Codice monitoraggio
mercoledì 9 novembre 2016
Il calcio si riprende i soldi pubblici
Stop alla mutualità tra gli sport di squadra: secondo un emendamento al decreto fiscale, approvato ieri, il calcio non dividerà più parte dei proventi derivanti dalla vendita dei diritti tv della serie A.
Meno soldi pubblici al calcio: alla fine dopo una lunga battaglia hanno vinto gli sport minori. Uno “storico” Consiglio nazionale del Coni (come lo ha definito il presidente Giovanni Malagò) ha approvato la riforma dei criteri di distribuzione delle risorse alle Federazioni: dai nuovi parametri esce sconfitta la Figc, che a partire dal 2015 perderà una cifra fra i 20 e i 25 milioni di euro. E Carlo Tavecchio attacca: “Parlate pomposamente di algoritmi matematici, ma si tratta solo di una scelta politica. Abbiamo più giovani e tesserati di tutti, abbiamo sempre dato molto allo Stato
Un colpo di mano da 120 milioni. Lo ha messo a segno ieri il calcio italiano, grazie a un emendamento inserito nel decreto fiscale collegato alla legge di bilancio, e approvato ieri dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera. Con un tratto di penna è sparita la Fondazione per la Mutualità negli sport professionistici di squadra, una creatura della Legge Melandri. Attiva dal 2008, la Fondazione si vedeva mettere a disposizione il 4% annuo della cifra spuntata con la cessione dei diritti televisivi della Serie A, da distribuire in progetti che avrebbero dovuto sviluppare lo sport di base, ma hanno finito col segnalarsi per opacità nei contenuti e nei criteri d’attribuzione dei fondi. A dimostrarlo c’è anche la famosa telefonata fra il presidente laziale Claudio Lotito e Pino Iodice, direttore generale dell’Ischia. Dunque si potrebbe dire che non ci sia da rimpiangere un soggetto nato vecchio e usato in modo pessimo.
Ma ci sono altri aspetti interessanti, in quell’emendamento che decreta la morte della Fondazione. A partire dal fatto che la quota annua sui diritti televisivi passa dal 4 al 10%. Una percentuale più che raddoppiata, per un ammontare che viene calcolato sui 120 milioni di euro all’anno. Denari che vanno tutti al mondo del calcio, e questa è la seconda novità. A gestirli sarà la Figc, che tratterrà per sé la quota del 10% di quella somma (o 1%, se il riferimento è al 10% calcolato sui diritti), e dovrebbe impiegarla per lo sviluppo dei settori giovanili e del calcio femminile. Per il resto, il 60% andrà alla Serie B, il 20% alla Lega Pro, e il 10% alla Lega Nazionale Dilettanti. Una grande redistribuzione, indubbiamente, con la Lega di B che s’appresta a veder piovere in cassa oltre 70 milioni annui. Ma questa immissione di risorse si ferma all’interno del calcio. E i soggetti maggiormente penalizzati sono la Federbasket (FIP) e il Coni, che si sono visti tagliare la linea di finanziamento.
Dal presidente della FIP, Gianni Petrucci, sono giunte immediatamente delle parole di protesta. Più composta, invece, la reazione del presidente del Comitato Olimpico, Giovanni Malagò, Che ha commentato l’emendamento senza far drammi, e dando l’impressione di essere già al corrente della mossa. La sua recente concordia col presidente del Consiglio, ben esplicitata in occasione della (mancata) candidatura di Roma per le Olimpiadi 2024, non lascia ipotizzare che la manovra sia giunta alle sue spalle.
Questa pioggia di denaro che beneficia le società calcistiche italiane dalla Serie B in giù viene annunciata in prossimità del referendum costituzionale. Ma ovviamente è soltanto una coincidenza.
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