Codice monitoraggio

mercoledì 9 ottobre 2013

Discriminazione territoriale norma da modificare per il rispetto dei tifosi e delle società




La sera del 6 ottobre 2013, durante la partita di Serie A tra Juventus e Milan, una parte dei tifosi del Milan ha cantato il coro «Noi non siamo napoletani»: il giudice sportivo ha deciso che per questo il Milan giocherà a porte chiuse la prossima partita in casa, sabato 19 contro l’Udinese, e dovrà pagare 50 mila euro di multa. Il giudice sportivo, che può decidere in autonomia pene da assegnare alle società «commisurate alla natura e alla gravità dei fatti commessi», ha motivato la decisione dicendo che i tifosi del Milan hanno cantato un «insultante coro, espressivo di discriminazione territoriale nei confronti dei sostenitori di altra società».

Il presidente della Lega di A: "Rischiamo di consegnare le chiavi dello stadio a minoranze ". Il presidente federale: "Ogni forma di razzismo va punita, ma bisogna cercare di tarare al meglio le pene attraverso un'attenta riflessione".

Il prossimo Consiglio Figc esaminerà il tema della chiusura degli stadi per discriminazione territoriale. Lo annuncia il presidente federale Giancarlo Abete dopo aver ricevuto la lettera della Lega di A. La data non è stata ancora stabilita 'essendoci un procedimento appellato ancora in corso', ovvero il ricorso Milan. 'Bisogna fare attenzione -dice Abete- all'applicazione della norma. Nell'ambito delle procedure serve che la norma sia sanzionatoria e non si presti a strumentalizzazione'.

La Lega di Serie A dice no alla chiusura totale degli stadi per i cori di discriminazione territoriale. È questo il pensiero espresso dal presidente Maurizio Beretta. "Abbiamo spedito formalmente alla Federcalcio una lettera chiedendo di modificare la norma sulla discriminazione territoriale

''Bisogna fare attenzione - ha detto Abete parlando a Napoli a margine della presentazione di Italia-Armenia in programma martedì 15 - all'applicazione della norma. Nell'ambito delle procedure serve che la norma sia sanzionatoria e non si presti a strumentalizzazione da parte degli stessi soggetti''. ''Non si tratta di una marcia indietro - ha spiegato Abete - e del resto neanche la Lega chiede questo''.

Cori e squalifiche ci stanno cucendo addosso la maglia nera nella lotta contro il razzismo. E allora, che fare di fronte all’emergenza curve? La domanda attraversa società calcistiche e istituzioni, ma sulla risposta il pallone si spacca. Per questo, nella giornata di ieri, la Federcalcio ha imbastito una reazione imperniata su due concetti: no al dietrofront, sarebbe una figuraccia e una resa; sì a qualche accorgimento, fatto di gradualità e di buonsenso, un segnale di apertura almeno parziale verso i club, che arriva contestualmente a un invito a fare di più nella battaglia contro una certa "lingua" delle curve.

Il Milan farà ''ricorso in ogni sede possibile'' contro la partita a porte chiuse con cui è stato punito per cori espressione di discriminazione territoriale. Lo ha detto l'ad rossonero Adriano Galliani. 'Mi auguro che lo stadio sia pieno contro l'Udinese, lo spero'', ha spiegato Galliani durante la presentazione del rinnovo del contratto con Adidas. ''Senza entrare nello specifico, posso solo dire che faremo ricorso in tutte le sedi dove sarà possibile contro la chiusura dello stadio, per cercare di evitare questa punizione'', ha aggiunto

“Il provvedimento è sproporzionato: non bisognerebbe penalizzare tutto lo stadio, nemmeno la società che vuole prevenire": a 'Lazio Style Radio' il presidente della Lazio Claudio Lotito torna sul dibattito sulla possibile riforma della norma sulla discriminazione territoriale. "I club che mettono in pratica norme attenuanti non dovrebbero essere censurati per colpa di pochi.

Ritengo sbagliata la proposta di chi vuole togliere punti alle squadre" per episodi di razzismo. Lo ha detto in occasione del premio Liedholm il presidente dell'Uefa Michel Platini. "Così si punirebbero i calciatori e non i tifosi. Dobbiamo punire i tifosi e non farli entrare negli stadi, al massimo chiudendone una parte", ha aggiunto Platini.
"Discriminazione territoriale? E' una parola che ho imparato questa sera". Così il presidente dell'Uefa, Michel Platini, a margine della consegna del 'Premio Liedholm'. "L'Uefa - ha detto - dà le indicazioni, poi ognuno può fare di più, se lo ritiene utile. E l'Italia può introdurre la parola 'territoriale'.



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