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martedì 30 ottobre 2018

Liga, colpo Plaza per il Valladolid: decisiva la chiamata del "Fenomeno"



Ronaldo ci crede: "Se continuiamo così, ci salveremo"Il presidente del consiglio di amministrazione del Real Valladolid, il brasiliano Ronaldo si è detto molto soddisfatto dopo la vittoria della sua squadra arrivata contro l'Huesca: "Sono molto contento del trionfo della squadra, sono stati tre punti molto importanti e questo significa conquistare tre vittorie consecutive. Siamo tranquilli alla sosta, mi piace l'atteggiamento della squadra, il nostro allenatore ed i nostri giocatori hanno i loro meriti. Tutti i match sono definitivi per noi e se continuiamo così ci salveremo Abbiamo molto da fare per dotare i nostri giocatori delle migliori condizioni di lavoro".

Ronaldo, proprietario del club neopromosso nella massima serie, ha giocato un ruolo fondamentale nella trattativa che ha portato al probabile acquisto del talentino dell'Ecuador

"Pronto, sono Ronaldo, ti ho visto giocare, mi piaci molto e ti voglio al Valladolid". Ronaldo è quello "vero", il Fenomeno, Luiz Nazario da Lima, oggi proprietario del club spagnolo neopromosso nella Liga, sesto in classifica. È invece Stiven Ricardo Plaza Castillo, Stiven Plaza per tutti, il destinatario della chiamata, e sono state più o meno queste le parole che si è sentito rivolgere da uno dei due-tre più grandi attaccanti di tutti i tempi. Immaginate la reazione del ragazzino, 19 anni, capocannoniere dell’ultima Copa Libertadores Under 23, già due presenze nella nazionale ecuadoriana: in un amen è svanito ogni dubbio riguardo al suo futuro. Mezza Europa si è fatta avanti nelle ultime settimane con l’Independiente del Valle, compresi alcuni club italiani, soprattutto il Bologna pare. Ma se ti chiama il Fenomeno...

 Si parla di un affare da 6 milioni di euro, di fatto è il primo acquisto del Valladolid firmato Ronaldo: Plaza potrebbe arrivare a gennaio. Ronie ha visionato personalmente i filmati di questo centravanti di 188 centimetri, una prima punta mobile, tecnica e piuttosto rapida anche nel breve. A inizio ottobre Plaza aveva reso pubblica "l’opportunità di andare in Spagna e se Dio vorrà, come ho detto al mio club, mi piacerebbe giocare nella Liga già a gennaio". E da quelle parti ha un estimatore di prestigio, attraverso un video è arrivata infatti la benedizione di Marcelo. "Ti auguro ogni bene Stiven - ha detto la stella del Real Madrid -, e spero che tu venga presto a giocare qui in Spagna". E non è da escludere che ci sia proprio il Real Madrid dietro all’operazione Valladolid, d’altronde fra Ronaldo e Florentino Perez il rapporto è ancora oggi eccezionale.


Dopo il suo primo gol con il Valladolid nella gara contro l'Espanyol, l'attaccante Daniele Verde, in prestito dalla Roma, ha parlato a El Norte Castilla:

"Spero di essere riscattato perché qui sto molto bene, nella città, nella squadra, è come se fossi a casa. Non ho ancora parlato con il club perché ci siamo visti soltanto quando sono arrivato, io però voglio segnare più gol".

domenica 14 ottobre 2018

Milan uno sguardo al futuro



Il nuovo Milan punta sulla qualità. Lo dimostra chiaramente l’affondo deciso su Lucas Tolentino Coelho de Lima, in arte Paquetà, gioiello di 21 anni considerato il talento più promettente del calcio brasiliano dopo la partenza dell’ex compagno Vinicius Jr. verso Madrid. Cresciuto nelle giovanili del Flamengo, dove approdò a 8 anni, il ragazzo ha debuttato in prima squadra nel 2016 fino a diventarne rapidamente il punto di riferimento grazie a una tecnica sopra la media, un sinistro capace di disegnare dribbling ubriacanti ed eleganti movenze degne della tradizione dei migliori numeri 10 brasiliani.

Un medico e un dirigenti spediti direttamente dalla società rossonera accompagnano il gioiello 21enne in una nota clinica della città. Precisamente in zona Barra da Tijuca, Paquetá sorride e rimarrà per 4 ore a sostenere i test medici che confermeranno il colpo del Diavolo. Pensato, voluto, costruito totalmente da Leonardo che ha voluto subito stringere per 35 milioni con bonus e far sostenere immediatamente le visite al ragazzo per evitare brutte sorprese.

Nel giro di un anno e mezzo, Paquetà è divenuto l’idolo indiscusso della torcida, ottenendo l’investitura di due fuoriclasse come Ronaldinho e Neymar. L’ex Pallone d’oro lo indicò quest’estate come il miglior talento in patria, pronosticandone un futuro da protagonista in qualche top club europeo quando il ragazzo era già finito nel mirino di Barcellona e Psg.

Le immagini delle sue giocate e dei gol messi a segno con la maglia del Flamengo (17 in 87 presenze, compresa una strepitosa doppietta nell’ultima sfida di campionato contro il Corinthians) non lasciano spazio a dubbi: l’eleganza dei movimenti ricorda un po’ Kakà e un po’ il Pastore dei primi tempi, mentre la capacità di saltare l’uomo con improvvisi cambi di direzione e il sinistro vellutato rimandano a Ronaldinho. A tutto ciò unisce una spiccata propensione per l’inserimento in zona gol, dove ultimamente ha affinato doti da colpitore di testa grazie ai suoi 180 centimetri.

“La mia posizione preferita è al centro, da classico trequartista”, ha confessato di recente sul sito del Flamengo parlando della sua idolatria per Kakà e della grande ammirazione per Iniesta, “il giocatore a cui mi sono sempre ispirato”. Ma Paquetà ha dimostrato di possedere una grande versatilità, tant’è che ha spesso giocato come falso nove, come mezzala e persino come esterno di centrocampo. Non è un mistero che il ragazzo si trovi particolarmente a suo agio a spaziare sulla trequarti, anche spalle alla porta, per decentrarsi prevalentemente a sinistra e spaccare la difesa avversaria. Abilissimo nello stretto e amante della giocata a effetto, Paquetà è abituato a fare da raccordo tra centrocampo e attacco, sempre pronto ad arretrare per prendere palla in fase d’impostazione.

Le ultime due amichevoli giocate dalla Seleção a settembre contro Usa ed El Salvador, coincise con il suo debutto, ne hanno messo in mostra la duttilità, vedendolo agire sia a sinistra in un centrocampo a tre che da prima punta.

Una tentazione inventata da Leonardo, perché da quando si è insediato nella dirigenza del Milan, Leo si è attivato su Paquetá considerandolo il miglior talento presente oggi in Brasile e tra i migliori dell'intero Sudamerica. Ha capito che c'era margine per trattare sui 50 milioni della clausola; questo perché la scadenza del contratto era nel dicembre 2020 e ha spinto Paquetá a non rinnovare, solo due anni davanti e una situazione pericolosa che ha spinto il Flamengo ad accettare i 35 milioni del Milan. Strategia perfetta; mesi di lavoro silenzioso e  Mossa perfetta, contratto di cinque anni già pronto.

Determinante è stato anche il ruolo di Bruno Singal, CEO del Flamengo che in gran segreto è stato invitato a Milano pochi giorni fa per blindare l'accordo e organizzare poi le visite mediche di Paquetá. Insomma, non manca più nulla e l'operazione è conclusa. Ma c'è un ulteriore dettaglio da puntualizzare: il Milan pagherà infatti solo il 70% dei 35 milioni al Flamengo anche in termini di bilancio, mentre il resto andrà nelle casse della famiglia di Paquetá come da accordi sul suo cartellino e un'altra piccola parte agli agenti della 'Brazil Sports' che hanno curato il trasferimento. Flirtavano con Man City e PSG, hanno scelto il Milan. Merito di Leonardo.

Per questo in vista delle prossime sessioni di calciomercato il club rossonero ha puntato un colpo potenzialmente a parametro zero per rinforzare il centrocampo. Aaron Ramsey è stato a lungo uno dei talenti più richiesti dell'intera Europa. Il classe '90 ha raggiunto ora, all'Arsenal la piena maturità, ma non ha alcuna intenzione di rinnovare quel contratto in scadenza 30 giugno 2019 e che, quindi, lo rendo un potenziale acquisto a costi contenuti a gennaio prima che si scateni l'asta a colpi di rialzi salariali per prenderlo a parametro zero. Secondo il Corriere dello Sport il neo ad Ivan Gazidis potrebbe fungere da leva per sbloccare l'affare e i contatti con il suo agente sono già stati avviati. Aspettano Paquetà il Milan si muove ancora e Ramsey è in cima alla lista dei desideri.




martedì 9 ottobre 2018

Grobbelaar, la confessione shock



Nei peggiori incubi dei tifosi romanisti, il nome di Bruce Grobbelaar è inciso a fuoco: Stadio Olimpico, 30 maggio 1984, finale di Coppa Campioni fra Roma e Liverpool. Phil Neal porta in vantaggio i “Reds”, ma Pruzzo agguanta il pareggio facendo esplodere lo stadio di gioia. Ma il risultato si blocca lì: la partita finisce ai rigori, e inizia lo show di Grobbelaar, estremo difensore del Liverpool, che riesce a imbambolare Conti e Graziani, dando la vittoria ai “Reds”.

La carriera di Grobbelaar prosegue fino al 2002, quando abbandona il calcio giocato e tenta quella di allenatore in diverse squadre sudafricane, con fortune alterne.

"Il calcio mi ha salvato dalla depressione e mi ha tenuto lontano dai pensieri oscuri della guerra". Comincia così la confessione shock di Bruce Grobbelaar, ex portiere del Liverpool, che a The Guardian ricorda quando nel 1975, appena 18enne, fu arruolato nell'esercito del suo Paese natale (l'attuale Zimbabwe) per la guerra civile di Rhodesia. Una guerra cruenta che lo costrinse a uccidere un numero indefinito di guerriglieri antigovernativi di Robert Mugabe: "Era il crepuscolo e quando il sole inizia ad affossarsi vedi le ombre tra i cespugli - racconta l'ex portiere -. Non riesci a riconoscere granché finché non vedi il bianco degli occhi dei soldati. O vivi tu o loro. Spari, vai a terra e c'è uno scambio di proiettili. Poi senti delle voci che ti dicono 'Caporale, mi hanno colpito!' e fai per zittirle, altrimenti vieni ucciso tu e gli altri. Quando cessa il fuoco vedi corpi a terra dappertutto. La prima volta tutto quello che hai nello stomaco ti risale fino alla bocca. Quanti ne ho uccisi? Non posso dirlo. Ho ucciso tante persone e per questo ho sempre vissuto la mia vita giorno per giorno. Posso solo pentirmi di quello che ho fatto, ma non posso cambiare il mio passato".

 Grobbelaar, poi, racconta un episodio legato a un suo compagno ("Ricordo che tagliava le orecchie a ogni uomo che ammazzava e le metteva in un vaso... e aveva diversi vasi. La sua famiglia fu torturata e voleva vendetta") e ammette di aver rischiato di finire in depressione come altri soldati che decisero di suicidarsi ("Si uccisero simultaneamente in due bagni vicini all'accampamento"). Nel 1979 quando la guerra finì, l'ex portiere andò in Canada ai Vancouver Whitecap fino all'approdo al Liverpool l'anno successivo con cui vinse 6 Premier League, la Coppa dei Campioni del 1984 contro la Roma oltre a 3 Coppe d'Inghilterra. "La tifoseria mi chiamava Jungleman, uomo della giungla - ricorda ancora -. Dicevano che non ero bianco, che ero un nero con la pelle bianca. Il calcio mi ha davvero salvato dalla depressione e ha allontanato i pensieri oscuri della guerra".

Un anno dopo la vittoria all’Olimpico, un’altra esperienza traumatica: era fra i pali del Liverpool anche durante la tragica finale di Coppa Campioni contro la Juventus, allo stadio Heysel: “Fu ancora peggio della guerra: c’erano persone innocenti e sentire i muri che crollavano e i corpi che cadevano fu terribile”.

Premier League: è guerra ai procuratori




Dopo aver contribuito con la sua scelta ad accorciare la durata delle sessioni estive e invernali, la Premier League si appresta a rivoluzionare ulteriormente il calciomercato come lo conosciamo oggi. L'organo direttivo del primo campionato inglese sta infatti studiando un importante ed epocale cambiamento che riguarda agenti ed intermediari.

 Nel corso dell'ultimo anno, infatti, la Premier ha stimato che circa 220 milioni di sterline, poco meno di 250 milioni di euro, sono stato spesi dai club di Premier League in commissioni e intermediazioni verso agenti, avvocati e procuratori. A fare scalpore negli ultimi anni è stata la maxi-intermediazione da 49 milioni di euro versata dal Manchester United a Mino Raiola per l'acquisto di Paul Pogba, ma anche i 16 milioni pagati dalla Juventus all'agenzia di Emre Can per l'acquisto a parametro zero dopo la fine del suo contratto con il Liverpool.

Come arginare questa "fuga di capitale" che quindi lascia i club per uscire dal mondo del calcio? Secondo quanto riportato dalla redazione inglese di Sky Sport l'obiettivo della Premier League è quello di modificare i regolamenti spostando l'esborso per gli agenti non più sulle delle società, bensì sui giocatori. Le commissioni e le intermediazioni per gli agenti, quindi, non verranno cancellate, ma non saranno più a carico dei club, bensi verrano liquidate dagli stessi giocatori. Nulla di ufficiale, almeno per ora, ma una riflessione seria che potrebbe modificare tante dinamiche consolidate del calciomercato odierno.

Forse un modo per limitare il potere dei procuratori c'è. E la Premier League lo sta studiando. La proposta che è stata messa sul tavolo prevede, infatti, che siano i calciatori a pagare le commissioni per i propri agenti, scalandoli direttamente dal proprio stipendio, anziché le società. La preoccupazione della massima lega inglese nasce dal fatto che nell'ultimo anno le spese per i trasferimenti hanno toccato i 250 milioni di euro.

Il modo per attuare questa mini-rivoluzione, spiega Sky Sports, è appunto quello di spostare l'onere della spesa sui calciatori anziché sui club che li ingaggiano. L'effetto immediato sarebbe quello di porre un freno ai continui trasferimenti all'interno dello stesso Paese, dato che quello inglese è il mercato più "autarchico", diminuendo il guadagno per i procuratori. Che comunque potrebbero negoziare uno stipendio annuale "gonfiato" per i propri assistiti.

Ma casi che hanno fatto scandalo come i 49 milioni di euro guadagnati da Mino Raiola nell'affare Pogbanel 2016 per il passaggio del centrocampista dalla Juventus al Manchester United non ci saranno più... o così sperano in Premier.

Stando a quanto riportato da Marca, la Premier vorrebbe imporre agli stessi tesserati, quindi agli stessi giocatori, di pagare di tasca propria le commissioni ai agli agenti i dirigenti dei club si sarebbero incontrati per valutare l’opportunità. Una proposta rivoluzionaria visto che le spese per le commissioni sono schizzate alle stelle nelle ultime sessioni di mercato. Solo lo scorso anno in Inghilterra sono stati sborsati agli intermediari 220 milioni di sterline, troppo secondo i vertici del campionato inglese. Se non bastasse l’ipotesi di far pagare agli stessi giocatori le commissioni per gli intermediari, la Premier ha pensato anche di imporre agli agenti l’apertura di un conto bancario nel Regno Unito che diventerebbe indispensabile per condurre affari nella nazione, con tanto di dichiarazione annuale da fornire alla Federcalcio.


sabato 6 ottobre 2018

Cassano riparte dalla Virtus Entella



Antonio Cassano a sorpresa torna protagonista in campo. Dopo l'esperienza immediatamente interrotta con l'Hellas Verona, ormai un anno e mezzo fa, l'attaccante di Bari Vecchia a 36 anni da lunedì si allenerà con l'Entella. "La Virtus Entella comunica di aver accolto la richiesta di Antonio Cassano che da lunedì prossimo si allenerà con la prima squadra agli ordini del tecnico Roberto Boscaglia, senza alcun vincolo contrattuale", si legge nel comunicato.Un avvicinamento che potrebbe rappresentare un primo passo verso la definizione di un accordo con l'attaccante che ha vestito le maglie di Bari, Roma, Real Madrid, Sampdoria, Milan, Inter e Parma.

A 36 anni, Cassano non gioca una partita ufficiale dall'8 maggio 2016 (il derby perso 3-0 dalla Sampdoria contro il Genoa) e dal gennaio del 2017 è senza squadra dopo il divorzio con il club blucerchiato. Nel frattempo ha continuato ad allenarsi duramente per restare in forma. Questa estate, c'era stata la suggestione del ritorno a Parma, ma nulla si era concretizzato. Cassano si è iscritto al corso per diventare direttore sportivo, ma ha detto di sentirsi ancora un calciatore quindi non pensa di frequentarlo. Ora riparte dall'Entella, al momento solo per allenarsi e tornare a vivere la vita di uno spogliatoio. La prima seduta, in programma lunedì alle 15.30, sarà aperta al pubblico. L'Entella così accoglie Cassano con la speranza di rivederlo presto in campo anche in gare ufficiali. Valutazioni in corso quindi, intanto si allenerà con la squadra. Un desiderio che parte dal presidente Gozzi. "Se devo scendere di categoria, lo faccio solo andando a giocare all'Entella", ha sempre confessato Cassano. E adesso, ripartirà allenandosi proprio dal club che lo ha tentato perché vicino alla sua famiglia.



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