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sabato 6 agosto 2016
Calciomercato Milan, ecco i soldi arrivano i cinesi
Il Milan sarà cinese. Su questo sembrano essere caduti tutti i dubbi. Resta l’incertezza su quelli che saranno effettivamente i nuovi proprietari rossoneri. Tecnicamente il 99,93% del club verrà acquisito dalla Sino-Europe Sports Investment Management Changxing, cioè la società-veicolo dentro cui confluiscono una pluralità di investitori. Il comunicato di Fininvest ne cita solo due: Haixia Capital, fondo di Stato cinese per lo sviluppo e gli investimenti, e Yonghong Li, chairman della stessa società-veicolo e tra i promotori del gruppo con cui la holding berlusconiana ha trattato a lungo prima del preliminare di ieri.
Il Milan vorrebbe lasciare il segno, senza però strafare. Vincenzo Montella ha le idee chiare. Nemmeno poi così costose, perché i suoi approcci sembrano mirati, privi di arroganza. Cuadrado (Chelsea), Musacchio (Villarreal), Witsel (Zenit) e Diego Costa (Chelsea) hanno manifestato già da tempo di poter e voler lasciare i rispettivi club. Con il Milan in cima o, comunque, come minimo sul podio dei loro desideri.
Il feeling con Cuadrado sembra essersi ossidato. Quello con Diego Costa non c’è mai stato, anche perché l’ex-Juve ha ereditato l’attaccante da un abbaglio di Josè Mourinho. Musacchio e Witsel fanno parte, ormai da tempo dell’album delle figurine (quelle dei sogni, per il momento...) del Milan. Certo che con 100 milioni a disposizione (15 da subito, 85 entro 35 giorni ma la bacchetta magica di questi nuovi cinesi sembra non avere limiti...) si può pensare in grande, in grandissimo. Più passa il tempo e i costi di questi obiettivi di mercato milanisti possono subire variazioni.
A differenza dell’Inter, non si tratta di un’entità singola e riconoscibile ma di un pool di diversi soggetti, privati e pubblici: qui si è scelta la forma della società-veicolo proprio perché vi è un mix di azionisti. L’elemento chiave è la presenza diretta del governo "comunista" (la vendita di Berlusconi pare proprio una nemesi…) attraverso Haixia Capital, che dovrebbe detenere una quota del 15% del gruppo. Il fondo statale è stato creato nel 2010 con una dotazione di 4,5 miliardi di euro, ha base a Fuzhou, nella provincia del Fujian, e finora si è focalizzata negli investimenti in infrastrutture e costruzioni spingendosi anche nell’acquisizione in Francia di aziende di coltivazione e allevamento di polli. L’anno scorso i crolli della Borsa cinese hanno giocato un brutto scherzo a Haixia Capital, che si è dovuta liberare della sua partecipazione in Haitong, società di brokeraggio, con uno sconto del 20% e una perdita complessiva di 400 milioni di euro.
L’uomo forte della cordata cinese è Yonghong Li, presidente della Sino-Europe Sports Investment Management Changxing e azionista futuro del Milan (al 15%?). Al tavolo con Fininvest ha recitato un ruolo da protagonista, è in predicato di investire personalmente sul club, eppure si sa poco di lui. Yonghong Li è titolare della finanziaria Jie Ande, non compare nelle classifiche di Forbes e nemmeno nei principali motori di ricerca finanziari. Per quel nome spunta, semmai, una connessione con i Panama Papers, cioè quei documenti confidenziali su società off-shore svelati dai media. Tale Yonghong Li risulta azionista della Alkimiaconst, di base a Panama, ma potrebbe trattarsi di un caso di omonimia. Fininvest fa sapere che fanno parte del gruppo altri investitori: una complicata matassa che va ancora dipanata. Ma la presenza di un fondo statale nella cordata conferma, comunque, l’interesse del governo cinese sul business del calcio.Silvio Berlusconi non è più il proprietario del Milan: alla fine hanno prevalso la stanchezza, la salute, l'opportunità. Argomenti che hanno indotto a un passo mai veramente metabolizzato, mai veramente desiderato. E' stato un atto imposto dai tempi, dalle pressioni, inevitabile dopo quello che Berlusconi ha rappresentato ma che da anni non aveva più forza né volontà per emulare. Un passaggio di mano necessario, per quanto accompagnato da dubbi e misteri che potranno essere dissipati soltanto dalla nuova gestione. Di cui si sa poco e in cui si spera molto.
Resterà dell'epopea Berlusconi una collezione di trionfi difficilmente eguagliabile, passerà alla storia come la più rivoluzionaria e vincente di sempre per mentalità, strategie, costanza che si sono spente sotto il peso dell'età, di incalzanti impegni diversi. Il declino fisiologico poteva e doveva essere gestito diversamente, all'altezza della grandeur vissuta: bastava cambiare comunicazione e filosofia, percorrendo davvero la strada - soltanto reclamizzata - dei giovani, degli italiani, del ridimensionamento mirato a una rinascita graduale. Invece il crollo è stato sancito da slogan anacronistici, da scelte fallimentari, da campagne acquisti miserabili farcite da passaggi demenziali, da un'arroganza incontenibile e sprezzante nei confronti dei tifosi e persino di qualche consanguineo come Leonardo, Seedorf, Inzaghi, Brocchi e prima ancora Maldini, Pirlo, Ambrosini.
Non è stato un declino, è stata la disgregazione di un modello che ha finito con il travolgere la qualità della squadra spazzandone via identità e risultati. Berlusconi parla di impossibilità di tenere il passo finanziario dei nuovi padroni del grande calcio, un'ultima piccola grande bugia del 188esimo uomo più ricco del mondo il quale per primo sa e sostiene come i soldi non siamo l'unico requisito per vincere. E comunque questa risorsa davvero non gli è mai mancata. L'esperienza orientale dei vicini di casa nerazzurri non autorizza euforie o sogni illimitati: contrariamente ai nuovi più importanti investitori sbarcati nel calcio europeo, i cinesi non sono preparati sull'argomento, non hanno uomini e staff di loro fiducia da insediare per la gestione, non hanno idee chiarissime su come mantenere il valore del brand appetibile senza un piano sportivo credibile e ambizioso. Diamogli tempo. Ne è stato perduto così tanto in casa rossonera durante il lungo tramonto, che non sarà una nuova alba a destare inquietudine. Purché rinascano presto i giorni del Milan.
Il mercato del Milan inizia ad animarsi e, dopo la chiusura dell'affare Gustavo Gomez, l'amministratore delegato Adriano Galliani sta spostando il proprio mirino su altre importanti zone del campo. Si cerca un esterno d'attacco, ma soprattutto un rinforzo importante anche a centrocampo dove, nelle prossime ore, tornerà fortemente in discussione il nome di Milan Badelj.
Il Milan potrà sfruttare i rapporti tesissimi fra Badelj e la Fiorentina. Il giocatore ha fatto sapere a Corvino e Freitas di voler lasciare Firenze nel corso di questa estate ed è disposto ad andare muro contro muro con la società. Badelj ha messo il Milan al primo posto delle proprie preferenze e ha già rifiutato due proposte arrivategli da parte di Borussia Monchengladbach ed Everton.
Galliani incontrerà entro metà settimana ad Ibiza l'agente del centrocampista della Fiorentina. Il Milan segue con grande interesse il giocatore e nell'incontro si discuterà del possibile ingaggio da garantire a Badelj ma, soprattutto, delle condizioni economiche per un possibile addio al club viola.
La Fiorentina valuta il suo cartellino fra i 12 e i 15 milioni di euro e per la prima volta sta aprendo ad un possibile addio, ma solo a titolo definitivo. Questa, infatti, è considerata l'ultima estate in cui si possa monetizzare la cessione del centrocampista croato (scadenza 30 giugno 2018). Badelj, spinge per l'addio e, in caso di mancato accordo per la cessione, è disposto anche a rifiutare, nella prossima estate, tutte le offerte che arriveranno pur di liberarsi a parametro zero a giugno 2018. Un danno importante che la Fiorentina non può e non vuole permettersi. Il Milan, vigila, l'incontro con Galliani sarà decisivo.
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