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martedì 6 dicembre 2016

50 anni fa spuntò la luce dell'Ajax



Il mondo del calcio scopri l'Ajax la notte del 7 dicembre 1966, quando il Liverpool allenato da Bill Shankly allora non solo la squadra più forte d'Inghilterra ma anche d'Europa affronta nel secondo turno di Coppa dei Campioni una sconosciuta squadra olandese.

I giornalisti inglesi non conoscendo gli olandesi con molta ironia paragonano l'Ajax ad un detersivo, gli inglesi convinti di fare una passeggiata prendono una vera lezione di calcio da quei giovani calciatori olandesi che portavano i capelli lunghi e indossavano una divisa biancorossa, la partita di andata allo stadio Olimpico di Amsterdam si gioca sotto la nebbia e finisce 5 a 1 .

In una fredda serata di dicembre, in mezzo a una nebbia che faceva vedere poco o niente, cambiò la storia del calcio. Successe ad Amsterdam mezzo secolo fa, quando quel 5-1 inflitto al Liverpool negli ottavi di Coppa Campioni segnò la nascita del mito dell'Ajax e di Johan Cruijff, all'epoca 19enne e autore di una doppietta al ritorno, quando incantò Anfield e finì 2-2. Mai smentita sul campo fu più amara di quella subita da Bill Shankly, amatissimo tecnico dei Reds.

Dopo l'andata, pur avendone presi 5, disse che "l'Ajax non mi ha fatto una grossa impressione, hanno avuto tanta fortuna e la prossima settimana a Liverpool li batteremo per 7-0: potete crederci". Non fu così, anzi, il Profeta del Gol si svelò al mondo e il calcio non fu più lo stesso. Fu un anticipo di '68, con la rottura degli schemi in campo e fuori, e con quel pokerissimo cominciò l'era di un gioco nuovo e delle mogli e fidanzate in ritiro. Quei ragazzi con i capelli lunghi, guidati da Rinus Michels che era più 'rivoluzionario' di loro, volevano cambiare il mondo e ci riuscirono entrando nella storia dello sport più amato.

Non a caso il 'Fog Game' (così venne ribattezzato) del 7 dicembre 1966, in cui l'allora 15enne Louis Van Gaal fece da raccattapalle, era la partita che a Cruijff piaceva più di ogni altra ricordare, più delle finali vinte. L'aveva vista solo chi stava in campo, ma l'arbitro Antonio Sbardella decise che si doveva giocare lo stesso e fu l'inizio di qualcosa di completamente diverso, di un calcio fatto di passaggi di prima, continue sovrapposizioni senza ruoli di riferimento e con portieri che giocavano anche con i piedi. Insomma, il calcio totale.

E pensare che il Liverpool, rappresentante di quell'Inghilterra che aveva vinto i Mondiali qualche mese prima, era il principale favorito della Coppa di quella stagione calcistica. Invece i Reds vennero annichiliti dall'Ajax, la 'squadra del ghetto' chiamata così perché 'figlia' della comunità ebraica di Amsterdam uscita quasi annientata dalla seconda guerra mondiale. Si rivelò al mondo e fece capire che si sarebbe presa tutto, anche se in quel torneo venne poi eliminata nei quarti di finale dal Dukla Praga.

I tulipani sbocceranno definitivamente a livello internazionale di lì a poco - la prima finale, persa pero', nel '69 col Milan prima del tris vincente 71-73, una volta che si era cementata l'intesa di Cruijff con i vari Keizer, Swart (che si portava gli scarpini da casa dopo averli fatti baciare dalla figlia) e Suurbier, tutti cresciuti a un paio di chilometri dal campo e pieni di quella gioia di giocare che era anche 'joie de vivre', quando si presentavano agli allenamenti con addosso ancora i vestiti della sera precedente. E che quando erano già in prima squadra ma non ancora calciatori a tempo pieno, lavoravano part time per alcuni commercianti di tessuto che erano anche loro dirigenti. Vennero poi Krol, i fratelli Muhren che pregavano sempre prima dei pasti e Rep che stese la Juve a Belgrado. Se n'era invece andato Bennie Muller, uno dei giocatori ebrei del club, che ad Auschwitz aveva perso tutta la famiglia: lui che nel 1945 aveva solo sette anni, si era poi dedicato al calcio ma certe cose non era riuscito a dimenticarle. Solo quella squadra da sogno gli fece tornare il sorriso.

Nella gara di ritorno gli inglesi sono convinti di ribaltare il risultato, ma ad Anfield Road finisce 2 a 2, l'Ajax ancora giovane e acerba verrà eliminata nel turno successivo dal Dukla Praga.
Con l'acquisto poi di nuovi calciatori e la crescita dei giovani che arrivano dal vivaio , nel 69 l’Ajax arriva per la prima volta in finale di coppa dei campioni perdendo 4 a 1 con il Milan, ma sia i calciatori del Milan che i giornalisti si convincono che quella sarebbe stata la squadra del futuro.
E non si sbagliavano ! Da li a poco infatti l'Ajax vincerà tutto in patria e in Europa comprese tre coppe dei campioni consecutive 71,72 e 73 praticando un calcio mai visto prima.

In pochi anni l'Ajax era passata da club sconosciuto paragonato ad un detersivo a squadra più forte del mondo. L'artefice di quella squadra era il suo allenatore, un visionario, un insegnante di educazione fisica con un passato da centravanti proprio dell'Ajax, il suo nome era Rinus Michels.
Michels aveva una visione del calcio spettacolare, porta nuovi concetti mai sentiti prima, come la flessibilità dei ruoli e funzioni (tutti dovevano saper giocare in qualsiasi zona del campo), la velocità di pensiero, e la ricerca ossessiva dello spazio, porta dei cambiamenti anche dal punto di vista atletico, è convinto che i giocatori olandesi non siano in grado di reggere atleticamente il confronto con i calciatori europei,e introduce nuove metodologie, come il lavorare di più sulla fase aerobica.
Michels vincerà solo la prima delle tre coppe dei campioni, poi andrà via, il suo successore il rumeno Stefan Kovacs porterà avanti il suo pensiero.

PRINCIPI DI GIOCO
Fase di non possesso:In fase di non possesso l'Ajax era molto compatta e raccolta in pochi metri per essere aggressivo e non lasciare spazio agli avversarsi, con gran sacrificio da parte di tutti anche degli attaccanti che tornavano per facilitare la conquista della palla, una volta recuperata palla i calciatori erano abili a trovare un passaggio di scarico su un compagno libero, e pronti poi ad impostare il contropiede.

Fase di possesso-inizio azione:La costruzione del gioco iniziava quasi sempre da dietro, con i difensori bravi a salire e ad impostare il gioco quasi come dei centrocampisti aggiunti, i terzini bravi a salire e trasformarsi in ali a sovrapporsi e attaccare gli spazi.

L'Ajax praticava un pressing totale, a tutto campo, il “Total Pressure”.
Il pressing iniziava già in fase offensiva, lo scopo era di non fare iniziare l'azione avversaria , si cercava di far giocare la palla in modo precipitoso e male, gli attaccanti andavano a fare pressing sul piede preferito dell'avversario, se si pressava su un difensore mancino, si andava sul lato sinistro e lui era costretto a calciare con il piede debole, in questo caso il destro, ma trovava sull'altro lato un altro olandese che andava a pressare e costringeva il difensore a giocare in modo precipitoso e a sbagliare (l'errore di Frustalupi nella finale del 72 contro l'Inter che porta al gol del due a zero di Cruyff è un esempio).

Palle inattive: Sulle palle inattive contro, corner e punizioni, l'Ajax si schierava a zona, con alcuni calciatori piazzati fuori area pronti e rapidi a partire in contropiede in caso di riconquista della palla.
Sui corner a favore si cercava il passaggio corto sul compagno che poi cercava di giocarla o crossava al centro dell'area.

Fase difensiva: L'Ajax applicava il fuorigioco sistemico con la linea difensiva molta alta, brava a salire in modo coordinato fino a metà campo, alla fase difensiva partecipava anche il portiere che oltre a saper parare doveva essere anche bravo con i piedi, il portiere giocava al limiti dell'area di rigore, perchè era più facile per i compagni servirlo, ed era anche bravo ad impostare il gioco in fase di possesso.

Formazione tipo:Stuy-Vasovic, Rijnders, Krol, Suurbier-Muhren,Haan, Neeskens-Keizer, Cruyff(Van Dijck), Swart(Rep).

Tatticamente l'Ajax si schierava con un teorico 4-3-3 o 4-2-4, ma l'interscambiabilità dei ruoli, portava a non avere dei ruoli fissi, tutti attaccavano e tutti difendevano, giocando senza posizioni fisse la squadra non dava punti di riferimento agli avversari,il gioco dell'Ajax era cosi armonioso che sembrava un orchestra, era un mix perfetto di tecnica, tattica, atletismo e intelligenza calcistica come dichiarò il profeta olandese, il gioco degli olandesi passerà alla storia come “calcio totale” in olandese “Totaalvoetbal”.

Il ciclo dell'Ajax finisce a Belgrado nel 73 dopo la vittoria della terza coppa dei campioni vinta contro la Juventus, da li a poco Johan Cruijff dopo un litigio con i compagni perché non lo rielessero capitano, decide di andarsene al Barcelona e a poco a poco altri campioni lasceranno il club olandese.
Un anno dopo ai mondiali del 74 in Germania ci fu una specie di “reunion”dei campioni dell'Ajax, infatti la nazionale olandese allenata da Rinus Michels era praticamente tutto l'Ajax , a parte il portiere e un paio di giocatori del Feyenoord, e regalano al mondo del calcio un ultimo indimenticabile spettacolo. Gerrie Muhren fuoriclasse dell'Ajax dichiarerà anni dopo: “Se fossimo restati mai assieme avremmo vinto otto coppe dei campioni consecutive” per colpa di un litigio si è dissolta una delle squadre più belle e spettacolari della storia del calcio, votata in questi giorni dal mensile inglese FourFourTwo, come squadra più forte di tutti i tempi.

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