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mercoledì 29 novembre 2017

Genoa: visite mediche per Pepito Rossi



Sono iniziate le visite mediche di Giuseppe Rossi, ormai prossimo a diventare un nuovo giocatore del Genoa. Se non ci saranno problemi, l'attaccante italo-americano comincerà ad allenarsi con la squadra di Davide Ballardini.

Visite mediche in corso per Giuseppe Rossi. L'attaccante, atterrato in Italia in mattinata direttamente dagli Stati Uniti, è pronto a firmare un contratto con il Genoa sino a fine campionato con opzione per la stagione successiva, come ha spiegato anche il suo procuratore Andrea Pastorello. "Sono molto contento, sto benissimo", ha dichiarato il giocatore ai microfoni di Sky. Prudente l'allenatore Ballardini: "Conosco Pepito dai tempi in cui ero il responsabile del settore giovanile del Parma e lui aveva 14 anni - ha detto il tecnico -. Gli voglio molto bene. Vedevo tutti i giorni suo padre, che purtroppo non c'è più. Parlerò di lui se diventerà un nostro giocatore".

Se le visite dovessero essere superate, il giocatore firmerà subito con il Genoa. Possibile in quel caso un suo utilizzo da parte di Ballardini dopo almeno tre settimane di allenamenti con la squadra.

Enrico Preziosi punta su Giuseppe Rossi per rinforzare l'attacco del 'suo' Genoa. "È un giocatore che merita una chance di giocare, è un grande campione, un grande ragazzo", ha spiegato il presidente del club rossoblù, al termine dell'assemblea della Lega di Serie A, confermando la voglia di ingaggiare Rossi e mettersi in gioco, dopo l'ennesima lunga convalescenza per infortunio. "Io spero possa andare bene, per lui più che per noi", ha aggiunto Preziosi, che ha raccontato di seguire Rossi "da almeno un paio d'anni".

Il ritorno di Giuseppe Rossi in Italia al Genoa ha destato curiosità e interesse nel mondo del calcio. Per Pepito, calciatore dalle indiscusse doti tecniche, fanno il tifo tutti. Il calvario che ha vissuto avrebbe messo probabilmente ko tanti altri calciatori ma non lui, armato di una forza di volontà fuori dal comune. Chi lo conosce bene intanto gli ha già fatto un grande in bocca al lupo. E' il caso di Manuel Pasqual, esterno difensivo dell'Empoli e compagno di squadra di Rossi ai tempi della Fiorentina: "Mi fa un enorme piacere rivederlo in Italia l'ho sentito non appena ho saputo della notizia. Sono felicissimo anche perché con lui si è instaurato un bel rapporto: ho condiviso tanti momenti nei ritiri della Fiorentina e in Nazionale abbiamo vissuto il periodo pre-Mondiale con Prandelli, quando poi fummo esclusi tutti e due... Gli sono affezionato e spero con tutto il cuore che questa esperienza al Genoa possa andare benissimo: è in una bella piazza e non gli mancheranno gli stimoli".




mercoledì 22 novembre 2017

Mondiali 2018, Italia in Russia per l’esclusione Perù?



La nazionale andina potrebbe essere esclusa dalla rassegna internazionale a causa di una proposta di legge, aprendo la strada ad un clamoroso ripescaggio azzurro.

L'ipotesi è remotissima, ma abbastanza suggestiva da stuzzicare i bookmaker. Secondo la stampa peruviana, la "Blanquirroja" guidata da Ricardo Gareca potrebbe rischiare l'esclusione dal Mondiale 2018 a causa di una proposta di legge in base alla quale la Federcalcio andina dovrebbe passare sotto il controllo di un organismo statale, un vincolo vietato dal regolamento Fifa.

Mentre il calcio di casa nostra sta attraversando uno dei momenti più travagliati di sempre, si aprono spiragli, dopo che si era già paventata l’ipotesi, per una clamorosa partecipazione al torneo in Russia per gli azzurri. Se tutto ciò divenisse realtà, dovremmo ringraziare Paloma Noceda, deputata fujimorista, presidente della commissione Istruzione, gioventù e sport del parlamento di Lima, che ha presentato una proposta di legge in base alla quale la Federcalcio peruviana dovrebbe passare sotto il controllo dell' Istituto peruviano dello sport, organismo statale con funzioni di ministero, come riporta il quotidiano peruviano Libero.

Come spiega chiaramente il regolamento, quindi, sarà la Fifa a scegliere la squadra che potrebbe tornare in gioco perchè è il Comitato Organizzatore che ha “piena discrezione” sulla scelta, a prescindere da classifiche, qualificazioni o ranking (in cui comunque l’Italia è la migliore seconda dei 9 gruppi europei a non essere qualificata).

E se lo scetticismo tra le persone regna sovrano è pur vero che un precedente c'è. Il caso più eclatante è quello della Jugoslavia, in occasione degli Europei del 1992. La nazionale jugoslava venne esclusa per l'avvento della guerra nei Balcani e al suo posto venne scelta la Danimarca, diventata poi incredibilmente campione d'Europa.

Se la proposta di Noceda venisse approvata, il Perù rischierebbe di essere escluso dai Mondiali 2018 in Russia, contravvenendo ad una legge del regolamento Fifa. Quest’ultimo, infatti, regolamenta come le federazione non debbano avere alcun vincolo con i governi. La Fifa, in tal senso, ha chiesto informazioni alla federcalcio andina, che a sua volta ha messo in guardia le autorità dall’approvare tale proposta di legge. Facile prevedere, quindi, che la proposta rimarrà tale o, quantomeno, non verrà approvata prima della rassegna calcistica in programma la prossima estate. Noi riportiamo quanto scritto dal quotidiano peruviano anche se non crediamo che la situazione possa avverarsi.

Sul tabellone Sisal Matchpoint il colpo di scena è dato a 50,00, un sogno ai limiti del possibile (vista l'offerta a 1,01 per la bocciatura definitiva) ma in parte "consolatorio" per i tifosi incalliti. In tabellone, invece, se la godono Brasile, Francia e Germania, le grandi favorite per il titolo: tutte e tre, fa sapere Agipronews, sono date a 6,00, davanti a Spagna (7,50) e Argentina (9,00).

venerdì 17 novembre 2017

La Figc ha contattato Ancelotti: e pone le sue condizioni



Una corsa contro il tempo: Carlo Tavecchio lunedì terrà il primo consiglio federale dopo il disastro mondiale e presenterà al governo del calcio un piano di riforme da attuare il più breve possibile. Non solo: assicurerà tutti che sta cercando un ct di alto livello che possa sostituire Ventura, e il nome giusto, approvato da tutti, è quello di Carlo Ancelotti, licenziato dal Bayern Monaco e adesso a Vancouver, in Canada, a godersi un lauto stipendio.

Ancelotti costa caro, ma nell'operazione potrebbero subentrare gli sponsor così come era successo già con Conte. Costa caro e poi vuole pieni poteri: li avrà. A condurre la trattativa (segreta) con Ancelotti è Adriano Galliani che lo conosce bene. Galliani ora è presidente di Mediaset Premium ma è stato per tantissimi anni il braccio operativo del Milan. Con lui Tavecchio ha un ottimo rapporto, tanto da averlo chiamato, fra i primi, dopo lo choc di San Siro.

Prima di accettare, ha bisogno di carta bianca, e vorrà la sicurezza di situazioni chiare e uno staff tutto suo (magari con Paolo Maldini come assistente o team manager). La Figc ha individuato in Carlo Ancelotti la figura del nuovo ct. Ma da qui all’annuncio, ne passerà di tempo  Sarà probabilmente Michele Uva, dg della Figc e vice presidente Uefa, ad avviare la trattativa: i due erano insieme nel Parma di Tanzi, nel periodo d’oro, prima del disastro finanziario. E del resto la federcalcio, per bocca del vice presidente Renzo Ulivieri, ha già tracciato l’identikit del nuovo commissario tecnico: «Deve essere un allenatore che capisca ciò che si può insegnare in breve tempo. Che sappia di calcio, e ci mancherebbe. Che faccia calcio col poco tempo a disposizione. Deve avere personalità, presenza, deve saper reggere alla critica perché la figura del ct è sovraesposta da un punto di vista mediatico». Strano a dirsi, ma il futuro era già molto chiaro labnotte stessa della disfatta di San Siro.

Il futuro pensato dalla federazione, non quello pensato da Ancelotti. Che, prima di accettare, ha bisogno di carta bianca, bianchissima, immacolata. Vuole la sicurezza di situazioni chiare, vuole uno staff tutto suo (magari con Paolo Maldini come assistente o team manager), vuole che non ci siano malintesi, sottintesi, storie strane. Non gli piacciono certi personaggi che hanno fatto la parte del leone in quest’ultimo periodo del calcio italiano.

Ancelotti, come racconta la sua storia, aggiunge altre caratteristiche a quelle descritte da Ulivieri: in Europa ha vinto tutto, conosce il calcio di questo continente come pochi altri, è un pass-partout per ogni settore del calcio, la gente gli vuole bene e i giocatori (tranne un gruppetto del Bayern...) ancora di più. Quando divenne ct, Conte in Europa non aveva lo stesso charme, la stessa influenza, lo stesso carisma.

Un quarto di secolo dopo il suo primo incarico con la Nazionale, come assistente di Arrigo Sacchi, per Carlo Ancelotti sembrano esserci tutti i presupposti per diventare il commissario tecnico dell'Italia. Un'eventualità con cui lui stesso ha più volte flirtato nel corso degli anni, ma che adesso, per una serie di motivazioni, sembra potersi seriamente realizzarsi.

La prima ragione è di natura puramente pratica: è la prima volta che Ancelotti si trova senza incarico in coincidenza del licenziamento di un commissario tecnico. A livello politico, Tavecchio potrebbe utilizzare la nomina di Ancelotti co per salvarsi la poltrona: Sacchi è ancora molto influente in Federazione ed è difficile immaginare qualcuno opporsi alla nomina di quello che è sempre stato considerato il suo successore naturale. Inoltre, Ancelotti rappresenterebbe "l'uomo forte" in grado di far remare tutti nella stessa direzione, cioè esattamente il profilo umano di cui la Nazionale ha bisogno in uno dei momenti più bui della sua storia. E poi  il curriculum  dimostra quanto forse sia l'unico tecnico in grado di far coesistere i pochi giocatori di talento.

Sul piano tattico, un’eventuale ingaggio di Ancelotti come commissario tecnico della Nazionale significherebbe quasi sicuramente l’abbandono della difesa a tre, soprattutto dopo l’addio delle colonne Buffon, Barzagli e, forse, Chiellini. Quindi, maggiore spazio per tutti gli esterni d’attacco che il nostro calcio ha prodotto e sta producendo negli ultimi anni, a cominciare da Lorenzo Insigne, il grande escluso di Ventura. Lo stesso Sarri abbandonò il 4-3-1-2 di Empoli per non sacrificarne il talento e in Nazionale non sembra probabile vedere giocare il numero 24 del Napoli dietro alle punte) nel prossimo futuro.

Se però Ancelotti volesse esplorare un sistema di gioco con un trequartista, sia esso il 4-3-1-2 o il 4-2-3-1 (che consentirebbe il contemporaneo utilizzo di Insigne), è innegabile che al momento l’Italia non abbia un calciatore con le caratteristiche giuste, e che i pochi elementi utilizzabili in quel ruolo non stanno vivendo un grande momento. Dopo l’infortunio al ginocchio, il non più giovanissimo Vázquez sta faticando a trovare spazio nel Siviglia, mentre Saponara, che a 25 anni compiuti non ha ancora esordito in maglia azzurra, è stato tormentato dagli infortuni tanto da aver giocato solo 34 minuti in questa stagione.

Anche in avanti l’Italia non difetta di opzioni. Detto di Insigne, che in un sistema di questo tipo sarebbe probabilmente intoccabile, per il ruolo di ala destra ci sarebbero due mancini come Bernardeschi o Berardi o l’ambidestro Verdi, una delle più interessanti sorprese di questo inizio di stagione. Due esterni a piede invertito che vengono sistematicamente dentro al campo, rappresenterebbero una sorta di versione aggiornata del famoso “albero di Natale” tanto caro ad Ancelotti. Il che vorrebbe dire non dover più puntare massicciamente sui cross - pur sganciando i terzini (Conti e Spinazzola, oppure Zappacosta ed Emerson Palmieri) - per costringere gli avversari a rifugiarsi nella propria metà campo.



martedì 14 novembre 2017

I disastri azzurri da Irlanda Nord a Svezia


Dalle Coree allo Zambia, dall'Irlanda del Nord alla Svezia, ultima umiliante tappa della via crucis azzurra. Perché, oltre ai quattro titoli mondiali, sono stati vari i disastri della nazionale nel suo percorso ultracentenario. Quasi 60 anni fa data l'unica altra mancata qualificazione mondiale: ko per 2-1 a Belfast il 15 gennaio 1958, l'Italia di Foni, espulso Ghiggia, fa flop nel girone a tre e resta a casa. Quattro anni dopo in Cile, il 2-0 coi padroni di casa con gli azzurri ridotti in 9 in una partita corrida e arbitraggio nefasto dell'inglese Aston che procura il mesto ritorno a casa.

Ma il peggio non e' mai morto: nel 1966 l'umiliazione mondiale con la Nord Corea e il gol del caporale dell'esercito Pak doo ik per l'Italia con poca Inter di Edmondo Fabbri. Si pensa di aver toccato il fondo, ma alle Olimpiadi 1988 c'e' la batosta per 4-0 con lo Zambia. La nazionale patisce i padroni di casa e nel 2002 si mette di mezzo l'arbitro Moreno, ma il 2-1 con la Corea del Sud, anche se con varie attenuanti, fa male ai tifosi.

Dall'entusiasmo del titolo ai rigori del 2006 al flop del 2010 il passo e' breve: gli azzurri pareggiano 1-1 con la Nuova Zelanda e escono dopo la sconfitta 3-2 con la Slovenia.

Ma quest'anno va ancora peggio: il presagio viene dall'1-1 con la Macedonia, ma il pollice verso e' negli spareggi con la modestaSvezia senza Ibra: 0-1 a Stoccolma, 0-0 a Milano.

Siamo stati eliminati da una nazionale, la Svezia, che nel corso del match di San Siro ha fatto entrare in campo un giocatore di Seattle, uno del Beveren e uno del Crotone. L’Italia s’è presentata al match decisivo del Meazza con due “quasi esordienti” come Jorginho e Gabbiadini, non ha segnato nemmeno una rete tra Solna e Milano… insomma, questo playoff è stato come un sassolino gettato in un baratro, ha toccato il fondo dopo un tempo sufficiente a capire quanto fosse profonda la voragine. Lo scollamento tra il c.t. e i senatori del gruppo, al di là del “commissariamento” vero o presunto da parte dei veterani, è apparso evidente. De Rossi in panchina che contesta lo “scaldati!” di Ventura resterà l’emblema della serata. Più in generale: il 4-2-4 del progetto del c.t. si è rivelato una fragile utopia ed è naufragato, la sberla di Madrid ha tolto fiducia ai giocatori e il ripiegamento sul 3-5-2 ha finito per diventare una scelta di retroguardia, un disperato aggrapparsi a qualcosa di solido.

Dell’eredità di Ventura, quantomeno, si possono salvare gli stage. Il tentativo di allargare e ringiovanire il parco giocatori della Nazionale in un Paese che non produce più fuoriclasse, né calciatori in grado di fare davvero la differenza.

Le dimissioni di Gian Piero Ventura? Nella conferenza stampa dopo la disfatta di San Siro, il ct aveva preso tempo, demandando ogni decisione dopo aver parlato con Tavecchio. Intercettato dalle Iene in aeroporto, il tecnico sembra cambiare idea e la trasmissione di Italia 1 riesce a strappargli una promessa: «Si dimette o no? Ce lo promette?», gli viene chiesto più volte dall'inviato Nicolò De Devitiis nel finger che porta all'aereo. «Sì», dice quasi sussurrando Ventura e senza guardare l'interlocutore. Per poi però negare con un sms all'Ansa di avere annunciato dimissioni all'inviato delle Iene: «Non ho mai detto questo». Il divorzio appare scontato ma il nodo sono i 700mila euro che gli spetterebbero da qui alla fine del contratto.

domenica 12 novembre 2017

Dieci anni senza Gabbo, sit-in dei tifosi



Un sit-in sotto la curva Nord dello stadio Olimpico per ricordare Gabriele Sandri. Questa l'iniziativa organizzata dai tifosi della Lazio per il decimo anniversario della scomparsa del giovane sostenitore biancoceleste ucciso da un colpo di pistola sparato dall'agente Luigi Spaccarotella (colpevole di omicidio volontario e attualmente in semilibertà). Una giornata tragica per il calcio italiano. Una morte assurda, «un tragico errore» come alcune ore dopo il fatto ammette il questore di Arezzo Vincenzo Giacobbe. I vertici del calcio italiano e il Viminale decidono di sospendere Inter-Lazio e far cominciare le altre gare di Serie A con dieci minuti di ritardo, mentre altrove si registrano incidenti in vari stadi, tanto che Atalanta-Milan viene interrotta per motivi di ordine pubblico.

Celebrare la vita, nel ricordo di una tragedia. Nel giorno del decimo anniversario dell'uccisione di Gabriele Sandri, la curva della Lazio, quella nella quale Gabbo ha trascorso tante ore, ha realizzato un sit-in in suo onore. C'erano oltre mille persone, venute da tutta Italia: “Tutti quelli che hanno Gabbo nel cuore”, precisano i tifosi biancocelesti. Un incontro intenso, durante il quale sono intervenuti gli amici di Gabriele, che ne hanno ripercorso le ultime ore di vita: “Il 9 novembre, due giorni prima di quel maledetto 11 novembre, Gabriele mi chiamò per organizzare quella trasferta per Milano (la Lazio avrebbe giocato con l'Inter) – racconta un amico –. Io non potei andare. Quando mi dissero della tragedia provai a chiamarlo ma il telefono suonò a vuoto”.

Chiunque è intervenuto ha ricordato con nostalgia il sorriso di Gabriele. Sul palco si sono alternati amici e parenti, così come rappresentati di diverse tifoserie italiane (fra gli altri c'erano romanisti, interisti, atalantini, bresciani e triestini) oltre, ovviamente alla famiglia di Gabriele. “Ringrazio i tifosi che hanno organizzato tutto questo – dice Cristiano Sandri, fratello di Gabbo –. Sono fiero del fatto che la manifestazione sia stata così pacifica e serena”. Sul palco è salito anche Gabriele Paparelli, figlio del tifoso laziale ucciso da un razzo partito dalla curva romanista prima di un derby del 1979. “Sono venuto qua per portare un abbraccio alla famiglia Sandri. Questo giorno resterà per sempre scolpito nella nostra testa e nel nostro cuore”.

Le emozioni erano sincere e travolgenti, al punto che perfino bambini e adolescenti, pur non avendo vissuto o non ricordando la tragedia, erano commossi. “La partecipazione umana che c'è stata oggi come in tutti questi anni ci scalda il cuore, per quanto possibile”, afferma ancora Cristiano Sandri. Toccanti anche le parole di Antonio Buccioni, presidente della polisportiva biancoceleste: “Gabriele ci guarda da un mondo migliore, da un mondo diverso e più alto”. La solidarietà però è stata espressa anche da chi oggi non ha potuto partecipare al sit-in. In tutta Italia (e in particolare a Roma) sono stati esposti striscioni in ricordo di Gabbo. “Gabri, sei qui. E continuerai a esserci”, ha scritto De Silvestri, amico del tifoso laziale, su twitter. Toccante anche un post del giocatore del Benevento Ciciretti, tifoso della Roma, su Instagram: “Nel cielo biancazzurro brilla una stella che in tutto il firmamento è sempre la più bella. Ciao Gabbo!”. Dopo il sit-in c'è stato uno spostamento di massa presso la chiesa di San Pio X, zona Balduina, a casa di Gabriele, dove è stata celebrata una messa in ricordo di lui. Perché per tutta la giornata si è celebrata la vita, nel ricordo della tragedia che ha colpito la famiglia Sandri.

Intanto, nei giorni scorsi, anche i tifosi di Nizza e Borussia Dortmund hanno voluto onorare la memoria di Gabbo. Dopo la gara di Europa League contro la Lazio, di ritorno sull'autostrada all'autogrill di Badia al Pino, il gruppo organizzato 'Populaire Sud' ha esposto lo striscione: «10 anni, Nizza non dimentica. Gabbo vive». Al 'Signal Iduna Park' di Dortmund, in occasione del Klassiker di Bundesliga contro il Bayern Monaco, anche i sostenitori del Borussia hanno voluto omaggiare Gabriele Sandri con uno striscione che ben rappresenta il sentimento di tutti i tifosi di calcio: «Gabbo non sarai mai dimenticato».


domenica 5 novembre 2017

Milan-Conte, contatto: ultime notizie



Nel giorno più delicato, Vincenzo Montella si affiderà ai suoi uomini: Nikola Kalinic e Suso. Il centravanti croato e l'ala spagnola, con Bonucci, sono i calciatori a cui l’allenatore rossonero ha legato il suo destino e, soprattutto, sono i calciatori che stasera dovrebbero avere in mano l’attacco del Milan a Reggio Emilia contro il Sassuolo.

Questi mesi Montella non hanno convinto la società rossonera, che comincia già a guardare al futuro. Il profilo preferito per l'anno prossimo è quello di Conte, che potrebbe così tornare ad allenare un club italiano, dopo l'esperienza alla Juventus.

Londra-Milano, un asse caldo dove vi sono due allenatori che combattono per tenersi stretti una panchina, entrambi in campo. Antonio Conte con il suo Chelsea, nello scontro diretto con il Manchester United di José Mourinho. Stasera, invece, il Milan sarà di scena al Mapei Stadium di Reggio Emilia, nella partita che segnerà il futuro di Montella. Entrambi a caccia di una vittoria, chi per restare in scia della capolista, chi per avvicinarsi maggiormente alle posizioni più alte. Intanto, però, la dirigenza rossonera è già al lavoro in vista della prossima stagione. In virtù infatti di un rapporto ormai incrinato tra Conte e il club inglese, attraverso intermediari c’è stato un primo contatto con l’ex c.t. della Nazionale per sondare la disponibilità e la volontà dell’allenatore per il prossimo anno. Con l’ottimismo di poterlo coinvolgere nel progetto. Tuttavia, non è da escludere un’altra eventualità, per quanto remota. In caso di risultati negativi, per il Milan e il Chelsea, qualora entrambi i club procedessero all’esonero delle rispettive guide tecniche, i rossoneri proverebbero fin da subito l’assalto a Conte, per convincerlo ad accettare l’incarico fin da subito.

Potrebbe essere il Milan, allora, a segnare il ritorno in Italia di Antonio Conte. L’allenatore, dopo aver lasciato la Juventus, aveva accettato il ruolo di commissario tecnico degli azzurri, prima di cominciare l’esperienza al Chelsea in Premier League. Dopo un primo anno eccezionale, con la vittoria del campionato centrata subito, sono cominciati i contrasti con la società. Insieme ai diversi infortuni occorsi, l’avvio dei Blues quest’anno è stato difficoltoso e la distanza nei confronti del Manchester City capolista è già considerevole. Prima di Luciano Spalletti, Conte era stato valutato anche dall’Inter per l’inizio di questa stagione, ma alla fine si è ricostituito il duo tra l’allenatore e Sabatini che aveva già contribuito ai successi della Roma.
Quindi Conte con il suo Chelsea e Montella, con il suo Milan si giocano il futuro. Una sorta di triangolo calcistico, visto che la dirigenza rossonera, come riporta Sky Sport, ha avuto un contatto quindici giorni fa, tramite intermediari, con il manager dei Blues, scelto come il tecnico della prossima stagione, quella 2018/19. Non solo questo, però...

Sempre secondo Sky Sport, il Milan sarebbe anche pronto a fare un tentativo, qualora ci fosse la volontà del tecnico, per portarlo da subito sulla panchina rossonera. Lo scenario? Che il Chelsea decida di esonerarlo in caso di ko contro il rivale José Mourinho e Bonucci e compagni perdano col Sassuolo segnando il destino di Vincenzo Montella. Non solo futuro, ma anche presente: il Milan ci prova per Antonio Conte, il tecnico designato per risalire la china. L'anno prossimo; o anche subito.

Altra ipotesi dopo cinque vittorie e un pareggio, il secondo posto in classifica, una squadra che finalmente è e sente sua. La Primavera allenata da Rino Gattuso ha messo le ali. Ieri ha battuto la Lazio in trasferta superando un altro esame di maturità. Ma si dice che l’eventuale staffetta Montella-Gattuso verrà decisa solo a mente fredda, nei primi giorni della settimana approfittando della sosta del campionato.

Quindi oggi Gattuso resterà in attesa di una telefonata che gli farà il direttore tecnico dell’area sportiva Massimiliano Mirabelli. Che è stato l’artefice del suo ritorno al Milan da tecnico della Primavera. Una telefonata certa, quasi scontata, nel caso di sconfitta del Milan contro il «fatal Sassuolo ». Così potrebbe essere anche in caso di pareggio. Un altro ko (il sesto in 12 partite di campionato) sarebbe insostenibile e insopportabile. L’avvicendamento sulla panchina rossonera diventerebbe inevitabile, con Gattuso che dovrebbe essere l’unico candidato pronto e utilizzabile in una fase così delicata della stagione.


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