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lunedì 26 febbraio 2018
Enrico Brignola: il talento classe ’99 del Benevento
Chiunque abbia visto Inter-Benevento, partita andata in scena sabato sera a San Siro e vinta 2-0 dai nerazzurri, non potrà non essere rimasto colpito dalla prestazione sensazionale di Enrico Brignola, classe '99 esterno destro nel 4-3-3 orchestrato da Roberto De Zerbi nella formazione sannita, assoluto migliore in campo per quanto concerne la sua squadra, ma probabilmente anche dell'intera partita.
Nato a Caserta, Enrico cresce e comincia a tirare i primi calci a un pallone a Telese Terme. Il suo talento balza subito all’occhio degli osservatori del Benevento che nel 2001 decide di prelevarlo dalla scuola calcio Valle Telesina e portarlo nel proprio settore giovanile. Anche nella trafila con i giallorossi il classe ‘99 si mette in mostra nei campionati Nazionali fino a che, quando milita negli Allievi, nelle due gare contro la Roma così come nella Scirea Cup viene notato da Bruno Conti che al termine della stagione lo porta a Trigoria con la formula del prestito e viene aggregato agli Allievi Nazionali di Toti.
Il diciottenne (compirà diciannove anni l'8 luglio prossimo), nato a Caserta e cresciuto proprio nelle giovanili del Benevento, è un esterno tascabile (165 cm x 73 kg), dotato di una rapidità non indifferente, un'ottima tecnica e un dribbling vertiginoso: alla prima stagione in Serie A sta stupendo tutti, visto che da quando è arrivato De Zerbi non è più uscito dal novero dei titolari. Otto presenze costellate da due reti per un giocatore che potrebbe, in teoria, fare ancora parte della Primavera dei sanniti: il club del presidente Vigorito non può più però fare a meno dell'imprevedibilità del suo prodotto tipico, che con Coda e Guilherme forma un tridente in grado di spaventare chiunque e che avrebbe potuto garantire un fabbisogno di punti necessario per la salvezza, qualora fosse stato assemblato prima.
E pensare che nel 2015 venne ceduto in prestito alla Roma, con cui ha giocato una stagione con la Primavera arrivando in semifinale in campionato, senza però attirare particolarmente l'attenzione della società capitolina, che a fine stagione decise di non riscattarlo dai campani e lo rimandò indietro. L'anno passato in Serie B solo una presenza, prima dell'esordio in Serie A il 3 dicembre 2017, nel pareggio per 2-2 ottenuto contro il Milan, grazie ad un gol del quasi omonimo Brignola, portiere in scorribanda offensiva al 95'. Esordio nel giorno del primo storico punto della squadra giallorossa nel massimo campionato italiano dopo 14 sconfitte di fila. Poi le due reti: la prima alla Samp, nella prima vittoria in campionato dei sanniti, e la seconda proprio alla Roma, sua ex squadra.
Questo il ricordo di quella storica giornata: "Dopo l'infortunio di Ciciretti nel riscaldamento, sono corso nello spogliatoio e in un minuto ero pronto. Mi sono detto che dovevo dare tutto e che magari avremmo vinto. De Zerbi? E' un grande tecnico. Ci ha dato una identità precisa, i suoi consigli sono preziosi". Prima di chiosare con un modello, un idolo nel mondo del calcio moderno, e di una confessione sul tifo: "Mi sono sempre ispirato a Robben, guardavo solo lui. In casa però siamo tutti tifosi milanisti: tra mancini ho scambiato la maglia con Rodriguez, la conserverò come un cimelio". Un'ispirazione, quella all'esterno sinistro olandese, che lo ha portato a cercare di ricalcarne le giocate e i movimenti; una passione quella per il Milan, che lo ha portato a disputare una grandissima partita contro l'Inter, come se fosse un derby, e che gli fa sognare di poter diventare un giorno un calciatore rossonero, per avere magari come compagno proprio il terzino svizzero. Valutato 500mila euro, è in scadenza con il Benevento nel 2021: ma, considerata la stagione che sta mettendo a frutto, è molto probabile che sarà chiamato a disputare la Serie A anche l'anno prossimo.
mercoledì 21 febbraio 2018
Calcio: gli under 20 più forti al mondo
Il Cies Football Observatory ha pubblicato la lista dei 50 calciatori under 20 promettenti d'Europa: graduatoria che ha tenuto conto delle prestazioni accumulate negli ultimi due anni. In testa c'è un italiano: si tratta del portiere del Milan Gianluigi Donnarumma. Il secondo italiano classificato è il compagno di squadra Manuel Locatelli, tredicesimo. Il terzo italiano è Giulio Maggiore dello Spezia al trentunesimo posto. Tra i militanti nel campionato italiano figura anche Yann Karamoh dell'Inter già in gol in Serie A , trentanovesimo, appena sopra Varnier del Cittadella (40esimo).
Il CIES Football Observatory, gruppo di ricerca attivo dal 2005 specializzato in statistiche e analisi riguardo al calcio. Il primo posto va proprio al portiere del Milan tra i 50 migliori under 20 d’Europa. Una graduatoria che tiene conto dei minuti giocati da ogni calciatore, in relazione al livello del campionato e ai risultati ottenuti in carriera con i rispettivi club. Donnarumma guarda dunque tutti dall’alto, davanti ad un altro portiere (del Tolosa) come Alban Lafont e Mbappé del Psg, un giocatore pagato circa 180 milioni di euro dal Psg.
Il punteggio è stato assegnato con un massimo di 5 stelle, e il voto più alto lo hanno preso in dieci, tutti classe 1998 o 1999, con l’unica eccezione di Ryan Sessegnon, esterno mancino di centrocampo del Fulham classe 2000. Unico millennial tra tutti i 50 componenti della classifica.
La statistica del CIES Football Observatory non si è però limitata ad una graduatoria generale tra tutti i principali talenti d’Europa, ma si è preoccupata di stilare una classifica nella classifica anche riguardo ai cinque principali campionati europei. Va da sé che le prime cinque posizioni in Italia siano occupate dai giocatori già citati e presenti nella top 50 assoluta. Dunque poi, dietro di loro, ecco Pedro Pereira, già due partite da titolare per lui nel Genoa, che lo ha preso in prestito dal Benfica a gennaio. Adjapong del Sassuolo al settimo posto. Dietro di lui Zekhnini della Fiorentina all’ottavo. Patrick Cutrone al nono. Con Mamadou Coulibaly del Pescara a chiudere la classifica.
La classifica:
1 - Gianluigi Donnarumma (Milan)
2 - Alban Lafont (Tolosa)
3 - Kylian Mbappè (PSG)
4 - Christian Pulisic (Borussia Dortmund)
5 - Malang Sarr (Nizza)
6 - Dayot Upamecano (RB Lipsia)
7 - Tom Davies (Everton)
8 - Matthijs de Ligt (Ajax)
9 - Kai Havertz (Bayer Leverkusen)
10 - Ryan Sessegnon (Fulham)
11 - Kelvin Amian (Tolosa)
12 - Panagiotis Retsos (Bayer Leverkusen)
13 - Manuel Locatelli (Milan)
14 - Ismaila Sarr (Rennes)
15 - Giovanni Troupée (Utrecht)
16 - Justin Kluivert (Ajax)
17 - Samuel Kalu (Gent)
18 - Jan Bamert (Sion)
19 - Jordan Lotomba (Young Boys)
20 - Ronaldo Vieira (Leeds)
21 - Houssem Aouar (Olympique Lione)22 - Rick van Drongelen (Amburgo)
23 - Justin Hoogma (Hoffenheim)
24 - Sander Berge (Genk)
25 - Sofiane Alakouch (Nimes)26 - Ronael Pierre-Gabriel (Saint-Etienne)
27 - Carles Alena (Barcelona B)
28 - Martin Odegaard (Heerenveen)
29 - Cedric Zesiger (Grasshoppers)
30 - Dennis Geiger (Hoffenheim)
31 - Giulio Maggiore (Spezia)
32 - Timothy Fosu-Mensa (Crystal Palace)
33 - Federico Valverde (Deportivo La Coruna)
34 - Victor Nelsson (Nordsjaelland)
35 - Carel Eiting (Ajax)
36 - Douglas Luiz (Girona)
37 - Sherel Floranus (Sparta Rotterdam)
38 - Alex Pozo (Sevilla Atletico)
39 - Yann Karamoh (Inter)
40 - Marco Varnier (Cittadella)
41 - Trent Alexander-Arnold (Liverpool)
42 - Dario Maresic (Sturm Graz)
43 - Amadou Haidara (Salisburgo)
44 - Henry Medarious (Vitoria Guimaraes)
45 - Josip Brekalo (Stoccarda)
46 - Kevin Danso (Augsburg)
47 - Berkay Ozcan (Stoccarda)
48 - Achraf Hakimi (Real Madrid)
49 - Manu Garcia (NAC Breda)
50 - Eray Cumart (Sion)
domenica 18 febbraio 2018
La lunga sequenza degli errori del Var in Serie A
Infuriano le polemiche per il mancato utilizzo del Var che sta diventando realmente un problema. Ci sono arbitri che chiedono - giustamente - il conforto delle immagini e altri che ignorano lo strumento, per chissà quale motivo: eccesso di sicurezza o semplicemente una questione di orgoglio?
L’arbitro della sezione di Firenze Gianluca Rocchi, che ha parlato a margine degli Italian Sport Awards: “Il bilancio dei primi mesi con la Var è assolutamente positivo, si sapeva che le polemiche sarebbero arrivate. E’ un momento decisivo per il campionato, dunque c’era da aspettarsele. Chiaramente siamo in una fase di rodaggio e il rodaggio prevede sempre qualche piccola difficoltà, che ci servirà per fare esperienza. Purtroppo le nostre esperienze nascono e passano da alcuni errori. Bisogna che si accetti l’errore e chiaramente fare in modo che non si ripeta. L’arbitro rimane l’arbitro ed è quello che prende l’ultima decisione. La Var, secondo me, non deve essere invasiva, ma un supporto fondamentale laddove l’arbitro non arriva, o non vede una cosa o la vede palesemente sbagliata”.
Molti plausi e molte critiche, come quella che l’arbitro sarebbe esautorato dal VAR o che adesso non può più sbagliare oppure che esso vada applicato ai soli “fatti oggettivi” e non a quelli “soggettivi”, dimostrano quanto la comprensibile complessità dell’innovazione non sia ancora stata digerita a pieno. Proviamo a chiarirci le idee, partendo dal Testo ufficiale ovvero la presentazione che ne fa l’ex arbitro internazionale Roberto Rosetti, designato dalla FIGC quale responsabile del progetto nel nostro campionato.
L’arbitro NON è obbligato a ricorrere alla cosiddetta “review”. Letteralmente: “Altri ufficiali di gara possono solo ‘consigliare’ una review”. Possiamo, comunque, considerare che c’è consiglio e consiglio. Un conto è comunicare all’arbitro che “c’è un rigore netto!”, un altro è “che potrebbe esserci un fallo in area”. In ogni caso il rapporto tra arbitro e addetti VAR è del tipo di quello già vigente, per esempio, tra direttore di gara e guardalinee: quest’ultimo segnala, ma non decide. Un altro principio fondamentale è che l’arbitro cambierà decisione solo se il video dimostrerà che si tratta di un CHIARO ERRORE.
Quali sono i cosiddetti “incidenti revisionabili?”
A) Dopo un gol il VAR deve verificare: fuorigioco; pallone dentro o fuori dal campo; gol/non gol;
B) Dopo un “incidente in area di rigore” il VAR deve controllare: se è calcio di rigore o no; se il fallo avviene dentro o fuori l’area di rigore; se vi è stato un fuorigioco; se il pallone era “dentro o fuori dal campo prima del calcio di rigore”;
C) DOGSO, acronimo inglese che sta per “Denying Obvious Goal Scoring” in sostituzione della locuzione italiana: “Impedimento di Chiara Occasione da Gol”;
D) Falli gravi da “rosso diretto e violenze”;
E) Errori d’identità: il VAR deve controllare se l’arbitro ammonisce od espelle un giocatore sbagliato.
Quindi ha ragione chi dice che il VAR si deve applicare ai soli fatti “oggettivi”, cioè al fuorigioco, ai rigori, al gol/no gol… ma non ad, esempio, ai dati “soggettivi” come falli laterali, punizioni o ammonizioni?
Rosetti, ovvero la FIGC, non ha usato i termini “oggettivo” o “soggettivo”. E’ importante rilevare che sotto tutti i casi considerati revisionabili dal VAR con la sola eccezione del fallo grave di gioco, vi è una formula che così recita: “Si rivede un possibile fallo nella fase di conquista della palla”. Questo significa che se l’azione della squadra A inizia con un fallo non rilevato dall’arbitro e termina con un gol, l’intervento degli assistenti VAR è ammesso e l’arbitro può decidere la revisione al monitor, convalidare o annullare il gol ed eventualmente comminare un’ammonizione.
Quindi il VAR non può interviene se deve accertare un fallo, anche da ammonizione a metà campo, ma se quel fallo, altrimenti non revisionabile, è avvenuto assai prima di un gol, allora il VAR può entrare in azione?
SI’. L’esempio è il gol annullato alla Juventus nella partita con l’Atalanta, perché Lichtsteiner, circa 15 secondi prima, aveva commesso un fallo non rilevato dall’arbitro, che ha deciso di ascoltare la segnalazione dei suoi assistenti e rivedere l’azione registrata. Da qui ha optato per l’annullamento del gol, l’ammonizione al giocatore juventino e la punizione per l’Atalanta.
Perché il VAR non è intervenuto subito e l’arbitro non ha ammonito Lichsteiner?
Perché il regolamento non permette che il VAR entri immediatamente in azione per un fallo semplice o anche da ammonizione. Il VAR interviene solo per i cosiddetti “incidenti revisionabili” tra cui c’è il gol. Se la Juve non avesse segnato, l’arbitro non avrebbe ammonito Lichsteiner e concesso una punizione all’Atalanta. Per questa stessa ragione ci possono essere ritardi notevoli prima che l’arbitro decida: perché gli assistenti video non intervengono se non avviene “l’incidente revisionabile”. Solo allora il nastro si può riavvolgere e tornare indietro nel tempo, teoricamente di molti secondi. La complessità sta nel fatto che un evento debba accadere, affinché possa essere analizzato un altro evento avvenuto prima. Se un’azione inizia con un fallo non grave gli assistenti VAR tacciono, se prosegue con un fallo da giallo tacciono, se si sviluppa in fuorigioco tacciono, se finisce senza un gol, quell’azione è morta e sepolta. Se invece l’azione termina in gol allora torna in vita e il VAR (gli assistenti) comunicano all’ arbitro che c’era stata (8, 20, 40 secondi prima) un’infrazione non rilevata.
Lo stesso vale per un eventuale rigore?
SI’. il rigore è un “incidente da review”, con la stessa avvertenza, però: “si rivede un possibile fallo nella fase di conquista del pallone”. Se, per esempio, nella stessa azione che conduce al rigore, 30 secondi prima vi è stato un fallo non rilevato, il VAR può intervenire.
Perché “può” intervenire e non “deve”: il VAR è discrezionale?
SI’. Discrezionale (decidono gli assistenti in fase di segnalazione e decide l’arbitro in fase finale) e limitato (interviene solo in certi casi).
Quale velocità deve usare il VAR?
Al rallentatore solo per il “punto di contatto per infrazioni tecniche o falli gravi di gioco e il fallo di mano”. A velocità normale per “intensità di un fallo oppure per determinare se un fallo di mano è volontario”.
Quindi il VAR non può certificare in maniera oggettiva l’andamento di una partita?
NO. Il VAR è un’opportunità in più per evitare possibili errori, ma è il risultato di interpretazioni umane, quindi soggettive e relative. Non evita pessimi o discutibili arbitraggi e non impedisce, in toto, gli errori.
Lo slogan utilizzato dal testo della FIGC per presentare il VAR è: “Minima interferenza-Massimo beneficio”. E’ chiaro che se l’interferenza deve essere minima, sia per non spezzettare il gioco, sia per non prolungare troppo il recupero, il beneficio potrebbe non risultare il massimo. Viceversa per un massimo beneficio (più controllo e verifica degli eventi) l’interferenza potrebbe non essere minima, ma la partita ne risentirebbe pesantemente. Gli arbitri quindi dovrebbero essere in grado di valutare in pochissimo tempo se ricorrere o no al VAR e per quante volte.
Lazio, i tifosi preparano una class action contro il Var
Il Var non piace alla Lazio, lo ha già ribadito più volte il tecnico Simone Inzaghi. La guerra tra la Lazio e il Var prosegue. Dopo le proteste degli ultimi mesi di Simone Inzaghi e Igli Tare, questa volta a prendere posizione contro i torti arbitrali subiti in questo campionato sono i tifosi biancocelesti. Il Comitato dei Consumatori della Lazio, infatti, ha avviato una raccolta firme per promuovere una class action nei confronti dell'Aia, l'Associazione italiana arbitri. Una campagna che ha fin qui raccolto un migliaio di adesioni via mail e che ieri, davanti a un notaio, ha visto la presenza di circa 250 persone. Come ha riportato il Corriere dello Sport, se il giudice ordinario darà ragione al comitato, la class action contesterà "l'erronea applicazione del protocollo Var nelle partite con Roma, Fiorentina, Sampdoria, Torino, Inter e Milan, in cui la Lazio è stata danneggiata".
Sono già mille o poco più le adesioni raccolte via mail, inoltre ieri quasi trecento tifosi hanno iniziato a firmare il modello di autocertificazione per formalizzare il consenso alla causa anti-Var. Il tutto è stato fatto di fronte a un notaio alla Comix Università San Paolo a Roma. Ci saranno altri eventi per raccogliere firme, ma la strada è segnata: i tifosi sono contro il Video Assistance Referee e si rivolgeranno al giudice ordinario.
L’iniziativa è riservata ai Consumatori della Lazio, intesi come abbonati allo stadio o alle Pay Tv, ma anche ai possessori di biglietti per le singole partite. Nelle intenzioni del c’è quello di reagire nei confronti dell’Aia con l’obiettivo di chiarire l’erronea applicazione del Var.
Nella peggiore delle ipotesi (nella migliore, secondo l’ottica del Comitato) si potrebbe chiedere di sospendere l’omologazione dei risultati delle partite contestate, qualora il ricorso del Comitato superasse l’udienza filtro. Tutto è in ballo, staremo ma vedere cosa accadrà.
Si era mosso anche lo studio legale Previti: «Tifosi lesi nel diritto di poter vivere la passione sportiva al riparo da condizionamenti illeciti» che ha notificato il risarcimento dei danni causati a ogni singolo tifoso, "leso nel proprio diritto di poter vivere la propria passione sportiva al riparo da condizionamenti illeciti, in quanto fondati su condotte connotate da inaccettabili profili di colpa". I promotori dell'azione legale, contestano la condotta dei due arbitri "gravemente e del tutto immotivatamente discostata da quanto stabilito dal regolamento del Giuoco del Calcio, dalla "Guida Pratica AIA" e dalle successive raccomandazioni del Settore Tecnico in tema di rilevazione del fallo di mano, privando la squadra di un sacrosanto calcio di rigore", con l'aggravante che l'intervento del Var "è stato richiesto in merito al contatto tra il difensore del Torino Burdisso e l'attaccante della Lazio Immobile, in occasione del quale è stato commesso l'ulteriore errore dell'espulsione del giocatore della Lazio, lasciando impunito il giocatore del Torino". Errori che "integrano - si legge ancora nell'atto recapitato ai due fischietti - gli estremi di una vera e propria responsabilità professionale a carico dei direttori di gara", affinché "si affermi con forza il principio di responsabilità anche con riferimento all'operato degli arbitri, attori, al pari delle altre componenti (tifosi, società, calciatori) di uno spettacolo che non può permettersi di essere falsato da decisioni dei direttori di gara palesemente errate e addirittura in contrasto con le regole ufficiali del gioco".
domenica 11 febbraio 2018
Napoli avvisa Younes: "Se a luglio non viene rischia squalifica e risarcimento"
L'esterno tedesco dell'Ajax, in scadenza di contratto a giugno, era ad un passo dall'arrivo a Napoli a gennaio, poi però non se ne fece più nulla per "motivi personale". In pochi ci hanno creduto e infatti Younes ha confessato i propri dubbi: "Non so se andrò a Napoli la prossima estate, non posso dire nulla ora. Penso soltanto a vincere il campionato con l'Ajax. Sono successe un po' di cose di cui non voglio parlare. Il futuro? Potrei anche rinnovare e rimanere qui". Il club di Aurelio De Laurentiis ha comunque depositato il contratto fino al 2022: se il tedesco deciderà di accasarsi altrove rischia una squalifica, salvo un accordo con gli azzurri.
A questo punto il futuro dell'attaccante è un vero e proprio giallo, visto che il presidente del Napoli ha recentemente dichiarato, senza mezze misure, di aver preso il giocatore per la prossima stagione: «Abbiamo preso Machach e fatto sottoscrivere precontratti per il prossimo anno a Ciciretti e a Younes, che non è qui per problemi familiari, aggiungendo anche dei dubbi sul frettoloso ritorno del giocatore in Olanda dopo essere stato a Roma a fare le visite mediche e addirittura in tribuna al San Paolo: «Ho capito che su Younes c’è stata una triangolazione con... amici degli amici.».
Mattia Grassani, avvocato del Napoli, avverte l'attaccante rimasto all'Ajax: "Abbiamo un accordo, se non lo rispetta..." Younes al Napoli è diventato un caso. Il giocatore, esterno tedesco di origini libanesi, dopo aver segnato un gol con la squadra B dell'Ajax ha detto: "Non so se andrò al Napoli la prossima estate. Adesso voglio solo diventare un campione qui...". Eppure, per il suo trasferimento nel club partenopeo, è tutto fatto: il suo contratto è stato già depositato in Lega. Ufficialmente, il giocatore ha lasciato Napoli, dopo le visite mediche e dopo aver assistito alla gara col Bologna, per gravi motivi familiari: il nonno avrebbe seri problemi di salute. Insomma, nel giro di 24 ore Younes ha cambiato idea.
Ma che cosa potrebbe succedergli se a luglio non si presenterà a Napoli?
"Quello che il calciatore dice non può prescindere dagli accordi formalizzati col Napoli – ha affermato l'avvocato Mattia Grassani, legale del club . Il calciatore può sostenere che non si presenterà mai a Napoli ma il club azzurro ha sottoscritto col calciatore un accordo con decorrenza primo luglio 2018. Questo accordo è regolarmente depositato con ratifica dello stesso calciatore e quindi, al di là di ciò che ha nella testa Younes, il Napoli da luglio sarà l'unico club detentore delle prestazioni sportive del giocatore. Se Amin Younes prenderà strade diverse si assumerà tutte le responsabilità in ambito economico e disciplinare".
"Firmare per un'altra squadra è uno scenario assolutamente impercorribile - continua Grassani - ma se dovesse accadere Younes verrebbe sanzionato con squalifica e dovrebbe anche risarcire il danno al Napoli in termini economici. Anche il nuovo club, qualunque esso sia, sarebbe considerato a livello patrimoniale responsabile al pari del giocatore", aggiunge il legale del Napoli. "È vero che oggi si sente dire che i contratti hanno un valore relativo ma questo è un contesto professionale e ci sono organi che hanno valutato i documenti firmati - conclude.- Le firme non vi è dubbio che siano di Younes e il giocatore ha firmato una serie di documenti per cui si troverà a sbattere contro un muro e da questo non ne uscirà".
Younes sa che nessuno l’ha costretto a firmare. Sa soprattutto che qualsiasi altra sigla in calce, per un rinnovo con l’Ajax o per un’intesa con un altro club, lo porterebbe a gravi sanzioni. Semplicemente perché non si possono firmare due contratti contemporaneamente e bisognerebbe avere il buon gusto o il buon senso di capire cosa si vuole fare da grandi. Il suo dovere sarebbe quello di chiarire una volta per tutte. E auguriamo a Younes di non fare la fine di Luis Figo che nel 1995 si impegnò sia con il Parma che con la Juve e andò incontro a una sanzione grave: da giugno 1995 non ha potuto giocare per due anni con un club italiano. Un’altra firma e Younes si troverebbe nella stessa situazione.
giovedì 8 febbraio 2018
Calcio: la storia dei No della Serie A da Simone Verdi a Gigi Riva passando per Antonio Di Natale
Simone Verdi si è preso le copertine di gennaio per il gran rifiuto al Napoli, la voglia di rimanere al Bologna e di essere centrale nel progetto rossoblù ha preso il sopravvento, dopo settimane di trattative non si è riusciti a convincere Verdi ad accettare la corte di Sarri. Eppure, il destino di Verdi da qui alla prossima estate è ancora incerto: le voci sulla Juventus continuano, da quando Simone ha fatto retromarcia sul Napoli.
Marotta e Paratici non hanno mai avviato una trattativa per Verdi né dato segnali ai suoi agenti, che hanno avuto un comportamento totalmente corretto verso il Napoli. Simone non ha mai detto sì per ripensarci; ha aperto all'idea, si è seduto a un tavolo e ha scelto quando ha preferito, nessuna azione di disturbo in questo caso da parte della Juventus. Niente dispetti, a giugno sarà un'altra storia ma non ci sono trattative impostate o promesse fatte per far rifiutare. Mentre chi si sta attivando su Simone adesso è la Roma: Monchi è un suo grande estimatore, Di Francesco vorrebbe allenarlo da anni e lo vedrebbe benissimo largo a destra in quel 4-3-3 che manca ancora di un vero erede di Salah. Ecco perché la Roma ha iniziato a muoversi e informarsi per giugno, Verdi è nel mirino giallorosso mentre la Juventus apprezza Verdi, ma non ha mosso i suoi passi in forma ufficiale.
Da quando esiste il calcio professionistico e di conseguenza il calcio mercato i casi come quello di Simone Verdi sono tanti. Giocatori che decidono di dire di no ad una proposta economicamente allettante di un club più forte di quello in cui giocano ce ne sono stati numerosi e per i motivi più disparati. Soldi, famiglia, rivalità, legami affettivi, voglia di giocare: c’è tanto dietro un No, grazie detto dal Grande Campione così come dall’ultimo degli attaccanti di Serie C.
Ferenc Puskas nel 1947 ha 20 anni ma è già un giocatore divino con quel sinistro che incanta tutti, soprattutto la Juventus. I bianconeri provano a convincerlo a lasciare Budapest, l’Honved e l’Ungheria e sbarcare in Piemonte per contrastare l’egemonia della rivale cittadina, non un Torino qualsiasi ma il Grande Torino. Puskas prima tentenna, poi si convince e sta per accettare ma il pianto a dirotto della fidanzata Elisabetta, sua futura moglie, lo persuade a rimanere lì dov’è.
Non sarà l’ultimo rifiuto che la Juventus incasserà nella sua storia. Gigi Riva più volte respinge il corteggiamento della Vecchia Signora perché sa che non avrebbe retto le lacrime non della sua compagna, non di tutta Cagliari ma di tutta la Sardegna. Nell’estate del 1970 arriva l’offerta di un miliardo di lire al club e uno stipendio triplo al giocatore ma non c’è niente da fare: Riva vuole rimanere a casa sua. Neanche il Milan nel ‘74 riesce nell’impresa nonostante le pressioni della dirigenza rossoblu.
Anche un sardo non acquisito ma purosangue come Pietro Paolo Virdis si nega alla Juventus una prima volta nel ‘76, nonostante la retrocessione in B, ma non può opporsi l’estate successiva: è un sì legato soprattutto al voler aiutare le casse del suo Cagliari, malinconicamente vuote.
In epoca più recente, nell’estate del 2010, Antonio Di Natale vuole rimanere ad Udine non cedendo alle lusinghe della Juventus. Anni dopo Totò motiva quella scelta con la volontà di non spostare la famiglia da quella che, come per Riva con Cagliari, era diventata la sua Casa d’adozione. E infine c’è Domenico Berardi, che alla Juventus ha preferito almeno per ora il Sassuolo. “Il no alla Juventus, in realtà, per come lo dissi io, non fu un no. Il mio era un sì ai neroverdi, il sì che a loro fra l’altro non avevo mai detto”: parole che assomigliano molto a quelle di Simone Verdi, pur nella diversità delle situazioni.
C'è anche chi ha preferito rimanere alla Juventus come Pavel Nedved che declinò il corteggiamento di Mourinho per portarlo all'Inter. Nerazzurri che sempre nell'estate del 2009 incassarono il no del bielorusso Aljaksandr Hleb, in forza al Barcellona, che preferì lo Stoccarda.
Discorso applicabile anche per Marek Hamsik con il Napoli - no al Milan nel 2011, no alla Juventus nel 2015.
martedì 6 febbraio 2018
Calcio: Serie A diritti tv a Mediapro
L'offerta spagnola per i diritti sulle partite del triennio 2018/2021 è di mille euro sopra il minimo di 1,05 miliardi. Adesso si dovrà pronunciare il garante della concorrenza. Mediapro: "La serie A si vedrà su tutte le piattaforme possibili". E secondo i piani dell'intermediario spagnolo il nostro campionato potrebbe andare in onda su satellite, digitale terrestre, ma anche su piattaforme Iptv e telefonini. E ora nel mirino di Mediapro c'è anche la B.
"Nessuna abitudine italiana verrà stravolta", assicura l'ad di Infront Luigi De Siervo. E i catalani, che già producono 13 campionati e puntano anche alla Serie B, giurano di considerare cruciale l'abbonato e dichiarano di voler rivendere "più calcio possibile, alla miglior qualità possibile, al prezzo più giusto".
Non solo su satellite e digitale terrestre, nel prossimo triennio la Serie A andrà in onda su ogni piattaforma, anche sulle Iptv (tv su internet) e i telefonini secondo i piani di MediaPro, l'intermediario che ha vinto la gara per i dritti tv del campionato per i prossimi tre anni. Lo scenario non è però ancora chiaro nei dettagli. Gli utenti dovranno attendere circa un paio di mesi per conoscere l'offerta delle varie emittenti. Entro 45 giorni l'Autorità garante della concorrenza e del mercato dovrà dare il via libera per l'assegnazione definitiva a MediaPro, poi il resto dipenderà dagli accordi commerciali fra gli spagnoli e i vari operatori, da quelli che tradizionalmente trasmettono la Serie A come Sky e Mediaset, fino a quelli operativi sulla piattaforma Internet, come Perform o Tim. Non è escluso che gli operatori possano essere invitati a confezionare e rivendere agli abbonati pacchetti dedicati solo alla Serie A (e non più al calcio o allo sport, come accade ora in genere), in modo anche da rendere più chiaro il valore effettivo del prodotto. È possibile anche che per le piattaforme con margine di resa più bassa siano applicati prezzi più bassi.
Fondato nel 1994, il Gruppo MediaPro si è fuso con il Gruppo GlobMedia nel 2006 e, insieme a WPP, azienda leader mondiale nel settore delle comunicazioni e del marketing, e Torreal ha costituito il Gruppo Imagina che oggi vanta di essere "il principale fornitore di contenuti multimediali europei e contenuti audiovisivi, produzione e distribuzione". Il gruppo di Barcellona, il più grande gestore di audiovisivi di Spagna, già gestisce i diritti della Liga, il campionato di Leo Messi e Cristiano Ronaldo, e tra le sue produzioni televisive ha partecipato anche a quella di "The Young Pope". La Serie A si aggiungerà ai 13 campionati di tutto il mondo prodotti, totalmente o parzialmente, per la tv da MediaPro. E non è escluso che il 15esimo possa diventare la Serie B, già finita nel mirino degli spagnoli. Ci sono quelli di Spagna, Francia, Portogallo, Grecia, Turchia, Colombia, Bolivia, Kenya, Gabon e Mozambico fra i campionati nel portfolio di MediaPro; gruppo con base a Barcellona (6.500 professionisti, nel 2017 fatturato di oltre 1,6 miliardi di euro, EBITDA di 216 milioni) produce e distribuisce, su commissione della Liga, il segnale di tutte le partite di prima e di seconda divisione. MediaPro produce con le moderne tecnologie (dal 4K-HDR alle riprese a 360 gradi), con un sistema di video analisi (Mediacoach), che raccoglie in tempo reale oltre 3mila dati statistici, fornito anche a tutte le squadre spagnole. In 24 anni Mediapro ha creato vari canali, e ora ne produce 11 in tutto il mondo. Fra questi LaLiga Tv, LaLiga 1-2-3 Tv, il canale del Real Madrid e beIN LaLiga.
MediaPro spiega anche di aver scommesso anche sui contenuti digitali e gli e-sports, dando impulso al campionato spagnolo di videogiochi per professionisti. Ma MediaPro, oltre che per le acquisizioni e il business audiovisivo, è finita recentemente anche al centro di rivoli giudiziari, con l'Antitrust spagnola che a primavera scorsa ha avviato un'indagine sulle presunte pratiche anticoncorrenziali nei confronti della tv online e le indagini dell'Fbi - che sta investigando sul "Fifagate" - che l'ha tirata in ballo (visto anche il suo rapporto con la qatariota BeIn Sport) per l'assegnazione dei Mondiali in Qatar.
Sky, attraverso i suoi avvocati, ha diffidato la Lega serie A dall’assegnare a MediaPro i diritti audiovisivi della Serie A per le stagioni 18-21, visto che il gruppo audiovisivo spagnolo MediaPro - pur avendo presentato un’offerta allo specifico bando rivolto esclusivamente agli “intermediari indipendenti” - non opererebbe come un intermediario indipendente ma come un vero e proprio operatore della comunicazione. Come si apprende anche dagli organi di stampa, MediaPro avrebbe infatti avviato nel corso della trattativa privata una negoziazione con la Lega per “realizzare uno o più canali tematici anche sotto forma di canali ufficiali della Lega”, curandone i palinsesti e la veste editoriale. MediaPro inoltre avrebbe negoziato con l’intenzione di “vendere spazi pubblicitari sugli stessi canali”, “concludere accordi per la distribuzione di tali canali con gli operatori della comunicazione interessati” e ripartire i profitti con la Lega. MediaPro intende agire quindi a tutti gli effetti come operatore della comunicazione attivo sul territorio e nei confronti degli utenti (violando il paragrafo 5.3 del secondo Invito). E inoltre essendo preclusa ad unico operatore della comunicazione l’aggiudicazione di tutti i diritti in esclusiva (no single buyer rule) l’assegnazione a MediaPro viola anche l’articolo 9.4 del Decreto Melandri e il paragrafo 24.b delle Linee Guida. Per questo Sky chiede alla Lega di considerare l’offerta di MediaPro inammissibile e quindi di interrompere le trattative private con il gruppo spagnolo e di escluderlo immediatamente dalla procedura di assegnazione.
"Il nostro obiettivo è vendere più calcio possibile, alla migliore qualità possibile, al prezzo più giusto, collaborando con le piattaforme e aprendo nuove finestre di distribuzione". È la filosofia di MediaPro secondo Jaume Roures, presidente del gruppo spagnolo che ha acquistato i diritti tv della Serie A. Un altro storico socio, Tatxo Benet, ha aggiunto: "Per noi è cruciale l'abbonato, vogliamo che chi si abbona possa vedere tutte le partite. La Serie A si vedrà su ogni piattaforma, su tutti gli schermi possibili".
Mediaset: "Aspettiamo di conoscere l'offerta che intendono fare, è prematura qualsiasi conclusione", dicono le stesse fonti. Mediaset sceglie dunque una linea attendista, in vista di valutare come Mediapro declinerà la sua proposta. Del resto il destino dei contenuti di Premium, la pay tv del gruppo, era stato delineato a Londra in tempi non sospetti, un anno fa, quando Piersilvio Berlusconi illustrò alla comunità finanziaria le prospettive del gruppo al 2020. Nel piano il calcio è presente sull'offerta a pagamento ma solo come un "business sostenibile indipendentemente dai risultati delle aste" per i diritti televisivi.
Ma soprattutto Pier Silvio Berlusconi indicò che Premium può essere aperta ad altri operatori. Nel piano è infatti scritto nero su bianco che il gruppo prevede di "rendere disponibili i canali pay prodotti da Mediaset anche ad altri operatori" e, contemporaneamente, prevede di aprire la piattaforma tecnologica Premium "a tutti i produttori di contenuti interessati a un'offerta pay".
Quindi sì al calcio ma solo ad un costo sostenibile altrimenti Premium percorrerà la strada già spianata da Netflix di una programmazione basata su film e serie tv. E soprattutto, nei piani illustrati alla comunità finanziaria nel gennaio dell'anno scorso, apertura della piattaforma anche a soggetti terzi: con l'arrivo in Italia di Mediapro tale prospettiva potrebbe diventare anche più concreta.
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sabato 3 febbraio 2018
Lista svincolati: ecco gli affari ancora possibili
La sessione di calciomercato è ormai chiusa. O meglio, i giocatori che entro il 31 gennaio hanno stipulato contratti con i rispettivi club restano "intoccabili", almeno fino a giugno: ma dall'1 febbraio resta aperta un'altra lista, quella degli svincolati. E per quelle società che vogliono rinforzarsi o semplicemente puntellare la loro rosa, anche in questo elenco, le occasioni non mancano. Alcuni giocatori rimasti senza contratto sono da top club: vantano presenze nei massimi campionati europei, in Champions League o nelle rispettive Nazionali.
Dal primo febbraio le società possono decidere di rafforzarsi attingendo dalla lista dei giocatori senza contratto: alcuni nomi sono da top club. Per i colpi a parametro zero c’è tempo fino al 28 febbraio, e tra chi è senza contratto ci sono anche vecchie conoscenze della Serie A, meteore del calcio europeo e buoni affari, tutti in saldo. Chi si è invece svincolato prima del 30 giugno 2017 avrà tempo fino al 31 marzo del 2018. Chi si libererà dagli accordi con i club a partire dal 1 febbraio dovrà invece attendere il mercato estivo per trovare club.
Ecco i calciatori più interessanti.
Samir NASRI: attaccante francese, 30 anni, cresciuto nel Marsiglia. Ha disputato 8 stagioni in Premier League con le maglie dell'Arsenal e del Manchester City. Scaduto il contratto con l'Antalyaspor, è rimasto senza squadra.
Jérémy TOULALAN: mediano francese, 34 anni, cresciuto nel Nantes. Oltre alla breve esperienza con il Malaga, ha giocato sempre in Francia con Lione, Monaco e Bordeaux, squadra dalla quale è rimasto svincolato.
NILMAR: prima punta brasiliana, 33 anni, cresciuto nell'Internacional. In Europa si è distinto con la maglia del Lione (vincendo scudetto e Supercoppa francese) e con il Villareal (3 stagioni). Ha vinto anche la Confederations Cup con la sua Nazionale nel 2009. Nell'ultima stagione ha giocato in patria con il Santos.
Jan KIRCHOFF: mediano tedesco, 27 anni, cresciuto nel Francoforte, per poi approdare nel Magonza, Schalke 04 e Bayern Monaco, club con il quale ha vinto 2 scudetti, 2 Coppe nazionali, 1 Supercoppa europea e 1 Mondiale per club, tra il 2013 e il 2016. Ultima parentesi in Premier League con il Sunderland.
Mirko VUCINIC: attaccante montenegrino, 34 anni, ha vestito in Italia le maglie di Lecce, Roma, Juventus. Arrivato negli Emirati Arabi nell'estate del 2014, con l'Al-Jazira ha segnato 28 gol in 29 partite disputate. Attualmente è rimasto senza squadra.
ANDERSON: centrocampista centrale brasiliano, 29 anni, cresciuto nel Gremio. In Europa ha trascorso ben 7 stagioni con il Manchester United tra il 2007 e il 2015, conquistando la Champions League e il Mondiale per club. Breve parentesi alla Fiorentina (in prestito dai Red Devils), prima di tornare in Brasile a vestire la maglia dell'Internacional.
Gabriel PALETTA: difensore centrale italo-argentino, 31 anni, cresciuto in Argentina con il Banfield. In Italia ha vestito prima la maglia del Parma per 5 stagioni, per poi passare all'Atalanta e al Milan. Il suo contratto è scaduto il 30 gennaio scorso.
William VAINQUEUR: mediano francese, 29 anni, cresciuto nel Nantes. Ha giocato in diversi campionati campionati: in Belgio con lo Standard Liegi, in Francia con il Marsiglia, in Russia con la Dinamo Mosca, in Italia con la Roma. Anche lui, come Nasri, non ha rinnovato il contratto con l'Antalyaspor, sua ultima squadra.
Patrice EVRA: terzino sinistro francese, 36 anni, cresciuto nel Psg. Per lui 8 stagioni con il Manchester United, vincendo tutte le competizioni nazionali e internazionali, 3 stagioni con la Juventus (3 scudetti, 2 Coppa Italia, 1 Supercoppa Italiana). La parentesi a Marsiglia è durata solo un anno: è svincolato dallo scorso 10 novembre.
Guilherme SIQUEIRA: terzino sinistro brasiliano, 31 anni, arrivato a 18 anni nelle giovanili dell'Inter e della Lazio. Dopo le esperienze con le maglie dell'Udinese e dell'Ancona, si trasferisce in Spagna, trascorrendo 7 anni tra Granada, Atletico Madrid e Valencia, oltre alla parentesi portoghese col Benfica. Non ha rinnovato il contratto con il Colchoneros.
Joleon LESCOTT: difensore centrale inglese, 35 anni, cresciuto nel Wolverhampton. Esperienze prevalentemente inglesi: Everton, Manchester City, West Bromwich, Aston Villa. Breve parentesi in Grecia con l'Aek Atene, per poi tornare in patria, chiamato dal Sunderland. Svincolato dal mese di luglio.
Alessandro DIAMANTI
Diamanti ha sempre avuto qualcosa di speciale. I gol, il modo in cui calciava il pallone, la tecnica individuale, a cui però non è mai corrisposto un vero e costante riscontro sul campo. L’ultima stagione a Palermo, chiusa con la retrocessione e la rescissione del contratto al termine dello scorso campionato.
Antonio NOCERINO
I tifosi del Milan gli avevano dedicato un coro personalizzato - come si fa solo con le grandi stelle - in quel campionato nel 2012 dove andò addirittura in doppia cifra coi gol. Soprannominato “mister X” non servì al Milan per riuscire a vincere il campionato. Dopo i rossoneri un volo sola andata per Orlando, in Florida (dove ha giocato con Kakà), adesso - forse - il ritorno in Italia?
Mathieu FLAMINI
Rimanendo in tema Arsenal ecco anche Flamini, che col Milan vinse lo scudetto nel 2011. Coi Gunners la grande esplosione (eliminò proprio i rossoneri negli ottavi di Champions del 2008), e dunque anche il ritorno, tra il 2013 e il 2016. Attualmente si è svincolato dal Crystal Palace, ed è un altro nome in saldo per il centrocampo.
Sulley MUNTARI
Dici Milan e dici stagione 2012, e non puoi che dire anche Sulley Muntari, e quel suo famoso gol-non gol nella partita scudetto contro la Juventus. L’ex anche di Inter e Udinese finisce dunque nel 2017 al Pescara, prima di ritrovarsi oggi svincolato.
Diego CAPEL
Per la Serie A ci è passato anche Diego Capel, tra il 2015 e il 2016 nel Genoa. Sedici presenze e poi la partenza in direzione Anderlecht, per l’esterno sinistro formato nelle giovanili del Barcellona.
Anthony VANDEN BORRE
Vanden Borre è un’altra eterna promessa del calcio europeo, ormai però arrivato a 30 anni di età (e senza squadra). Dopo l’inizio di carriera nell’Anderlecht un passaggio anche in Italia in Fiorentina e Genoa. La sua storia più recente racconta del Mazembe, squadra calcistica dello Zaire, dalla quale si è appena svincolato.
Lucho GONZALES
Un centrocampista lo è poi anche Lucho Gonzales, come Evra senza club per motivi disciplinari. Niente reazioni contro i tifosi però, qualcosa di ancora più grave per lui: la moglie lo ha accusato qualche mese fa di tentato omicidio. Da lì la fine della sua avventura all’Atlético Paranaense, dopo aver vestito in carriera anche le maglie di Porto e Marsiglia.
Arevalo RIOS
Appena svincolato dal Racing Club è anche Arevalo Rios, che con l’Uruguay ha vinto una Coppa America nel 2011. Tante le squadre in una carriera lunga e ormai iniziata diciotto anni fa. Nuova avventura o ritiro in vista per lui?
Real Madrid, Cristiano Ronaldo vicino al rinnovo
Il fuoriclasse portoghese ha deciso di restare al Real Madrid, pronto un rinnovo da 30 milioni a stagione. Cristiano Ronaldo ne guadagna ora 21 netti e vuole avvicinarsi a Neymar e Messi. Zidane assicura: "Vuole restare, si ritirerà al Real Madrid". Tre Champions League vinte con questa maglia, oltre a tre Mondiali per club, tre Supercoppe europee, due campionati, due Coppe del Re e due Supercoppe spagnole. Anni trionfali, con tanti gol pesanti e decisivi che gli hanno permesso di arrivare a vincere ben cinque Palloni d'Oro.
Secondo quanto riferisce il quotidiano spagnolo ABC, nonostante i tanti rumors che andavano in senso contrario il matrimonio tra Cristiano Ronaldo e il Real Madrid proseguirà anche dopo la conclusione di questa stagione. Le parti avrebbero infatti raggiunto un accordo per rinnovare il contratto in scadenza a giugno 2021 e portare l'ingaggio del campione portoghese sino a 30 milioni di euro a stagione. Cifre che gli consentirebbero di avvicinare quelle della nuova stella del Paris Saint Germain Neymar e proseguire l'annoso testa a testa col rivale del Barcellona Leo Messi, a sua volta fresco di prolungamento dopo un lungo tira e molla col club blaugrana.
CR7, al momento, guadagna 21 milioni netti, che diventano 25 in virtù dei bonus: cifra che costringe, considerando il regime di tassazione del 43% presente in Spagna, il Real Madrid a pagare 44 milioni a stagione. Si tratta ora per un ingaggio di 30 milioni l'anno, vicino a quello di 33 milioni di Neymar al PSG. E Messi? L'argentino guadagna 30 milioni netti l'anno di parte fissa, che diventano 50 a stagione in virtà dei tanti bonus presenti nell'accordo. Una situazione particolare, però, visto che Messi era quasi in scadenza di contratto. Considerata la perdita di Neymar, il Barcellona non poteva permettersi di perdere anche l'altro fuoriclasse della rosa. Bartomeu è stato quindi costretto ad accontentarlo in tutto e per tutto per convincerlo a firmare fino al 2021.
Secondo la stampa spagnola, ha prevalso la volontà del presidente del Real Madrid Florentino Perez di non correre il rischio di perdere il suo uomo simbolo, alla luce anche delle difficoltà palesate dalla squadra in questa stagione e di fronte alla prospettiva della rivoluzione che si sarà la prossima estate.
Ronaldo resta? Un altro indizio è rappresentato dalle parole di Zinedine Zidane: "Credo che Cristiano rimarrà al Real Madrid, non posso immaginare il Real Madrid senza Cristiano – ha dichiarato il francese Lui stesso ha espresso il desiderio di ritirarsi qui e penso che si ritirerà al Real Madrid. Dopo aver giocato qui, dove andrai? Ovunque tu vada sarà sempre una battuta d'arresto nella tua carriera, perché ciò che hai realizzato nel Real Madrid sarà impossibile da replicare altrove".
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