriacante la sua arma migliore. Nei primi due anni con la maglia delle Juvanil B Lee Seung-Woo ha brillato costantemente realizzando valanghe di gol e catturando l'attenzione dei più grandi club europei.

Al compimento del sedicesimo anno d'età, in concomitanza con il passaggio alla formazione delle Juvanil A, al ragazzo è stato proposta la firma su due contratti: un contratto biennale  valido fino al compimento del 18° anno e uno da professionista che entrerà in vigore dal prossimo 1° gennaio 2016. Il Barcellona e i genitori del giocatore si sono inoltre accordati per l'inserimento di due clausole rescissorie: nel primo contratto di 3 milioni, nel secondo di 12.

Il giocatore avrebbe potuto firmare per qualsiasi club, Liverpool e Chelsea erano pronte a quadruplicare l'offerta dei blaugrana, ma ha scelto il Barcellona che finanzierà il trasferimento della famiglia in Spagna, troverà un lavoro al padre e ingaggerà il fratello minore. Proprio questa operazione è finita nel mirino della Fifa, che ha accusato il Barcellona di aver violato l'articolo 19 del regolamento, articolo che specifica le modalità di trasferimento dei calciatori minorenni che può avvenire solo nei seguenti casi:

A) "I genitori del giocatore si trasferiscono nel Paese in cui ha sede il nuovo club per motivi non legati al calcio".

B) "Il trasferimento avviene all'interno del territorio dell'Unione europea (UE) o dello Spazio economico europeo (SEE) e il giocatore è di età compresa tra i 16 e 18 anni". Al giocatore deve inoltre essere garantita un'adeguata formazione calcistica in linea con i più elevati standard nazionali e un livello di istruzione che gli consenta di proseguire la sua vita in altre direzioni qualore la carriera da calciatore dovesse fermarsi prima ancora di iniziare.

C) "Il giocatore vive a non più di 50 Km da un confine nazionale e il club con il quale il giocatore desidera essere tesserato si trova entro i 50 Km da quel confine. La massima distanza tra il domicilio del giocatore e la sede del club non deve essere superiore a 100 Km. In questi casi, il giocatore deve continuare a vivere a casa e i due club coinvolti devono dare il loro esplicito consenso".

Arrivano conferme dalla Spagna: il Barcellona è interessato a Juan Cuadrado come sostituito di Daniel Alves, terzino brasiliano che quasi certamente andrà in Premier la prossima estate.

Si rinnova la sfida sul mercato dei giovani talenti tra Real Madrid e Barcellona, che da tempo - rivela A Bola - sono sulle tracce di Mátyás Tajti. Il centrocampista ungherese classe '98 era stato in prova con le merengues, ma i catalani si sono assicurati il giovane talento che tra un mese (quando compirà 16 anni) siglerà il primo contratto col sodalizio del Camp Nou.



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