Mino Raiola solitamente fa il prezioso, concede poche parole e quando parla sono sempre messaggi in codice, destinati agli alleati o ai rivali, o comunque sono dettagli sempre funzionali ai suoi affari, anzi affaroni. Ma quando si esprime fuori dai confini del personaggio che si è imposto, sa essere illuminante. Come nel caso dell’intervista rilasciata alla radio napoletana Crc.
Tra le altre cose, ha rivelato il desiderio di Ibra – non troppo convinto – di concludere la carriera proprio a Napoli e ha spiegato che la decisione di tenere Balotelli fuori dall’Italia è stata una scelta ponderata e – soprattutto – ha sottolineato come De Laurentiis abbia concluso un’operazione geniale cedendo Higuain alla Juve per 90 milioni (bello il motto: vendere e pentirsi è sempre meglio che non vendere e pentirsi).
Ma poi parlando di Champions League ha espresso un concetto che non si può non condividere: «La Figc ha permesso che la Champions diventasse il più grande competitor della Serie A».
È proprio così. La Champions ha strappato al campionato quel fascino che da sempre apparteneva alle gare della domenica. La Champions adesso è il torneo più atteso e seguito di tutti. Dove giocano i campioni più grandi e le squadre più spettacolari.
Raiola dice che la Champions, in realtà, non può essere considerata una grande piattaforma perché è dominata costantemente dalle solite 4-5 grandi squadre. E anche quest’anno si può immaginare che in finale arriveranno big come il Real Madrid o il Barcellona o il Manchester City, con le solite outsider in agguato: stavolta Juventus o Psg, per esempio. Ma così svanisce il fattore sorpresa.
Nulla di troppo diverso da ciò che accade in uno dei campionati dell’Uefa. In pratica – fa notare Raiola – l’Uefa è un’associazione di federazioni divenuta azienda commerciale in grado di organizzare un torneo che è il più grande concorrente di Premier, Bundesliga o Serie A. La soluzione? Staccarsi dall’Uefa per creare un campionato alternativo.
A prescindere dagli interessi di Raiola, la valutazione non è sbagliata. La stessa Uefa ha capito, sulla scia della sua politica aggressiva, di correre ora questo rischio. Non a caso, sono arrivate le piccole modifiche a favore dei club storici e dello stesso calcio italiano, la riapertura a più squadre per nazione e l’allargamento dei privilegi. Per prevenire la minaccia della Superlega.
Ma che la Champions abbia finito per indebolire i campionati nazionali è un dato di fatto. In particolare, la Serie A. Che farà bene a reagire (ovvero a dotarsi delle stesse competenze imprenditoriali e organizzative che ha sfoderato l’Uefa) se non vorrà definitivamente rassegnarsi al processo di provincializzazione del calcio italiano.
Infine Milik "E’ stato scaricato dal Leverkusen e quando era all’Ajax era molto criticato perché non era produttivo. E’ per questo che in Olanda si sono stupiti che il Napoli lo abbia acquistato a quella cifra. Ci sono dei giocatori che in un campionato giocano meglio rispetto ad altri e questa è la vera difficoltà nella scelta dei giocatori nel calciomercato. Se in estate si poteva pensare che 35 milioni erano troppi per Milik, oggi non lo si può più pensare".
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