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mercoledì 30 dicembre 2015
Real Madrid-Pjanic primo contatto
Contatto per Pjanic". Titola così il giornale spagnolo 'Marca' riportando la notizia di un incontro nei giorni scorsi tra alcuni emissari del Real Madrid e il padre del centrocampista bosniaco della Roma, che ne cura gli interessi. Il quotidiano, da sempre ben informato sulle mosse del club merengue, sottolinea che il Real indipendentemente da ciò che accadrà con Rafa Benitez si sta muovendo per rafforzare la squadra.
Miralem Pjanic e il Real Madrid, si riparte. Il centrocampista bosniaco della Roma è, da tempo, nel mirino dei madrileni, che non hanno mai perso occasione per manifestare il loro interesse. Interesse che, secondo quanto pubblicato nell'edizione odierna di Marca, si sarebbe trasformato in qualcosa di più concreto: il quotidiano spagnolo, infatti, parla di un incontro avvenuto tra emissari delle Merengues e il padre di Pjanic, che cura personalmente gli affari del figlio. I contatti, cominciati dopo il sorteggio degli ottavi di Champions League che vedrà proprio le due squadre interessate una di fronte all'altra, si sono intensificati nell'ultimo periodo.
L'incontro tra gli emissari del Real e il padre di Pjanic è servito per dare all'entourage del giocatore la conferma dell'interesse concreto degli spagnoli, che hanno voluto conoscere i progetti futuri del centrocampista, nel mirino di molte big europee (Barcellona e Bayern Monaco su tutte). La risposta è stata positiva, dal momento che Pjanic ha dato la priorità al Real Madrid, e Florentino Perez non avrebbe problemi a versare quei 45 milioni di euro richiesti dalla Roma per far partire il proprio gioiello, magari già a gennaio. I madrileni insistono per averlo subito, nonostante non possano schierarlo in Europa, dal momento che il club spagnolo è sotto inchiesta da parte della Fifa per precedenti irregolarità che potrebbero portare al blocco del loro prossimo mercato estivo, sulla scia di quanto successo la scorsa estate al Barcellona. Offerta pesante, che farebbe vacillare e non poco la Roma: dalla Spagna parlano di decisione imminente, con le Merengues, che aspettano una risposta nei prossimi giorni, pronte a tutto pur di rinforzare la squadra nell'immediato.
E’ il nome in cima alla lista dei giocatori seguiti è proprio quello di Pjanic, considerato "una priorità" per la dirigenza. Negli ultimi giorni, rileva Marca, i contatti tra le parti si sono intensificati e si è passati a un "interesse formale" da parte dei Blancos, disposti ad aprire una trattativa ancor prima di affrontare la Roma negli ottavi di Champions League.
Lazio, caccia al terzo scudetto 1914-15
La possibilità in questione riguarda il campionato di calcio della stagione 1914/1915. Il torneo fu interrotto dal primo conflitto mondiale ed il titolo fu assegnato dalla Figc al Genoa, vincitore del girone settentrionale. I capitolini avevano però praticamente conquistato il raggruppamento centromeridionale. Nasce da qui la ventilata richiesta da ambienti biancocelesti.
La petizione popolare con destinatario la FIGC ha raccolto oltre trentamila firme e di sicuro Lotito dovrà tenerne conto. La richiesta è tirata per i capelli sul piano sportivo ma giustificata su quello del diritto, quindi un’assegnazione ex aequo del titolo con il Genoa ci potrebbe essere.
I fatti sono noti, ma è bene riassumerli: all’epoca la serie A (peraltro chiamata ‘Prima Categoria’) era ben lontana dall’essere a girone unico, ma si articolava su più raggruppamenti regionali e interregionali, con una fase finale definita ‘nazionale’ ma in realtà riservata soltanto alle squadre del Nord, tale era il divario organizzativo e tecnico con il resto d’Italia. Alla fine di tutto questo tormento di partite e di formule che cambiavano da un anno all’altro c’era però una finale fra la vincitrice del campionato maggiore e la squadra uscita dal Centro-Sud, anche quell’anno (dopo avere straperso nel 1913 con la Pro Vercelli e nel 1914 con il Casale) la Lazio, ma l’entrata in guerra dell’Italia il 24 maggio impedì il completamento anche della fase precedente, che venne sospesa.
Nell’ultima giornata, prevista per il 23 maggio, teoricamente il Genoa capolista avrebbe potuto essere agganciato, nel girone finale del campionato maggiore, sia dal Torino (che affrontava proprio il Genoa a Genova) che dall’Inter (che aveva il derby). Quindi il Genoa nemmeno aveva completato il suo cammino. L’assegnazione del titolo ai rossoblù fu travagliata ed avvenne soltanto nel 1921, con nessuno a protestare.
Poi è vero che la Lazio dell’epoca non avrebbe senz’altro vinto con Genoa, Torino o Inter, ma ragionando così non si dovrebbero disputare metà delle partite. Visto che quella fu un’assegnazione di guerra, non sarebbe quindi sbagliato dare anche alla Lazio quel titolo, usandolo come pretesto per ricordare i caduti di tutte le regioni d’Italia in maniera non retorica ma proprio per questo comprensibile.
Nell'ultima giornata in programma, i rossoblù avrebbero dovuto affrontare proprio il Torino in Liguria, mentre nei programmi dell'Inter c'era il derby con il Milan fanalino di coda con soli 3 punti. Significa che - considerati i due punti a vittoria - sia il Torino che l'Inter, in teoria, avrebbero potuto raggiungere il Genoa in testa alla classifica (il ché avrebbe dato vita a degli spareggi). Situazione simile per quel che riguarda l'altro girone, quello centro-meridionale: la Lazio era in testa alla classifica con 8 punti, 2 di vantaggio sulla Roman (antenata della Roma, che ancora non esisteva) e sul Pisa. Nell'ultimo turno, le due inseguitrici si sarebbero dovute incrociare, mentre i biancocelesti avrebbero dovuto affrontare l'agevole partita con il Lucca ultimo a zero punti.
Almeno sulla carta la Lazio (già finalista nei due anni precedenti, sconfitta prima dalla Pro Vercelli e poi dal Casale) aveva qualche chance in più di conquistare un posto nella finale scudetto, nonostante dovesse giocare anche un'altra partita, la semifinale contro una delle due squadre del meridione (non un girone vero e proprio, ma uno spareggio a due) Naples e Internazionale Napoli. Quest'ultima, che nella partita di andata aveva vinto 3-0 sul Naples, l'anno precedente era stata liquidata dalla Lazio - sempre nella "semifinale" del centro-sud - con due vittorie per 1-0 e 8-2. Quando però, al termine della prima guerra mondiale, il Consiglio Federale si riunì per organizzare il nuovo campionato di calcio, la Figc decise di assegnare d'ufficio al Genoa il suo settimo titolo di campione d'Italia, considerata l'impossibilità di disputare la finale scudetto (la maggior parte dei giocatori avevano perso la vita nel conflitto mondiale) e ritenendo valida la classifica provvisoria del girone settentrionale prima della sospensione della guerra, senza tenere minimamente in considerazione che anche la Lazio era arrivata prima nel girone centrale. Nonostante le proteste dei dirigenti biancocelesti non ci fu nulla da fare. Proprio per questo motivo c’è la possibilità che il club biancoceleste inoltri una richiesta formale alla FIGC per rivedere la decisione e decretare lo scudetto, condiviso col Genoa, alla Lazio. Questo sarebbe il primo scudetto della storia biancoceleste e spetterebbe alla Lazio di diritto.
Il motivo è da ricondurre al divario che esisteva all'epoca tra le squadre del nord e quelle del centro-sud, che negli anni precedenti non erano mai riuscite nell'impresa di vincere lo scudetto, per cui la vittoria della squadra settentrionale era considerata pressoché una formalità. Ciò non toglie però che l'assegnazione di quello scudetto sia quantomeno difettosa, in quanto venne completamente ignorata la posizione della Lazio solo basandosi sull'andamento dei campionati passati. Proprio su questo punto si fonda la possibilità del club biancoceleste di inoltrare una richiesta formale alla Figc per rivedere la decisione. Un'idea che - assicurano le persone che gli stanno vicino - stuzzica non poco il presidente Lotito, ma che fino a questo momento non si è mai concretizzata in atti ufficiali o richieste formali in Federazione.
I colpi del calciomercato per gennaio 2016
Ad eccezione del Napoli e della Fiorentina le grandi di Serie A si professano immobili in vista della finestra di gennaio, ma qualcosa di muove.
I vertici di Juventus, Inter e Milan mettono le mani avanti e si consegnano a un sospetto immobilismo all’ormai imminente mercato di gennaio. Fa eccezione solamente Aurelio De Laurentiis che promette innesti di qualità per il baldanzoso Napoli del nuovo mago Maurizio Sarri. A Firenze anche Andrea Della Valle garantisce correzioni in corsa per alimentare le ambizioni della sorprendente squadra di Paulo Sousa.
La vicenda di Ezequiel Lavezzi è emblematica. Bianconeri e nerazzurri hanno fatto le loro mosse per
l’argentino del Paris Saint Germain sin da ottobre, ma ora appaiono sbadate, quasi rinunciatarie. È un surplace per certi versi stucchevole. Come se l’uno volesse giocare al ribasso per approfittare della distrazione altrui. E se fosse tutto un bluff? Abituiamoci all’idea che il Pocho torni di moda con l’anno nuovo, quando le attuali cortine fumogene si saranno fatalmente diradate.
Lavezzi all’Inter è una trattativa in rampa di lancio. Le ammissioni arrivano tra un sorriso e una battuta, ma l’operazione potrebbe diventare vera a breve. Lo hanno fatto capire ieri davanti a taccuini e microfoni i due tecnici, Roberto Mancini e Laurent Blanc, ma c’è stata pure la risata del Pocho a far capire che qualcosa si sta muovendo. Probabilmente l’argomento sarà trattato anche nel pranzo ufficiale che i dirigenti dei due club.
La ricerca di un nuovo attaccante da parte di Piero Ausilio per il prossimo mercato invernale non si limita al solo profilo di Ezequiel Lavezzi. Tra i tanti nomi fatti in queste settimane - si legge sul Corriere dello Sport - è sempre attuale quello di Sofiane Feghouli, colpo allettante a parametro zero a giugno ma opportunità anche per gennaio. Per provare ad anticipare il suo arrivo in nerazzurro è necessario iniziare una trattativa con il Valencia, anche se non è scontato che il club spagnolo dia il suo benestare, visto che dalle parti del Mestalla si nutre ancora la speranza di rinnovare il contratto del Nazionale algerino.
Secondo quanto ha riportato dalla Gazzetta dello Sport il Milan sta pensando all'acquisto di un giocatore esperto per l'esterno della difesa. Il nome nuovo è quello di Branislav Ivanovic, giocatore classe '84 in scadenza a giugno con il Chelsea.
Dall’Inghilterra insistono. Il “Times” ha scritto che il Manchester United è pronto a fiondarsi veramente su Felipe Anderson. I Red Devils pensano di offrire 45 milioni di euro per strappare il brasiliano a Lotito. A Formello, almeno per adesso, non sono arrivate offerte simili. Se saranno proposti così tanti soldi saranno presi certamente in considerazione. Lotito può contare su vari pezzi pregiati: Biglia in estate fu valutato 50 milioni, Candreva ne costa 35, Keita 20. La Lazio ha rifiutato offerte di valore sei mesi fa, ne sono arrivate anche per De Vrij. L’idea del club è nota: a gennaio i big resteranno, saranno respinte offerte ordinarie. Quelle straordinarie no, saranno accolte. Felipe, tra l’altro, sta attraversando una nuova crisi. Se il Manchester United busserà realmente a Formello, proponendo quell’offerta choc, sicuramente sarà ricevuto nella stanza dei bottoni e della cassaforte.
Giannelli Imbula è stato inseguito per tutta l’estate sia dal Milan che soprattutto dall’Inter. Il classe 92, ex Marsiglia, ha poi firmato per il Porto ma la sua stagione con la maglia dei Dragoni è tutt’altro che entusiasmante. Nelle ultime sei di campionato non è stato convocato per cinque volte e nel complesso ha messo insieme 16 presenze in tutte le competizioni.
Il Porto è da sempre una bottega cara e anche in questa circostanza non farà sconti. In estate il club portoghese ha sborsato ben 23 milioni di euro per il suo cartellino facendogli sottoscrivere un contratto fino al 30 giugno del 2020. La richiesta del Porto è di 25 milioni e al massimo potrà scendere di qualche milione, ma non sotto i 20. La possibile cessione di El Shaarawy, di ritorno dal Monaco, potrebbe permettere al Milan di avere il denaro per provare l’assalto ad Imbula. Candreva, infine, resta sempre un obiettivo in casa rossonera ma più plausibilmente l’accordo tra Lotito e Galliani si potrebbe concretizzare in estate.
Futuro in bilico per Luiz Adriano. L'attaccante brasiliano vuole restare al Milan, che ha ricevuto un paio di offerte per lui dalla Russia. Nonostante una buona media-gol (una rete segnata ogni 193 minuti giocati) finora non ha trovato tanto spazio con Mihajlovic. E la concorrenza aumenterà con il ritorno di Boateng, senza dimenticare i rientri degli infortunati Menez e Balotelli oltre a Bacca e Niang.
Arrivato nello scorso mercato estivo per 8 milioni di euro dallo Shakhtar Donetsk, Luiz Adriano rischia di finire nella lista dei partenti già a gennaio. Secondo la Gazzetta dello Sport, il giocatore ha detto no al Krasnodar, ma potrebbe accettare il trasferimento al Cska Mosca, alla ricerca di un erede dell'ex romanista Doumbia.
Il Milan piomba su Banega. La prima pagina del Corriere dello Sport in edicola oggi apre con il duello sul mercato per il centrocampista argentino del Siviglia, 27 anni. Che non è una priorità per i bianconeri, più interessati a Gundogan (Borussia Dortmund) o Moutinho (Monaco).
Tornando a Banega, è in scadenza di contratto a giugno: particolare molto gradito a Galliani. L'altra pista per il centrocampo dei rossoneri porta al belga dello Zenit, Witsel, che però viene valutato sui 30 milioni di euro.
Il futuro di Giuseppe Rossi, lascerà la Fiorentina. Resta da capire con quale direzione: il Bologna sarebbe una piazza perfetta, per lui come per Ranocchia. La Sampdoria, se partisse un pezzo da novanta (direzione Firenze?) come Muriel, idem. E l'estero? Pare difficile Liverpool, il Betis Siviglia idem per una questione di costi. Però Rossi vuole giocare, c'è da capirlo. Ed a Firenze, per lui, adesso non c'è posto. Almeno da titolare, s'intende.
"Più Immobile che Cerci, il Toro ci pensa". E' il titolo col quale il quotidiano La Stampa apre la pagina relativa alle ultime vicende di casa Torino, club che sottotraccia sta lavorando a un clamoroso ritorno. "Il bomber - si legge nel sottotitolo - vuole tornare in Italia: piace a Napoli, Samp e Udinese. In prestito sarebbe un'occasione, ma lo scoglio è l'ingaggio". Nonostante le smentite di Cairo la società granata è alla ricerca di un centravanti e l'attuale attaccante del Siviglia rappresenta il profilo ideale per mister Ventura.
Primo rinforzo per il Verona, pronto a tesserare Urby Emanuelson, svincolato dopo 9 partite giocate con l'Atalanta nella passata stagione. Emanuelson, in Italia anche con Milan e Roma, domani si sottoporrà alle visite mediche prima della firma del contratto. L'accordo potrebbe essere limitato fino a fine stagione o esteso al massimo fino al 30 giugno del 2017.
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martedì 29 dicembre 2015
Inter: caos per Kondogbia il 13 la sentenza del TAS
Si risolverà davanti al Tribunale Arbitrale dello Sport la questione, sospesa da due anni, che vede di fronte Monaco e Siviglia in merito al trasferimento al club del Principato di Geoffrey Kondogbia, avvenuto nell'estate del 2013, per stabilire chi è responsabile del pagamento dei diritti di formazione al Lens, club nel quale l'attuale centrocampista dell'Inter è cresciuto calcisticamente. ù
Secondo quanto rivela As, i due club si vedranno il prossimo 13 gennaio davanti al tribunale di Nyon.
Kondogbia non sta vivendo il miglior momento della sua carriera. Arrivato in estate all'Inter dal Monaco per 29 milioni di euro più 2 di bonus non è ancora riuscito a ritagliarsi il ruolo da protagonista che tutti si aspettavano. Ma proprio il suo arrivo in Francia nell'ormai lontano agosto 2013 potrebbe essere l'ennesimo capitolo negativo per il nazionale francese.
Il Monaco pagò 20 milioni di euro per coprire la clausola rescissoria presente nel suo contratto con il Siviglia. Il club monegasco, allora, non pagò i diritti di formazione (obbligatori secondo il regolamento della FIFA) al club francese del Lens che ha lanciato Kondogbia nel calcio che conta. I monegaschi sostengono infatti che avendo pagato la clausola rescissoria dovrà essere il Siviglia a pagare i diritti di formazione.
Come ha ricordato AS, il Siviglia si è trovato costretto a vendere Kondogbia anche perché si è servito del finanziamento del fondo Doyen per acquistare il centrocampista dal Lens e che avrebbe dovuto accettare qualunque offerta superiore a 12 milioni di euro. Il Monaco, dal canto suo, sostiene che avendo pagato una clausola di rescissione al Siviglia, non ha completato l'acquisto dal club spagnolo, ma ha invece tesserato un giocatore svincolato. Questo porterebbe la questione dei diritti di formazione esclusivamente nelle mani del Siviglia.
La FIFA in una prima sentenza aveva dato ragione alla formazione andalusa, ma il ricorso al TAS del Monaco ha bloccato per ora ogni discussione. Per ora, perché il 13 gennaio arriverà la tanto attesa sentenza definitiva.
In ogni caso, la sentenza non ricadrà sull'Inter, attuale proprietario del cartellino. Il club nerazzurro è al riparo da ogni questione, ma gli sviluppi della vicenda extracalcistica potrebbero togliere serenità a Kondogbia. Una serenità cercata a lungo dal 22enne francese che sta ancora cercando di conquistare un posto da titolare agli ordini di Roberto Mancini.
Il club monegasco, allora, non pagò i diritti di formazione (obbligatori secondo il regolamento della FIFA) al club francese del Lens che ha lanciato il giovane Kondogbia. Ricordiamo che Kondogbia ha lasciato il Siviglia versando alla LFP la clausola di rescissione pagata dal Monaco, e da lì nasce il problema: secondo le regole Fifa, infatti, il 5% di ogni trasferimento venga assegnato alle squadre dove ogni giocatore si è formato. Il Monaco sostiene che Kondogbia è arrivato in Ligue 1 da giocatore libero dopo che la clausola di rescissione è stata pagata, e quindi ritiene la questione non di sua competenza. La Fifa, però, ha dato in prima istanza ragione al Siviglia, e si presume che il Tas segua la stessa linea, il che significa che l'ASM rischia di dover finalmente riconoscere al Lens la somma prevista.
sabato 26 dicembre 2015
I migliori classe 1997-98: ci sono 2 italiani
Sul fatto che la stella di Ruben Neves, centrocampista classe '97 del Porto, sia destinata a brillare a lungo sembrano esserci pochi dubbi. Un giocatore nato per battere ogni record di precocità, già nel mirino di tutti i più grandi club europei, un talento che il tecnico dei Dragoes Lopetegui non ha avuto paura a gettare nella mischia a diciassette anni appena compiuti: qualità tecniche eccellenti, maturità calcistica decisamente superiore a quella di molti coetanei, Ruben Neves ha conquistato il Porto, ed è pronto a conquistare l'Europa
Il nome di questo ragazzino appena diciassettenne comincia a farsi strada nell'estate del 2014, quando il Porto decise di aggregarlo al ritiro estivo della prima squadra. Qui Lopetegui rimase impressionato dalla maturità di questo giovane talento, a tal punto da convincerlo a inserirlo, da titolare, già nella prima giornata del campionato 2014/2015. Risultato? Una partita da predestinato, con tanto di gol all'esordio: a diciassette anni e 155 giorni diventa il più giovane calciatore portoghese a segnare in campionato. Ma non finisce qui: cinque giorni dopo, durante il preliminare di Champions contro il Lille, diventa anche il più giovane portoghese a esordire in una competizione Uefa, battendo il record di un certo Cristiano Ronaldo.
Dopo aver sfiorato il successo all'Europeo Under 21 con il suo Portogallo, dove era uno dei più giovani dell'intera competizione, ecco un nuovo traguardo: la fascia di capitano del Porto. Accade nell'ultimo turno di campionato, quando ha ricevuto la fascia da Maicon, uscito dal campo durante l'intervallo. Oggi, nel match di Champions League contro gli israeliani del Maccabi Tel Aviv, Ruben Neves si appresta a diventare il più giovane capitano di sempre in una competizione Uefa, a 18 anni, sette mesi e sette giorni. L'ennesima impresa di un giocatore destinato a una carriera luminosa.
Dal figlio di Gheorghe Hagi al Yaya Touré colombiano, dal fratello del difensore centrale del Liverpool Dejan Lovren al "nuovo Mario Gotze", il quotidiano inglese Guardian fa un panorama dei 50 talenti classe 1998 più interessanti al mondo. Presenti anche due italiani, il centrocampista del Milan Manuel Locatelli, per il quale anche Silvio Berlusconi stravede, e il difensore del Crotone Manuel Nicoletti, che piace a big italiane ed estere. C'è anche il figlio di Zinedine Zidane, Luca, portiere del Real Madrid, e l'ex rossonero Mastour, attaccante in prestito con diritto di riscatto e contro riscatto al Malaga.
PORTIERI
Luca Fernandez (portiere, Real Madrid, Francia)
Haviv Ohayon (portiere, Maccabi Tel Aviv, Israele)
Justin Bijlow (portiere, Feyenoord, Olanda)
DIFENSORI
Dayot Upamecano (difensore, Red Bull Salisburgo, Francia)
José María Amo (difensore, Siviglia, Spagna)
Manuel Nicoletti (difensore, Crotone, Italia)
Timothy Fosu-Mensah (difensore, Manchester United, Olanda)
Ulises Torres (difensore, America, Messico)
Krystian Bielik (difensore, Arsenal, Polonia)
Pedro Pereira (difensore, Sampdoria, Portogallo)
CENTROCAMPISTI
Kaan Kairinen (centrocampista, Inter Turku, Finlandia)
Bilal Boutobba (centrocampista, Marsiglia, Francia)
Matheus Pereira (centrocampista, Corinthians, Brasile)
Jesús Marimón (centrocampista, Once Caldas, Colombia)
Sandi Lovric (centrocampista, Sturm Graz, Austria)
Fabian Benko (centrocampista, Bayern Monaco, Germania)
Manuel Locatelli (centrocampista, Milan, Italia)
Pablo Lopez (centrocampista, Pachuca, Messico)
Javairo Dilrosun (centrocampista, Manchester City, Olanda)
Zehrudin Mehmedovic (centrocampista, Cukaricky, Serbia)
Federico Valverde (centrocampista, Real Madrid, Uruguay)
CENTROCAMPISTI OFFENSIVI
Reza Shekari (centrocampista offensivo, Zob Ahan, Iran)
Lincoln (centrocampista offensivo, Gremio, Brasile)
Felix Passlack (centrocampista offensivo, Borussia Dortmund, Germania)
Panos Armenakas (centrocampista offensivo, Udinese, Australia)
Ismail Azzaoui (centrocampista offensivo, Wolfsburg, Belgio)
Jacob Bruun Larsen (centrocampista offensivo, Borussia Dortmund, Danimarca)
ATTACCANTI
Franco Lopez (attaccante, River Plate, Argentina)
Tomás Conechny (attaccante, River Plate, Argentina)
Evander Ferreira (attaccante, Vasco da Gama, Brasile)
Han Kwang Song (attaccante, April 25 Sports Club, Corea del Nord)
Lee Seung-woo (attaccante, Barcellona, Corea del Sud)
Davor Lovren (attaccante, Dinamo Zagabria, Croazia)
Jan Mlakar (attaccante, Fiorentina, Slovenia)
Dani Olmo (attaccante, Dinamo Zagabria, Spagna)
José Luis 'Kuki' Salazar (attaccante, Malaga, Spagna)
Christian Pulisic (attaccante, Borussia Dortmund, Stati Uniti)
Jeff Reine-Adelaide (attaccante, Arsenal, Francia)
Dimitris Limnios (attaccante, Atromitos FC, Grecia)
Ritsu Doan (attaccante, Gamba Osaka, Giappone)
Sidiki Maiga (attaccante, Real Bamako, Mali)
Hachim Mastour (attaccante, Malaga, Marocco)
Martin Odegaard (attaccante, Real Madrid, Norvegia)
Rafik Zekhnini (attaccante, Odd, Norvegia)
Dominik Smekal (attaccante, Inter, Repubblica Ceca)
Ianis Hagi (attaccante, Vitorul, Romania)
Artem Galadzhan (attaccante, Lokomotiv Mosca, Russia)
Liam Jordan (attaccante, Bidvest Wits, Sud Africa)
Zackarias Faour (attaccante, Machester City, Svezia)
Ibrahim Demirbag (attaccante, Galatasaray, Turchia)
Igor Liziero, il talento del San Paolo in rampa di lancio
Il prossimo febbraio compirà 18 anni: il brasiliano ha anche la possibilità di diventare comunitario.
Il Brasile è da sempre fucina di grandi talenti nell'ambito del calcio giocato, talenti che sin da giovanissimi sognano di proseguire la carriera in europa per affermarsi e confrontarsi ai massimi livelli professionistici. Giocare in Serie A, in Premier League, nella Liga spagnola, in Bundesliga, o riuscire a consacrarsi disputando la Champion's League è l'obiettivo che accomuna molti giocatori sudamericani. In tal senso, un giovane talento brasiliano che merita di ricalcare le orme di colleghi illustri e affermati che militano nei più importanti campionati europei è sicuramente Igor Matheus Liziero Pereira, per gli addetti ai lavori semplicemente Liziero. Liziero è un centrocampista centrale moderno di piede sinistro, classe 98, che si sta mettendo in mostra nelle giovanili del San Paolo, blasonato Club brasiliano dove attualmente, in prima squadra, milita anche l'ex attaccante del Milan Pato.
A dispetto della giovane età e del metro e ottanta scarso di altezza, grazie alle sue doti di eccellente regista e alla tecnica sopraffina con il piede naturale, questo giovane calciatore sembra già essere pronto per palcoscenici più importanti, come testimoniano anche le sue prestazioni con la nazionale under 17 verdeoro. Capace di dettare i tempi di gioco con grande naturalezza e con un buon tiro dalla distanza, Liziero viene particolarmente apprezzato per l'ottimo atteggiamento nella fase di non possesso e di interdizione. Pur essendo di nazionalità brasiliana, questo talentuoso centrocampista ha anche i requisiti per ottenere doppia nazionalità e acquisire passaporto comunitario. Di fatto questo consentirebbe alle società europee di tesserarlo senza occupare la casella da extra comunitario, aspetto fondamentale per gli stessi Club italiani che in sede di calciomercato devono fare i conti con le forti limitazioni imposte dal regolamento in merito al tesseramento degli stranieri. A livello economico, il valore attuale del calciatore si aggira intorno al milione di euro, tenuto conto dell'indennità che spetta al Club tricolor paulista per la formazione del calciatore dall'età di dodici anni fino ad oggi e in previsione del fatto che il prossimo febbraio Liziero compirà 18 anni.
Secondo il suo manager Liziero può ricordare un altro talento passato per la Sicilia: “Assomiglia a Pastore del PSG: è alto, mancino di qualità e può giocare in tutti i ruoli del centrocampo. Liziero, é pronto per un’esperienza in Europa: si sta già allenando con la prima squadra del Sao Paulo a soli 16 anni. Si allena con calciatori del calibro di Pato, Luis Fabiano, Michael Bastos e Ganso: è uno che richiama l’attenzione.
Igor Liziero è un giocatore che gli esperti di calcio definiscono specificatamente “tuttocampista”, un centrocampista dotato di una grande sapienza tattica, di una visione di gioco periferica e soprattutto di un piede mancino molto educato. In mezzo al campo sa dettare i tempi di gioco come un veterano, fungendo da regista smista palloni con precisione chirurgica, i suoi lanci effettuati elegantemente anche con l’esterno sinistro raggiungono sempre l’obiettivo. Continuo ed ispirato, rappresenta la mente del gioco delle sue squadre, di lui impressiona poi la tranquillità e la personalità con cui affronta anche le partite più complicate. Il suo spiccato senso della posizione gli permette spesso di anticipare le giocate degli avversari, intercettando così numerosi passaggi ed inoltre, quando i suoi compagni sono in difficoltà, si smarca sempre, fornendo loro un solido sbocco al gioco. Pur non essendo velocissimo, sa velocizzare la manovra con giocate a due tocchi, imprimendo un grande ritmo al gioco della sua squadra. Fisicamente ben strutturato, nonostante non arrivi al metro e ottanta, non teme i contrasti, nello stretto si fa valere grazie alla sua notevole tecnica ed alla grande capacità nella conduzione della palla. Dotato di un potente tiro dalla distanza, sa essere molto pericoloso anche sui calci di punizione e sui rigori.
Giovani calciatori che stanno crescendo per il 2016
Andreas Pereira. Nato in Belgio, a Duffel, da genitori brasiliani, Andreas è figlio di Marcos Pereira, ex attaccante di Mechelen, Sint-Truidense e Anversa. "Penso che mi aiuti tanto il fatto che lui sia stato un calciatore - ha raccontato il trequartista del Manchester United - A volte mio padre mi dice dopo le gare cosa ho fatto bene e dove ho sbagliato".
E' proprio in uno dei club in cui ha giocato il padre, il Lommel United, che comincia il percorso di Andreas, che nel 2005, a soli 9 anni, si trasferisce in Olanda, per entrare nel settore giovanile del PSV Eindhoven. Nel 2011 è la grande attrazione della Nike Premier Cup: la sua tecnica balza all'occhio degli osservatori di diversi club della Premier League ma il Manchester United brucia tutti e lo mette sotto contratto al compimento del 16° anno di età, il 1° gennaio 2012, anche se 'Andrinho', per motivi burocratici, dovrà attendere fino ad aprile per debuttare con la sua nuova maglia.
IL CAMMINO ALLO UNITED - Dalla stagione 2013/14 è agli ordini di Warren Joyce nell'Under 21 dei Red Devils, in una squadra ricca di talenti: da Wilson a Lingard, da Blackett a McNair, senza dimenticare Adnan Januzaj, promosso subito in prima squadra. Ma il 2013 è anche l'anno del suo debutto europeo con l'Under 19 di Nicky Butt, impegnata nella UEFA Youth League. Per Pereira 6 presenze, 1 goal, 1 assist, tanti applausi ma anche qualche prezioso consiglio, proprio dall'ex mediano dei Red Devils: "Ha un enorme potenziale ma può ancora migliorare tanto. Deve variare maggiormente il suo gioco, la crescita di Januzaj deve essere un ottimo riferimento".
Con l'approdo di Van Gaal a Manchester arriva anche il debutto in prima squadra di Pereira, in una gara che resterà nella storia: è il 26 agosto 2014 e lo United viene clamorosamente eliminato dalla League Cup dal Milton Keynes Dons, club di League One. Per il fantasista belga-brasiliano spazio nella ripresa al posto di Janko, in una serata che non può far testo.
Il resto è storia recente: 18 presenze con l'U21 dei Red Devils (3 goal e 4 assist il suo bottino), qualche panchina tra i 'grandi' fino all'esordio in Premier League nei 13 minuti finali della gara vinta sabato contro il Tottenham. La stagione 2015/16 ha visto il passaggio definitivo in prima squadra, con il goal all'Ipswich nella sua prima presenza stagionale.
La situazione contrattuale di Pereira era a dir poco spinosa: si è arrivati a poco più di mese dalla scadenza del contratto, prevista per giugno 2015, per firmare il nuovo accordo, che vede ora il ragazzo legato allo United fino al 2018, con opzione per un'ulteriore stagione. Erano tante le squadre interessate al ragazzo: in Italia si è parlato insistentemente di sondaggi della Juventus, ma anche il
Paris Saint-Germain sembrava fortemente interessato al giocatore.
Dopo aver indossato la maglia del Belgio a partire dall'Under 15 fino all'Under 18, Andreas ha scelto di fare marcia indietro, rispondendo alla convocazione della selezione Under 20 del Brasile per la Panda Cup del 2014. "Tutti nella mia famiglia sono brasiliani, sono solo nato in Belgio: il mio cuore è brasiliano". Al Mondiale Under 20 della scorsa estate è stato uno dei protagonisti nella Seleçao, segnando anche nella finale persa contro la Serbia di Milinkovic-Savic.
Alla scoperta di Breel Donald Embolo, la stellina classe 1997 del Basilea che si ispira a Balotelli
ed è seguita da vicino da Juventus e Inter.
Scatto bruciante, forza fisica e senso del goal: in tanti vedendo giocare Breel Donald Embolo trovano in lui qualcosa del grande Samuel Eto'o, anche se lui ha sempre ammesso di ispirarsi a Mario Balotelli. Camerunense di passaporto svizzero, la punta classe 1997 si è imposta giovanissima nel calcio elvetico con il Basilea e le rappresentative Giovanili biancocrociate.
Quando poi la sua squadra ha partecipato alla Champions League, il ragazzo non ha perso l'occasione per mettersi in mostra.
Nell'ultima stagione, la sua prima da titolare, Embolo ha segnato complessivamente 15 goal in 35 presenze in competizioni ufficiali con il Basilea. Merito anche di Paulo Sousa, che ha creduto fortemente nelle doti di questo talento: "Di lui mi piace tutto", ha dichiarato il tecnico della Fiorentina, che oggi ritrova Embolo da avversario.
Su di lui hanno messo gli occhi in tanti: oltre ai club tedeschi (Bayern e Wolfsburg) e inglesi (Arsenal ed Everton) in prima fila per l'attaccante del Basilea ci sono Juventus e Inter, che lo seguono da vicino e in futuro potrebbero dar vita a un duello di calciomercato per aggiudicarselo.
Breel Donald Embolo nasce a Yaoundé, la capitale del Camerun, il 14 febbraio del 1997. A soli 6 anni però lascia il Paese africano per trasferirsi in Svizzera con la madre e il fratello. Nel Paese elvetico il ragazzo inizia a giocare a calcio a 9 anni, nelle fila del Nordstern. Nel 2008 passa all'Old Boys, club nel quale inizia a mettere in mostra le sue qualità e viene osservato dai top club del Paese.
Nel 2010 lo chiama così il Basilea, venendo aggregato alla formazione Under 16.
Il ragazzo del Camerun, che intanto ha già ottenuto il passaporto svizzero, conferma il suo valore e vince due titoli svizzeri Under 16 consecutivi. Intanto inizia la trafila nelle Nazionali Giovanili elvetiche. Il 2013 è per lui un anno da ricordare, visto che appena tre settimane dopo aver compiuto 16 anni Embolo può firmare il suo primo contratto da professionista e viene riconosciuto come 'miglior giovane del club'.
In estate così per lui arriva la 'promozione' con la squadra Under 18 del Basilea. Ma è destinato a bruciare le tappe: nel 2014 viene aggregato alla Prima squadra, e il 13 marzo debutta in Europa League contro il Salisburgo. Tre giorni dopo esordisce anche nella Super League svizzera, segnando poco dopo essere entrato in campo, la rete del 5-0 contro l'Aarau.
L'anno seguente, con Paulo Sousa in panchina, diventa già un titolare e ad appena 17 anni e 263 giorni, nella sfida contro il Ludogorets, Embolo segna la sua prima rete in Champions League il 4 novembre, confermando, ancora una volta, la sua crescita continua. Grazie a quella rete diventa il 6° giocatore più giovane a far goal nel più importante torneo calcistico europeo.
In questa stagione il Basilea è stato inserito nel Gruppo I di Europa League, dopo essere stato eliminato nei playoff di Champions
Alto 1 metro e 85 centimetri, Embolo ha un fisico longilineo (pesa appena 71 chilogrammi) ed è dotato di notevole velocità e forza fisica. Tatticamente è molto duttile, visto che sa muoversi su tutto il fronte offensivo. Ma quello che stupisce, in un ragazzo ancora diciottenne, e la sua grande serietà e professionalità.
Un episodio in questo senso è esemplificativo: il giorno dopo il suo primo goal in Champions Embolo non passa tutta la notte a festeggiare, come probabilmente avrebbe fatto gran parte dei suoi coetanei. Ma va a letto presto, per andare regolarmente a scuola l'indomani mattina, dove tutti i suoi compagni gli hanno riservato una grande accoglienza.
Memphis Depay (Manchester United). Si piazza al primo posto di questa speciale graduatoria il 21enne attaccante olandese, che ha da poco firmato il contratto che lo lega al Manchester Uniter. Depay è reduce da una stagione in cui ha segnato 28 gol, trascinando il Psv alla vittoria dell'Heredivise
E' Memphis Depay il miglior talento del calcio mondiale. Secondo la classifica dei 50 "ventenni dalle grandi speranze", stilata dalla rivista "France Football", il 21enne attaccante olandese precede l'ex romanista e ora centrale del Paris Saint Germain, Marquinhos, mentre completa il podio Raheem Sterling, appena passato dal Liverpool al Manchester City per 68 milioni di euro.
La Top Ten di "France Football" prosegue con Kurt Zouma del Chelsea, il centrocampista tedesco dello Schalke Max Meyer, Mounir El Haddadi del Barcellona, Martin Odegaard del Real Madrid, Bernando Silva del Monaco, Alen Halilovic del Barcellona e Julian Brandt del Bayer Leverkusen. Sono quattro gli italiani presenti in classifica: primo azzurro è il laziale Danilo Cataldi al 23esimo posto, subito dopo c'è Domenico Berardi, mentre in 35esima posizione troviamo il neo-juventino Daniele Rugani.
I migliori giovani dei campionati europei
Scopriamo i migliori talenti a livello europeo e internazionale. I protagonisti di questo appuntamento sono due talenti che giocano in Olanda, il difensore Jeremiah St. Juste, in forza all'Heerenveen e il centrocampista tutto campo Donnny van de Beek, uno dei più grandi talenti del settore giovanile dell'Ajax e altri del panorama francese.
ST JUSTE - Classe 1996, muove i primi passi nel settore giovanile di uno dei club affiliati al Groningen, trova spazio e conferma nell'Heerenveen. Difensore centrale in grado di giocare da centrocampista difensivo, si ispira a Thiago Silva, in patria lo paragonano a Frank Rijkaard.
VAN DE BEEK - Nato nel 1997, classico numero 10 che nell'Ajax gioca o da mezzala o da regista difensivo, è uno dei migliori prodotti del De Toekomst, il settore giovanile del club di Amsterdam. Soprannominato 'Maradonny' per il sue qualità tecniche, ricorda il primo Sneijder.
Pedro Pereira, terzino destro della Sampdoria che a soli 17 anni ha già stabilito un paio di record. Il portoghese è stato il più giovane uomo assist del campionato grazie al passaggio per Muriel di domenica ed è l’unico minorenne nei migliori campionati d’Europa ad essere titolare. Un grande affare per la Sampdoria che lo ha strappato al Benfica per soli 190 mila euro.
Harry Kane, per tutti "l'Uragano", all'esordio con l'Inghilterra ha segnato dopo 78 secondi, il tempo che un tifone impiega a distruggere un villaggio. A livello Under 21 pare illegale e Londra è con lui. Harry piace all'Inghilterra bianca, old style, ha speso un anno all'Arsenal e a 21 è già un simbolo del Tottenham. Vice capocannoniere e secondo miglior giocatore in Premier, ha più del 50% delle azioni di Kane-Berahino, la miglior coppia gol.
TER STEGEN — Tedesco, alto e grosso, affinità con l'eliminazione diretta. Col Barça è stato il portiere di Coppa - Champions e del Re - e ha centrato i due titoli. Ha esordito in Bundesliga col Moenchengladbach in un derby col Colonia e non ha più perso il posto. Un gatto tra i pali e affidabile come un centrocampista in palleggio: Neuer è lontano, ma ha esordito in nazionale tre anni prima di lui. Non può essere un caso.
Domenico BERARDI — Una statistica dice che nei primi due anni di A ha segnato più del giovane Messi nelle prime due stagioni in Liga. Paragone improponibile, ma il dettaglio rende l'idea. Berardi in giornata può fare cose straordinarie senza avvertire pressione. Mancino puro, funambolico nello stretto, è il nostro valore aggiunto.
John GUIDETTI probabilmente è nella top 8 anche per "giocatori più maturi". Ha geni sparsi per il mappamondo: un po' brasiliano e italiano, molto svedese, è cresciuto a piedi scalzi in Kenia e rischiato grosso per un virus. Prima punta, ha segnato all'Inter col Celtic e punta al bersaglio grosso, come da tatuaggio: "Le persone abbastanza pazze da credere che possono cambiare il mondo sono quelle che lo cambiano davvero".
Il calcio non è solo rabona e tiro a giro. William Carvalho è un mediano e sembra un gigante tra gli adulti: se fa la faccia cattiva, fa paura. Quando era ancora piccolo - è successo - viveva in Angola e nel 2014 ha giocato il Mondiale con il Portogallo. Giocatore da 30 milioni per le mille voci del mercato, ha appena detto che pensa di stare allo Sporting. Mezza bugia.
JOJIC — Il serbo del Dortmund ha segnato al debutto in Bundesliga 12 secondi dopo essere entrato. Meglio di Kane. Più genio che sregolatezza, amante dell'uno contro uno e dell'ultimo passaggio, un certo feeling con i calci piazzati. Ha fissato l'obiettivo minimo: "L'Olimpiade". Spavaldo.
HOJBJERG — Il bambino. Centrocampista tecnico, classe 1995, ha appena giocato con la Danimarca e alla fine ha pianto in diretta nazionale per la tensione. Guardiola per lui stravede: lo ha tenuto al Bayern, poi lo ha mandato all'Augsburg. Una storia di lacrime: "Quando ha saputo che mio papà aveva il cancro - ha detto Pierre -, ha pianto con me".
KADERABEK — Il meglio tra i cechi, squadra decisamente misteriosa (diciamo pure che non la conosce quasi nessuno). Terzino destro, quattro stagioni con solide presenze nello Sparta Praga, già in Champions e nazionale. Nel suo piccolo, un caso di mercato: è a tanto così dall'Hoffenheim.
Thomas Lemar è il nuovo gioiello che brilla nel Principato: nuova mega plusvalenza in vista per il Monaco. Da un classe '95 all'altro, il Monaco di Rybolovlev ha cambiato strategia societaria e invece di spendere fior di milioni per i Falcao di turno ha scelto di puntare sui giovani. Il migliore tra questi, Anthony Martial, è stato ceduto al Manchester United per l'astronomica cifra di 80 milioni di euro, ma il sostituto i monegaschi ce l'avevano già in casa ed era stato pagato appena 4 milioni. Il suo nome è Thomas Lemar.
"Lemar è davvero un giocatore enorme e lui ha solo 19 anni!”, dichiara Bodiger, suo compagno di nazionale e avversario in quella partita. Tre giorni dopo Jardim lo fa esordire anche in Champions League nel match di ritorno dei preliminari contro il Valencia e per poco il suo ingresso in campo non contribuisce a regalare un'insperata qualificazione al Monaco.
Come premio per la sua prestazione, Jardim lo schiera titolare nel match dell'anno contro il PSG ma questa volta Lemar non può nulla contro lo strapotere dei parigini, vittoriosi per 3-0. Poco male per il ragazzo del Guadalupa che segna due goal consecutivi contro Lorient e Montpellier, venendo eletto così miglior giocatore dell'estate secondo i tifosi del Principato.
"Non ho mai visto un giocatore del genere. E' molto piccolo, sembra fragile, ma non ha paura di andare al contatto e non perde mai la palla. Tecnicamente è fortissimo". Queste parole sono di Martial, rimasto impressionato da Lemar dopo averci giocato assieme nella selezione Under 18 francese.
"Lemar rappresenta il futuro del calcio francese - ha detto il vice presidente del Monaco Vasyliev durante la presentazione del giocatore - è della stessa generazione di Martial". Sono in molti a credere che i due siano sotto la stessa buona stella, ma occhio a non confonderli: Martial è infatti un attaccante moderno della scuola di Henry, mentre Lemar è un centrocampista offensivo che sta imparando soltanto adesso ad essere incisivo in zona goal.
Andiamo alla scoperta di Jean-Kèvin Augustin, giovane attaccante del PSG che impara da Ibrahimovic ed ha stregato l'Europa.
Come ben sappiamo, il PSG è uno tra i club più ricchi al mondo dopo l'insediamento in società di Nasser Al-Khelaifi, potente uomo d'affari qatariota che possiede un patrimonio davvero enorme: dal suo arrivo ha portato con sè giocatori del calibro di Zlatan Ibrahimovic, Ezequiel Lavezzi, Javier Pastore, Edinson Cavani e, come ultimo, Angel Di Maria, strappato a suon di milioni al Manchester United.
Un potenziale campione però potrebbe esserci già in casa: si tratta di Jean-Kèvin Augustin, attaccante di appena 18 anni messosi prepotentemente in mostra durante l'ultima 'International Champions Cup'
La caratteristica migliore di Augustin è senza dubbio lo scatto fulmineo, che gli permette di non svolgere soltanto il ruolo di prima punta ma anche gli altri dell'attacco: seconda punta (anche se in questa posizione non è stato molto utilizzato) od anche esterno d'attacco sia a sinistra che a destra.
Può tirare con entrambi i piedi nonostante sia un destro naturale, l'unica sua 'pecca' è rappresentata dal non possedere molta tecnica, anche se compensa questo deficit con una spiccata sensibilità offensiva che lo rende un vero e proprio rapace dell'area di rigore.
Pur non essendo dotato di un fisico imponente, può vantare una buona potenza e resistenza che gli permette di sostenere marcature 'scomode' in campo contro difensori più esperti e più forti fisicamente di lui.
Andrija Balic, centrocampista croato classe 1997 dell'Hajduk Spalato che piace alla Roma: "Il mio idolo? Adoro lo stile di gioco di Iniesta".
Chioma fluente da rockstar british, fisico in pieno sviluppo, Andrija è un centrocampista offensivo, rapido di gambe e di pensiero, impiegato solitamente da mezzala o da trequartista puro. Già 5 i goal tra i professionisti con la maglia dell'Hajduk, indossata per la prima volta il 13 aprile 2014 contro l'RNK Spalato.
Da dicembre 2014 la sua escalation è stata continua: 17 presenze per lui nella scorsa stagione e già 14 in questa con un peso sempre maggiore nel 4-2-3-1 di Poklepovic, come dimostrano i 10 goal complessivi segnati in tutte le competizioni.
L'Hajduk ad inizio marzo lo ha blindato con il rinnovo fino al 2018 ma è difficile pronosticare per il talentino nato e a Spalato e cresciuto a Dugopolje un futuro in patria.
Ajax, Borussia Dortmund e Marsiglia lo seguono da tempo ma dopo il Real Madrid - che lo ha individuato come la risposta perfetta ad Halilovic del Barcellona - si è fatta avanti la Roma che ha intenzione di instaurare una sinergia con l'Hajduk per ottenere il diritto di prelazione sui migliori talenti del club.
In patria Balic è stato paragonato, per fisico, movenze e genialità nelle giocate, ad un ex campione dell'Hajduk come Blaz Sliskovic, uno degli idoli di Zinedine Zidane, indimenticato a Pescara. Il modello di Andrija è però un altro: "Adoro lo stile di gioco di Iniesta, mi piace tantissimo". Un fuoriclasse di cui presto potrebbe diventare rivale sul campo...
Calcio: i giovani talenti di cui sentirete parlare nel 2016
Ayoze Pérez Gutiérrez, spagnolo classe '93. Attaccante del Newcastle e della Nazionale spagnola Under 21, è cresciuto calcisticamente nel Tenerife per trasferirsi poi in Inghilterra la scorsa estate. Nasce come attaccante centrale ma all'occorrenza può essere adattato anche sulle fasce grazie anche alla sua agilità e velocità.
José Luis Gayá, giocatore spagnolo classe '95. Difensore del Valencia e della Nazionale spagnola Under 21, da quest'anno è entrato in pianta stabile nell'organico della squadra spagnola ed ha iniziato alla grande questa stagione. Anche per questo ragazzo le aspettative sono tante, ma ha già dimostrato di avere un granissimo potenziale.
Divock Origi, belga classe '95. Attaccante del Lilla (in presto dal Liverpool) e della Nazionale belga Under 21, è figlio d'arte. Il padre infatti è Mike Origi Okoth, ex-calciatore keniota che ha giocato a livello professionistico in Belgio. Divock è un attaccante completo essendo dotato sia di ottimo fisico che di una grane velocità.
Marc-Andrè Ter Stegen tedesco classe '92. Portiere del Barcellona e della Nazionale tedesca. È cresciuto nel Borussia Mönchengladbach, la squadra della sua città natale, per trasferirsi poi in Spagna la scorsa estate. Nel 2012 è stato inserito nella lista dei migliori calciatori nati dopo il 1991 stilata da Don Balón, quando, a 21 anni, era già il portiere titolare del Borussia M'bach.
Yannick Ferreira Carrasco belga classe '93. Centrocampista offensivo del Monaco e della Nazionale belga Under 21. È rapidissimo ed estremamente tecnico, per questo ama puntare l’uomo per poi dribblarlo in velocità, ma è bravissimo anche nei movimenti senza palla ed ha una grandissima visione di gioco. Anche in questo caso i margini di miglioramento sono tanti, vista soprattutto la sua giovane età.
Adrien Rabiot francese classe '95. Centrocampista del Paris Saint-Germain (ma probabilmente passerà al Tottenham nelle prossime sessioni di mercato) e della Nazionale francese Under 21. Nel campionato francese ha già un ruolo da protagonista, e non è un caso se mezzo calcio europeo lo stia corteggiando. È un giocatore molto duttile tecnicamente e capace di ricoprire vari ruoli del centrocampo, anche se in qualche occasione è stato impiegato come difensore centrale. Molto utile anche in fase difensiva, Rabiot è molto forte anche sui palloni alti, grazie anche ai suoi 189cm.
Andreas Pereira, magia brasiliana e duttilità europea per il Manchester United di Van Gaal. Andreas
Pereira, 19enne trequartista belga-brasiliano, autore di un fantastico goal su punizione alla sua prima da titolare col Manchester United.
"Se hai 19 anni e giochi già nel Manchester United devi per forza avere grande talento. Sono molto felice di averlo fatto esordire in Premier League". Un chiaro attestato di stima e fiducia, quello pronunciato nel marzo scorso da Louis Van Gaal al termine della sfida contro il Tottenham, che ha segnato il debutto in campionato di Andreas Pereira, ennesimo gioiellino sfornato dall'Academy dei Red Devils. Ieri per il trequartista nato in Belgio ma di origini brasiliane è arrivata la gioia del primo goal tra i professionisti, con una spettacolare punizione nel match di League Cup contro l'Ipswich.
Praticamente ambidestro, abilissimo nello stretto, riesce spesso a sfornare assist illuminanti e a rendersi pericolosissimo sui piazzati : "Mi alleno ogni giorno sulle punizioni - ha raccontato - e i goal realizzati dimostrano che il lavoro paga". Il capolavoro contro l'Ipswich ne è la dimostrazione: una parabola perfetta, a scavalcare la barriera ."Ho chiesto a Mata di calciare e lui mi ha dato il pallone. Ci alleniamo insieme e crede molto in me".
Completiamo la nostra carrellata con gli attaccanti, dove è il sassolese Domenico Berardi a battere tutti per precocità: classe '94, già salito a quota 30 gol, come neanche Baggio alla sua età.
I migliori giovani dei campionati italiani
Si sente sempre dire che oggi, nel calcio e non solo, i giovani vengono considerati poco e niente (anche se in realtà è una "colpa" per lo più italiana).
Infatti molto spesso le squadre italiane tendono a vendere i propri campioncini all'estero per fare cassa, non puntando sulla loro crescita si ritrovano poi con squadre con una media età di 35 anni e a puntare sui prestiti per non spendere troppi soldi, quando invece puntare sul proprio vivaio risolverebbe molti di questi problemi. All'estero infatti, soprattutto in Spagna con le "cantere" ed in Germania (basta vedere la media età dei campioni del Mondo), impiegare i giovani è assolutamente normale e un valore aggiunto. Ma quali sono i giovani, italiani e non, più promettenti e quelli di cui sentiremo parlare sia in campo che nelle sessioni di mercato?
I giovani talenti di cui sentirete parlare nel 2015 Alessio Romagnoli, Anzio (Roma) classe '95. Difensore della Sampdoria (in prestito dalla Roma) e della Nazionale italiana Under 21. Cresciuto nelle giovanili giallorosse Romagnoli viene paragonato spesso ad Alessandro Nesta. Grande fisico, ottima tecnica e molta intelligenza, ma anche i gol non gli mancano. Nei suoi primi sei mesi a Genova è cresciuto moltissimo, infatti molte squadre italiane sono già sulle sue tracce.
Simone Scuffet, Remanzacco (Udine) classe '96. Portiere dell'Udinese e della Nazionale italiana Under 19. È considerato uno dei giovani più promettenti della sua generazione, viene paragonato a Gianluigi Buffon per precocità, poiché entrambi hanno esordito in Serie A a 17 anni. La reattività tra i pali è forse la sua miglior dote, e anche nelle uscite, basse o alte, sa farsi valere piuttosto bene. Sa leggere l’azione e disimpegnarsi sapientemente con i piedi.
Davide Zappacosta, Sora classe '92. Difensore dell'Atalanta e della Nazionale italiana Under 21. Anche lui in prospettiva è uno dei migliori talenti italiani, oggi titolare inamovibile di Colantuono è cercato da tantissime squadre italiane, tra cui Inter, Fiorentina e Juventus.
Daniele Baselli, Manerbio classe '92. Centrocampista dell'Atalanta e della Nazionale italiana Under 21. Cresciuto proprio nelle giovanili del club bergamasco ha disputato la scorsa stagione 31 gare ufficiali con 3 assist all'attivo. Baselli può anche adattarsi a giocare anche come laterale destro ed è un mix di imprevedibilità e originalità. Ha grandi qualità tecniche e un ottima velocità d’esecuzione, il che lo rende un giocatore molto europeo. Non a caso, infatti, è seguito anche dal Psg.
L’ultima gemma in vetrina si chiama Stefano Sensi, classe ’95, un metro e sessantotto che gli poteva complicare la vita. “Troppo basso”, quante volte se l’è sentito dire. E invece… non sempre spiccano i giganti. Anche perché Sensi gioca nel cuore del campo, cabina di regia, testa alta – quella sì, sempre – e piedi buoni. Se lo sta godendo il Cesena di Drago, convinto dal precampionato nel lanciare questo talento fatto in casa che a San Marino in prestito per due anni ha mostrato una crescita così importante da meritarsi un posto da titolare da 20enne in B.
Rolando Mandragora, classe 1997, talento del Genoa e in prestito al Pescara, è il nuovo enfant prodige del calcio italiano. Uno degli esordi che più ha impressionato, per qualità, personalità e sapienza tattica è quello del giovanissimo Rolando Mandragora. E’ il 29 Ottobre 2014 e Mandragora a soli 17 anni fa il suo esordio in Serie A, giocando una partita straordinaria e prendendosi addirittura il lusso di arginare un altro enfant prodige del calcio mondiale, un certo Paul Pogba, non uno qualsiasi. Personalità, sfrontatezza e tanto coraggio, caratteristiche che, se associate ad un’impressionante quantità di talento, fanno si che ti venga cucita addosso la non sempre comoda etichetta del predestinato.
Dal punto di vista tecnico, Mandragora è un regista di centrocampo capace di interpretare eccellentemente entrambe le fasi di gioco. Fa quasi tutto con il piede sinistro. Col tempo dovrà lavorare molto per migliorare la forza e la precisione dell’altro piede.
Quando il talento è cristallino diventa inevitabile finire sotto gli occhi di tutti. Anche di chi sui giovani scommette spesso e volentieri, come il Sassuolo di Squinzi. Non a caso, il nuovo ds Angelozzi è andato a seguirlo da vicino in estate apprezzandone tanto le qualità. E le conferme anche in campionato di Sensi sono una conferma di come possa valere presto magari già il grande salto in Serie A, aspettando intanto che prosegua su questa strada in B.
Davide Calabria. La classe non è acqua e quando un calciatore la possiede si nota fin dalla giovane età. E' questo il caso di Davide Calabria, giovane terzino classe 1996, che sta riuscendo a imporsi nel nuovo Milan di Sinisa Mihajlovic.
Prodotto della 'Cantera' rossonera, e impiegato prevalentemente nel ruolo di terzino destro, nonostante sia di fatto ambidestro, il ragazzo bresciano, dopo aver fatto tutta la trafila nelle Giovanili del club milanese, ha stupito per l'impatto con cui è entrato in partita nella sfida contro il Palermo, e ha giocato bene anche nell'ultimo successo del Diavolo sul campo dell'Udinese, dove è stato impiegato da titolare.
Nato a Brescia il 6 dicembre del 1996, Davide Calabria si innamora del pallone fin da giovanissimo. I primi calci li tira con la Virtus Adrense, a 10 anni su di lui piombano per prime Atalanta e Brescia ma il ragazzo sceglie il Milan. Per Calabria inizia così la trafila nelle Giovanili rossonere, in cui riesce a ritagliarsi sempre un ruolo da protagonista.
Nel 2015-16 il classe 1996, con il nuovo tecnico Sinisa MIhajlovic, è aggregato in pianta stabile alla Prima squadra. Il Milan intende puntare su di lui e il tecnico serbo non esita a dargli spazio già dal precampionato. Con l'Alcione l'allenatore serbo lo utilizza da esterno basso a sinistra, e lui lascia intravedere ottime cose. Nonostante non sia un colosso (un metro e 76 cm per 70 chili) il coraggio e la determinazione sono fra le qualità più importanti di Calabria, che difficilmente tira indietro il piede nei contrasti. Ambidestro, il giovane bresciano ha una grande facilità di corsa e un'abilità innata nel cross, che gli permette spesso di essere determinante anche nella fase offensiva.
Gianluigi Donnarumma, il portiere che ha esordito in Serie A a 16 anni. Sta giocando nel Milan al posto del titolare Diego López, è molto promettente ed è ovviamente nel giro delle Nazionali giovanili. Donnarumma è diventato il secondo portiere più giovane ad esordire in Serie A: il primo posto è di Gianluca Pacchiarotti, che nel 1980 a 16 anni e 6 mesi giocò dieci minuti nel Pescara in Perugia-Pescara (Donnarumma ha per la precisione 16 anni e 8 mesi).
Di Donnarumma si parla molto bene da diverso tempo. Già l’anno scorso l’allenatore del Milan
Filippo Inzaghi lo portò in panchina nell’ultima giornata di Serie A contro l’Atalanta. In estate ha ricevuto i complimenti anche dall’allenatore della Nazionale Antonio Conte – che lo ha definito uno dei due «elementi di prospettiva» dell’Under 17 – e ha giocato diverse partite con la prima squadra.
Donnarumma è nato il 25 febbraio 1999 a Castellammare di Stabia, in Campania. È fratello minore di Antonio Donnarumma, 25enne calciatore professionista che oggi gioca come terzo portiere al Genoa.
Fino al 2013 ha giocato nel Club Napoli Castellammare. A quei tempi fece un provino con l’Inter, ma lui stesso ha detto di aver preferito il Milan perché è la squadra per cui fa il tifo. Dal 2013 a oggi è salito di tre categorie fino a giocare in prima squadra. Il suo debutto non era previsto da molti all’inizio dell’anno: fino a poche settimane fa il secondo portiere della rosa del Milan era Christian Abbiati, che però ora viene considerato il terzo. L’amministratore delegato ha giustificato la scelta di far giocare titolare Donnarumma spiegando che «sta facendo benissimo in allenamento».
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