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sabato 29 ottobre 2016

Milan: cessione, mercato e le novità di Montella


Il giallo della formazione è l’argomento del mattino a Milanello. Ne parlano i tifosi, ne parlano i giornalisti, probabile ne parlino anche i giocatori a tavola. Vincenzo Montella in conferenza ha fatto capire - anzi, ha detto - che ci potrebbero essere novità per Milan-Pescara di domani pomeriggio: "Probabilmente sì, ci sarà una sorpresa in formazione ma non la dico, l’ho nascosta anche alla squadra". Da escludere un cambiamento in difesa: Gustavo Gomez giocherà per lo squalificato Paletta, mentre Abate, Romagnoli e De Sciglio al 99% completeranno la linea. Restano tre possibilità.

La prima è un mezzo bluff di Montella, che potrebbe anche decidere di restare con i titolari che lo hanno portato al quarto posto. La seconda è un cambio in attacco ma Lapadula, per quanto ex, non sembra in grado di far sedere Bacca.

Resta il centrocampo. Montella ha parlato molto bene di Pasalic: "Sta trovando la condizione, io se potessi lo comprerei. Sta crescendo molto, meriterebbe anche di giocare per come si sta allenando". Meriterebbe, condizionale: più probabile vedere il croato a gara in corso. Sosa quindi diventa il candidato principale: potrebbe cominciare la partita al posto di Kucka ma soprattutto Bonaventura e Locatelli. Uno ha giocato praticamente sempre, l'altro viene da tre partite in pochi giochi, inattese a inizio stagione. "José ha giocato due ottime partite - ha detto Montella -. Poi è stato penalizzato dall’esplosione di Locatelli".

Montella è sembrato rilassato, ha sorriso e parlato del momento del Milan. "In che posizione è il Milan nella classifica del gioco? Più o meno rispecchia la posizione della classifica reale. A me piace molto la Sampdoria, il Napoli anche se meno dell’anno scorso, il Pescara, il Sassuolo. Ecco, il Sassuolo gioca meglio del Milan. Ma credo che al 98% tutte le squadre abbiano i punti che meritano". Il Pescara di Oddo, si capisce, gli piace: "Tra le squadre di media classifica è quella che esprime il calcio più pulito. Ci vorranno attenzione, concentrazione, pazienza, velocità con la palla, aggressività. Per qualità tecniche il Milan è superiore".

Il resto è psicologia e... mercato: "Le difficoltà degli ultimi anni con le medio-piccole? Non dobbiamo ricordare il passato ai giocatori. Dobbiamo pensare solo a questa partita. Il turnover è un discorso ampio. Fare giocare gli stessi undici aiuta, ma alla lunga paghi perché hai bisogno anche degli altri giocatori. Io devo portare avanti il maggior numero di calciatori possibile". Gennaio e giugno, invece, sono decisamente lontani. A Montella chiedono di Verratti, ex Pescara, come possibile rinforzo e lui, invece di guardare al futuro, si volta indietro: "È prematuro parlare di mercato. Eravamo a un passo da Verratti quando ero alla Fiorentina, avevamo già pattuito le cifre. Era probabilmente il mio primo obiettivo, ci avrei rimesso qualcosa anche io ma non bastò. Da Parigi offrirono di più". E sulla situazione infortunati chiosa: "Nessuno ha recuperato. Mati si allena col gruppo parzialmente, ha voglia smisurata di giocare ma è presto. Zapata deve ancora ritrovare il ritmo in allenamento, credo che dopo la sosta starà meglio. Bertolacci in settimana farà un nuovo esame strumentale".

Sempre più complicato il rapporto tra il centrocampista italiano e la stampa: “Devono essere onorati e ringraziare la madonna se Marco gioca a Parigi”.

Il rapporto tra Verratti e il PSG continua a farsi sempre più complicato. E i parigini iniziano a prendere l’abitudine di vincere senza di lui, come accaduto ieri sera quando il centrocampista azzurro è uscito dopo un’ora sostituito da Rabiot, 5’ prima che Cavani realizzasse il gol vittoria contro il Lille. Dopo il caso successivo al cambio mal digerito dei giorni scorsi, il suo agente Donato Di Campli ha così commentato ai microfoni di Zona 11 pm Mercato: “Io rimango basito quando leggo certe critiche. I giornalisti francesi devono essere onorati e ringraziare la madonna se Marco gioca a Parigi, altrimenti commenterebbero delle partite tra scapoli e ammogliati”.

 Non di certo un modo per ricucire lo strappo con la stampa (e in parte con la società): “Se continuano così, è la volta buona per lasciare Parigi - ha poi proseguito -. Non solo la stampa, anche altri addetti ai lavori che lo criticano non capiscono niente di calcio. Io parlo con altri club e con allenatori di altre squadre che la pensano diversamente”.

Si guarda con interesse in casa Bayer Leverkusen per potenziare la rosa di Montella. L'interesse per Karim Bellarabi (26), ma non solo. In quanto Fassone e Mirabelli potrebbero chiedere informazioni anche per Julian Brandt (20), esterno offensivo tedesco in scadenza nel giugno 2019 col club della Bundesliga.

Una dichiarazione a sorpresa, che apre scenari di mercato interessanti. Alla vigilia della sfida con il Pescara Montella ha parlato così di Mario Pasalic, arrivato in estate dal Chelsea: "Se potessi comprerei Pasalic, si vede che ha delle potenzialità. Sta crescendo molto, meriterebbe anche di giocare. La mia intenzione è quello di inserirlo. E’ un centrocampista di inserimento, molto potente, sta acquisendo anche fiducia".

Nessun ripensamento da parte di Silvio Berlusconi sulla vendita del Milan. Secondo quanto si apprende da ambienti vicini alla trattativa, tutto sta procedendo per il meglio verso il closing visto che si stanno limando gli ultimissimi dettagli. Nessun ripensamento, il Milan è sempre più verso la Cina tanto è vero che domani, Marco Fassone volerà in Asia dove incontrerà sia i vertici di Sino-Europe sia potenziali nuovi sponsor, pronti ad entrare nel porfolio dei marchi che vorranno abbinare il loro nome a quello del club rossonero attraverso nuovi e ricchi contratti.



Milan: la squadra di Sacchi è la 3ª più forte della storia del calcio



Secondo la rivista “FourFourTwo”, il Milan di Arrigo Sacchi è la terza miglior squadra di sempre nella storia del calcio. I rossoneri di Van Basten e Gullit sul gradino più basso del podio: due volte la Juve nelle prime 50, il Grande Torino 25° e l'Inter di Herrera nelle prime 10.

Il Milan degli Olandesi è la miglior squadra italiana di sempre, ma solo la terza in assoluto, dopo l'Ajax 1965-73 marchiato Rinus Michels (al primo posto) e il Brasile '70, quello che batté l'Italia a Città del Messico. È questa la vetta della classifica stillata dal mensile inglese FourFourTwo sulle 50 squadre più forti di tutti i tempi.

La Juve è presente al venticinquesimo posto, con il primo ciclo di Marcello Lippi (1994-98), e al diciottesimo, con l'era Trapattoni (1980-86) e Platini, culminata col successo dell'Heysel: tredicesimo invece il Grande Torino scomparso a Superga (1945-49), a cui viene attribuita "l'invenzione del 4-2-4 che dieci anni dopo avrebbe fatto vincere il Mondiale al Brasile". In piena top ten, c'è spazio anche per l'Inter di Helenio Herrera (1962-67), all'ottavo posto e alle spalle della Spagna di Del Bosque (2007-12) che ha vinto tutto. Il Barcellona di Guardiola (2008-11) è quinto, sconfitto nell'eterno derby di Spagna dal Grande Real (1955-60) di Alfredo Di Stefano.

Riguardo il Milan, il periodo preso in considerazione è quello sotto la guida di Arrigo Sacchi (1987-91), ma si fa altresì riferimento ai brillanti successi di Capello, in particolare al 4-0 di Atene, in finale di Champions contro il Barcellona. "Sono stati campioni d'Italia solo una volta, ma non è stata una vergogna, considerando il Napoli di Maradona e Careca, l'Inter di Matthäus e Klinsmann e la Samp di Mancini e Vialli - spiega FourFourTwo - . Il Milan di Sacchi rimane un punto di riferimento dell'eccellenza del calcio europeo". Ecco perché, per ricordare lo splendore del calcio rossonero dell'epoca, il sito del mensile inglese ha scelto le immagini dello storico 5-0 al Real Madrid, con le giocate emozionanti di Marco Van Basten.

La squadra italiana dominò la fine degli anni ’80, cambiando il calcio e vincendo due Coppe dei Campioni di fila: nel 1988-1989 battendo, nella semifinale di ritorno, il Real Madrid a San Siro per 5-0 e nella finale di Barcellona sconfiggendo, con un clamoroso 4-0, la Steaua Bucarest; nel 1989-1990 bissarono la vittoria della competizione subendo solo 3 goal in tutto il percorso europeo. In questi due anni, grazie anche al trio delle meraviglie composto da Marco Van Basten, Ruud Gullit e Frank Rijkaard, il Milan vinse anche due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali, oltre che a un Campionato italiano e una Supercoppa italiana.



giovedì 27 ottobre 2016

Manchester City non vince più, Guardiola record negativo


Mai Pep Guardiola aveva attraversato un periodo così lungo senza successi. E i Citizens non infilavano una striscia negativa simile dal 2008.

Davvero indecifrabile, arrivati ormai alla fine di ottobre, l'inizio dell'avventura inglese del tecnico catalano: una partenza lanciatissima e poi una frenata preoccupante, che non può essere definita rovinosa soltanto perché, per fortuna dei Citizens, tutti i top team di Premier League non brillano per continuità di rendimento. Dieci vittorie di fila per cominciare la stagione, poi 6 gare consecutive senza successi.

Più che una trasformazione, una preoccupante involuzione, il Manchester City non sa più vincere: dopo una partenza lanciata la squadra di Pep Guardiola ha bruscamente rallentato. Con la sconfitta all'Old Trafford nella Coppa di Lega sono salite addirittura a sei le gare senza successi dei Citizens, stabilendo un record negativo sia nella carriera del loro manager che nel loro stesso recente passato (non accadeva dal 2008). Né sulla panchina del Barcellona né su quella del Bayern Monaco, Guardiola aveva mai vissuto un digiuno di successi così prolungato, iniziato ormai più di un mese fa.

I motivi che hanno causato il calo di rendimento sono difficili da rintracciare, La trasferta di Champions League a Glasgow, contro i Celtic, appare oggi uno spartiacque nella stagione del City. Reduce da 10 successi consecutivi, quella sera gli ospiti erano stati costretti a rincorrere gli scozzesi per tre volte. Di sicuro, qualcosa si è incrinato dal 28 settembre, giorno (o meglio, notte) in cui il Man City è stato bloccato sul 3-3 a Glasgow. Lì sono emersi i limiti difensivi di una squadra che, nonostante l'avvio-lampo, probabilmente non ha ancora trovato i giusti equilibri. Da Celtic Park a Old Trafford, il City ha incassato 12 reti in 6 gare.

Ma soprattutto ne ha segnati 2 nelle ultime 5: una miseria che non può essere spiegata solo con l'infortunio che ha fermato De Bruyne, l'uomo più "caldo" là davanti. Un po' di equilibrio, forse, l'avrebbe garantito quel Yaya Toure che da subito è andato in rotta di collisione con Pep: l'ivoriano qualche tempo fa era in condizioni fisiche impresentabili, ma resta un fuoriclasse. Davvero non è possibile recuperarlo? Qualche segnale di apertura da Guardiola è arrivato di recente.

domenica 23 ottobre 2016

Inter: Frank De Boer in bilico



"Abbiamo regalato il primo tempo, sapevamo che sarebbe stato difficile: giochiamo con paura, e non so perché": lo dice Frank De Boer, tecnico dell'Inter, dopo la sconfitta in casa Atalanta. "E' sempre difficile quando si perdono tre partite, ma io ho visto che possiamo migliorare molto, come dimostra il secondo tempo di oggi - ha detto - Abbiamo fatto anche cose buone in questo campionato, ma quando i risultati non vengono la gente dimentica in fretta...". "Non abbiamo fatto bene quando avevamo la palla, nel primo tempo hanno giocato solo loro - l'analisi di De Boer - nella ripresa abbiamo fatto meglio ma bisognava giocare dall'inizio come nel secondo tempo"-. "E' sempre difficile quando si perdono tre partite consecutive - ha aggiunto - ma io ho visto che possiamo migliorare molto e nella ripresa ho avuto questa conferma. Ci serve una vittoria per la nostra fiducia".

Suning sta valutando cinque nomi per l'eventuale sostituzione. L'olandese dovrebbe comunque arrivare almeno alla gara di mercoledì col Torino.

Un punto nelle ultime quattro giornate, terza sconfitta di fila (la quarta dall'inizio del campionato, la sesta in stagione) e 14esimo posto in classifica. Dopo oltre due mesi dall'arrivo di Frank de Boer, tirando un primo parziale bilancio, le cose non stanno andando come si ci sarebbe aspettati. E' sempre più sprofondo nerazzurro, sono crollati molti alibi dell'olandese, che stavolta finisce inevitabilmente sul banco degli imputati. Che la fiducia nei confronti dell' ex Ajax stesse vacillando lo si era capito già nei giorni scorsi, quando Kia Joorabchian, l'agente del tecnico, è stato avvistato a far la spola tra Nanchino e Shanghai. La pazienza e la cautela si stanno esaurendo, ecco perché Suning ha già iniziato a guardarsi attorno vagliando i possibili sostituti.

Nella lista stilata dalla proprietà cinese figurano i nomi di tre tecnici italiani: Guidolin, Pioli e Mandorlini, ma anche dell'ex Leonardo e del loco Bielsa, in passato già accostato alla panchina nerazzurra. De Boer dovrebbe comunque arrivare alla gara di mercoledì con il Torino: lì si giocherà le sue ultime chances, ma la società si sta già cautelando.

Ore decisive per il futuro di De Boer sulla panchina dell'Inter. Come riportato da Rai Sport, Piero Ausilio ha chiesto spiegazioni al tecnico olandese per la sconcertante prova di questo pomeriggio in casa dell'Atalanta. Mercoledì, invece, ci sarà il colloquio di Thohir e Zhang con l'allenatore.

L'Inter scende in campo senza idee, si affida alle giocate dei singoli. Nessuno gioca e corre per il compagno, non c'è una strategia comune, e de Boer non aiuta. L'olandese è un generatore di confusione, non offre garanzie. Rilancia Brozovic e Kondogbia, esclude Banega e Candreva. Qualcosa non va.

La panchina dell'olandese adesso è in seria discussione e le prossime ore potrebbero essere già decisive. L'Inter intanto scivola sul fondo della classifica, con sempre meno certezze.


Chelsea- Manchester United 4-0: Conte annienta Mourinho


E' terminato il big match di Stamford Bridge tra Chelsea e Manchester United la nona giornata di Premier League. Si è trattato del vero incontro clou di questo turno di campionato, tra due squadre che avevano abbastanza deluso fin qui, ma è stata soprattutto la sfida tra due tecnici, Antonio Conte e Josè Mourniho, tra i migliori del panorama mondiale. Il Chelsea vince 4-0 grazie alle reti di Pedro dopo 30' su incredibile errore di Smalling, di Cahill di testa, di Hazard e di Kantè. Altri tre punti per Conte, che aveva ritrovato la vittoria nell’ultimo turno battendo il Leicester City, e riprende così la propria corsa al primo posto, distante ormai un solo punto (Man City, Arsenal e Liverpool). Male i Red Devils di Mourinho, abulici e mai in partita: ora il portoghese rischia, visto che lo United aveva fatto peggio solo nella stagione 2014/2015 con van Gaal (13 punti contro i 14 di quest'anno).

La domenica di José Mourinho è stata tremenda, sportivamente parlando. Ma lo Special One si sarebbe immaginato di tornare a Stamford Bridge da avversario e incassare un 4-0 dal "suo" Chelsea. Invece è andata proprio così e il Manchester Utd è naufragato sotto i colpi di Antonio Conte. Che ha esultato a lungo, incitando il pubblico a più riprese e provocando la reazione stizzita del collega.

Mou non ha gradito lo show di Conte nel suo ex stadio, un'esultanza proseguita anche a partita ampiamente decisa. Al fischio finale, il portoghese si è avvicinato all'italiano e gli ha sussurrato qualche parola nell'orecchio: "Non si esulta così sul 4-0, puoi farlo sull'1-0 altrimenti è un'umiliazione per noi". Conte ha cercato di rispondere, ma Mou si è allontanato in fretta, aggiungendo solo un paio di parole per poi dirigersi negli spogliatoi.

Dopo il netto 4-0 imposto dal Chelsea al suo Manchester United, José Mourinho si presenta ai microfoni di Sky Sports per spiegare i motivi della debacle: "Dopo pochi secondi eravamo già sotto, poi abbiamo sfiorato l'1-1 e un altro errore ha portato al 2-0. Nel secondo tempo è successa la stessa cosa: stavamo attaccando per accorciare le distanze e abbiamo perso il terzo gol e, quindi, il quarto in contropiede. Cosa ho detto a Conte a fine partita? Non posso dirvelo".

sabato 22 ottobre 2016

Inter: mistero Gabigol solo 16 minuti giocati



Doveva essere il crac nerazzurro. Il Nuovo Fenomeno. E invece, per ora, di Gabigol si sono perse le tracce. Annunciato da squilli di tromba, Gabriel Barbosa finora non ha suonato le melodie calcistiche che i tifosi dell’Inter si sarebbero aspettati. Pagato 29 milioni e mezzo di euro per prelevarlo dal Santos e accolto alla Malpensa da centinaia di tifosi festanti, Gabigol ha finora visto il campo solo 20' contro il Bologna: vittima del necessario periodo di ambientamento per uno straniero, per di più giovane, che arriva nel nostro campionato, e delle difficoltà contingenti della squadra.

Frank De Boer è abituato a lavorare coi giovani e del resto il brasiliano ha già mostrato le sue qualità tecniche in allenamento, ma l’allenatore si rende conto che schierarlo adesso dall’inizio rappresenta un azzardo.

Dopo l'esordio senza troppe luci col Bologna, Gabigol non ha più giocato: de Boer non vuole accelerarne l'inserimento, la concorrenza offensiva fa il resto.

Catapultato in Italia a 19 anni, il brasiliano non ha avuto certo un avvio semplice in Serie A. Un po' per colpa dei risultati della squadra, che sicuramente non l'hanno aiutato a inserirsi con serenità, e un po' perché si porta dietro una condizione fisica non brillante. De Boer è abituato a lavorare con i giovani, ma con Gabigol sta usando il contagocce. Forse non vuole rischiare di bruciarlo in un momento difficile, oppure non lo vede ancora pronto. Il brasiliano del resto ha riposato soltanto una settimana a settembre dopo la vittoria dell'Olimpiade e per tornare al top della forma gli serve ancora tempo.

L'ex Santos deve ancora ambientarsi per capire bene la nuova realtà in cui è arrivato. Ma non è tutto qui. Oltre al discorso fisico, c'è anche quello tecnico. In attacco l'Inter ha tanti uomini e la concorrenza è spietata. Gabigol può giocare sia da prima punta, che da esterno offensivo. Ma nell'undici di De Boer c'è poco spazio in quelle posizioni, attualmente ricoperte da Icardi, Perisic e Candreva. Per una maglia da titolare, insomma, Gabigol dovrà sgomitare e farsi largo a colpi di prestazioni e gol importanti. Ammesso che ne abbia l'opportunità. Altrimenti dovrà continuare ad allenarsi a testa bassa e attendere la sua chance comodo in panchina.

16 minuti e stop: quelli finali contro il Bologna, gara d'esordio datata 25 settembre. Il primo mese di Gabigol all'Inter si può riassumere così, in maniera un pochino mesta se si ripensa alle aspettative riposte in lui dalla proprietà e dalla tifoseria nerazzurra.

Questione di ambientamento, si dirà, ed è vero: catapultato in Italia a 19 anni, alla prima esperienza all'estero nonostante abbia già vestito la maglia del Brasile e partecipato a una Copa America, l'ex Santos ha ancora bisogno di comprendere appieno la realtà in cui è approdato. E de Boer, che già sta faticando di suo a trovare gli equilibri giusti, non ha certo intenzione di forzare il suo inserimento.

E poi c'è anche una questione di spazi: in patria Gabigol ha giocato sia da prima punta che da esterno offensivo, spostato sulla destra, ma nell'undici dell'olandese dove potrebbe collocarsi. Non al posto di Icardi, non al posto dell'ottimo Perisic di quest'inizio di stagione, certamente non al posto di Banega né di un Candreva che con corsa e ripiegamenti regala equilibrio alla squadra.

Certo, c'è chi la scelta di lasciare Gabigol ai margini, non utilizzandolo nemmeno quando l'Inter è sotto nel punteggio, proprio non la capisce. Beppe Bergomi, ad esempio, una decina di giorni fa ha espresso pubblicamente le proprie perplessità: "De Boer non mi dispiace, però se mette Jovetic invece del brasiliano lo capisco poco"

Niente da fare: dopo il quarto d'ora col Bologna, in cui a dire il vero ha messo in mostra qualche doppio passo un po' fine a se stesso e poco altro, Gabigol il campo non l'ha più visto. Lui non fa polemiche, si allena e aspetta una chance destinata evidentemente ad arrivare. Che poi il talento brasiliano possa trovare spazio nella formazione titolare, questo è un altro discorso.


Blind accusa Spalletti: «Su Strootman senza senso, è frustrato?»



Arriverà a metà novembre la prossima sosta per le Nazionali e anche questa volta a Luciano Spalletti correrà un lungo brivido sulla schiena. A settembre il tecnico della Roma ha perso Vermaelen, a ottobre a fermarsi per la lombalgia è stato Strootman. Uno stop che ha fatto infuriare l'allenatore giallorosso. Durissimo l'attacco al ct olandese. "Lo hanno massacrato". Immediata la replica di Danny Blind "Non so di cosa parla".

Spalletti accusa il collega di avere fatto giocare Strootman senza mai allenarsi, e questo ha aggiunto perchè a loro di noi non importa niente. Non ci sta Blind che dà la sua versione. " Abbiamo fatto tutte le cose in modo corretto. Ho parlato spesso con Kevin e non ha mai manifestato sofferenza, allenandosi regolarmente. Spalletti pensi alle sue cose, noi pensiamo alle nostre." La verità anche questa volta starebbe nel mezzo con il giocatore che avrebbe stretto i denti mettendo lo staff medico al corrente del mal di schiena solo alla fine della seconda partita con l'Olanda.  

Il ct della Nazionale olandese Blind non ha digerito le parole di Spalletti su Strootman: «Lo hanno massacrato», aveva detto il tecnico giallorosso, costretto a lasciare fuori il centrocampista per problemi alla schiena dalle delicate sfide contro Napoli e Austria Vienna.

Un'accusa rispedita al mittente con parole velenose da Blind in un'intervista al Telegraph: «Sono indignato, non capisco a cosa si riferisca Spalletti, abbiamo fatto tutte le cose in modo corretto. Ho parlato spesso con Strootman, non mi ha mai manifestato sofferenza. E si è allenato regolarmente. Non so se la frustrazione di Spalletti derivi dal pareggio con l’Austria Vienna, dopo che stava vincendo per 3-1, mentre Strootman era in panchina o se provenga da altro, ma questa è una storia strana. Ci comportiamo sempre in modo responsabile, queste accuse non hanno senso. Spalletti pensi alle sue cose, noi alle nostre».





venerdì 21 ottobre 2016

Calciomercato: Inter e Milan gli obiettivi


In Portogallo sono pronti a giurarci, ci sono anche Milan e Napoli sulle tracce di Ruben Semedo, difensore classe '94 dello Sporting Lisbona. Un giocatore cresciuto e allevato nel proprio settore giovanile (come l'interista Joao Mario) ed esploso in prima squadra nella seconda metà della passata stagione, quando il tecnico Jorge Jesus ne impose il rientro anticipato dal prestito al Vitoria Setubal. La storia di Semedo, figlio di due immigrati dell'ex colonia di Capo Verde, è quella di tanti bambini nati nella periferia povera della grande città (Amadora, sobborgo di Lisbona) che riescono dopo mille peripezie a sfondare nel calcio che conta.

 La vita non è stata semplice per lui, costretto a crescere in fretta in compagnia della sorella e della madre dopo la separazione tra i suoi genitori e in quartiere in cui le cattive frequentazioni avrebbero potuto tranquillamente prospettargli ben altro destino. La mamma fa grandi sacrifici per non fare mancare il minimo indispensabile a livello economico ma, proprio a causa della ridotta disponibilità di risorse, dopo i primi anni nella piccola squadra Sacaravese, Semedo è costretto ad abbandonare il calcio, in quanto non aveva i soldi per permettersi il trasporto fino al campo di allenamento. La vita però concede spesso una seconda possibilità e così, dopo circa 3 anni, in occasione di una partita tra il Clube Futebol Benfica (squadra di 8a divisione, niente a che vedere con le Aguilas avversarie del Napoli in Champions) e lo Sporting Under 16, viene notato da Luis Dias, coordinatore tecnico dell'academy dei Leoes. Nonostante la sua squadra perda 8-0, il suo stile di gioco, tipicamente da strada, ossia un misto di istinto e qualità tecnica, piace e inizia così la sua avventura in uno dei club più prestigiosi del Portogallo e non.

Forte fisicamente, abile nel gioco aereo e bravo ad impostare l'azione dalle retrovie (tanto da essere utilizzato da centrocampista, all'occorrenza), fa la sua prima apparizione in prima squadra l'11 agosto 2013, debuttando e segnando in un'amichevole proprio contro una squadra italiana, la Fiorentina, con Leonardo Jardim (oggi al Monaco) come tecnico. Sembra essere l'inizio di una favola, ma l'esistenza di Semedo non è lineare come per molti di noi e così arriva la prima crisi, dovuta ad un carattere esuberante, anche questo purtroppo figlio della strada e delle difficoltà famigliari nelle quali è cresciuto. Viene così spedito in prestito in Spagna al Reus, nel corrispettivo della nostra Serie C, ne torna fortificato sia dal punto di vista tecnico che caratteriale (diventa anche padre) e Jorge Jesus, tecnico dello Sporting dalla scorsa stagione, prima di cederlo in prestito al Vitoria Setubal per farlo maturare ulteriormente, inizia a lavorare su un talento ancora grezzo (deve migliorare ancora molto sul piano della concentrazione nell'arco dei 90 minuti), che alterna grandi giocate a momenti di pausa preoccupanti.

L'ex allenatore del Benfica lo ha definito il futuro difensore centrale della nazionale portoghese e Semedo lo sta ripagando con grandi prestazioni, in campionato quanto in Champions League, dove ha ben figurato nel battesimo del fuoco al Santiago Bernabeu contro il Real Madrid dell'ex sportinguista Cristiano Ronaldo. La sua ultima esibizione europea, invece, contro il Borussia Dortmund non è stata delle migliori, scherzato da Aubemeyang in occasione del gol del momentaneo 1-0 dei tedeschi. Una prova fortemente condizionata però dai guai fisici che avevano caratterizzato la vigilia dopo essere rientrato acciaccato dagli impegni con l'Under 21 lusitana. I club di Premier a lui interessati, Everton e Southampton, non si sono fatti condizionari e, secondo il quotidiano A Bola, anche Milan e Napoli stanno raccogliendo relazioni sul suo conto. Per il momento, a goderselo è lo Sporting, che gli ha già rinnovato il contratto a giugno 2022 e fissato una clausola rescissoria di 45 milioni di euro.

Prendere i migliori giovani italiani sarà uno degli input in casa Inter, con Suning al comando. Non è un caso l'assalto a Domenico Berardi nella scorsa estate (da ripetere per la prossima), il corteggiamento su Bernardeschi, gli occhi addosso a Morosini e quel Caprari già preso dal Pescara. Proprio con il club del presidente Sebastiani sta brillando un altro nome presente sui taccuini nerazzurri, quello di Valerio Verre, centrocampista classe '94 scuola Roma che l'Inter ha già provato a bloccare nello scorso agosto, senza successo.

La prima offerta nerazzurra al ribasso è stata respinta dal Pescara, così come i tentativi della Sampdoria che ha cercato Verre in più di un'occasione. Adesso, gli uomini dello scouting coordinati dal ds Piero Ausilio stanno seguendo i progressi di Verre anche in Serie A e le sue potenzialità continuano a convincere: senza svenarsi, ma se il prezzo dovesse farsi ragionevole (valutazione non inferiore ai 7/8 milioni) o magari aprirsi un'idea di contropartite com'è stato per Caprari (con Biraghi e Manaj nell'affare) si potrà riprendere il discorso per gennaio. L'Inter resta vigile su Verre ogni weekend, incontrerà il Pescara visti gli ottimi rapporti e l'idea di prenotare Verre per il futuro è concreta, lasciando il giocatore in prestito da Oddo. Ma servirà l'accordo.

Occasioni dal Brasile. Non capita spesso, eppure i nuovi contratti pensati dai club più importanti di fronte alle agenzie che detengono parte dei cartellini dei calciatori possono offrire opportunità interessanti. Una di queste porta a Lucas Lima, centrocampista offensivo classe '90 di proprietà del Santos e jolly del Brasile che è stato accostato al Milan proprio dal suo agente: "Il Milan voleva Lucas Lima ad agosto, ma la richiesta è stata eccessiva", ha detto il procuratore Edson Khodor circa un mese fa. E adesso la situazione sta evolvendo con il Santos.

Se veramente i rossoneri volessero pensarci, l'occasione è in arrivo: Lucas Lima infatti sta trattando un nuovo contratto fino al 2019 con una clausola che sa tanto di via d'uscita, direzione Europa. Il ragazzo non ha mai negato la sua volontà di partire, adesso può arrivare il rinnovo con clausola da 20 milioni di euro, questa la proposta del Santos; l'entourage di Lima invece propone 15 milioni di clausola, ma il dialogo procede bene. Sull'incasso, circa il 33% finirebbe in parti uguali al Santos, alla famiglia del giocatore e a Doyen Sports (come è stato per Gabigol all'Inter). Adesso Lucas Lima è un'occasione, un elemento della Seleçao che al Milan è stato accostato. E a cui aveva pensato proprio l'Inter, storia di un anno e mezzo fa: Lucas è extracomunitario, il piano era di prenderlo e farlo tesserare dal Chievo. Ma il ragazzo non ha voluto neanche sentir parlare di questa ipotesi.

domenica 16 ottobre 2016

Mauro Icardi: la Curva Nord lo contesta e Zanetti chiede rispetto verso i tifosi


Allo stadio San Siro accade ciò che raramente si vede in giro. Di mezzo c’è sempre lui, quel Mauro Icardi che spesso divide le folle. Questa volta non è un tweet a scatenare il putiferio, ma un capitolo della sua biografia in cui attacca pesantemente i tifosi della curva, che non sono famosi per tenersi gli affronti senza replicare a loro modo.

La frangia più passionale del tifo che non riconosce più un proprio uomo, il proprio capitano. "Togliti la fascia, Icardi uomo di m....., mercenario", questo il tenore degli insulti che partono dalla Nord verso il numero 9. Una pressione che Icardi non riesce in nessun modo a tollerare, se ne rende conto tutto il resto dello stadio. È qui che accade qualcosa di particolare.

Se la curva insulta Icardi, il resto dello stadio insulta la curva: "Scemi, scemi" si sente dalle tribune, cori indirizzati direttamente alla Nord, che prosegue nella propria opera. Si assiste a qualcosa di incredibile: uno stadio spaccato in due, con la curva livida di rabbia verso Icardi e con gli altri pronti a difenderlo a pass tratta richiedendo il sostegno della società.

Già, la società... A questo punto accanto a chi decideranno di schierarsi Zanetti e compagni? La situazione è molto delicata e mai come questa volta la diplomazia sembra necessaria. Il vicepresidente nerazzurro: "La fascia? Dopo la partita ne parleremo. Non si possono accettare certi comportamenti".

Che le cose in società fossero cambiate lo si era capito con il caso Brozovic. Oggi, nel giorno della "guerra" fra la Curva Nord e Icardi, arriva una nuova conferma. Il vicepresidente Javier Zanetti non prende tempo, non cerca di minimizzare, ma annuncia misure in arrivo: "Il caso Icardi? Ci saranno provvedimenti: per noi i tifosi sono la cosa più importante e tutti dobbiamo rispettarli. Dobbiamo fare di tutto per farli rispettare: questi comportamenti non possiamo accettarli, ogni singola persona deve sapersi comportare".

Zanetti parla prima del match col Cagliari a Premium Sport: "Se gli toglieremo la fascia? Dopo la partita ne parleremo e vedremo cosa fare - ha aggiunto - non vale solo per Icardi, ma per tutte le persone che lavorano in questa società e per questi valori. il suo libro è una cosa privata sua, nessuno si aspettava quello che è successo: l'Inter è al di sopra di qualsiasi persona e sono dispiaciuto perché è successo tutto a ridosso di una partita importante". Poi Zanetti amplia il discorso: "Purtroppo esistono questi social, utilizzati in questo caso in maniera negativa: ogni persona deve stare attenta a quello che scrive, noi dobbiamo salvaguardare la storia di questa società".

L'aria a San Siro si fa tesa, e oggi alle 15 durante Inter-Cagliari la Curva Nord (con ogni probabilità) contesterà il capitano nerazzurro: Mauro Icardi. Colpa delle parole che ha scritto sul suo libro "Sempre Avanti" con cui ricostruisce lo scontro avuto con alcuni ultrà al termine di Sassuolo-Inter della scorsa stagione: "Non devo chiedere scusa a nessuno di voi, se vi va bene perfetto, altrimenti ciao...". Parole indigeste per la Curva che, in un comunicato pubblicato sul loro sito, , smentisce con durezza la ricostruzione fatta dall'attaccante.

"Icardi è bugiardo", si legge nella nota. "E ci piacerebbe non rivangare quella giornata dove i suoi compagni di squadra erano arrivati a prenderlo per il collo pretendendo da lui un atteggiamento meno arrogante nei confronti del popolo interista. Ma non perché la Curva è da temere, la Curva è semplicemente da rispettare. Nessuno deve avere paura di nessuno... Parla di bambini, s’inventa un episodio mai avvenuto per mostrarsi superiore a noi ". Ma queste sono solo alcune delle parole dure utilizzate dagli ultrà interisti.

Perché le accuse (e qualche offesa) non finiscono qui: "Icardi purtroppo non sa cosa sia il rispetto. Nella sua testa, evidentemente, qualcosa gira all'incontrario. In fondo abbiamo sempre voluto credere che fosse un bravo ragazzo, giovane, a tratti eccessivo, a volte inopportuno, ma comunque una presenza pulita". E infine: "Il capitano dell’Inter non può permettersi tali dissennate uscite. Un individuo del genere non può indossare la fascia di capitano... Icardi con Noi ha chiuso. “TOGLITI LA FASCIA, PAGLIACCIO!".




sabato 15 ottobre 2016

Premier League: Chelsea-Leicester è derby italiano tra Conte e Ranieri



Per un Ranieri che dichiara l’obiettivo salvezza per questa stagione, c’è un Conte ingaggiato per vincere e che inizia a temere che non sia così semplice accontentare Abramovich. I nostri si troveranno faccia a faccia nell’anticipo dell’8.a giornata di Premier con la consapevolezza che un pareggio non servirà a nessuno: King Claudio non può permettersi di farsi risucchiare nella lotta salvezza, Conte deve mantenere il contatto con il gruppo di testa per rispondere presente quando ci sarà da piazzare lo scatto decisivo.

Va in scena l'ennesimo derby italiano: il Leicester dell'ex Claudio Ranieri fa visita al Chelsea di Antonio Conte. Un ritorno a casa per il tecnico romano che ha allenato i Blues per quattro stagioni in apertura di millennio. Ma che proprio in seguito ad una sconfitta contro la Juventus all'epoca di Conte, nel marzo 2012, era stato esonerato dall'Inter. Qualche mese fa, nell'ultima visita a Londra, Ranieri era stato accolto da un picchetto d'onore: era l'ultima giornata di una trionfale stagione. Dolci memorie già svanite dopo l'inizio balbettante di quest'anno, con già tre sconfitte nelle prime sette giornate. «Ci attende un altro incontro difficile. Conte ha cambiato il Chelsea e dovremo lottare - le parole di Ranieri -. Ma noi dobbiamo pensare a due partite, non solo a quella contro il Chelsea ma anche a quella di martedì». Quando a Leicester arriverà il Copenaghen, prossimo avversario in Champions League.

Se in campionato procedono a corrente alterna (solo 12/esimi), in Europa leFoxes stanno stupendo, due vittorie in altrettante partite: un successo contro i danesi rappresenterebbe una seria ipoteca sulla qualificazione agli ottavi. «Contro il Chelsea farò un pò di turn-over perché dobbiamo essere al massimo. Ci attendono sei partite nei prossimi 22 giorni, sono curioso di vedere come reagiranno i miei giocatori». Nessun impegno internazionale, viceversa, per iBlues che si sono rialzati nell'ultimo turno grazie ai tre punti conquistati sul campo dell'Hull City. Nonostante il ritardo dalla capolista Manchester City non è incolmabile, sei punti, la vigilia della partita contro le Volpi è stata caratterizzata dai rumors suggeriti dalle quote degli allibratori, convinti nell'imminente esonero di Conte. «Non so cosa sia successo, sto anche io cercando chi ha scommesso per capirci qualcosa», scherza Conte, che sta facendo la corte a Walter Sabatini per averlo al suo fianco in questa avventura inglese. «Stiamo lavorando per costruire qualcosa di importante per il presente e per il futuro - ha spiegato l'ex ct dell'Italia -. Non so quando questo processo finirà ma l'importante è che sia cominciato». Il Leicester, sconfitto quest'anno dai Blues in Coppa di Lega, ha vinto una sola volta (in 10 tentativi) allo Stamford Bridge: era il settembre 2000. Una partita alla quale Ranieri aveva assistito dalla tribuna. La settimana successiva sarebbe stato nominato nuovo manager proprio del Chelsea.

 "È una persona molto gentile, ma soprattutto un bravo allenatore": questo il complimento a Claudio Ranieri da parte di Antonio Conte, alla vigilia della loro sfida alla guida di Leicester e Chelsea. Dopo la pausa per le gare internazionali, torna infatti la Premier League, che si aprirà domani proprio con il match allo Stamford Bridge tra le ultime due regine del campionato inglese. "Il Leicester è un'ottima squadra che quest'anno è anche migliorata - le parole di Conte - Ranieri? È una persona molto gentile, ma soprattutto un bravo manager. Sono stato felice per la sua vittoria l'anno scorso e con me tutti gli italiani. È sempre un piacere incontrarlo e confrontarmi con lui".



lunedì 10 ottobre 2016

Guardiola: "Cruijff? Senza di lui, non sarei qui ad allenare"


Attraverso una intervista concessa al Guardian, Pep Guardiola ha parlato di Johan Cruijff, ex campione di Ajax e Barcellona scomparso lo scorso marzo. "Lui è unico, totalmente unico.

Prima del suo arrivo, non avevamo la cattedrale del bel calcio, il primato estetico che abbiamo oggi. Cercavamo qualcosa di nuovo. E Cruijff ha costruito da solo, pietra su pietra, la splendida struttura che vediamo oggi. Senza di lui, non sarei qui ad allenare, a cercare di avvicinarmi alla sua leggenda. Prima di conoscere lui, non conoscevo nulla del calcio. Cruijff è sicuramente il personaggio più influente nella storia del calcio, in grado di cambiare per sempre la storia di due club diversi, uno come allenatore e uno come giocatore", ha detto l'attuale tecnico del Manchester City.

“Non sarei qui se non fosse stato per lui – spiega Guardiola in un’intervista rilasciata al Guardian– Essere l’allenatore del Manchester City e in precedenza di Barcellona e Bayern Monaco, lo devo soprattutto a lui”. Cruijff lasciò la panchina dell’Ajax nel 1988 proprio per quella del Barcellona. Lì incontrò per la prima volta Guardiola e cambiò totalmente l’allora già straordinaria squadra. Pep diventa così un giocatore indispensabile: “Prima che arrivasse lui non c’era questa ideale cattedrale del calcio a Barcellona, ma ne sentivamo il bisogno. E la costruì lui, pietra su pietra.Ecco perchè Johan era così speciale“.

Guardiola non ha mai smesso di frequentare l’olandese. Al primo anno da allenatore del Barcellona ricorda: “Non sarei mai stato capace di fare ciò che ha fatto lui. Sento la gente che dice ‘Pep è un buon allenatore’, scordatevelo. Cruijff era il migliore, assolutamente. Creare qualcosa di nuovo è difficile, ma il riuscirci e il persuadere tutti a seguirti è fantastico. Ecco perchè durante il mio primo anno sulla panchina del Barcellona andavo a trovarlo spesso: coincidenza, fu proprio l’anno in cui vincemmo tutto”.

Il Barça di quell’anno fu la prima squadra a conquistare il Triplete, entrando di fatto nella storia. “Quell’anno cercai in tutti i modi di dimostrare a Cruijff quanto fossi grato. Cercavo il confronto per nuove idee, mi importava però che lui capisse quanto profonda fosse la gratitudine nei suoi riguardi”.
Nonostante il rapporto che ebbero negli ultimi anni, l’inizio non fu proprio dei migliori. La prima volta che Guardiola giocò sotto gli occhi di Cruijff, l’olandese lo riprese all'intervallo senza tanti giri di parole: “Sei stato più lento di mia nonna”. Guardiola sapeva che era vero. Pep aveva 18 anni e quella era la prima amichevole in prima squadra e sperava di dimostrare ciò che sapeva fare nel secondo tempo, ma Cruijff gli negò questa possibilità. Guardiola allora, sedendosi in panchina, pensò che quella fosse la prima e l’ultima partita con la maglia blaugrana.

Ma non andò proprio così: “Non capii nulla: è così che Cruijff lavorava. Lui pretendeva moltissimo, ma quando giocavi nella sua squadra ti proteggeva in tutti i modi. Ti portava al limite e poi ti proteggeva. Ci sapeva fare e sapeva quando chiedere uno sforzo e quando proteggerti”. Un anno e mezzo dopo Guardiola fece il suo debutto il Liga: “Per ogni cosa che facevi, lui sapeva come farti migliorare. Mi ha insegnato che si può sempre migliorare, fino a spingerti al voler sempre di più da te stesso”.

L’inizio di Guardiola al City è molto positivo. Primo posto in Premier con 6 vittorie su 7 e con 4 punti in Champions League. Il Leicester, l’anno scorso, smentì l’idea Cruijff-Guardiola di avere il possesso palla per vincere il titolo, ma Pep non cambia la sua linea: “Per vincere la Premier quest’anno la mia squadra deve avere il possesso del pallone. Certo, si può perdere anche con il possesso palla, ma hai meno possibilità. Io non sono qui per cambiare il calcio inglese o la Premier League, ma la mia squadra deve giocare nel modo in cui credo. Io provo sempre a far giocare i giocatori anche come Cruijff avrebbe voluto che giocassero. C’è chi esalta questo modo di giocare e chi lo crede noioso: ma io sono qui per fare questo”.
Cruijff è come se fosse sempre in panchina e in campo con Guardiola. “Desidero creare un’eredità: la mia squadra gioca nel modo in cui credo, ma le basi prendono ispirazione dal mio mentore, Yohan Cruijff”. Guardiola deve molto a se stesso per tutti i successi raggiunti, ma di certo non dimenticherà mai tutto quello che Cruijff ha fatto per lui.



domenica 9 ottobre 2016

Mino Raiola e il futuro di Gianluigi Donnarumma



Mino Raiola, agente di Gianluigi Donnarumma, avvisa i nuovi proprietari cinesi, gettando un’ombra sulla futura permanenza del portiere al Milan.

Mino Raiola torna a parlare del futuro di Donnarumma: “Ha tutto per diventare il più forte portiere del mondo e voglio misurare quanta passione metteranno i cinesi per costruire un grande Milan con Donnarumma. Gianluigi è come la tela bianca sulla quale l’artista dà la prima pennellata, poi la seconda, la terza e così via. E dal nulla nasce un capolavoro. Ecco, Donnarumma è un capolavoro che diventa più bello giorno dopo giorno. Ha 17 anni, però ha la maturità di un veterano, cerca di migliorarsi in ogni allenamento, è un ragazzo molto serio e molto bene educato”.

Poi Raiola lancia una sorta di avvisaglia ai nuovi proprietari cinesi: “Futuro? Dipende da cosa intendono fare i cinesi. Va bene presentarsi con una montagna di denaro, ripianare i debiti, riorganizzare la società, ma io voglio misurare quanta passione ci metteranno i nuovi padroni. Perché qui sta il punto: i trent’anni di Berlusconi sono passati alla storia prima di tutto grazie alla passione del presidente, non soltanto per i soldi che ha speso. Se qualcuno chiedesse al Milan quanto costa il cartellino di Donnarumma, vorrebbe dire che non potrebbe permetterselo”.

Raiola ama l’arte e le immagini pittoriche. Se, a suo avviso, Balotelli valeva più della Gioconda, Donarumma è come un Modigliani, ma ora che il ragazzo prodigio di Castellammare di Stabia ha incominciato la seconda stagione da titolare nel Milan a 17 anni è già diventato il vice Buffon si ricordi ciò che dico oggi: Donnarumma può diventare il portiere più forte del mondo».




sabato 8 ottobre 2016

Grande Torino, parte la petizione per rendere più granata lo stadio


E’ stata lanciata una petizione per cercare di convincere il Torino FC del presidente Urbano Cairo a caratterizzare lo stadio Grande Torino in onore degli Invincibili, sostituendo le sedie oggi bianche con il colore  granata: come avviene in molti stadi in Italia e nel mondo, in questo modo la struttura prenderebbe i colori della squadra padrona di casa. In poche ore la petizione su change.org ha già raggiunto circa 1800 firme e punta a superare il successo di quella precedente organizzata per cambiare il nome allo stadio olimpico e per rendere granata la Mole Antonelliana ogni 4 maggio.

Ecco il testo della petizione:
Premesso che

Lo Stadio Olimpico Grande Torino viene utilizzato come impianto sportivo esclusivamente dal Torino Football Club per le partite casalinghe;

L’amministrazione comunale ha più volte ribadito la disponibilità al Torino FC di procedere con personalizzazioni dell’impianto a carico della società stessa;

Altri impianti polifunzionali di proprietà comunale (usati per concerti ed altre manifestazioni) hanno consentito alle società calcistiche fruitrici dello stadio la personalizzazione dei seggiolini sulla base dei colori sociali del club (ad es. Firenze, Bologna, Bergamo etc.) Chiediamo al Torino FC

di impegnarsi a sostituire le attuali sedute bianche dell’impianto Grande Torino con sedute di colore granata, così da ridurre quell’effetto neutro/algido dato dall’attuale aspetto cromatico. La prossima installazione delle sedute granata nel nuovo campo d’allenamento del Filadelfia potrebbe essere l’occasione per prevedere un rifacimento anche per quelle dello stadio Olimpico Grande Torino.

L’effetto che si vuole ottenere è quello di avere uno stadio in tinta con il nome che ora possiede, in modo tale che sia meno neutrale. Nella petizione ci sono dei punti chiave per richiedere questo cambio di strategico:

– lo stadio olimpico grande torino viene utilizzato come impianto  sportivo esclusivamente dal torino football club per le partite  casalinghe;

– l’amministrazione comunale ha più volte ribadito la disponibilità al Torino FC di procedere con personalizzazioni dell’impianto a carico  della società stessa;

– altri impianti polifunzionali di proprietà comunale (usati per  concerti ed altre manifestazioni) hanno consentito alle società  calcistiche fruitrici dello stadio la personalizzazione dei seggiolini
 sulla base dei colori sociali del club.

Pochi mesi fa, l'idea di intitolare l'Olimpico agli Invincibili nacque allo stesso modo e riscosse un successo così importante da interessare le sfere politiche della città sabauda: detto fatto (complici forse le imminenti elezioni), l'ex Comunale divenne il Grande Torino. Questa volta tocca alla società prendere atto della volontà dei tifosi (in sole 9 ore sono già arrivate 895 firme) e provvedere a realizzare quella che sembra, anzi è, l'ennesima brillante idea partorita dai supporter granata.



In Spagna sono sicuri "Lichtsteiner va al Barcellona



Stephan Lichtsteiner (32) resta in orbita Barcellona. Il giornale Mundo Deportivo fa sapere che l'esterno svizzero lascerà la Juventus a breve, con la speranza di poter approdare in Catalogna e lottare per un posto in maglia blaugrana. Il Barça saluterà infatti Aleix Vidal (27), anche se la società spagnola ha vari profili da valutare per sostituire l'ex Siviglia: oltre l'ex Lazio, piace anche l'esperto Darijo Srna (34) dello Shakhtar Donetsk e il giovane João Cancelo (22) del Valencia.

Sarà il Barcellona, secondo il quotidiano catalano, ad ingaggiare l'attuale numero 26 bianconero, il cui cattivo umore non è certo nascosto: "I rapporti con Beppe Marotta, amministratore delegato, stanno diventando giorno più freddi, dal momento che la Juventus ha impedito la sua partenza per l'Inter", scrive il giornale storicamente molto informato sulle vicende del Barcellona. Nel caso di partenza di Aleix Vidal (anche lui ai margini della sua squadra), la scelta cadrebbe su uno tra Lichtsteiner, Dario Srna o il giovane portoghese João Cancelo.

Già durante gli ultimi giorni di mercato si erano diffuse voci di un clamoroso passaggio di Lichtsteiner dai bianconeri all'Inter, con lo svizzero molto propenso a prendere la A4 e a stabilirsi nel capoluogo lombardo. La trattativa aveva stupito i tifosi di entrambe le squadre, per vari motivi: ai non idilliaci rapporti storici tra le due società si erano aggiunte le scorie del mancato affare Vucinic-Guarin e il temperamento del giocatore stesso, a cui il pubblico bianconero è assai affezionato. In seguito a questi rumors, qualche maligno aveva collegato l'esclusione di Lichtsteiner dalla lista Champions come una risposta punitiva del club torinese - interpretazione sempre seccamente smentita dalla società con la lapidaria formula della "scelta tecnica". Di fatto, però, Lichtsteiner è passato da titolare inamovibile negli anni di Conte a terza scelta, sopravanzato da Cuadrado e Dani Alves.

Lichtsteiner ha poi proseguito a tenere i riflettori accesi sulla sua posizione, parlando due giorni fa all'agenzia di stampa svizzera Ats: "Ho avuto una carriera magnifica, sono molto tranquillo, ma posso dire che questa situazione attuale non fa per me. Ora accetto la situazione che c'è, ma lavoro giorno dopo giorno per cambiarla". La medesima posizione è stata ribadita dal suo agente a stretto giro di posta: la partenza di Lichtsteiner è dunque è assai probabile, a giugno o addirittura già a gennaio, visto il contratto prossimo alla scadenza.


martedì 4 ottobre 2016

Infantino rilancia,a Mondiale 48 squadre







Gianni Infantino rilancia. Dopo aver caldeggiato una fase finale del Mondiale con 40 squadre, si è spinto fino a 48. Parlando a Bogotà, il presidente della Fifa ha ipotizzato un torneo con 16 squadre 'teste di serie' promosse direttamente ai gironi, mentre altre 32 si affronterebbero in playoff ad eliminazione diretta, da giocare sempre nel Paese (o nei Paesi) ospitante. Al termine rimarrebbero in totale 32 nazionali, che è poi il format attuale. Per Infantino con questa formula "più Paesi e più regioni in tutto il mondo sarebbero felici".

"Si potrebbe pensare a un torneo composto dalle 16 squadre qualificate direttamente, le migliori emerse nella fase a gironi di qualificazione, più altre 32 che si cimenterebbero in un playoff della durata di una settimana per scegliere le restanti 16 squadre partecipanti. In tal modo la platea del mondiale si allargherebbe coinvolgendo molti paesi in più rispetto ad oggi", ha spiegato Infantino, che ha poi sottolineato come questa sia solamente una "proposta" da sottoporre la prossima settimana al Consiglio della Fifa che si riunirà a Zurigo.

Parola proprio del Presidente, che ha così chiosato: "Il mondiale non è solo una competizione sportiva, ma un evento sociale. Abbiamo delle idee per trovare la soluzione migliore, e le discuteremo nei prossimi giorni, per poi decidere entro il 2017. Una formula del genere renderebbe più Paesi e più regioni del mondo felici".

Qualora passi il progetto di Infantino, potrebbe realizzarsi in occasione della rassegna iridata del 2022, che si terrà in Qatar.

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