Una corsa contro il tempo: Carlo Tavecchio lunedì terrà il primo consiglio federale dopo il disastro mondiale e presenterà al governo del calcio un piano di riforme da attuare il più breve possibile. Non solo: assicurerà tutti che sta cercando un ct di alto livello che possa sostituire Ventura, e il nome giusto, approvato da tutti, è quello di Carlo Ancelotti, licenziato dal Bayern Monaco e adesso a Vancouver, in Canada, a godersi un lauto stipendio.
Ancelotti costa caro, ma nell'operazione potrebbero subentrare gli sponsor così come era successo già con Conte. Costa caro e poi vuole pieni poteri: li avrà. A condurre la trattativa (segreta) con Ancelotti è Adriano Galliani che lo conosce bene. Galliani ora è presidente di Mediaset Premium ma è stato per tantissimi anni il braccio operativo del Milan. Con lui Tavecchio ha un ottimo rapporto, tanto da averlo chiamato, fra i primi, dopo lo choc di San Siro.
Prima di accettare, ha bisogno di carta bianca, e vorrà la sicurezza di situazioni chiare e uno staff tutto suo (magari con Paolo Maldini come assistente o team manager). La Figc ha individuato in Carlo Ancelotti la figura del nuovo ct. Ma da qui all’annuncio, ne passerà di tempo Sarà probabilmente Michele Uva, dg della Figc e vice presidente Uefa, ad avviare la trattativa: i due erano insieme nel Parma di Tanzi, nel periodo d’oro, prima del disastro finanziario. E del resto la federcalcio, per bocca del vice presidente Renzo Ulivieri, ha già tracciato l’identikit del nuovo commissario tecnico: «Deve essere un allenatore che capisca ciò che si può insegnare in breve tempo. Che sappia di calcio, e ci mancherebbe. Che faccia calcio col poco tempo a disposizione. Deve avere personalità, presenza, deve saper reggere alla critica perché la figura del ct è sovraesposta da un punto di vista mediatico». Strano a dirsi, ma il futuro era già molto chiaro labnotte stessa della disfatta di San Siro.
Il futuro pensato dalla federazione, non quello pensato da Ancelotti. Che, prima di accettare, ha bisogno di carta bianca, bianchissima, immacolata. Vuole la sicurezza di situazioni chiare, vuole uno staff tutto suo (magari con Paolo Maldini come assistente o team manager), vuole che non ci siano malintesi, sottintesi, storie strane. Non gli piacciono certi personaggi che hanno fatto la parte del leone in quest’ultimo periodo del calcio italiano.
Ancelotti, come racconta la sua storia, aggiunge altre caratteristiche a quelle descritte da Ulivieri: in Europa ha vinto tutto, conosce il calcio di questo continente come pochi altri, è un pass-partout per ogni settore del calcio, la gente gli vuole bene e i giocatori (tranne un gruppetto del Bayern...) ancora di più. Quando divenne ct, Conte in Europa non aveva lo stesso charme, la stessa influenza, lo stesso carisma.
Un quarto di secolo dopo il suo primo incarico con la Nazionale, come assistente di Arrigo Sacchi, per Carlo Ancelotti sembrano esserci tutti i presupposti per diventare il commissario tecnico dell'Italia. Un'eventualità con cui lui stesso ha più volte flirtato nel corso degli anni, ma che adesso, per una serie di motivazioni, sembra potersi seriamente realizzarsi.
La prima ragione è di natura puramente pratica: è la prima volta che Ancelotti si trova senza incarico in coincidenza del licenziamento di un commissario tecnico. A livello politico, Tavecchio potrebbe utilizzare la nomina di Ancelotti co per salvarsi la poltrona: Sacchi è ancora molto influente in Federazione ed è difficile immaginare qualcuno opporsi alla nomina di quello che è sempre stato considerato il suo successore naturale. Inoltre, Ancelotti rappresenterebbe "l'uomo forte" in grado di far remare tutti nella stessa direzione, cioè esattamente il profilo umano di cui la Nazionale ha bisogno in uno dei momenti più bui della sua storia. E poi il curriculum dimostra quanto forse sia l'unico tecnico in grado di far coesistere i pochi giocatori di talento.
Sul piano tattico, un’eventuale ingaggio di Ancelotti come commissario tecnico della Nazionale significherebbe quasi sicuramente l’abbandono della difesa a tre, soprattutto dopo l’addio delle colonne Buffon, Barzagli e, forse, Chiellini. Quindi, maggiore spazio per tutti gli esterni d’attacco che il nostro calcio ha prodotto e sta producendo negli ultimi anni, a cominciare da Lorenzo Insigne, il grande escluso di Ventura. Lo stesso Sarri abbandonò il 4-3-1-2 di Empoli per non sacrificarne il talento e in Nazionale non sembra probabile vedere giocare il numero 24 del Napoli dietro alle punte) nel prossimo futuro.
Se però Ancelotti volesse esplorare un sistema di gioco con un trequartista, sia esso il 4-3-1-2 o il 4-2-3-1 (che consentirebbe il contemporaneo utilizzo di Insigne), è innegabile che al momento l’Italia non abbia un calciatore con le caratteristiche giuste, e che i pochi elementi utilizzabili in quel ruolo non stanno vivendo un grande momento. Dopo l’infortunio al ginocchio, il non più giovanissimo Vázquez sta faticando a trovare spazio nel Siviglia, mentre Saponara, che a 25 anni compiuti non ha ancora esordito in maglia azzurra, è stato tormentato dagli infortuni tanto da aver giocato solo 34 minuti in questa stagione.
Anche in avanti l’Italia non difetta di opzioni. Detto di Insigne, che in un sistema di questo tipo sarebbe probabilmente intoccabile, per il ruolo di ala destra ci sarebbero due mancini come Bernardeschi o Berardi o l’ambidestro Verdi, una delle più interessanti sorprese di questo inizio di stagione. Due esterni a piede invertito che vengono sistematicamente dentro al campo, rappresenterebbero una sorta di versione aggiornata del famoso “albero di Natale” tanto caro ad Ancelotti. Il che vorrebbe dire non dover più puntare massicciamente sui cross - pur sganciando i terzini (Conti e Spinazzola, oppure Zappacosta ed Emerson Palmieri) - per costringere gli avversari a rifugiarsi nella propria metà campo.