Codice monitoraggio

mercoledì 30 dicembre 2015

Real Madrid-Pjanic primo contatto



Contatto per Pjanic". Titola così il giornale spagnolo 'Marca' riportando la notizia di un incontro nei giorni scorsi tra alcuni emissari del Real Madrid e il padre del centrocampista bosniaco della Roma, che ne cura gli interessi. Il quotidiano, da sempre ben informato sulle mosse del club merengue, sottolinea che il Real indipendentemente da ciò che accadrà con Rafa Benitez si sta muovendo per rafforzare la squadra.

Miralem Pjanic e il Real Madrid, si riparte. Il centrocampista bosniaco della Roma è, da tempo, nel mirino dei madrileni, che non hanno mai perso occasione per manifestare il loro interesse. Interesse che, secondo quanto pubblicato nell'edizione odierna di Marca, si sarebbe trasformato in qualcosa di più concreto: il quotidiano spagnolo, infatti, parla di un incontro avvenuto tra emissari delle Merengues e il padre di Pjanic, che cura personalmente gli affari del figlio. I contatti, cominciati dopo il sorteggio degli ottavi di Champions League che vedrà proprio le due squadre interessate una di fronte all'altra, si sono intensificati nell'ultimo periodo.

L'incontro tra gli emissari del Real e il padre di Pjanic è servito per dare all'entourage del giocatore la conferma dell'interesse concreto degli spagnoli, che hanno voluto conoscere i progetti futuri del centrocampista, nel mirino di molte big europee (Barcellona e Bayern Monaco su tutte). La risposta è stata positiva, dal momento che Pjanic ha dato la priorità al Real Madrid, e Florentino Perez non avrebbe problemi a versare quei 45 milioni di euro richiesti dalla Roma per far partire il proprio gioiello, magari già a gennaio. I madrileni insistono per averlo subito, nonostante non possano schierarlo in Europa, dal momento che il club spagnolo è sotto inchiesta da parte della Fifa per precedenti irregolarità che potrebbero portare al blocco del loro prossimo mercato estivo, sulla scia di quanto successo la scorsa estate al Barcellona. Offerta pesante, che farebbe vacillare e non poco la Roma: dalla Spagna parlano di decisione imminente, con le Merengues, che aspettano una risposta nei prossimi giorni, pronte a tutto pur di rinforzare la squadra nell'immediato.

E’ il nome in cima alla lista dei giocatori seguiti è proprio quello di Pjanic, considerato "una priorità" per la dirigenza. Negli ultimi giorni, rileva Marca, i contatti tra le parti si sono intensificati e si è passati a un "interesse formale" da parte dei Blancos, disposti ad aprire una trattativa ancor prima di affrontare la Roma negli ottavi di Champions League.


Lazio, caccia al terzo scudetto 1914-15


La possibilità in questione riguarda il campionato di calcio della stagione 1914/1915. Il torneo fu interrotto dal primo conflitto mondiale ed il titolo fu assegnato dalla Figc al Genoa, vincitore del girone settentrionale. I capitolini avevano però praticamente conquistato il raggruppamento centromeridionale. Nasce da qui la ventilata richiesta da ambienti biancocelesti.

La petizione popolare con destinatario la FIGC ha raccolto oltre trentamila firme e di sicuro Lotito dovrà tenerne conto. La richiesta è tirata per i capelli sul piano sportivo ma giustificata su quello del diritto, quindi un’assegnazione ex aequo del titolo con il Genoa ci potrebbe essere.

I fatti sono noti, ma è bene riassumerli: all’epoca la serie A (peraltro chiamata ‘Prima Categoria’) era ben lontana dall’essere a girone unico, ma si articolava su più raggruppamenti regionali e interregionali, con una fase finale definita ‘nazionale’ ma in realtà riservata soltanto alle squadre del Nord, tale era il divario organizzativo e tecnico con il resto d’Italia. Alla fine di tutto questo tormento di partite e di formule che cambiavano da un anno all’altro c’era però una finale fra la vincitrice del campionato maggiore e la squadra uscita dal Centro-Sud, anche quell’anno (dopo avere straperso nel 1913 con la Pro Vercelli e nel 1914 con il Casale) la Lazio, ma l’entrata in guerra dell’Italia il 24 maggio impedì il completamento anche della fase precedente, che venne sospesa.

Nell’ultima giornata, prevista per il 23 maggio, teoricamente il Genoa capolista avrebbe potuto essere agganciato, nel girone finale del campionato maggiore, sia dal Torino (che affrontava proprio il Genoa a Genova) che dall’Inter (che aveva il derby). Quindi il Genoa nemmeno aveva completato il suo cammino. L’assegnazione del titolo ai rossoblù fu travagliata ed avvenne soltanto nel 1921, con nessuno a protestare.

Poi è vero che la Lazio dell’epoca non avrebbe senz’altro vinto con Genoa, Torino o Inter, ma ragionando così non si dovrebbero disputare metà delle partite. Visto che quella fu un’assegnazione di guerra, non sarebbe quindi sbagliato dare anche alla Lazio quel titolo, usandolo come pretesto per ricordare i caduti di tutte le regioni d’Italia in maniera non retorica ma proprio per questo comprensibile.

Nell'ultima giornata in programma, i rossoblù avrebbero dovuto affrontare proprio il Torino in Liguria, mentre nei programmi dell'Inter c'era il derby con il Milan fanalino di coda con soli 3 punti. Significa che - considerati i due punti a vittoria - sia il Torino che l'Inter, in teoria, avrebbero potuto raggiungere il Genoa in testa alla classifica (il ché avrebbe dato vita a degli spareggi). Situazione simile per quel che riguarda l'altro girone, quello centro-meridionale: la Lazio era in testa alla classifica con 8 punti, 2 di vantaggio sulla Roman (antenata della Roma, che ancora non esisteva) e sul Pisa. Nell'ultimo turno, le due inseguitrici si sarebbero dovute incrociare, mentre i biancocelesti avrebbero dovuto affrontare l'agevole partita con il Lucca ultimo a zero punti.

Almeno sulla carta la Lazio (già finalista nei due anni precedenti, sconfitta prima dalla Pro Vercelli e poi dal Casale) aveva qualche chance in più di conquistare un posto nella finale scudetto, nonostante dovesse giocare anche un'altra partita, la semifinale contro una delle due squadre del meridione (non un girone vero e proprio, ma uno spareggio a due) Naples e Internazionale Napoli. Quest'ultima, che nella partita di andata aveva vinto 3-0 sul Naples, l'anno precedente era stata liquidata dalla Lazio - sempre nella "semifinale" del centro-sud - con due vittorie per 1-0 e 8-2. Quando però, al termine della prima guerra mondiale, il Consiglio Federale si riunì per organizzare il nuovo campionato di calcio, la Figc decise di assegnare d'ufficio al Genoa il suo settimo titolo di campione d'Italia, considerata l'impossibilità di disputare la finale scudetto (la maggior parte dei giocatori avevano perso la vita nel conflitto mondiale) e ritenendo valida la classifica provvisoria del girone settentrionale prima della sospensione della guerra, senza tenere minimamente in considerazione che anche la Lazio era arrivata prima nel girone centrale. Nonostante le proteste dei dirigenti biancocelesti non ci fu nulla da fare. Proprio per questo motivo c’è la possibilità che il club biancoceleste inoltri una richiesta formale alla FIGC per rivedere la decisione e decretare lo scudetto, condiviso col Genoa, alla Lazio. Questo sarebbe il primo scudetto della storia biancoceleste e spetterebbe alla Lazio di diritto.

Il motivo è da ricondurre al divario che esisteva all'epoca tra le squadre del nord e quelle del centro-sud, che negli anni precedenti non erano mai riuscite nell'impresa di vincere lo scudetto, per cui la vittoria della squadra settentrionale era considerata pressoché una formalità. Ciò non toglie però che l'assegnazione di quello scudetto sia quantomeno difettosa, in quanto venne completamente ignorata la posizione della Lazio solo basandosi sull'andamento dei campionati passati. Proprio su questo punto si fonda la possibilità del club biancoceleste di inoltrare una richiesta formale alla Figc per rivedere la decisione. Un'idea che - assicurano le persone che gli stanno vicino - stuzzica non poco il presidente Lotito, ma che fino a questo momento non si è mai concretizzata in atti ufficiali o richieste formali in Federazione.

I colpi del calciomercato per gennaio 2016


Ad eccezione del Napoli e della Fiorentina le grandi di Serie A si professano immobili in vista della finestra di gennaio, ma qualcosa di muove.

I vertici di Juventus, Inter e Milan mettono le mani avanti e si consegnano a un sospetto immobilismo all’ormai imminente mercato di gennaio. Fa eccezione solamente Aurelio De Laurentiis che promette innesti di qualità per il baldanzoso Napoli del nuovo mago Maurizio Sarri. A Firenze anche Andrea Della Valle garantisce correzioni in corsa per alimentare le ambizioni della sorprendente squadra di Paulo Sousa.

La vicenda di Ezequiel Lavezzi è emblematica. Bianconeri e nerazzurri hanno fatto le loro mosse per
l’argentino del Paris Saint Germain sin da ottobre, ma ora appaiono sbadate, quasi rinunciatarie. È un surplace per certi versi stucchevole. Come se l’uno volesse giocare al ribasso per approfittare della distrazione altrui. E se fosse tutto un bluff? Abituiamoci all’idea che il Pocho torni di moda con l’anno nuovo, quando le attuali cortine fumogene si saranno fatalmente diradate.

Lavezzi all’Inter è una trattativa in rampa di lancio. Le ammissioni arrivano tra un sorriso e una battuta, ma l’operazione potrebbe diventare vera a breve. Lo hanno fatto capire ieri davanti a taccuini e microfoni i due tecnici, Roberto Mancini e Laurent Blanc, ma c’è stata pure la risata del Pocho a far capire che qualcosa si sta muovendo. Probabilmente l’argomento sarà trattato anche nel pranzo ufficiale che i dirigenti dei due club.

La ricerca di un nuovo attaccante da parte di Piero Ausilio per il prossimo mercato invernale non si limita al solo profilo di Ezequiel Lavezzi. Tra i tanti nomi fatti in queste settimane - si legge sul Corriere dello Sport - è sempre attuale quello di Sofiane Feghouli, colpo allettante a parametro zero a giugno ma opportunità anche per gennaio. Per provare ad anticipare il suo arrivo in nerazzurro è necessario iniziare una trattativa con il Valencia, anche se non è scontato che il club spagnolo dia il suo benestare, visto che dalle parti del Mestalla si nutre ancora la speranza di rinnovare il contratto del Nazionale algerino.

Secondo quanto ha riportato dalla Gazzetta dello Sport il Milan sta pensando all'acquisto di un giocatore esperto per l'esterno della difesa. Il nome nuovo è quello di Branislav Ivanovic, giocatore classe '84 in scadenza a giugno con il Chelsea.

Dall’Inghilterra insistono. Il “Times” ha scritto che il Manchester United è pronto a fiondarsi veramente su Felipe Anderson. I Red Devils pensano di offrire 45 milioni di euro per strappare il brasiliano a Lotito. A Formello, almeno per adesso, non sono arrivate offerte simili. Se saranno proposti così tanti soldi saranno presi certamente in considerazione. Lotito può contare su vari pezzi pregiati: Biglia in estate fu valutato 50 milioni, Candreva ne costa 35, Keita 20. La Lazio ha rifiutato offerte di valore sei mesi fa, ne sono arrivate anche per De Vrij. L’idea del club è nota: a gennaio i big resteranno, saranno respinte offerte ordinarie. Quelle straordinarie no, saranno accolte. Felipe, tra l’altro, sta attraversando una nuova crisi. Se il Manchester United busserà realmente a Formello, proponendo quell’offerta choc, sicuramente sarà ricevuto nella stanza dei bottoni e della cassaforte.

Giannelli Imbula è stato inseguito per tutta l’estate sia dal Milan che soprattutto dall’Inter. Il classe 92, ex Marsiglia, ha poi firmato per il Porto ma la sua stagione con la maglia dei Dragoni è tutt’altro che entusiasmante. Nelle ultime sei di campionato non è stato convocato per cinque volte e nel complesso ha messo insieme 16 presenze in tutte le competizioni.

Il Porto è da sempre una bottega cara e anche in questa circostanza non farà sconti. In estate il club portoghese ha sborsato ben 23 milioni di euro per il suo cartellino facendogli sottoscrivere un contratto fino al 30 giugno del 2020. La richiesta del Porto è di 25 milioni e al massimo potrà scendere di qualche milione, ma non sotto i 20. La possibile cessione di El Shaarawy, di ritorno dal Monaco, potrebbe permettere al Milan di avere il denaro per provare l’assalto ad Imbula. Candreva, infine, resta sempre un obiettivo in casa rossonera ma più plausibilmente l’accordo tra Lotito e Galliani si potrebbe concretizzare in estate.

Futuro in bilico per Luiz Adriano. L'attaccante brasiliano vuole restare al Milan, che ha ricevuto un paio di offerte per lui dalla Russia. Nonostante una buona media-gol (una rete segnata ogni 193 minuti giocati) finora non ha trovato tanto spazio con Mihajlovic. E la concorrenza aumenterà con il ritorno di Boateng, senza dimenticare i rientri degli infortunati Menez e Balotelli oltre a Bacca e Niang.

Arrivato nello scorso mercato estivo per 8 milioni di euro dallo Shakhtar Donetsk, Luiz Adriano rischia di finire nella lista dei partenti già a gennaio. Secondo la Gazzetta dello Sport, il giocatore ha detto no al Krasnodar, ma potrebbe accettare il trasferimento al Cska Mosca, alla ricerca di un erede dell'ex romanista Doumbia.

Il Milan piomba su Banega. La prima pagina del Corriere dello Sport in edicola oggi apre con il duello sul mercato per il centrocampista argentino del Siviglia, 27 anni. Che non è una priorità per i bianconeri, più interessati a Gundogan (Borussia Dortmund) o Moutinho (Monaco).

Tornando a Banega, è in scadenza di contratto a giugno: particolare molto gradito a Galliani. L'altra pista per il centrocampo dei rossoneri porta al belga dello Zenit, Witsel, che però viene valutato sui 30 milioni di euro.

Il futuro di Giuseppe Rossi, lascerà la Fiorentina. Resta da capire con quale direzione: il Bologna sarebbe una piazza perfetta, per lui come per Ranocchia. La Sampdoria, se partisse un pezzo da novanta (direzione Firenze?) come Muriel, idem. E l'estero? Pare difficile Liverpool, il Betis Siviglia idem per una questione di costi. Però Rossi vuole giocare, c'è da capirlo. Ed a Firenze, per lui, adesso non c'è posto. Almeno da titolare, s'intende.

"Più Immobile che Cerci, il Toro ci pensa". E' il titolo col quale il quotidiano La Stampa apre la pagina relativa alle ultime vicende di casa Torino, club che sottotraccia sta lavorando a un clamoroso ritorno. "Il bomber - si legge nel sottotitolo - vuole tornare in Italia: piace a Napoli, Samp e Udinese. In prestito sarebbe un'occasione, ma lo scoglio è l'ingaggio". Nonostante le smentite di Cairo la società granata è alla ricerca di un centravanti e l'attuale attaccante del Siviglia rappresenta il profilo ideale per mister Ventura.

Primo rinforzo per il Verona, pronto a tesserare Urby Emanuelson, svincolato dopo 9 partite giocate con l'Atalanta nella passata stagione. Emanuelson, in Italia anche con Milan e Roma, domani si sottoporrà alle visite mediche prima della firma del contratto. L'accordo potrebbe essere limitato fino a fine stagione o esteso al massimo fino al 30 giugno del 2017.

martedì 29 dicembre 2015

Inter: caos per Kondogbia il 13 la sentenza del TAS



Si risolverà davanti al Tribunale Arbitrale dello Sport la questione, sospesa da due anni, che vede di fronte Monaco e Siviglia in merito al trasferimento al club del Principato di Geoffrey Kondogbia, avvenuto nell'estate del 2013, per stabilire chi è responsabile del pagamento dei diritti di formazione al Lens, club nel quale l'attuale centrocampista dell'Inter è cresciuto calcisticamente. ù

Secondo quanto rivela As, i due club si vedranno il prossimo 13 gennaio davanti al tribunale di Nyon.
Kondogbia non sta vivendo il miglior momento della sua carriera. Arrivato in estate all'Inter dal Monaco per 29 milioni di euro più 2 di bonus non è ancora riuscito a ritagliarsi il ruolo da protagonista che tutti si aspettavano. Ma proprio il suo arrivo in Francia nell'ormai lontano agosto 2013 potrebbe essere l'ennesimo capitolo negativo per il nazionale francese.

Il Monaco pagò 20 milioni di euro per coprire la clausola rescissoria presente nel suo contratto con il Siviglia. Il club monegasco, allora, non pagò i diritti di formazione (obbligatori secondo il regolamento della FIFA) al club francese del Lens che ha lanciato Kondogbia nel calcio che conta. I monegaschi sostengono infatti che avendo pagato la clausola rescissoria dovrà essere il Siviglia a pagare i diritti di formazione.

Come ha ricordato AS, il Siviglia si è trovato costretto a vendere Kondogbia anche perché si è servito del finanziamento del fondo Doyen per acquistare il centrocampista dal Lens e che avrebbe dovuto accettare qualunque offerta superiore a 12 milioni di euro. Il Monaco, dal canto suo, sostiene che avendo pagato una clausola di rescissione al Siviglia, non ha completato l'acquisto dal club spagnolo, ma ha invece tesserato un giocatore svincolato. Questo porterebbe la questione dei diritti di formazione esclusivamente nelle mani del Siviglia.

La FIFA in una prima sentenza aveva dato ragione alla formazione andalusa, ma il ricorso al TAS del Monaco ha bloccato per ora ogni discussione. Per ora, perché il 13 gennaio arriverà la tanto attesa sentenza definitiva.

In ogni caso, la sentenza non ricadrà sull'Inter, attuale proprietario del cartellino. Il club nerazzurro è al riparo da ogni questione, ma gli sviluppi della vicenda extracalcistica potrebbero togliere serenità a Kondogbia. Una serenità cercata a lungo dal 22enne francese che sta ancora cercando di conquistare un posto da titolare agli ordini di Roberto Mancini.

Il club monegasco, allora, non pagò i diritti di formazione (obbligatori secondo il regolamento della FIFA) al club francese del Lens che ha lanciato il giovane Kondogbia. Ricordiamo che Kondogbia ha lasciato il Siviglia versando alla LFP la clausola di rescissione pagata dal Monaco, e da lì nasce il problema: secondo le regole Fifa, infatti, il 5% di ogni trasferimento venga assegnato alle squadre dove ogni giocatore si è formato. Il Monaco sostiene che Kondogbia è arrivato in Ligue 1 da giocatore libero dopo che la clausola di rescissione è stata pagata, e quindi ritiene la questione non di sua competenza. La Fifa, però, ha dato in prima istanza ragione al Siviglia, e si presume che il Tas segua la stessa linea, il che significa che l'ASM rischia di dover finalmente riconoscere al Lens la somma prevista.


sabato 26 dicembre 2015

I migliori classe 1997-98: ci sono 2 italiani


Sul fatto che la stella di Ruben Neves, centrocampista classe '97 del Porto, sia destinata a brillare a lungo sembrano esserci pochi dubbi. Un giocatore nato per battere ogni record di precocità, già nel mirino di tutti i più grandi club europei, un talento che il tecnico dei Dragoes Lopetegui non ha avuto paura a gettare nella mischia a diciassette anni appena compiuti: qualità tecniche eccellenti, maturità calcistica decisamente superiore a quella di molti coetanei, Ruben Neves ha conquistato il Porto, ed è pronto a conquistare l'Europa

Il nome di questo ragazzino appena diciassettenne comincia a farsi strada nell'estate del 2014, quando il Porto decise di aggregarlo al ritiro estivo della prima squadra. Qui Lopetegui rimase impressionato dalla maturità di questo giovane talento, a tal punto da convincerlo a inserirlo, da titolare, già nella prima giornata del campionato 2014/2015. Risultato? Una partita da predestinato, con tanto di gol all'esordio: a diciassette anni e 155 giorni diventa il più giovane calciatore portoghese a segnare in campionato. Ma non finisce qui: cinque giorni dopo, durante il preliminare di Champions contro il Lille, diventa anche il più giovane portoghese a esordire in una competizione Uefa, battendo il record di un certo Cristiano Ronaldo.

Dopo aver sfiorato il successo all'Europeo Under 21 con il suo Portogallo, dove era uno dei più giovani dell'intera competizione, ecco un nuovo traguardo: la fascia di capitano del Porto. Accade nell'ultimo turno di campionato, quando ha ricevuto la fascia da Maicon, uscito dal campo durante l'intervallo. Oggi, nel match di Champions League contro gli israeliani del Maccabi Tel Aviv, Ruben Neves si appresta a diventare il più giovane capitano di sempre in una competizione Uefa, a 18 anni, sette mesi e sette giorni. L'ennesima impresa di un giocatore destinato a una carriera luminosa.

Dal figlio di Gheorghe Hagi al Yaya Touré colombiano, dal fratello del difensore centrale del Liverpool Dejan Lovren al "nuovo Mario Gotze", il quotidiano inglese Guardian fa un panorama dei 50 talenti classe 1998 più interessanti al mondo. Presenti anche due italiani, il centrocampista del Milan Manuel Locatelli, per il quale anche Silvio Berlusconi stravede, e il difensore del Crotone Manuel Nicoletti, che piace a big italiane ed estere. C'è anche il figlio di Zinedine Zidane, Luca, portiere del Real Madrid, e l'ex rossonero Mastour, attaccante in prestito con diritto di riscatto e contro riscatto al Malaga.

PORTIERI
Luca Fernandez (portiere, Real Madrid, Francia)
Haviv Ohayon (portiere, Maccabi Tel Aviv, Israele)
Justin Bijlow (portiere, Feyenoord, Olanda)

DIFENSORI
Dayot Upamecano (difensore, Red Bull Salisburgo, Francia)
José María Amo (difensore, Siviglia, Spagna)
Manuel Nicoletti (difensore, Crotone, Italia)
Timothy Fosu-Mensah (difensore, Manchester United, Olanda)
Ulises Torres (difensore, America, Messico)
Krystian Bielik (difensore, Arsenal, Polonia)
Pedro Pereira (difensore, Sampdoria, Portogallo)

CENTROCAMPISTI
Kaan Kairinen (centrocampista, Inter Turku, Finlandia)
Bilal Boutobba (centrocampista, Marsiglia, Francia)
Matheus Pereira (centrocampista, Corinthians, Brasile)
Jesús Marimón (centrocampista, Once Caldas, Colombia)
Sandi Lovric (centrocampista, Sturm Graz, Austria)
Fabian Benko (centrocampista, Bayern Monaco, Germania)
Manuel Locatelli (centrocampista, Milan, Italia)
Pablo Lopez (centrocampista, Pachuca, Messico)
Javairo Dilrosun (centrocampista, Manchester City, Olanda)
Zehrudin Mehmedovic (centrocampista, Cukaricky, Serbia)
Federico Valverde (centrocampista, Real Madrid, Uruguay)

CENTROCAMPISTI OFFENSIVI
Reza Shekari (centrocampista offensivo, Zob Ahan, Iran)
Lincoln (centrocampista offensivo, Gremio, Brasile)
Felix Passlack (centrocampista offensivo, Borussia Dortmund, Germania)
Panos Armenakas (centrocampista offensivo, Udinese, Australia)
Ismail Azzaoui (centrocampista offensivo, Wolfsburg, Belgio)
Jacob Bruun Larsen (centrocampista offensivo, Borussia Dortmund, Danimarca)

ATTACCANTI
Franco Lopez (attaccante, River Plate, Argentina)
Tomás Conechny (attaccante, River Plate, Argentina)
Evander Ferreira (attaccante, Vasco da Gama, Brasile)
Han Kwang Song (attaccante, April 25 Sports Club, Corea del Nord)
Lee Seung-woo (attaccante, Barcellona, Corea del Sud)
Davor Lovren (attaccante, Dinamo Zagabria, Croazia)
Jan Mlakar (attaccante, Fiorentina, Slovenia)
Dani Olmo (attaccante, Dinamo Zagabria, Spagna)
José Luis 'Kuki' Salazar (attaccante, Malaga, Spagna)
Christian Pulisic (attaccante, Borussia Dortmund, Stati Uniti)
Jeff Reine-Adelaide (attaccante, Arsenal, Francia)
Dimitris Limnios (attaccante, Atromitos FC, Grecia)
Ritsu Doan (attaccante, Gamba Osaka, Giappone)
Sidiki Maiga (attaccante, Real Bamako, Mali)
Hachim Mastour (attaccante, Malaga, Marocco)
Martin Odegaard (attaccante, Real Madrid, Norvegia)
Rafik Zekhnini (attaccante, Odd, Norvegia)
Dominik Smekal (attaccante, Inter, Repubblica Ceca)
Ianis Hagi (attaccante, Vitorul, Romania)
Artem Galadzhan (attaccante, Lokomotiv Mosca, Russia)
Liam Jordan (attaccante, Bidvest Wits, Sud Africa)
Zackarias Faour (attaccante, Machester City, Svezia)
Ibrahim Demirbag (attaccante, Galatasaray, Turchia)


Igor Liziero, il talento del San Paolo in rampa di lancio


Il prossimo febbraio compirà 18 anni: il brasiliano ha anche la possibilità di diventare comunitario.
Il Brasile è da sempre fucina di grandi talenti nell'ambito del calcio giocato, talenti che sin da giovanissimi sognano di proseguire la carriera in europa per affermarsi e confrontarsi ai massimi livelli professionistici. Giocare in Serie A, in Premier League, nella Liga spagnola, in Bundesliga, o riuscire a consacrarsi disputando la Champion's League è l'obiettivo che accomuna molti giocatori sudamericani. In tal senso, un giovane talento brasiliano che merita di ricalcare le orme di colleghi illustri e affermati che militano nei più importanti campionati europei è sicuramente Igor Matheus Liziero Pereira, per gli addetti ai lavori semplicemente Liziero. Liziero è un centrocampista centrale moderno di piede sinistro, classe 98, che si sta mettendo in mostra nelle giovanili del San Paolo, blasonato Club brasiliano dove attualmente, in prima squadra, milita anche l'ex attaccante del Milan Pato.

A dispetto della giovane età e del metro e ottanta scarso di altezza, grazie alle sue doti di eccellente regista e alla tecnica sopraffina con il piede naturale, questo giovane calciatore sembra già essere pronto per palcoscenici più importanti, come testimoniano anche le sue prestazioni con la nazionale under 17 verdeoro. Capace di dettare i tempi di gioco con grande naturalezza e con un buon tiro dalla distanza, Liziero viene particolarmente apprezzato per l'ottimo atteggiamento nella fase di non possesso e di interdizione. Pur essendo di nazionalità brasiliana, questo talentuoso centrocampista ha anche i requisiti per ottenere doppia nazionalità e acquisire passaporto comunitario. Di fatto questo consentirebbe alle società europee di tesserarlo senza occupare la casella da extra comunitario, aspetto fondamentale per gli stessi Club italiani che in sede di calciomercato devono fare i conti con le forti limitazioni imposte dal regolamento in merito al tesseramento degli stranieri. A livello economico, il valore attuale del calciatore si aggira intorno al milione di euro, tenuto conto dell'indennità che spetta al Club tricolor paulista per la formazione del calciatore dall'età di dodici anni fino ad oggi e in previsione del fatto che il prossimo febbraio Liziero compirà 18 anni.

Secondo il suo manager Liziero può ricordare un altro talento passato per la Sicilia: “Assomiglia a Pastore del PSG: è alto, mancino di qualità e può giocare in tutti i ruoli del centrocampo. Liziero, é pronto per un’esperienza in Europa: si sta già allenando con la prima squadra del Sao Paulo a soli 16 anni. Si allena con calciatori del calibro di Pato, Luis Fabiano, Michael Bastos e Ganso: è uno che richiama l’attenzione.

Igor Liziero è un giocatore che gli esperti di calcio definiscono specificatamente “tuttocampista”, un centrocampista dotato di una grande sapienza tattica, di una visione di gioco periferica e soprattutto di un piede mancino molto educato. In mezzo al campo sa dettare i tempi di gioco come un veterano, fungendo da regista smista palloni con precisione chirurgica, i suoi lanci effettuati elegantemente anche con l’esterno sinistro raggiungono sempre l’obiettivo. Continuo ed ispirato, rappresenta la mente del gioco delle sue squadre, di lui impressiona poi la tranquillità e la personalità con cui affronta anche le partite più complicate. Il suo spiccato senso della posizione gli permette spesso di anticipare le giocate degli avversari, intercettando così numerosi passaggi ed inoltre, quando i suoi compagni sono in difficoltà, si smarca sempre, fornendo loro un solido sbocco al gioco. Pur non essendo velocissimo, sa velocizzare la manovra con giocate a due tocchi, imprimendo un grande ritmo al gioco della sua squadra. Fisicamente ben strutturato, nonostante non arrivi al metro e ottanta, non teme i contrasti, nello stretto si fa valere grazie alla sua notevole tecnica ed alla grande capacità nella conduzione della palla. Dotato di un potente tiro dalla distanza, sa essere molto pericoloso anche sui calci di punizione e sui rigori.

Giovani calciatori che stanno crescendo per il 2016


Andreas Pereira. Nato in Belgio, a Duffel, da genitori brasiliani, Andreas è figlio di Marcos Pereira, ex attaccante di Mechelen, Sint-Truidense e Anversa. "Penso che mi aiuti tanto il fatto che lui sia stato un calciatore - ha raccontato il trequartista del Manchester United - A volte mio padre mi dice dopo le gare cosa ho fatto bene e dove ho sbagliato".

E' proprio in uno dei club in cui ha giocato il padre, il Lommel United, che comincia il percorso di Andreas, che nel 2005, a soli 9 anni, si trasferisce in Olanda, per entrare nel settore giovanile del PSV Eindhoven. Nel 2011 è la grande attrazione della Nike Premier Cup: la sua tecnica balza all'occhio degli osservatori di diversi club della Premier League ma il Manchester United brucia tutti e lo mette sotto contratto al compimento del 16° anno di età, il 1° gennaio 2012, anche se 'Andrinho', per motivi burocratici, dovrà attendere fino ad aprile per debuttare con la sua nuova maglia.

IL CAMMINO ALLO UNITED - Dalla stagione 2013/14 è agli ordini di Warren Joyce nell'Under 21 dei Red Devils, in una squadra ricca di talenti: da Wilson a Lingard, da Blackett a McNair, senza dimenticare Adnan Januzaj, promosso subito in prima squadra. Ma il 2013 è anche l'anno del suo debutto europeo con l'Under 19 di Nicky Butt, impegnata nella UEFA Youth League. Per Pereira 6 presenze, 1 goal, 1 assist, tanti applausi ma anche qualche prezioso consiglio, proprio dall'ex mediano dei Red Devils: "Ha un enorme potenziale ma può ancora migliorare tanto. Deve variare maggiormente il suo gioco, la crescita di Januzaj deve essere un ottimo riferimento".

Con l'approdo di Van Gaal a Manchester arriva anche il debutto in prima squadra di Pereira, in una gara che resterà nella storia: è il 26 agosto 2014 e lo United viene clamorosamente eliminato dalla League Cup dal Milton Keynes Dons, club di League One. Per il fantasista belga-brasiliano spazio nella ripresa al posto di Janko, in una serata che non può far testo.

Il resto è storia recente: 18 presenze con l'U21 dei Red Devils (3 goal e 4 assist il suo bottino), qualche panchina tra i 'grandi' fino all'esordio in Premier League nei 13 minuti finali della gara vinta sabato contro il Tottenham. La stagione 2015/16 ha visto il passaggio definitivo in prima squadra, con il goal all'Ipswich nella sua prima presenza stagionale.

La situazione contrattuale di Pereira era a dir poco spinosa: si è arrivati a poco più di mese dalla scadenza del contratto, prevista per giugno 2015, per firmare il nuovo accordo, che vede ora il ragazzo legato allo United fino al 2018, con opzione per un'ulteriore stagione. Erano tante le squadre interessate al ragazzo: in Italia si è parlato insistentemente di sondaggi della Juventus, ma anche il
Paris Saint-Germain sembrava fortemente interessato al giocatore.

Dopo aver indossato la maglia del Belgio a partire dall'Under 15 fino all'Under 18, Andreas ha scelto di fare marcia indietro, rispondendo alla convocazione della selezione Under 20 del Brasile per la Panda Cup del 2014. "Tutti nella mia famiglia sono brasiliani, sono solo nato in Belgio: il mio cuore è brasiliano". Al Mondiale Under 20 della scorsa estate è stato uno dei protagonisti nella Seleçao, segnando anche nella finale persa contro la Serbia di Milinkovic-Savic.

Alla scoperta di Breel Donald Embolo, la stellina classe 1997 del Basilea che si ispira a Balotelli
ed è seguita da vicino da Juventus e Inter.

Scatto bruciante, forza fisica e senso del goal: in tanti vedendo giocare Breel Donald Embolo trovano in lui qualcosa del grande Samuel Eto'o, anche se lui ha sempre ammesso di ispirarsi a Mario Balotelli. Camerunense di passaporto svizzero, la punta classe 1997 si è imposta giovanissima nel calcio elvetico con il Basilea e le rappresentative Giovanili biancocrociate.

Quando poi la sua squadra ha partecipato alla Champions League, il ragazzo non ha perso l'occasione per mettersi in mostra.
Nell'ultima stagione, la sua prima da titolare, Embolo ha segnato complessivamente 15 goal in 35 presenze in competizioni ufficiali con il Basilea. Merito anche di Paulo Sousa, che ha creduto fortemente nelle doti di questo talento: "Di lui mi piace tutto", ha dichiarato il tecnico della Fiorentina, che oggi ritrova Embolo da avversario.

Su di lui hanno messo gli occhi in tanti: oltre ai club tedeschi (Bayern e Wolfsburg) e inglesi (Arsenal ed Everton) in prima fila per l'attaccante del Basilea ci sono Juventus e Inter, che lo seguono da vicino e in futuro potrebbero dar vita a un duello di calciomercato per aggiudicarselo.
Breel Donald Embolo nasce a Yaoundé, la capitale del Camerun, il 14 febbraio del 1997. A soli 6 anni però lascia il Paese africano per trasferirsi in Svizzera con la madre e il fratello. Nel Paese elvetico il ragazzo inizia a giocare a calcio a 9 anni, nelle fila del Nordstern. Nel 2008 passa all'Old Boys, club nel quale inizia a mettere in mostra le sue qualità e viene osservato dai top club del Paese.

Nel 2010 lo chiama così il Basilea, venendo aggregato alla formazione Under 16.
Il ragazzo del Camerun, che intanto ha già ottenuto il passaporto svizzero, conferma il suo valore e vince due titoli svizzeri Under 16 consecutivi. Intanto inizia la trafila nelle Nazionali Giovanili elvetiche. Il 2013 è per lui un anno da ricordare, visto che appena tre settimane dopo aver compiuto 16 anni Embolo può firmare il suo primo contratto da professionista e viene riconosciuto come 'miglior giovane del club'.

In estate così per lui arriva la 'promozione' con la squadra Under 18 del Basilea. Ma è destinato a bruciare le tappe: nel 2014 viene aggregato alla Prima squadra, e il 13 marzo debutta in Europa League contro il Salisburgo. Tre giorni dopo esordisce anche nella Super League svizzera, segnando poco dopo essere entrato in campo, la rete del 5-0 contro l'Aarau.
L'anno seguente, con Paulo Sousa in panchina, diventa già un titolare e ad appena 17 anni e 263 giorni, nella sfida contro il Ludogorets, Embolo segna la sua prima rete in Champions League il 4 novembre, confermando, ancora una volta, la sua crescita continua. Grazie a quella rete diventa il 6° giocatore più giovane a far goal nel più importante torneo calcistico europeo.
In questa stagione il Basilea è stato inserito nel Gruppo I di Europa League, dopo essere stato eliminato nei playoff di Champions

Alto 1 metro e 85 centimetri, Embolo ha un fisico longilineo (pesa appena 71 chilogrammi) ed è dotato di notevole velocità e forza fisica. Tatticamente è molto duttile, visto che sa muoversi su tutto il fronte offensivo. Ma quello che stupisce, in un ragazzo ancora diciottenne, e la sua grande serietà e professionalità.

Un episodio in questo senso è esemplificativo: il giorno dopo il suo primo goal in Champions Embolo non passa tutta la notte a festeggiare, come probabilmente avrebbe fatto gran parte dei suoi coetanei. Ma va a letto presto, per andare regolarmente a scuola l'indomani mattina, dove tutti i suoi compagni gli hanno riservato una grande accoglienza.

Memphis Depay (Manchester United). Si piazza al primo posto di questa speciale graduatoria il 21enne attaccante olandese, che ha da poco firmato il contratto che lo lega al Manchester Uniter. Depay è reduce da una stagione in cui ha segnato 28 gol, trascinando il Psv alla vittoria dell'Heredivise

E' Memphis Depay il miglior talento del calcio mondiale. Secondo la classifica dei 50 "ventenni dalle grandi speranze", stilata dalla rivista "France Football", il 21enne attaccante olandese precede l'ex romanista e ora centrale del Paris Saint Germain, Marquinhos, mentre completa il podio Raheem Sterling, appena passato dal Liverpool al Manchester City per 68 milioni di euro.

La Top Ten di "France Football" prosegue con Kurt Zouma del Chelsea, il centrocampista tedesco dello Schalke Max Meyer, Mounir El Haddadi del Barcellona, Martin Odegaard del Real Madrid, Bernando Silva del Monaco, Alen Halilovic del Barcellona e Julian Brandt del Bayer Leverkusen. Sono quattro gli italiani presenti in classifica: primo azzurro è il laziale Danilo Cataldi al 23esimo posto, subito dopo c'è Domenico Berardi, mentre in 35esima posizione troviamo il neo-juventino Daniele Rugani.

I migliori giovani dei campionati europei


Scopriamo i migliori talenti a livello europeo e internazionale. I protagonisti di questo appuntamento sono due talenti che giocano in Olanda, il difensore Jeremiah St. Juste, in forza all'Heerenveen e il centrocampista tutto campo Donnny van de Beek, uno dei più grandi talenti del settore giovanile dell'Ajax e altri del panorama francese.

ST JUSTE -  Classe 1996, muove i primi passi nel settore giovanile di uno dei club affiliati al Groningen, trova spazio e conferma nell'Heerenveen. Difensore centrale in grado di giocare da centrocampista difensivo, si ispira a Thiago Silva, in patria lo paragonano a Frank Rijkaard.

VAN DE BEEK - Nato nel 1997, classico numero 10 che nell'Ajax gioca o da mezzala o da regista difensivo, è uno dei migliori prodotti del De Toekomst, il settore giovanile del club di Amsterdam. Soprannominato 'Maradonny' per il sue qualità tecniche, ricorda il primo Sneijder.
Pedro Pereira, terzino destro della Sampdoria che a soli 17 anni ha già stabilito un paio di record. Il portoghese è stato il più giovane uomo assist del campionato grazie al passaggio per Muriel di domenica ed è l’unico minorenne nei migliori campionati d’Europa ad essere titolare. Un grande affare per la Sampdoria che lo ha strappato al Benfica per soli 190 mila euro.

Harry Kane, per tutti "l'Uragano", all'esordio con l'Inghilterra ha segnato dopo 78 secondi, il tempo che un tifone impiega a distruggere un villaggio. A livello Under 21 pare illegale e Londra è con lui. Harry piace all'Inghilterra bianca, old style, ha speso un anno all'Arsenal e a 21 è già un simbolo del Tottenham. Vice capocannoniere e secondo miglior giocatore in Premier, ha più del 50% delle azioni di Kane-Berahino, la miglior coppia gol.

TER STEGEN — Tedesco, alto e grosso, affinità con l'eliminazione diretta. Col Barça è stato il portiere di Coppa - Champions e del Re - e ha centrato i due titoli. Ha esordito in Bundesliga col Moenchengladbach in un derby col Colonia e non ha più perso il posto. Un gatto tra i pali e affidabile come un centrocampista in palleggio: Neuer è lontano, ma ha esordito in nazionale tre anni prima di lui. Non può essere un caso.

Domenico BERARDI — Una statistica dice che nei primi due anni di A ha segnato più del giovane Messi nelle prime due stagioni in Liga. Paragone improponibile, ma il dettaglio rende l'idea. Berardi in giornata può fare cose straordinarie senza avvertire pressione. Mancino puro, funambolico nello stretto, è il nostro valore aggiunto.

John GUIDETTI probabilmente è nella top 8 anche per "giocatori più maturi". Ha geni sparsi per il mappamondo: un po' brasiliano e italiano, molto svedese, è cresciuto a piedi scalzi in Kenia e rischiato grosso per un virus. Prima punta, ha segnato all'Inter col Celtic e punta al bersaglio grosso, come da tatuaggio: "Le persone abbastanza pazze da credere che possono cambiare il mondo sono quelle che lo cambiano davvero".

Il calcio non è solo rabona e tiro a giro. William Carvalho è un mediano e sembra un gigante tra gli adulti: se fa la faccia cattiva, fa paura. Quando era ancora piccolo - è successo - viveva in Angola e nel 2014 ha giocato il Mondiale con il Portogallo. Giocatore da 30 milioni per le mille voci del mercato, ha appena detto che pensa di stare allo Sporting. Mezza bugia.

JOJIC — Il serbo del Dortmund ha segnato al debutto in Bundesliga 12 secondi dopo essere entrato. Meglio di Kane. Più genio che sregolatezza, amante dell'uno contro uno e dell'ultimo passaggio, un certo feeling con i calci piazzati. Ha fissato l'obiettivo minimo: "L'Olimpiade". Spavaldo.

HOJBJERG — Il bambino. Centrocampista tecnico, classe 1995, ha appena giocato con la Danimarca e alla fine ha pianto in diretta nazionale per la tensione. Guardiola per lui stravede: lo ha tenuto al Bayern, poi lo ha mandato all'Augsburg. Una storia di lacrime: "Quando ha saputo che mio papà aveva il cancro - ha detto Pierre -, ha pianto con me".

KADERABEK — Il meglio tra i cechi, squadra decisamente misteriosa (diciamo pure che non la conosce quasi nessuno). Terzino destro, quattro stagioni con solide presenze nello Sparta Praga, già in Champions e nazionale. Nel suo piccolo, un caso di mercato: è a tanto così dall'Hoffenheim.
Thomas Lemar è il nuovo gioiello che brilla nel Principato: nuova mega plusvalenza in vista per il Monaco. Da un classe '95 all'altro, il Monaco di Rybolovlev ha cambiato strategia societaria e invece di spendere fior di milioni per i Falcao di turno ha scelto di puntare sui giovani. Il migliore tra questi, Anthony Martial, è stato ceduto al Manchester United per l'astronomica cifra di 80 milioni di euro, ma il sostituto i monegaschi ce l'avevano già in casa ed era stato pagato appena 4 milioni. Il suo nome è Thomas Lemar.

"Lemar è davvero un giocatore enorme e lui ha solo 19 anni!”, dichiara Bodiger, suo compagno di nazionale e avversario in quella partita. Tre giorni dopo Jardim lo fa esordire anche in Champions League nel match di ritorno dei preliminari contro il Valencia e per poco il suo ingresso in campo non contribuisce a regalare un'insperata qualificazione al Monaco.

Come premio per la sua prestazione, Jardim lo schiera titolare nel match dell'anno contro il PSG ma questa volta Lemar non può nulla contro lo strapotere dei parigini, vittoriosi per 3-0. Poco male per il ragazzo del Guadalupa che segna due goal consecutivi contro Lorient e Montpellier, venendo eletto così miglior giocatore dell'estate secondo i tifosi del Principato.

"Non ho mai visto un giocatore del genere. E' molto piccolo, sembra fragile, ma non ha paura di andare al contatto e non perde mai la palla. Tecnicamente è fortissimo". Queste parole sono di Martial, rimasto impressionato da Lemar dopo averci giocato assieme nella selezione Under 18 francese.

"Lemar rappresenta il futuro del calcio francese - ha detto il vice presidente del Monaco Vasyliev durante la presentazione del giocatore - è della stessa generazione di Martial". Sono in molti a credere che i due siano sotto la stessa buona stella, ma occhio a non confonderli: Martial è infatti un attaccante moderno della scuola di Henry, mentre Lemar è un centrocampista offensivo che sta imparando soltanto adesso ad essere incisivo in zona goal.
Andiamo alla scoperta di Jean-Kèvin Augustin, giovane attaccante del PSG che impara da Ibrahimovic ed ha stregato l'Europa.

Come ben sappiamo, il PSG è uno tra i club più ricchi al mondo dopo l'insediamento in società di Nasser Al-Khelaifi, potente uomo d'affari qatariota che possiede un patrimonio davvero enorme: dal suo arrivo ha portato con sè giocatori del calibro di Zlatan Ibrahimovic, Ezequiel Lavezzi, Javier Pastore, Edinson Cavani e, come ultimo, Angel Di Maria, strappato a suon di milioni al Manchester United.

Un potenziale campione però potrebbe esserci già in casa: si tratta di Jean-Kèvin Augustin, attaccante di appena 18 anni messosi prepotentemente in mostra durante l'ultima 'International Champions Cup'
La caratteristica migliore di Augustin è senza dubbio lo scatto fulmineo, che gli permette di non svolgere soltanto il ruolo di prima punta ma anche gli altri dell'attacco: seconda punta (anche se in questa posizione non è stato molto utilizzato) od anche esterno d'attacco sia a sinistra che a destra.

Può tirare con entrambi i piedi nonostante sia un destro naturale, l'unica sua 'pecca' è rappresentata dal non possedere molta tecnica, anche se compensa questo deficit con una spiccata sensibilità offensiva che lo rende un vero e proprio rapace dell'area di rigore.

Pur non essendo dotato di un fisico imponente, può vantare una buona potenza e resistenza che gli permette di sostenere marcature 'scomode' in campo contro difensori più esperti e più forti fisicamente di lui.

Andrija Balic, centrocampista croato classe 1997 dell'Hajduk Spalato che piace alla Roma: "Il mio idolo? Adoro lo stile di gioco di Iniesta".

Chioma fluente da rockstar british, fisico in pieno sviluppo, Andrija è un centrocampista offensivo, rapido di gambe e di pensiero, impiegato solitamente da mezzala o da trequartista puro. Già 5 i goal tra i professionisti con la maglia dell'Hajduk, indossata per la prima volta il 13 aprile 2014 contro l'RNK Spalato.

Da dicembre 2014 la sua escalation è stata continua: 17 presenze per lui nella scorsa stagione e già 14 in questa con un peso sempre maggiore nel 4-2-3-1 di Poklepovic, come dimostrano i 10 goal complessivi segnati in tutte le competizioni.

L'Hajduk ad inizio marzo lo ha blindato con il rinnovo fino al 2018 ma è difficile pronosticare per il talentino nato e a Spalato e cresciuto a Dugopolje un futuro in patria.

Ajax, Borussia Dortmund e Marsiglia lo seguono da tempo ma dopo il Real Madrid - che lo ha individuato come la risposta perfetta ad Halilovic del Barcellona -  si è fatta avanti la Roma che ha intenzione di instaurare una sinergia con l'Hajduk per ottenere il diritto di prelazione sui migliori talenti del club.

In patria Balic è stato paragonato, per fisico, movenze e genialità nelle giocate, ad un ex campione dell'Hajduk come Blaz Sliskovic, uno degli idoli di Zinedine Zidane, indimenticato a Pescara. Il modello di Andrija è però un altro: "Adoro lo stile di gioco di Iniesta, mi piace tantissimo". Un fuoriclasse di cui presto potrebbe diventare rivale sul campo...

Calcio: i giovani talenti di cui sentirete parlare nel 2016


Ayoze Pérez Gutiérrez, spagnolo classe '93. Attaccante del Newcastle e della Nazionale spagnola Under 21, è cresciuto calcisticamente nel Tenerife per trasferirsi poi in Inghilterra la scorsa estate. Nasce come attaccante centrale ma all'occorrenza può essere adattato anche sulle fasce grazie anche alla sua agilità e velocità.

José Luis Gayá, giocatore spagnolo classe '95. Difensore del Valencia e della Nazionale spagnola Under 21, da quest'anno è entrato in pianta stabile nell'organico della squadra spagnola ed ha iniziato alla grande questa stagione. Anche per questo ragazzo le aspettative sono tante, ma ha già dimostrato di avere un granissimo potenziale.

Divock Origi, belga classe '95. Attaccante del Lilla (in presto dal Liverpool) e della Nazionale belga Under 21, è figlio d'arte. Il padre infatti è Mike Origi Okoth, ex-calciatore keniota che ha giocato a livello professionistico in Belgio. Divock è un attaccante completo essendo dotato sia di ottimo fisico che di una grane velocità.

Marc-Andrè Ter Stegen tedesco classe '92. Portiere del Barcellona e della Nazionale tedesca. È cresciuto nel Borussia Mönchengladbach, la squadra della sua città natale, per trasferirsi poi in Spagna la scorsa estate. Nel 2012 è stato inserito nella lista dei migliori calciatori nati dopo il 1991 stilata da Don Balón, quando, a 21 anni, era già il portiere titolare del Borussia M'bach.

Yannick Ferreira Carrasco belga classe '93. Centrocampista offensivo del Monaco e della Nazionale belga Under 21. È rapidissimo ed estremamente tecnico, per questo ama puntare l’uomo per poi dribblarlo in velocità, ma è bravissimo anche nei movimenti senza palla ed ha una grandissima visione di gioco. Anche in questo caso i margini di miglioramento sono tanti, vista soprattutto la sua giovane età.

Adrien Rabiot francese classe '95. Centrocampista del Paris Saint-Germain (ma probabilmente passerà al Tottenham nelle prossime sessioni di mercato) e della Nazionale francese Under 21. Nel campionato francese ha già un ruolo da protagonista, e non è un caso se mezzo calcio europeo lo stia corteggiando. È un giocatore molto duttile tecnicamente e capace di ricoprire vari ruoli del centrocampo, anche se in qualche occasione è stato impiegato come difensore centrale. Molto utile anche in fase difensiva, Rabiot è molto forte anche sui palloni alti, grazie anche ai suoi 189cm.  

Andreas Pereira, magia brasiliana e duttilità europea per il Manchester United di Van Gaal. Andreas
Pereira, 19enne trequartista belga-brasiliano, autore di un fantastico goal su punizione alla sua prima da titolare col Manchester United.

"Se hai 19 anni e giochi già nel Manchester United devi per forza avere grande talento. Sono molto felice di averlo fatto esordire in Premier League". Un chiaro attestato di stima e fiducia, quello pronunciato nel marzo scorso da Louis Van Gaal al termine della sfida contro il Tottenham, che ha segnato il debutto in campionato di Andreas Pereira, ennesimo gioiellino sfornato dall'Academy dei Red Devils. Ieri per il trequartista nato in Belgio ma di origini brasiliane è arrivata la gioia del primo goal tra i professionisti, con una spettacolare punizione nel match di League Cup contro l'Ipswich.

Praticamente ambidestro, abilissimo nello stretto, riesce spesso a sfornare assist illuminanti e a rendersi pericolosissimo sui piazzati : "Mi alleno ogni giorno sulle punizioni - ha raccontato -  e i goal realizzati dimostrano che il lavoro paga".  Il capolavoro contro l'Ipswich ne è la dimostrazione: una parabola perfetta, a scavalcare la barriera ."Ho chiesto a Mata di calciare e lui mi ha dato il pallone. Ci alleniamo insieme e crede molto in me".

Completiamo la nostra carrellata con gli attaccanti, dove è il sassolese Domenico Berardi a battere tutti per precocità: classe '94, già salito a quota 30 gol, come neanche Baggio alla sua età.

I migliori giovani dei campionati italiani


Si sente sempre dire che oggi, nel calcio e non solo, i giovani vengono considerati poco e niente (anche se in realtà è una "colpa" per lo più italiana).

Infatti molto spesso le squadre italiane tendono a vendere i propri campioncini all'estero per fare cassa, non puntando sulla loro crescita si ritrovano poi con squadre con una media età di 35 anni e a puntare sui prestiti per non spendere troppi soldi, quando invece puntare sul proprio vivaio risolverebbe molti di questi problemi. All'estero infatti, soprattutto in Spagna con le "cantere" ed in Germania (basta vedere la media età dei campioni del Mondo), impiegare i giovani è assolutamente normale e un valore aggiunto. Ma quali sono i giovani, italiani e non, più promettenti e quelli di cui sentiremo parlare sia in campo che nelle sessioni di mercato?

I giovani talenti di cui sentirete parlare nel 2015 Alessio Romagnoli, Anzio (Roma) classe '95. Difensore della Sampdoria (in prestito dalla Roma) e della Nazionale italiana Under 21. Cresciuto nelle giovanili giallorosse Romagnoli viene paragonato spesso ad Alessandro Nesta. Grande fisico, ottima tecnica e molta intelligenza, ma anche i gol non gli mancano. Nei suoi primi sei mesi a Genova è cresciuto moltissimo, infatti molte squadre italiane sono già sulle sue tracce.
Simone Scuffet, Remanzacco (Udine) classe '96. Portiere dell'Udinese e della Nazionale italiana Under 19. È considerato uno dei giovani più promettenti della sua generazione, viene paragonato a Gianluigi Buffon per precocità, poiché entrambi hanno esordito in Serie A a 17 anni. La reattività tra i pali è forse la sua miglior dote, e anche nelle uscite, basse o alte, sa farsi valere piuttosto bene. Sa leggere l’azione e disimpegnarsi sapientemente con i piedi.

Davide Zappacosta, Sora classe '92. Difensore dell'Atalanta e della Nazionale italiana Under 21. Anche lui in prospettiva è uno dei migliori talenti italiani, oggi titolare inamovibile di Colantuono è cercato da tantissime squadre italiane, tra cui Inter, Fiorentina e Juventus.

Daniele Baselli, Manerbio classe '92. Centrocampista dell'Atalanta e della Nazionale italiana Under 21. Cresciuto proprio nelle giovanili del club bergamasco ha disputato la scorsa stagione 31 gare ufficiali con 3 assist all'attivo. Baselli può anche adattarsi a giocare anche come laterale destro ed è un mix di imprevedibilità e originalità. Ha grandi qualità tecniche e un ottima velocità d’esecuzione, il che lo rende un giocatore molto europeo. Non a caso, infatti, è seguito anche dal Psg.

L’ultima gemma in vetrina si chiama Stefano Sensi, classe ’95, un metro e sessantotto che gli poteva complicare la vita. “Troppo basso”, quante volte se l’è sentito dire. E invece… non sempre spiccano i giganti. Anche perché Sensi gioca nel cuore del campo, cabina di regia, testa alta – quella sì, sempre – e piedi buoni. Se lo sta godendo il Cesena di Drago, convinto dal precampionato nel lanciare questo talento fatto in casa che a San Marino in prestito per due anni ha mostrato una crescita così importante da meritarsi un posto da titolare da 20enne in B.

Rolando Mandragora, classe 1997, talento del Genoa e in prestito al Pescara, è il nuovo enfant prodige del calcio italiano. Uno degli esordi che più ha impressionato, per qualità, personalità e sapienza tattica è quello del giovanissimo Rolando Mandragora. E’ il 29 Ottobre 2014 e Mandragora a soli 17 anni fa il suo esordio in Serie A, giocando una partita straordinaria e prendendosi addirittura il lusso di arginare un altro enfant prodige del calcio mondiale, un certo Paul Pogba, non uno qualsiasi. Personalità, sfrontatezza e tanto coraggio, caratteristiche che, se associate ad un’impressionante quantità di talento, fanno si che ti venga cucita addosso la non sempre comoda etichetta del predestinato.

Dal punto di vista tecnico, Mandragora è un regista di centrocampo capace di interpretare eccellentemente entrambe le fasi di gioco. Fa quasi tutto con il piede sinistro. Col tempo dovrà lavorare molto per migliorare la forza e la precisione dell’altro piede.

Quando il talento è cristallino diventa inevitabile finire sotto gli occhi di tutti. Anche di chi sui giovani scommette spesso e volentieri, come il Sassuolo di Squinzi. Non a caso, il nuovo ds Angelozzi è andato a seguirlo da vicino in estate apprezzandone tanto le qualità. E le conferme anche in campionato di Sensi sono una conferma di come possa valere presto magari già il grande salto in Serie A, aspettando intanto che prosegua su questa strada in B.

Davide Calabria. La classe non è acqua e quando un calciatore la possiede si nota fin dalla giovane età. E' questo il caso di Davide Calabria, giovane terzino classe 1996, che sta riuscendo a imporsi nel nuovo Milan di Sinisa Mihajlovic.

Prodotto della 'Cantera' rossonera, e impiegato prevalentemente nel ruolo di terzino destro, nonostante sia di fatto ambidestro, il ragazzo bresciano, dopo aver fatto tutta la trafila nelle Giovanili del club milanese, ha stupito per l'impatto con cui è entrato in partita nella sfida contro il Palermo, e ha giocato bene anche nell'ultimo successo del Diavolo sul campo dell'Udinese, dove è stato impiegato da titolare.

Nato a Brescia il 6 dicembre del 1996, Davide Calabria si innamora del pallone fin da giovanissimo. I primi calci li tira con la Virtus Adrense, a 10 anni su di lui piombano per prime Atalanta e Brescia ma il ragazzo sceglie il Milan. Per Calabria inizia così la trafila nelle Giovanili rossonere, in cui riesce a ritagliarsi sempre un ruolo da protagonista.

Nel 2015-16 il classe 1996, con il nuovo tecnico Sinisa MIhajlovic, è aggregato in pianta stabile alla Prima squadra. Il Milan intende puntare su di lui e il tecnico serbo non esita a dargli spazio già dal precampionato. Con l'Alcione l'allenatore serbo lo utilizza da esterno basso a sinistra, e lui lascia intravedere ottime cose. Nonostante non sia un colosso (un metro e 76 cm per 70 chili) il coraggio e la determinazione sono fra le qualità più importanti di Calabria, che difficilmente tira indietro il piede nei contrasti. Ambidestro, il giovane bresciano ha una grande facilità di corsa e un'abilità innata nel cross, che gli permette spesso di essere determinante anche nella fase offensiva.

Gianluigi Donnarumma, il portiere che ha esordito in Serie A a 16 anni. Sta giocando nel Milan al posto del titolare Diego López, è molto promettente ed è ovviamente nel giro delle Nazionali giovanili. Donnarumma è diventato il secondo portiere più giovane ad esordire in Serie A: il primo posto è di Gianluca Pacchiarotti, che nel 1980 a 16 anni e 6 mesi giocò dieci minuti nel Pescara in Perugia-Pescara (Donnarumma ha per la precisione 16 anni e 8 mesi).
Di Donnarumma si parla molto bene da diverso tempo. Già l’anno scorso l’allenatore del Milan

Filippo Inzaghi lo portò in panchina nell’ultima giornata di Serie A contro l’Atalanta. In estate ha ricevuto i complimenti anche dall’allenatore della Nazionale Antonio Conte – che lo ha definito uno dei due «elementi di prospettiva» dell’Under 17 – e ha giocato diverse partite con la prima squadra.
Donnarumma è nato il 25 febbraio 1999 a Castellammare di Stabia, in Campania. È fratello minore di Antonio Donnarumma, 25enne calciatore professionista che oggi gioca come terzo portiere al Genoa.

Fino al 2013 ha giocato nel Club Napoli Castellammare. A quei tempi fece un provino con l’Inter, ma lui stesso ha detto di aver preferito il Milan perché è la squadra per cui fa il tifo. Dal 2013 a oggi è salito di tre categorie fino a giocare in prima squadra. Il suo debutto non era previsto da molti all’inizio dell’anno: fino a poche settimane fa il secondo portiere della rosa del Milan era Christian Abbiati, che però ora viene considerato il terzo. L’amministratore delegato ha giustificato la scelta di far giocare titolare Donnarumma spiegando che «sta facendo benissimo in allenamento».

domenica 25 ottobre 2015

Chelsea: dopo l'ennesimo ko e la squalifica Mourinho ora rischia



"The clock is ticking", recitava il titolo scelto del Mail on Sunday a proposito della complicata situazione che Josè Mourinho sta vivendo al Chelsea. L'orologio fa tic-tac la traduzione letterale, il tempo sta scadendo è invece la frase che rende meglio l'idea e insieme a lui, probabilmente, la pazienza di Roman Abramovich, che sta rivivendo  gli incubi della stagione 2007/2008.  Era il 20 settembre del 2007 quando lo Special One, alla terza stagione alla guida dei Blues dopo due titoli consecutivi, fu esonerato dopo il pareggio interno contro il Rosenborg al debutto in Champions League.

La macchina che solo cinque mesi fa ha vinto con pieno merito la Premier League non c'è più. Un'altra sconfitta, sestultimo posto in campionato. E Mourinho ancora espulso. E sempre più in bilico sulla panchina dei Blues.

Quinta sconfitta in dieci partite, la crisi del Chelsea è sempre più nera e il futuro di Mourinho resta in bilico. I Blues cadono in uno dei derby londinesi, in casa del West Ham, quando sembravano avere ripreso la partita nonostante l'uomo in meno. Hammers in vantaggio grazie a Zarate, al 17', poi l'espulsione di Matic per somma di ammonizioni complica i piani del tecnico portoghese, che viene espulso durante l'intervallo per proteste. Nella ripresa però, con Cahill, il Chelsea pareggia il conto e prova a vincere la sfida. La doccia fredda arriva al 79', quando Carroll riceve l'assist di Cresswell e segna il definitivo 2-1. Nel recupero, entra in campo anche Angelo Ogbonna.

Il sabato della 10a giornata di Premier League ha confermato la profonda crisi del Chelsea di José Mourinho, che resta impantanato nei bassi fondi della classifica dopo la sconfitta contro il West Ham in trasferta: gli hammers, autentica rivelazione di questo inizio di stagione, salgono al terzo posto a quota 20.

La classifica dei campioni d'Inghilterra in carica si fa ancora più preoccupante: solo 11 punti conquistati in dieci partite giocate, 15 gol fatti e 19 subiti, undici punti dalla capolista Manchester City, che domani giocherà il derby con lo United.

Esattamente come 8 anni fa, qualcosa si è inceppato nella macchina (quasi) perfetta capace di trionfare la scorsa stagione in Premier League, oggi ferma a 4 punti dopo 5 partite, già a -11 dalla capolista Manchester City e umiliata nell'ultimo turno di campionato dall'Everton, dopo aver già pagato dazio con i Citizens nel primo scontro diretto stagionale e in casa col Crystal Palace. Senza dimenticare la sconfitta contro i rivali dell'Arsenal nel Community Shield di inizio agosto. La squadra è in piena crisi di identità e anche i fedelissimi di Mourinho come Ivanovic, Terry, Hazard e Diego Costa non sembrano rispondere più agli stimoli del loro allenatore, la cui posizione inizia a farsi delicata.

Non vanno infatti sottovalutati i primi segnali di rottura con l'ambiente evidenziati dal clamoroso litigio con la dottoressa Carneiro, che potrebbe avere conseguenze in tribunale, e l'attacco diretto alla società per l'arrivo nell'ultimo giorno di mercato dell'ex difensore del Nantes Djilobodji ("Non è un acquisto voluto da me"). Nel post-partita, Mourinho ha dichiarato di essere l'uomo giusto al posto giusto, ma l'Evening Standard inizia a ipotizzare che il portoghese possa essere sollevato dall'incarico ben prima del termine della stagione se i risultati continuassero ad essere questi. Questo nonostante un recente rinnovo fino al 2019 e con l'esordio in Champions, ancora una volta in casa e nuovamente con un avversario morbido sulla carta (c'è il Maccabi Tel Aviv), che rischia di creare nuovi scossoni sulla panchina del Chelsea.



venerdì 23 ottobre 2015

Pelè: 'O Rei' compie 75 anni l'uomo simbolo del 'futebol'



Per molti è il più grande calciatore di tutti i tempi, non per niente è soprannominato 'O Rei'. Oggi, Edson Arantes do Nascimento, meglio conosciuto come Pelé, compie 75 anni.

Il suo nome è scritto nella storia del calcio sin dal 1958, anno in cui Pelé, scende in campo per la prima volta ai mondiali di calcio in Svezia, allora Coppa Rimet, con la nazionale brasiliana contro l’Unione Sovietica. Con i suoi gol - 6 in 4 partite - e il suo talento incanta i tifosi di tutto il pianeta e si laurea campione del mondo a soli 17 anni, il più giovane di tutti i tempi. Da quel momento in poi Pelé, nato il 23 ottobre 1940 in una baracca a Três Corações, nel sud del Brasile, entrerà nella leggenda, gol dopo gol, partita dopo partita, record dopo record. E ancora oggi, a molti anni dal suo ritiro, è uno degli sportivi più popolari del pianeta, dopo aver infiammato i cuori di tifosi e appassionati di calcio ed essersi ritagliato un posto speciale nella classifica dei migliori goleador del mondo.

Pelè prima di diventare il bisillabo più famoso dello sport, ha trascorso una vita da copertina ha regalato record (tra tutti, unico calciatore a vincere tre mondiali, 1279 reti segnate in carriera) e soprattutto sogni.

E continua a coltivarli, come quello di colmare la lacuna di un oro olimpico diventando l'ultimo tedoforo agli imminenti Giochi di Rio, o di portare Zico alla guida del calcio mondiale al posto di Blatter.

Per lui si sono sprecate le iperboli. Atleta del secolo per il Cio, calciatore del secolo - ma ex aequo con Maradona, Pele' secondo i brasiliani e' la prova dell'immortalità', in quanto sopravviverà' a se stesso. O Rei e' stato, ed e' tuttora con Muhammad Ali', l'atleta più celebre della storia moderna, famoso nei punti più remoti dell'Asia Minore come nel cuore dell'Africa, nei deserti australiani come nelle grandi capitali. Nessun altro sportivo ha avuto più spettatori di lui, e la sua faccia è tuttora, molti anni dopo il suo ritiro, tra le più' popolari del pianeta. ''Sono conosciuto più di Gesù Cristo'', disse una volta attirandosi critiche, ma non smentite.

E' stato intervistato e fotografato più di qualsiasi altra persona: statisti, divi del cinema e tycoon vari. E' stato accolto da 'Rei' in 88 nazioni, e ricevuto da 70 premier, 40 capi di Stato e 3 Papi. In Nigeria venne dichiarata una tregua di 48 ore ai tempi della guerra con il Biafra perché tutti, da entrambi gli schieramenti, potessero vederlo giocare. Lo Scia di Persia lo aspettò tre ore in un aeroporto solo per potersi fare una foto con lui, le guardie alle frontiera cinese abbandonarono i loro posti e si spostarono a Hong Kong, attirandosi le ire del regime, solo perché' avevano saputo che la Pelè si trovava quel giorno nella città-colonia. In Colombia Pele' fu espulso durante una partita, e la folla invase il campo costringendo l'arbitro alla fuga. Il match riprese solo con il ritorno in campo del grande brasiliano, a quel punto la folla tornò ordinatamente sugli spalti.

Quando aveva 20 anni in Brasile venne dichiarato ''tesoro nazionale'', e fu quindi proibita la sua cessione all'estero: ci rimase male il presidente dell'Inter Angelo Moratti che sognava di portarlo in nerazzurro e gli aveva fatto offerte molto serie. L'Italia fu anche il primo paese straniero visitato da Pele', nel 1958 quando il Brasile si fermò per due amichevoli sulla strada verso i Mondiali di Svezia, ma il timidissimo ragazzino 17enne già stella del Santos (città' del litorale paulista che lui rese famosa ovunque) non pote' giocare contro Inter e Fiorentina in quanto infortunato.

Pele' è stato immortalato da Andy Warhol nella galleria dei suoi ritratti. Bauru', la città' brasiliana dove comincio' a giocare, gli ha dedicato una statua che produrrebbe miracoli (c'e' chi sostiene di essere guarito toccandola). Cento canzoni narrano la sua leggenda. Iperboli su iperboli, numerose quanto i suoi gol. Ma a ben pensarci tutte insieme non lo raccontano come fa il gesto plastico della rovesciata nel film Fuga per la vittoria.

Da politico (è stato ministro dello sport) e soprattutto come padre e' stato meno fortunato, per sua stessa ammissione, mentre da dirigente, con il suo carisma, ha vinto l'ennesima partita importante, risultando decisivo, come testimonial, per l' assegnazione delle Olimpiadi del 2016 a Rio de Janeiro, rifacendosi cosi' di una delusione ''perché' ho sempre desiderato vincere l'oro dei Giochi e non ci sono riuscito''. Verrà 'ricompensato', a Rio ne sono tutti convinti, facendo l'ultimo tedoforo, quello che accenderà il braciere olimpico, nella cerimonia di apertura dell'Olimpiade carioca. Nessuno più di lui lo merita, anche se in patria c'è perfino chi lo guarda storto per via di certe sue predizioni sballate. Ma Pelè rimane un mito, quello per cui in Brasile scrivono ancora sui muri ''grazie di essere nato''.

Il rivale preferito della stella brasiliana è l'argentino Diego Armando Maradona, che nel suo paese è considerato come il legittimo 'dio del calcio'. E' il giocatore che possiede "la mano di Dio", con cui ha segnato un gol contro l'Inghilterra prima di sollevare la Coppa del Mondo nel 1986. Pelé ha accusato più volte l'argentino di essere un cattivo esempio per i giovani, visto il suo passato di consumo di droga e un comportamento in generale un pò disordinato. Maradona, a sua volta, ha definito Pelé "un pezzo da museo", invece che un'icona del calcio.

Tuttavia, nessuno può negare che Pelé abbia un posto privilegiato nella storia del calcio. Il museo dello Stadio Maracanã di Rio de Janeiro ha il vecchio pallone di cuoio con il quale il 19 novembre 1969 ha segnato contro il Vasco da Gama il suo gol numero 1000 per il Santos. In quel giorno anche le campane suonavano in suo onore. Pelé ha vinto tre Coppe del Mondo con il Brasile nel 1958, 1962 e nel 1970 ed ha segnato 1.281 gol in 1.365 partite, un risultato incredibile.



Serie A: 9a giornata esordio per il Nike Ordem 3 Hi-Vis



Nuovo pallone per il periodo invernale della Serie A. Il pallone sarà caratterizzato da uno schema colori ottimizzato, per migliorarne la visibilità nelle tipiche condizioni atmosferiche invernali. La grafica Visual Power dell’Ordem 3 tradizionale viene rinnovata da un giallo Hi-Vis fluorescente, pensata per permettere ai giocatori di vedere più velocemente il pallone in condizioni non ottimali, li aiuta a prendere decisioni rapide e a reagire immediatamente in uno sport come il calcio in continua accelerazione.

La grafica del nuovo pallone è stata rinnovata da un giallo Hi-Vis fluorescente per permettere ai giocatori di vedere più velocemente il pallone in condizioni non ottimali.

Nike Ordem 3 Hi-Vis è il nuovo pallone ufficiale della Serie A Tim che sarà utilizzato nel corso dei mesi invernali della stagione 2015-2016 sui campi di Serie A, Tim Cup e delle competizioni Primavera. Il pallone sarà utilizzato nei 3 campionati europei più importanti: Serie A, Premier League e Liga. Con l'avvicinarsi dell'inverno europeo e con la riduzione delle ore di luce, il calcio si adatta alle nuove condizioni atmosferiche con il pallone ad alta visibilità. Caratterizzato da uno schema colori ottimizzato, Nike Ordem 3 Hi-Vis presenta un netto miglioramento di visibilità.

La grafica Visual Power dell'Ordem 3 tradizionale viene rinnovata da un giallo Hi-Vis fluorescente. Questa grafica, pensata per permettere ai giocatori di vedere più velocemente il pallone in condizioni non ottimali, li aiuta a prendere decisioni rapide e a reagire immediatamente in uno sport come il calcio in continua accelerazione. Il tocco di palla è ottimizzato dai 12 pannelli geometrici e dal rivestimento in pelle sintetica saldati a caldo, mentre la tecnologia Nike Aerowtrac genera una eccezionale traiettoria di volo.

Questo sistema aerodinamico di scanalature incluse nella trama del rivestimento esterno del pallone stabilizza la palla contribuendo a garantire un costante flusso d'aria sulla sua superficie. Contribuendo a facilitare le decisioni rapide, le reazioni immediate e una traiettoria di volo accurata, Nike Ordem 3 Hi-Vis è stato progettato per migliorare le performance e il gioco.

Il tocco di palla, più precisamente, è ottimizzato dai 12 pannelli geometrici e dal rivestimento in pelle sintetica saldati a caldo, mentre la tecnologia Nike Aerowtrac genera una eccezionale traiettoria di volo. Questo sistema aerodinamico di scanalature incluse nella trama del rivestimento esterno del pallone stabilizza la palla contribuendo a garantire un costante flusso d’aria sulla sua superficie. Contribuendo a facilitare le decisioni rapide, le reazioni immediate e una traiettoria di volo accurata, Nike Ordem 3 Hi-Vis è stato progettato per migliorare le performance e il gioco.




Beppe Marotta: mercato e curiosità



L'a.d. bianconero Beppe Marotta come Agnelli: "Inizio difficile oltre le aspettative: è un anno un pò particolare". C'è stato un rinnovamento profondo, ma non una rivoluzione, un'evoluzione dovuta a fattori diversi. Volevamo abbassare l'età media della rosa, e abbiamo subìto decisioni forti da parte di nostri campioni".

Marotta in conferenza stampa dopo Agnelli ha parlato anche lui a 360 gradi sul mercato e non solo:

" Tevez già lo scorso gennaio ci ha detto che voleva tornare in Argentina. Non c'era alcuna possibilità di trattenerlo. Ci ha chiesto cortesemente di lasciarlo libero, e lo abbiamo accontentato, anche per quello che lui ci ha dato in questi anni".

"Gabbiadini? In base ai nostri attaccanti, abbiamo accettato un'offerta che ha generato una plusvalenza. Il tempo giudicherà. L'assenza delle seconde squadre non ci permette di far crescere adeguatamente i nostri giovani".

"Hernanes è stata un'operazione in extremis. Non rappresentava una prima scelta, ma può far comodo e ci apprezza, non pensavamo di aver preso un fenomeno e in termini economici è stata un'opportunità come dimostra il fatto che l'Inter abbia dovuto registrare una minus-valenza di bilancio. Allegri non ha mai esplicitato richiesta trequartista".

Cuadrado. " Non abbiamo alcun diritto riscatto, è in prestito libero, si è inserito bene. Ha manifestato il piacere di stare con noi e di proseguire in futuro, vedremo poi al momento opportuno con il Chelsea ma è molto probabile una buona conclusione, non ha nessun diritto di riscatto per volere del Chelsea, ma il giocatore vuole restare con noi".

"Berardi? Oggi è tutto del Sassuolo, lo stiamo monitorando, faremo un consultivo a fine stagione, abbiamo ottimi rapporti con il Sassuolo".

“La pista Draxler è stata abbandonata a luglio, dopo un sondaggio in cui lui ha espresso la parziale volontà di trasferirsi in Italia, ma preferiva rimanere in Germania".

Marotta ha parlato anche delle scelte societarie: "Abbiamo fatto un rinnovamento, non una rivoluzione, abbiamo abbassato l'età media da 29 a 26 anni. Anche in un anno di cambiamento vogliamo vincere. Siamo partiti in modo difficoltoso, gli infortuni ci hanno condizionato. Il nostro modello di riferimento è un modello vincente, squadra specchio della società. Non bisogna farsi condizionare da sentimentalismi e appagamento, cercato di ottenere il massimo dal mercato. Non potevamo dire di no a chi voleva andare via, Tevez lo aveva chiesto già a gennaio. Carlos non stava bene, si parla di uomini e non di macchine, da noi aveva dato il massimo".

Pavel Nedved è il nuovo vicepresidente della Juventus. Il ceco era già membro del Consiglio di Amministrazione della società, ora diventa il numero 2 della società bianconera. È questa la principale novità emersa oggi nel corso dell’Assemblea degli azionisti. Dopo le importanti parole del presidente Agnelli e di Beppe Marotta, un altro tassello nel rinnovamento della Juve, che ora vuole fare punti in campionato.

Agnelli è stato confermato presidente, Marotta e Mazzia amministratori delegati. E proprio il presidente Agnelli parla ancora in conferenza: “La critica sul 14° posto non era verso Allegri, ma riguarda tutti quanti noi. È inaccettabile per tutta la Juve. Nedved ha avuto una grande crescita da dirigente, continua e costante. Da consigliere ha fatto bene, con piena consapevolezza. È un piacere averlo come vicepresidente. Nedved da oggi ha la legale rappresentanza della società Juve”.

"Grazie al presidente e alla società che mi hanno dato la fiducia di poter continuare la mia esperienza in uno dei più grandi club al mondo. E' un onore, sento una grandissima responsabilità", ha detto Nedved. "Ho fatto un percorso di crescita importante e positivo. Abbiamo vinto dei titoli, siamo tornati in Europa come spetta alla Juve e cercheremo di restare sui nostri passi. Io con la mia crescita personale ho potuto vedere come si gestisce un grande club, non è facile finendo di giocare pensare di ricoprire ruoli importanti. Sono carico per difendere i nostri colori e ripresentarsi nelle prossime finali europee".




domenica 18 ottobre 2015

Calciomercato Barcellona: Braida al Mapei Stadium


Il Barcellona ormai conta i giorni in vista di gennaio, quando i blaugrana potranno finalmente tornare a fare mercato dopo il blocco imposto dalla Fifa per le note vicende legate ai trasferimenti di giovani calciatori.

Una clamorosa notizia arriva dalla Spagna. Secondo il Mundo Deportivo, infatti, sarebbe Ariedo Braida il nome scelto dal presidente Josep Maria Bartomeu per il ruolo di nuovo direttore sportivo del Barcellona. La ristrutturazione in casa blaugrana, con l'uscita di scena di Andoni Zubizarreta a fine stagione, vedrebbe quindi coinvolto l'ex dirigente del Milan - che, però, ha smentito la notizia -, considerato da Bartomeu come l''architetto' della squadra che ha dominato in Europa alla fine degli anni Ottanta e primi anni Novanta.

La società catalana  è già prontissima a muoversi appena avrà il via libera, non accontentandosi della disponibilità di Arda Turan e Aleix Vidal, lo dimostrano le manovre di Ariedo Braida, confermato a dispetto delle voci sulla poltrona di Direttore Sportivo del club.

Oggi infatti l'ex storico dirigente del Milan si è recato al 'Mapei Stadium' per assistere a Sassuolo-Lazio: nel mirino di Braida le prestazioni di Domenico Berardi e Sime Vrsaljko per i padroni di casa, mentre tra i biancocelesti osservato speciale è Felipe Anderson, andato anche in rete.
Ceduto Pedro e avendo anche il jolly Iniesta infortunato, il Barcellona cerca soprattutto attaccanti esterni per il suo tridente e tra Berardi e Felipe Anderson valutato dalla Lazio 50 milioni di euro c'è molta roba da vedere, senza contare che anche Candreva piace.

Quindi idee di mercato, che potrebbero diventare trattative concrete a gennaio, quando riaprirà il mercato del Barcellona. Il Barcellona segue con attenzione Domenico Berardi, sul talento che si ispira a Robben c'è la Juve, che ha un diritto di prelazione, ma in caso di offerta monstre da parte del Barcellona lo scenario potrebbe cambiare e Sime Vrsaljko, indiscrezioni di mercato  che trovano conferma con la presenza di Braida. Nonostante l'arrivo in estate dal Siviglia di Aleix Vidal, che potrà essere ufficialmente tesserato con il nuovo anno, i blaugrana cercano un'alternativa sulla corsia di destra e quello del croato, classe 1992, è un profilo che piace.

Comunque l'obiettivo di Braida è stato di monitorare i giovani più interessanti in ottica blaugrana, dato che a gennaio riprenderà il mercato dopo il lungo stop e la priorità è sostituire Pedro. Berardi è uno dei papabili, insieme a Felipe Anderson, da tempo sul taccuino dei catalani. Ma per Mimmo non c'è solo il Barca. Anche Jurgen Klopp, fresco allenatore del Liverpool, sta facendo un pensierino per portarlo ad Anfield. Ci vogliono almeno 20 milioni, il Sassuolo già si lecca i baffi.

lunedì 12 ottobre 2015

Parma calcio la storia non si cancella: i trofei tornano a casa



In assenza di altre offerte, l’Istituto Vendite Giudiziarie ha aggiudicato a Parma Calcio 1913 tutti i trofei di proprietà della fallita Parma FC S.p.A. al prezzo di euro 50.000,00 oltre ad Iva
Era nell'aria, ma la notizia è diventata ufficiale poco dopo le ore 12 di un lunedì 12 ottobre 2015 piacevolissimo. Dopo la vittoria sulla Clodiense, il Parma rincara la dose di  buon umore grazie al bel gesto della nuova società di riportare la storia a Collecchio, quartiere generale del nuovo inizio.

Attraverso un comunicato stampa, si certifica l'acquisizione dei trofei da parte di Parma 1913:
Parma 1913 | La storia non si cancella: i trofei tornano a casa grazie alla nuova società
"Le nostre coppe tornano, anche materialmente, dove è giusto che stiano. Dal momento dell’affiliazione in Serie D, il Parma Calcio 1913 era già stato, di fatto, riconosciuto dalla Federazione quale legittimo erede della tradizione sportiva di Parma A.C. e Parma F.C.: i trofei nazionali ed europei conquistati dal Parma sul campo - già più che legittimamente patrimonio della nuova società, oltre che del cuore, della memoria e dell’orgoglio di ogni tifoso - sono ora di nuovo, anche concretamente, nella disponibilità della Società che ha acquisito le copie simbolo di una storia che nessun fallimento potrà mai cancellare e che nessuno potrà mai togliere al Parma Calcio e ai suoi tifosi.
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Il fallimento della società emiliana che ha scritto la storia del calcio italiano negli anni ‘90 aveva tolto tutto ai crociati, trofei compresi. E così il Parma 1913, nuova società costruita sulle macerie del club fallito il 19 marzo 2015, si riappropria della propria storia aggiudicandosi con un’offerta di 50.000 euro tutti i trofei del Parma Fc Spa. Che ora, finalmente, ritornano a casa.

Tre Coppe Italia, una Supercoppa europea ed una italiana, due Coppe Uefa ed una Coppa delle Coppe. Questo il bottino che i curatori fallimentari Angelo Anedda e Alberto Guiotto hanno assegnato al Parma 1913, unico a presentare un’offerta all’asta. “Dopo una prima offerta non ritenuta congrua, è pervenuta all'istituto vendite giudiziarie incaricato una offerta di Parma Calcio 1913, identica nei contenuti alla precedente, ma adeguata a quanto stabilito dalla procedura competitiva”, così in una nota ufficiale. In assenza di altre offerte la società che ora milita nel campionato di Serie D si è vista consegnare i trofei vinti nel passato. Istantanee di momenti che sono cuciti sulla casacca gialloblu e che, giustamente, tornano al loro posto.

Nei giorni scorsi si era sparsa la voce di un'offerta di Malesani per la sua Coppa Uefa, poi smentita dallo stesso tecnico, mentre è ufficiale che i trofei conquistati da quel Parma rimarranno in città, nella bacheca del nuovo Parma Calcio 1913. L'offerta societaria è stata accettata dalla Curatela. Nel dettaglio sono state acquisite: Coppa Italia 1992, Coppa delle Coppe 1993, Supercoppa Europea 1994, Coppa Uefa 1995, Coppa Italia 1999, Coppa Uefa 1999, Supercoppa Italiana 1999, Coppa Italia 2002 e altri 298 trofei legati al settore giovanile.

Decisamente soddisfatto il direttore generale Luca Carra: "Le nostre coppe tornano materialmente dove è giusto che stiano. Dal momento dell'affiliazione alla Serie D, la Figc ha riconosciuto il Parma Calcio 1913 come legittimo erede di quel Parma. I trofei vinti sul campo sono ora nella disponibilità societaria. Nessun fallimento potrà mai cancellare la storia".



sabato 10 ottobre 2015

Fiorentina: Daniele Pradè prepara i colpi per gennaio


Ai microfoni di Sky Sport 24 ha parlato il direttore sportivo della Fiorentina Daniele Pradè: 'La società è felice, siamo consapevoli che dobbiamo goderci il momento con la città. Con la sosta il piacere è stato più lungo, ma già oggi ho visto tutti motivati in campo, Paulo Sousa in primis. E' prematuro parlare adesso di mercato, sappiamo che manca un difensore, quella è la nostra esigenza. Per il resto non mi sembra corretto parlare di mercato nei confronti della squadra e del mister: l'acquisto di cui andiamo più fieri è Sousa, per i calciatori siamo contenti di tutti."

Prima in classifica e pronta a rinforzarsi. Acquisti senza fare follie eccessive. Questa è l’idea viola per un inverno dove comunque a Sousa verranno garantiti i rinforzi mancanti, a cominciare da quel difensore centrale che manca a una squadra che vuole provare a rincorrere seriamente il sogno di giocarsela su più fronti. Perché Firenze sogna e non ha nessuna intenzione di smettere.

Nonostante le parole del ds viola Daniele Pradè, Dennis Praet, centrocampista classe '94 in forza all'Anderlecht, resta nel mirino della Fiorentina. In estate il club belga aveva sparato una cifra molto alta, a gennaio la musica cambierà, forte anche della volontà del ragazzo. L'Anderlecht, proprietaria del cartellino del talentuoso fantasista, ha fatto sapere che la porta non è chiusa, e che davanti a una proposta concreta la trattativa potrebbe essere avviata. A quanto ammonta la richiesta per intavolare l'affare? 9 milioni di euro.

Il nome di Mexes non è ancora scartato dalla lista di Pradé, nonostante le sue dichiarazioni. Ma è chiaro che gli obiettivi sono anche altri, Lisandro Lopez del Benfica è stato trattato nello scorso agosto e ci sarà un nuovo confronto per discuterne con il suo entourage. L’ex Arsenal de Sarandì è un nome concreto, non l’unico di un reparto dove i profili tenuti sotto osservazione sono diversi, tra cui anche Rose del Lione. Non andrà via invece Facundo Roncaglia, che sta trattando con la Fiorentina il rinnovo.

Non è da scartare anche il nome di Walace, centrocampista del Gremio su cui la Fiorentina sta lavorando sotto traccia da mesi. In estate è stato a un passo; adesso, Pradé ha ammorbidito l’attenzione attorno a questo talento che in Brasile paragonano a centrocampisti a livello altissimo come Paul Pogba, pur con caratteristiche più legate alla quantità che non alla qualità.

Ci proverà, la Fiorentina, sapendo che il Gremio non scende sotto gli 8/9 milioni; ma Walace vuole l’Europa e la Viola premerà, nonostante i dribbling del ds che non vuole scoraggiare Mario Suarez. Nei piani non c’è un ritocco in attacco. Sousa è d’accordo; pochi acquisti ma di qualità, tanti rinnovi importanti da Roncaglia a Marcos Alonso. Per portare avanti il progetto Fiorentina.

Milan i giocatori per il traguardo Champions


Già alla ripresa del campionato Silvio Berlusconi e Adriano Galliani pretendono delle risposte da Sinisa Mihajlovic e dalla squadra. L'obiettivo rimane la zona Champions League, ma il cammino si fa duro: bisogna innanzitutto cominciare a giocare a pallone, cosa che fino ad ora i rossoneri non hanno fatto.

I quattro gol presi nella gara contro il Napoli fanno ancora male, ma col passare dei giorni l'indolenzimento sta diminuendo, mentre sale la voglia di riscatto ai Milanello. Sinisa Mihajlovic non ci sta a fare la parte della comparsa, sa che servono i risultati per restare sulla panchina del Milan e sta programmando un cambio di modulo per rivitalizzare la squadra. Il passaggio al 4-4-2 porterebbe essere fondamentale per dare più spazio ad altri giocatori fin qui poco utilizzati. Tra questi ci sono Philippe Mexes e Alessio Cerci.

Il francese fino ad ora è rimasto fermo per problemi fisici, ma non appena è rientrato in gruppo ha fatto sentire la sua presenza, a cominciare dall'amichevole con il Monza. Mexes dopo il mercato estivo è partito dietro nelle gerarchie difensive del tecnico serbo, ma potrebbe essere pronto a sorpassare, infatti  chi attualmente  lo precede non sta offrendo le garanzie auspicate. Uno dei punti deboli di questi Milan è proprio la retroguardia, si sta lavorando per trovare una soluzione. C'è chi ipotizza Mexes già titolare contro il Torino, ma l'unica certezza è che sarà convocato dopo aver smaltito i problemi fisici.

L'altro giocatore sin qui poco utilizzato e che potrebbe aiutare al cambiamento di modulo è senza dubbio Alessio Cerci. Positiva l'amichevole contro il Monza, un gol e un palo, qualche movimento che ha ricordato il vecchio Cerci, ancora poco per meritare la titolarità, ma di sicuro in ripresa. Con il 4-4-2 potrebbe giocare da esterno di centrocampo, un ruolo che ha già dimostrato di saper fare in passato. Sono solo ipotesi di gioco, ad una settimana circa dalla sfida col Torino, proprio l'ex squadra di Cerci. Però Mihajlovic ci sta pensando, sta riflettendo su tutte le soluzioni per cambiare gioco e mentalità alla squadra, lavori in corso al centro sportivo rossonero, in attesa del rientro dei titolari impegnati con le Nazionali.

Servono almeno tre giocatori: un difensore da affiancare a Romagnoli, un trequartista per poter giocare con il modulo più congeniale a Mihajlovic, il 4-3-1-2 e un esterno per poter passare al 4-4-2.

Il nome per la retroguardia è quello del capitano dell'Inter, Andrea Ranocchia, per il quale servono almeno 10 milioni di euro. Il nome nuovo per l'esterno è invece quello di Juan Camilo Zuniga, che a Napoli non gioca con continuità da quasi un anno e che è stato scartato da Maurizio Sarri: il colombiano può giocare su entrambe le fasce, ciò che ingolosisce i rossoneri è che arriverebbe a pochi soldi.

Il trequartista su cui si intende puntare è già a Milanello: si tratta di KP Boateng, che si svincolerà dallo Schalke 04 a gennaio. Il ghanese è apparso fuori forma, ma se recupererà la condizione verrà tesserato. Il sogno si chiama però Hakan Çalhanoglu, stella del Bayer Leverkusen: il problema è che il turco costa 30 milioni, valutati troppi per un colpo di gennaio.

giovedì 8 ottobre 2015

Guardiola, accordo con il Manchester City



Pep Guardiola ha raggiunto un accordo con il Manchester City per la prossima stagione. A svelarlo
è il Mundo Deportivo, da sempre vicino all'ex tecnico del Barcellona, che spiega come i lightblues vorrebbero affidare la squadra a Pep, considerato il migliore fra i candidati. D'altro canto c'・Txiki Begiristain, dirigente del City, a fare da mediatore tra il club inglese e il suo amico Guardiola

 Come rivelato da  Mundo Deportivo, il tecnico del Bayern Monaco  avrebbe già un principio d'accordo col suo amico, e attuale direttore sportivo del Manchester City,Txiki Begiristain. Guardiola, in scadenza di contratto nel giugno 2016, ・pressato dal club bavarese per il rinnovo del contratto, che ora si complica ulteriormente, con l'allenatore spagnolo lanciato verso la panchina dei Citizens, attualmente occupata da  Manuel Pellegrini.

L'eventuale arrivo di Pep Guardiola, non ・un segreto, servirebbe a fare quel salto di qualit・ad una squadra che, una volta riuscita ad imporsi in Premier League, riesca ad ottenere gli stessi risultati anche in  Champions League. Il ricco Palmar鑚 dello spagnolo aiuta ad essere quel tassello mancante che la squadra di Manchester sta aspettando per confermarsi definitivamente nell'Europa che conta, visti gli scarsi risultati nella storia recente del club.

Txiki Begiristain, direttore sportivo del Manchester City dal 2012, carica che ha ricoperto dal 2003 al 2010 anche al  Barcellona, nello stesso periodo circa in cui Guardiola ha allenato i blaugrana, è stato un grande amico del tecnico spagnolo fin da quando  erano compagni di squadra  del Barcellona degli anni '90. Fondamentale per l'arrivo di giocatori quali Nicolas Otamendi e Kevin De Bruyne, ha anche operato per le cessioni di  Edin Dzeko alla Roma e Stevan Jovetic all'Inter nell'ultima sessione di mercato estiva.

Resta da capire cosa farà il Bayern   Jurgen Klopp, da tempo indicato come erede designato di Guardiola, ha accettato la corte del  Liverpool  lasciando spiazzato il presidente Rummenigge, che ora dovrà orientarsi su altri obiettivi.


Fifa, sospesi per 90 giorni per Sepp Blatter e Michel Platini


Il Comitato Etico ferma il numero 1 del calcio Mondiale e il principale candidato a sostituirlo. Sospensione anche per Jerome Valcke, segretario generale della Fifa dal 2007 al 2015, già sollevato dall'incarico. L'ex vice presidente Chung Mong-Joon squalificato per 6 anni

Lo ha deciso la camera d'inchiesta del comitato etico della Fifa. Stesso provvedimento per il segretario generale Jerome Valcke. ''La camera di giudizio del Comitato Etico - si legge nella nota della Fifa -, presieduta da Hans-Joachim Eckert, ha sospeso in modo provvisorio il presidente Fifa Joseph Blatter, quello dell'Uefa e vice-presidente della Fifa Michel Platini ed il segretario generale della Federcalcio mondiale Jérôme Valcke (già sospeso dalla stessa Fifa) per 90 giorni. La durata della sospensione può essere estesa per un periodo aggiuntivo non superiore a 45 giorni. L'ex-vice presidente della Fifa Chung-Mong-joon è stato sospeso per sei anni ed ha ricevuto una multa di 100.000 franchi svizzeri (circa 90.000 euro ndr). Durante questo periodo è vietato loro esercitare qualsiasi attività collegata al calcio a livello nazionale ed internazionale. Le sospensioni entrano in vigore immediatamente".

Il Comitato Etico quindi aggiunge: ''Queste decisioni sono motivate dalle investigazioni condotte dalla camera istruttoria del comitato etico, presieduta da Cornel Borbely. L'inchiesta riguardante Blatter e' stata condotta da Robert Torres, quella su Platini da Vanessa Allard. I procedimenti riguardo a Chung Mong-joon sono stati aperti nel gennaio 2015 sulla base di scoperte avvenute durante le investigazioni sulla procedura di candidatura per le Coppe del mondo 2018 e 2022. Il dirigente sud-coreano e' stato riconosciuto colpevole di violazione degli articoli 13 (regole generali di comportamento), 18 (obbligo di trasparenza, cooperazione e comunicazione di informazioni), 41 (obbligo di collaborazione per le parti) e 42 (obbligo generale di collaborazione) del codice etico della Fifa. Il comitato etico non e' in grado di commentare i dettagli delle decisioni finche' queste non diventeranno finali".

Platini: "gravi voci su di me, mi candido comunque"  - "Circolano voci che il comitato etico della Fifa avrebbe intenzione di chiedere una sospensione di 90 giorni per me: è gravissimo, soprattutto perché apparentemente arriva da una fonte ufficiale Fifa. Infatti ho appena presentato la mia candidatura alla presidenza". E' questo il senso - apprende l'Ansa - di una dichiarazione di Michel Platini.

 "Circolano voci che il comitato etico della Fifa avrebbe intenzione di chiedere una sospensione di 90 giorni per me - aveva detto in mattinata il presidente Uefa Michel Platini aveva -: ・gravissimo, soprattutto perch・apparentemente arriva da una fonte ufficiale Fifa. Infatti ho appena presentato la mia candidatura alla presidenza". "Fuga intenzionale di notizie", "un tentativo di danneggiare la mia reputazione": cos・Michel Platini, presidente della Uefa, aveva commentato le indiscrezioni, prima delle decisioni ufficiali del Comitato Etico della Fifa. "Questa mattina ho presentato le lettere di sostegno che sono necessarie a presentarsi come candidato alla presidenza. Ho agito e mi sono espresso sempre con onest・ coraggio e franchezza, perch・ritengo che sia un dovere morale. Se quanto detto sulle intenzioni della camera di investigazione del Comitato Etico Fifa ・vero, non mi fermer・davanti a nulla per fare in modo che si sappia la verit・ Nel frattempo, un organo di giudizio spassionato, indipendente e imparziale deve fare luce sugli eventi che hanno portato il Comitato Etico Fifa ad aprire questi procedimenti investigativi. Sono certo che supereremo questa difficoltà in modo del tutto trasparente e con l'unit・che d・forza al calcio", concludeva Platini.



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