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giovedì 10 luglio 2014
Alfredo Di Stefano, la "saeta rubia" del Real Madrid
Il calciatore delle merengue, simbolo della squadra che vinse le prime cinque edizioni della Coppa Campioni, era stato colpito da un attacco cardiaco pochi giorni faLa leggenda del Real Madrid e del calcio mondiale, Alfredo Di Stéfano, è morto in seguito all'attacco cardiaco che pochi giorni fa lo aveva colpito. L'88enne ex calciatore era stato ricoverato in condizioni critiche all'ospedale madrileno Gregorio Maranon. L'ex stella delle merengue soffriva di problemi cardiaci dal 2005 (anno in cui gli è stato applicato un pacemaker), e anche lo scorso anno aveva avuto un infarto. Le sue condizioni sin da subito erano state considerate gravi dai bollettini medici.
Di Stefano era nato a Buenos Aires nel 1926, nel popolare quartiere di Barracas. A 15 anni eccelle nelle giovanili del River come centravanti di movimento. Comincia così l'ascesa della 'Saeta rubia' ("freccia bionda"; l'altro soprannome di Di Stefano era El alemán, "il tedesco"). Nel 1948, si interessa a lui il Grande Torino, ma nel 1949 firma per i Millonarios di Bogotá. Tuttavia la lega colombiana è bandita dalla FIFA e, per questo, i giocatori rischiano severe sanzioni. Dopo tre anni Di Stefano torna in Argentina ma, ritenendolo inadeguato, non accetta l'ingaggio del River Plate. Il 22 settembre 1953 si lega al Real Madrid.
È un passaggio molto travagliato: il presidente del Real, Santiago Bernabéu, si accorda con i Millonarios mentre il Barcellona tratta con il River. Dopo un inutile tentativo di mediazione da parte della Federazione spagnola, il Barcellona si ritira. Da quel momento Di Stefano e il Real diventano un binomio indissolubile, che si assicura ogni tipo di vittoria in Spagna e all'estero, conquistando fra l'altro cinque edizioni consecutive della Coppa dei Campioni (1955-1960).
Di Stefano, che può contare su partner del calibro di Kopa, Del Sol, Puskas, Gento, era l'uomo-squadra. Si arrende soltanto all'età: ha 38 anni quando a Vienna, nel 1964, disputa la sua ultima finale di Coppa dei Campioni, inchinandosi all'Inter di Herrera. L'anno prima, durante una tournée in Venezuela, era stato rapito e tenuto prigioniero per due giorni da un gruppo rivoluzionario antifranchista. Nello stesso 1964, dopo undici anni di Real e prima di intraprendere la carriera di allenatore, passa all'Espanyol di Barcellona. Con Ladislao Kubala, Di Stefano è l'unico giocatore al mondo ad aver giocato in tre nazionali diverse: argentina (6 presenze), colombiana (2 presenze), spagnola (31 presenze, entrato a farne parte dopo aver ricevuto la cittadinanza nel 1957). Singolarmente però non ha mai partecipato a una fase finale dei Mondiali: nel 1950, è in Colombia, fuori legge; nel 1954, l'Argentina viene eliminata; nel 1958, manca la Spagna; nel 1962, in Cile, Di Stefano è infortunato. Un'assenza compensata dalla vittoria del Pallone d'oro due volte, nel 1957 e nel 1959 e 7 campionati spagnoli. Secondo la Fifa, è stato uno dei 5 più grandi calciatori del Novecento con Pelè, Maradona, Cruyff e Beckenbauer.
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