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domenica 4 agosto 2019

Il Nantes vuole Gattuso




Secondo Presse-Ocean e 20 Minutes il club transalpino corteggia l'ex milanista dopo l'improvviso addio ad Halilhodzic: il tecnico, dubbioso, si è preso due giorni per rispondere

 Dopo l’improvvisa rottura con il tecnico bosniaco Vahid Halilhodzic, maturata due giorni fa, il Nantes sta corteggiando Gennaro Gattuso per la panchina. Secondo le testate francesi Presse-Ocean e 20 Minutes, l’ex allenaotre del Milan è in cima alla lista dei desideri del club transalpino, dodicesimo nell’ultima Ligue 1.
Gattuso, incerto se accettare l’offerta, si è preso 48 ore di tempo per decidere. Secondo 20 Minutes però difficilmente Ringhio risponderà positivamente alla proposta del Nantes.

 Gennaro Gattuso non ripartirà dalla Ligue 1 e, nello specifico, dalla panchina del Nantes (allenato nel 2017-2018 da un altro italiano, Claudio Ranieri). Secondo un'esclusiva dell'Equipe, infatti, l'ex allenatore del Milan avrebbe rifiutato l'offerta del club francese di sostituire Vahid Halilhodžić, prossimo alla partenza dopo aver rescisso il contratto. Il carattere e il carisma di Gattuso avrebbero colpito molto il presidente del Nantes Waldemar Kita, ma il tecnico calabrese, dopo essersi preso alcune ore per decidere, ha declinato la proposta. Ringhio, dunque, rimane in attesa di altre offerte dopo l'addio al Milan dello scorso maggio.

domenica 5 maggio 2019

70 anni fa Superga, il Grande Torino mito per sempre



Alle 17:03, il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI, siglato I-ELCE con a bordo l'intera squadra del Grande Torino si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della Basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese. Trentuno i morti. La squadra rientrava da Lisbona: aveva giocato un’amichevole con il Benfica. È l’avvenimento passato alla storia come Tragedia di Superga, avvenuta il 4 maggio 1949 a Torino. Cancellò la squadra degli «Invincibili» e segnò per sempre il mondo del calcio.

Settanta anni esatti sono passati da quel terribile schianto ma per i tifosi granata l'emozione, il dolore e l'orgoglio per il Grande Torino non invecchiano. Prima di tutto ci sono sempre loro, gli 'Invincibili'. E ogni 'vecchio cuore granata' è pronto al ricordo che non è mai un semplice rito.

"Il 4 maggio è un giorno intoccabile - ha ribadito Walter Mazzarri, il tecnico che ha riportato il Toro alle soglie dell'Europa - non solo per chi ha fede granata, ma per tutta l'Italia". E' la giornata delle celebrazioni per i 70 anni di Superga.

Presente tutto il popolo granata, con il corpo o con il cuore. A tutti era rivolto il messaggio di don Robella: «Il Grande Torino era come un vaso bello. Chissà cosa c’era dentro... Bel gioco, amicizia, valori grandi. E nel mezzo arriva la tragedia di Superga ed ecco che resta del vaso, di tanta bellezza: cocci, sogno infranto, dolore, lacrime».

«Consapevolezza che quello che è stato rotto non può essere rimesso insieme, la morte rompe queste cose e noi non possiamo rinascere. Noi come persone e non potrà rinascere quella squadra. Ma noi abbiamo qualcosa di più grande, se non possiamo rinascere possiamo risorgere: vuol dire tornare in vita in maniera nuova, paradossalmente più grandi».

«I cocci - ha proseguito don Robella - rinascono conservandoli e portandoli nel cuore. Tutto il popolo granata li conserva, i parenti, tutti coloro che hanno pianto. C’è storia, lacrime. Il Toro deve farsi portatore di questi valori, la società, la squadra, lo staff tecnico, tutti hanno un pezzo nel cuore di quella squadra. Che appartiene a chi conserva la memoria e la vuol far tornare grande. Un pezzo del caso è consegnato anche ai tifosi, a quel popolo che tutti giorni lotta, spera, piange, coloro che ogni giorno condividono questa speranza, anche ai bambini. Un pezzo a testa, ricomponiamo il vaso, che viviamo e diventa nostro, parte di noi».

«Non dobbiamo dimenticare, nessuno è esclusivo portatore, solo insieme si può ricostruire, soltanto senza divisioni, soltanto insieme allora ricostruiremo quel miracolo». Tutti insieme, in ogni piccolo gesto. Come quello di non negare ai bambini presenti vicino alla squadra un sorriso, una firma, una parola. Walter Mazzarri soprattutto è stato cercato dai piccoli «nani granata», come li ha chiamati proprio don Robella. In questo 4 maggio, anche così si ricostruisce quel miracolo. E la marcia ora può continuare a Superga, dove leggere e urlare il nome degli Invincibili e di tutti i caduti, un passo più vicino al cielo.

Per chi ha vissuto l'epopea del Grande Torino e la sua terribile fine, l'emozione è sempre forte: "Non potrò mai dimenticare quella mattina così triste, con quei tuoni spaventosi che lasciavano presagire qualcosa di brutto poi alla sera si è saputo che il Torino non c'era più. Che dolore immenso! Lavoravo in via Roma come vetrinista, il giorno dei funerali mi affacciai alla finestra con sgomento per vedere passare il funerale, quell'interminabile sfilata di camion con le bare dei giocatori". Ricordare il Toro degli Invincibili rinnova il dispiacere, ma ravviva anche ricordi di semplicità e romanticismo persi: "Andavamo in bici a vedere gli allenamenti al Filadelfia e ci trovavamo all'oratorio per seguire alla radio le partite, dal momento che pochi avevano gli apparecchi in casa. Ma c'era un problema - sorride Brocchetta - a quel tempo a Torino erano tutti tifosi granata, era difficile riuscire a organizzare una sfida tra noi ragazzi con quelli della Juve...". Ventisette anni dopo Superga, la gioia dell'ultimo scudetto, "del Toro di Pulici e Graziani, allo stadio con mio figlio, diventato anche lui un grandissimo tifoso, e con una famiglia di amici". Adesso Brocchetta il Toro lo vede "solo in tv, anche un po' per pigrizia - ammette - ma questa squadra è tornata a far paura a tutti".

Come dovrebbero fare sempre - pensano i cuori granata - gli eredi degli Invincibili.

Tra le iniziative editoriali che hanno accompagnato questo settantesimo anniversario della tragedia, il volume di Giuseppe Culicchia edito da Solferino «Superga 1949» in cui l’autore racconta come il Grande Torino era da tempo al di sopra del tifo campanilistico - circostanza oggi impensabile - in quanto un orgoglio per tutti gli italiani e il simbolo della rinascita di un Paese uscito distrutto dalla guerra.

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domenica 14 aprile 2019

Gattuso ha bacchettato Kessié e Bakayoko



Il sottosegretario con delega allo sport Giancarlo Giorgetti attacca Kessie e Bakayoko, rei di aver sbeffeggiato Acerbi al termine di Milan-Lazio esponendo la sua maglietta: "Lo sport è sana competizione, è correttezza e lealtà. Mostrare la maglia di un altro giocatore per sbeffeggiarlo è prima di tutto un gesto stupido, inqualificabile, indegno dei valori dello sport e anche della maglia che indossano - riporta Ansa - Mi auguro che vengano presi i giusti provvedimenti per stigmatizzare quello che è accaduto".

Due rigori in 30 secondi, l'accusa di Tare dopo Milan-Lazio è pesante: ce lo aspettavamo. In settimana non si è parlato d'altro a Roma: di come le lamentele del Milan post-Juve avrebbero complicato la gara all'inverosimile per Rocchi. Partiamo da qui: Rocchi ha in canna il rigore, ne dà subito uno che nemmeno nei peggiori bar di Caracas, riuscendo a vedere con gli infrarossi un tocco di braccio che nemmeno il VAR più spudorato ha potuto avallare. Per correttezza estrema è perfino andato a vederlo, per sicurezza si è anche chiarito con Gattuso. Durmisi commette una leggerezza, ovvio, nell'azione dopo: non ha capito che qualsiasi cosa successiva in area sarebbe diventato rigore, in un momento molto delicato, come ha candidamente ammesso un uomo di campo come Guidolin, in commento tecnico. E così è stato: ma non è stato così su Milinkovic.

Già, perché Rodriguez lo tocca in area, in quella che, va detto, è stata una battaglia furibonda. E Rocchi non l'ha visto, non l'ha voluto rivedere e su DAZN un costernato Guidolin per cinque secondi cinque ha perfino candidamente ammesso che il contatto c'era. Ma oramai Rocchi era scarico, andata così. La gara si è giocata sul filo di lana, la Lazio avrebbe preferito perderla per un tocco di classe. Non va così a Milano: dopo il fallo di mano di Cutrone, non visto, stavolta è apparso un fallo di mano sulla via di Damasco, pardon, di Rocchi. L'apparizione lo ha folgorato. Diciamolo con forza, proprio noi: stavolta il VAR ha evitato a Rocchi di finire sulle prime pagine di tutti i giornali per un colossale abbaglio.

Il discorso sull'arbitro, che ha comunque diretto una gara tesissima, pesantissima, giocata ad alta intensità lo chiudiamo: perché la Lazio, dopo due gare decisamente indecorose, ha tirato fuori anima, gambe, coraggio, determinazione. Questa squadra merita almeno di giocarsela fino alla fine: non so se ce la farà, probabilmente rimarrà tutto aperto, tutto dipenderà dal famoso recupero contro l'Udinese. La furibonda rissa finale fa capire che il ritorno di Coppa Italia ci vorrà molta camomilla per viverlo con un minimo di raziocinio. Quello che la Lazio ha avuto per tutta la partita: ha atteso e provato a colpire, coperto bene e macinato occasioni. Nel primo tempo le migliori palle gol le ha la Lazio, nel secondo la stanchezza ha un po' abbassato i ritmi e le idee. Qualcuno dice che la Lazio si è strozzata con un mercato brodoso: Durmisi, l'uomo del match, doveva sostituire Lulic nelle idee di Tare. Sostituirà qualcun altro, l'anno prossimo, a qualche altra latitudine, se Dio vuole. Il Milan quanto ha speso a gennaio? La Lazio? Questo fa tanto, eppure ogni volta che le due squadre si incontrano io non riesco a dire che questo maxi-mercato si veda.  La Lazio doveva vincerla nel primo tempo: ha sprecato troppo, in Serie A, in questo momento della stagione, una palla-gol sbagliata può fare la differenza. La Lazio ha fatto quello che doveva, con forza. Poi possiamo parlare per ore del fatto che l'uscita dal campo di Correa ha tolto profondità, imprevedibilità alla Lazio. Che senza "il Tucu" perde troppo: tecnica, capacità di girare veloce, di alzare all'improvviso le marce. Non vedo e non riesco mai a vedere una superiorità evidente nel Milan, o dell'Inter l'anno scorso. Quindi potrebbe benissimo andare in Champions. Non vedo superiorità, se non nella pochezza di certi gesti: de Vrij annunciato a pochi giorni dal match contro la Lazio, Kessie che mostra la maglia di Acerbi, un ex Milan, allo stadio, dopo avergliela chiesta. Peccato, occasione sprecata di fare una bella figura: il Milan non può essere elegante, non può concedersela. Questo è il duro mondo del calcio bellezza: bisogna far quadrare i conti, in qualsiasi modo, il resto, comportamenti compresi, contano poco. Forse in Champions il Milan ci potrà anche andare, ma l'eleganza i 50 milioni del quarto posto non la possono comprare.

L’allenatore del Milan in conferenza stampa subito dopo il match di San Siro vinto contro la Lazio, ha bacchettato Kessié e Bakayoko, rei di aver festeggiato con la maglia di Acerbi sotto la curva rossonera. “Bisogna chiedere scusa, queste cose non si fanno. E’ arrivato il momento di mettere fine a certe cose, perché questa è una storia nata una settimana fa: si smanetta troppo sul web e un professionista deve usare meno possibile i social network e concentrarsi a fare un'ora, due di allenamento in più piuttosto che stare 4-5 ore a settimane sui social. Bisogna solo chiedere scusa", le parole di Rino Gattuso.

Una polemica iniziata sui social nei giorni di vigilia del match e proseguita subito dopo il triplice fischio finale di Milan-Lazio. “Sui singoli non c'è paragone, siamo più forti e andiamo a San Siro per vincere", le parole di Acerbi. "Ok, ci vediamo sabato", la risposta di Bakayoko con un simpatico tweet (accompagnato da un emoji per sottolineare il tono amichevole). A fine gara, lo scambio di maglia tra i due protagonisti. Tutto finito? No, anzi. Perché nell’esultanza post partita sotto la curva rossonera, Bakayoko e Kessié espongono la maglia di Acerbi come una sorta di trofeo. “Sono dispiaciuto perché ho scambiato la maglia per mettere fine alla questione, fomentare odio non è sport ma un segno di debolezza", il messaggio social del difensore della Lazio subito dopo l’accaduto.

martedì 26 marzo 2019

Italia, le nazionali Under volano all'Europeo



Un doppio traguardo, tutto da festeggiare. L'Italia del calcio torna a sorridere, un anno dopo aver conquistato (e perso) le finali dell'Europeo Under 17 e Under 19, rispettivamente contro Olanda e Portogallo, le selezioni giovanili ritrovano le rispettive fasi finali del torneo continentale. Lo fanno vincendo i rispettivi gironi, lo fanno attraverso il bel gioco, proprio come vuole la Federazione. Dopo anni bui, a inseguire, a vedere le altre nazionali crescere e centrare risultati importanti, il calcio italiano è tornato a mettere avanti la testa. E' tornato a renderci orgogliosi, a essere temuto. Da maggio a luglio ci giochiamo l'Europeo con Under 17, Under 21 e Under 19, è arrivato il momento di alzare un trofeo.

Giornata da ricordare per il calcio italiano, con le giovanili azzurre che hanno centrato uno storico en plein. L'Under 19 batte la Serbia e vola alla fase finale dell'Europeo, che si svolgerà in Armenia dal 14 al 27 luglio. La qualificazione dei ragazzi di Guidi si aggiunge a quella dell'Under 21 (paese ospitante dell'Europeo del prossimo giugno) e dell'Under 17 (già qualificata per la fase finale in Irlanda e vittoriosa contro l'Austria), oltre a quella dell'Under 20 al Mondiale del prossimo maggio.

Ottanta minuti di tensione, prima di liberare la festa-qualificazione. La Nazionale di Guidi stacca il pass per l'Armenia, battendo la Serbia dopo un match tirato e logorante sul piano mentale, con gli azzurrini che hanno avuto il merito di mantenere i nervi saldi malgrado il risultato dell'altro match che li avrebbe visti eliminati per buona parte del pomeriggio. Dopo un primo tempo senza acuti, al netto della grande chance per Riccardi al 41', l'Italia aumenta i giri in avvio di ripresa: Bellanova prima viene fermato dall'uscita bassa del portiere serbo, poi gira di un soffio a lato di testa su cross dalla destra di Fagioli. Guidi si gioca le carte Merola e Piccoli, e al 69' gli azzurri costruiscono una clamorosa chance per il vantaggio: pallone sul palo dopo una carambola impazzita, sulla respinta si avventa Piccoli che centra ancora il montante. La porta serba sembra stregata quando anche Merola consegna tra le braccia del portiere un colpo di testa non impossibile, ma all'80' l'interista trova la giocata che sblocca la partita: corridoio per Piccoli, che fredda Gordic sul primo palo e avvicina gli azzurri all'Europeo. La certezza del pass per la fase finale arriva all'82': ancora Merola, Gordic si salva ma non può nulla sul tap-in del solito Piccoli, che si guadagna la copertina della qualificazione azzurra. L'Italia vola in Armenia: dal 14 luglio ci saranno anche gli azzurrini a dare la caccia all'Europeo Under 19.

La nazionale di Nunziata ha dato una prova di forza, vincendo il suo gruppo con tre vittorie in altrettante partite, 9 gol fatti (con sette marcatori diversi) e 1 solo subito. Dopo il successo 2-0 contro la Turchia, all'esordio, sono arrivati il 3-0 alla Romania e il 4-1 all'Austria. In Irlanda, dal 3 maggio, lotteremo per il titolo.

Gioco e attributi sono state le chiavi del cammino degli Azzurrini di Guidi. La qualificazione è arrivata solo nell'ultima giornata, con il 2-0 alla Serbia griffato dalla doppietta di Piccoli e dal contemporaneo ko del Belgio, 5-2 contro l'Ucraina, ma i segnali erano già stati positivi nel 2-2 dell'esordio con il Belgio e nella vittoria in rimonta 3-1 contro l'Ucraina. In vista della fase finale in Armenia, in programma a luglio, bisogna collaudare qualche movimento difensivo, c'è però il tempo per lavorare.



domenica 17 marzo 2019

Cristiano Ronaldo non convocato contro il Genoa i tifosi protestano




Smaltita l'euforia per la rimonta in Champions League sull'Atletico Madrid, la Juventus torna in campo e oggi, alle 12.30, affronta il Genoa nella 28esima giornata di Serie A. Una sfida, quella di Marassi, a cui non prenderà però parte Cristiano Ronaldo. Massimiliano Allegri ha preferito non convocare il portoghese - mattatore e autore di una tripletta nel 3-0 sui Colchoneros di martedì - per preservarlo in vista delle due gare che giocherà col Portogallo e, soprattutto, dei quarti di finale di Champions contro l'Ajax. Una scelta legittima, che però non è piaciuta a tutti.

Come riporta il Corriere della Sera, ieri molti tifosi che avevano acquistato il biglietto per la partita di oggi hanno chiamato la sede del Genoa, minacciando di restituire i tagliandi per l'assenza di CR7. Tanti juventini liguri, ma anche tanti genoani tra chi si è lamentato per aver perso l'occasione di vedere in azione il campione portoghese, una vera e propria calamita per tanti appassionati di calcio.

Ci saranno delle importanti novità di formazione in casa Juve, con ampio turnover dichiarato in conferenza stampa da Massimiliano Allegri. L’esclusione che fa più rumore è quella del portoghese Cristiano Ronaldo che, a detta dell’allenatore livornese avrebbe bisogno di un po’ di riposo,per arrivare al doppio scontro con l’Ajax nella miglior condizione possibile. Decisione questa che però sta suscitando molte critiche e secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, alcuni sostenitori avrebbero telefonato alla sede del Genoa per farsi restituire il biglietto indietro, vista la pesante assenza di CR7. E intanto in casa Juve è arrivata anche una clamorosa notizia di mercato.

domenica 17 febbraio 2019

Serie C: la farsa Pro Piacenza gioca in 7, il Cuneo ne fa 20




Al Paschiero di Cuneo va in scena una delle pagine più tristi e surreali del calcio professionistico italiano. Il Pro Piacenza si è presentato in campo con soli 7 uomini - tutti giovani - e senza staff tecnico (come allenatore è stato indicato uno dei giocatori, il capitano Cirigliano) e dopo 45’ di attesa il match è iniziato (al 15’ della ripresa è poi entrato l’ottavo giocatore). Il Cuneo, che pure ha tutte le sue grane societarie tra penalizzazioni ricevute e in arrivo, ha fatto il suo dovere, scendendo in campo e dopo 25’ era già avanti 10 a 0, ma parlare di calcio diventa davvero difficile in questo teatrino dell’assurdo in scena in una partita di Serie C.

Ha del clamoroso quanto è accaduto a Cuneo, dove la sfida tra i padroni di casa e la Pro Piacenza, valida per il girone A di Serie C. Gli ospiti sono infatti scesi in campo con appena sette giocatori, gli ultimi rimasti tesserati, tutti nati dopo il 2000 e addirittura senza allenatore. Sulla distinta consegnata all'arbitro, nella casella del tecnico è segnato il nome del capitano, Cirigliano. Ovviamente, la partita è a senso unico, con il primo tempo che si è chiuso sul risultato di 16-0, il risultato finale è di 20-0!

Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio, parla dopo quanto successo a Cuneo, con i padroni di casa che hanno sconfitto il Pro Piacenza 20-0, con gli ospiti che si sono presentati con 7 giocatori, tutti nati dopo il 2000: "In questa situazione surreale, la FIGC aveva il dovere di far rispettare tutte le regole ed ha esercitato questo ruolo. La nostra responsabilità è quella di tutelare la passione dei tifosi, gli imprenditori sani e la credibilità dei nostri campionati: quella cui abbiamo assistito, nostro malgrado, sarà comunque l’ultima farsa".



sabato 19 gennaio 2019

Milan, è fatta per Tiago Djaló il 2000 soffiato ai club di Manchester e alla Lazio



Bruciata la concorrenza di Lazio, United e City: i rossoneri si assicurano il giovane difensore classe 2000 che lunedì sarà in Italia per visite e firma. Clausola particolare nell'accordo: il ragazzo non potrà essere rivenduto in futuro a Porto e Benfica. Per il buon esito dell'affare è stata decisiva la strategia adottata dal club rossonero: il Milan infatti ha trovato un accordo totale con lo Sporting Clube de Portugal per portare il giocatore in Italia già a gennaio, mentre le altre squadre lavoravano per assicurarsi il ragazzo a parametro zero a giugno, data di scadenza del suo attuale contratto con il club portoghese.

Sono giorni di attesa quelli che sta vivendo il Milan, per un mercato che, al di là del colpo Paquetá, si sta rivelando più complicato del previsto. Un centrocampista e un attaccante erano le necessità che Rino Gattuso e Leonardo avevano individuato per rinforzare la rosa milanista, ma l'evoluzione del mercato ha portato il club di via Aldo Rossi a dover dire addio a Gonzalo Higuain, con Krzystof Piatek pronto a prenderne il posto. Tra lunedì e martedì è previsto il prossimo contatto, probabilmente decisivo, tra Genoa e Milan. Intanto, sempre all'inizio della prossima settimana, i rossoneri accoglieranno un nuovo giocatore, un colpo importante per il futuro: Tiago Djaló.

Difensore centrale classe 2000, Djaló è nato in Guinea Bissau ma è di nazionalità portoghese e con l'Under 19 portoghese ha affrontato anche l'Italia a settembre. Cresciuto nelle giovanili dello Sporting Lisbona, fa del fisico e della velocità le sue doti migliori, due qualità che ricordano un suo ben più famoso connazionale come Pepe. Forza, ma anche qualità, visto che a Djaló piace avere il pallone tra i piedi, impostare e accompagnare l'azione in fase di attacco. Un regista arretrato, come un altro grande centrale portoghese del passato: Ricardo Carvalho.

Con un'azione di anticipo, il Milan è riuscito a strappare Djaló alla concorrenza di Manchester City, United e Lazio, che speravano di tesserarlo a luglio, quando scadrà il suo contratto con lo Sporting. I rossoneri hanno invece trovato un accordo col club portoghese per anticiparne l'arrivo in Italia già a gennaio e aggregarlo subito alla Primavera di Federico Giunti. Lunedì arriverà a Milano per le visite mediche e la firma, un'operazione di prospettiva, con una clausola curiosa voluta dallo Sporting: il Milan non potrà infatti vendere il classe 2000 a Benfica o Porto, squadre rivali dei Leoes. Tra Carvalho e Pepe, ecco Djaló: aspettando Piatek, il Milan si aggiudica il difensore del futuro.

sabato 5 gennaio 2019

Raiola vuole una super commissione per de Ligt




Tutti pazzi di Matthijs de Ligt. Il giovane talento dell'Ajax è stato protagonista di un ottimo inizio di stagione, cosa che ha inevitabilmente attirato l'attenzione delle big d'Europa. Ma l'agente, Mino Raiola, punta in grande e pretende una commissione super.

Juventus, Barcellona e Paris Saint Germain sono i tre club rimasti in corsa per assicurarsi a fine stagione le prestazioni di de Ligt, centrale difensivo classe 1999 e già capitano dell'Ajax.

Nell'affare che si preannuncia da record per le cifre che verranno sborsate giocherà un ruolo importante l'agente del giocatore.

L'operazione si preannuncia importante perchè da parte dell'Ajax, per bocca del direttore sportivo Marc Overmars è arrivata una richiesta di almeno 75 milioni di euro per il cartellino del centrale olandese. Inoltre, lo stesso De Ligt vorrebbe un ingaggio da 7 milioni di euro annui per 5 anni con un impatto monstre sui bilanci del club che lo andrà ad acquistare.

C'è però di più perché in tutto questo non va sottovalutato proprio il ruolo di Raiola. L'agente ha un peso importante sia nella scelta finale del giocatore (e questo lo fa propendere verso la Juventus) sia dal punto di vista economico. Sì, perché come svelato da Mundo Deportivo, la commissione che chiederà il procuratore italo-olandese è di almeno 10 milioni di euro. Cifra che dovrà aggiungersi a costo e ingaggio facendo superare nel solo primo anno i 90 milioni di euro di impatto a bilancio. Per un colpo dal valore assicurato, ma da pagare a peso d'oro.  Una cifra altissima, ma non impossibile per Barcellona e PSG. Al momento, come detto, i parigini sono avanti.




giovedì 3 gennaio 2019

Ramsey, i dettagli dell'offerta Juve





Aaron Ramsey tra Juventus e Paris Saint-Germain. Vediamo i dettagli dell'offerta presentata dal club bianconero al centrocampista gallese in scadenza di contratto con l'Arsenal: 6.5 milioni di euro a stagione di parte fissa per cinque anni più ricchi bonus legati alle presenze. Di fatto, già raggiunto anche l'accordo con l'entourage del calciatore classe '90 per commissioni che si aggirano sui nove milioni di euro. Su cifre simili, si legge, si sta muovendo solo il PSG, che ha il problema di sostituir Adrien Rabiot.

Direttamente da Dubai, Fabio Paratici ha annunciato senza mezzi termini l'iscrizione della Juve alla corsa per Aaron Ramsey. D'altronde nascondersi a questo punto non avrebbe più senso. Non c'è solo la Juve sul talento gallese dell'Arsenal, ma c'è soprattutto la Juve in questo momento. Ramsey va in scadenza a giugno, piace a tutte le big d'Europa, se in Italia si è parlato soprattutto del controsorpasso sull'Inter, ecco che alla porta del gallese hanno bussato in ordine sparso anche Bayern Monaco, Psg e Real Madrid. La posizione di vantaggio della Juve è però piuttosto consolidata, il giocatore ha dato mandato al proprio agente David Baldwin di dare priorità assoluta all'offerta dei bianconeri. Che non a caso, ora, progettano anche un clamoroso colpo di gennaio. Infatti, se Juve e Ramsey dovessero trovare l'accordo definitivo in tempi utili, la mossa successiva dei campioni d'Italia sarebbe quella di tentare il colpo anticipato di sei mesi. Quanto provato e fallito un anno fa per Emre Can. Con molto più ottimismo però. L'Arsenal a dispetto del Liverpool non è impegnato in Champions League ad esempio. E potrebbe anche consentire alla Juve un'apertura nel caso in cui poi potesse ricevere uguale disponibilità in vista della prossima stagione per un altro obiettivo dichiarato di Unay Emery, quel Sami Khedira per cui avrebbe fatto follie la scorsa estate. Ecco perché in casa Juve si pensa con fiducia di poter effettuare il colpo gobbo in questa sessione invernale. Senza fare follie, come da tradizione. Provando ad approfittare delle opportunità che il mercato offre: prima va ottenuto il sì definitivo di Ramsey, poi si busserà alla porta dell'Arsenal.
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