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giovedì 31 maggio 2018

Zidane lascia Real Madrid: "È necessario un cambiamento"



Improvvisa decisione del tecnico: lascia la guida dei Blancos. "Questa squadra ha bisogno di un cambiamento", ha spiegato Zizou dopo una riunione con Florentino Perez. Zinedine Zidane lascia il Real Madrid. Il tecnico francese, che con i "blancos" ha vinto le ultime tre Champions League entrando nella storia del calcio, ha annunciato il suo addio in conferenza stampa.

È il momento - dice Zinedine -. Non è una decisione presa al volo, è stata meditata e per me è la cosa giusta, anche se immagino che tanti non la pensino come me. Dopo tre anni il Madrid per continuare a vincere ha bisogno di un cambio, di un'altra metodologia di lavoro, di un altro discorso. Sento che sarà difficile continuare a trionfare, e siccome sono un vincente me ne vado. Non ho mai accusato nessuno, se vedo che le cose non vanno sono io ad andarmene".

"Zidane mi ha comunicato una decisione assolutamente inaspettata, ma tocca a lui annunciarla". Così il presidente del Real Madrid, Florentino Perez, al momento del suo arrivo in sala stampa al fianco di Zinedine Zidane. "Ho deciso di non allenare il Real nella prossima stagione - ha spiegato il tecnico francese in conferenza stampa -. Ho parlato con il presidente per spiegargli i miei motivi e quello che penso, credo che questa decisione sia un bene per tutti, per me, per la squadra, per il club. È un momento importante, questa squadra deve continuare a vincere e per farlo ha bisogno di un cambio, dopo tre anni serve un'altra metodologia di lavoro ed è per questo che ho preso questa decisioone. Amo molto questo club, ringrazio il presidente che mi ha dato l'opportunità di giocare in questo club e poi di allenarlo, ma credo che cambiare sia meglio per tutti ed è per questo che ho preso questa decisione".

Florentino Pérez non ha voluto rispondere ad altre domande e ancor meno sul futuro, però è chiarissimo che chiunque verrà chiamato si troverà di fronte a un compito titanico. Sostituire un allenatore vincente e amato, e con diverse grane nello spogliatoio, i mal di pancia di Ronaldo e Bale su tutti. "No, lo sfogo di Cristiano non ha influito sulla mia decisione, che è stata presa da un po'. Permettetemi di non dirvi quando. Il momento più bello è stato quando abbiamo vinto la Liga, il peggiore quest'anno nella sconfitta col Leganes in Copa del Rey". Zidane ha parlato di consumo: "Qui al Madrid l'esigenza è enorme, altissima. Sento che è il momento di lasciare. Grazie a tutti, i giocatori, ovviamente, ma anche la società, i medici, i preparatori, i magazzinieri. Qui tutti sono spettacolari". Applauso generale, adieu Zizou! O arrivederci.

Sono tanti i tecnici che potrebbero, per palmares e personalità, prendere il posto di Zizou sulla panchina delle Merengues e fra questi ce ne sono 3 che sono già oggi liberi da contratto. Il primo, il più noto, è Arsene Wenger, che i media inglesi danno vicinissimo all'accordo. Ha lasciato l'Arsenal ed è alla ricerca di una nuova squadra. Chi sta cercando un club dopo l'esperienza in Nazionale è invece Laurent Blanc da sempre vicino a Florentino Perez. Infine non è da escludere l'ipotesi Michel, storico ex che fa parte della scuderia Jorge Mendes e quindi vicino a Cristiano Ronaldo.

La panchina del Real Madrid fa però gola a molti e anche chi oggi è già sotto contratto potrebbe spingere per liberarsi dagli accordi con il proprio club per approdare nella capitale spagnola. Il sogno secondo i media spagnoli è Mauricio Pochettino, che però ha da poco rinnovato con il Tottenham. Chi invece sta cercando di liberarsi dal proprio contratto con il Chelsea è Antonio Conte anche se il profilo ad oggi non entusiasma la proprietà. Lontanissimo invece è Massimiliano Allegri, che non ha rinnovato, ma ha confermato la propria fiducia alla Juventus.

C'è infine chi nel Real Madrid c'è già e potrebbe essere promosso clamorosamente dalle giovanili alla prima squadra. Si tratta dell'ex jolly di centrocampo Guti, oggi allenatore del Real Madrid Under 19 che l'anno scorso ha vinto tutto in Spagna. L'alternativa è invece Santiago Solari ex-attaccante anche dell'Inter che allena oggi il Real Madrid Castilla nella seconda divisione spagnola. Tanti nomi una sola panchina. La più importante d'Europa.



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domenica 27 maggio 2018

Serie A gli stipendi folli e sopravvalutati



Proponianiamo un elenco dei giocatori sopravvalutati che hanno giocato nel campionato di Serie A.

Mendieta, siamo all'estate 2001, è l’anno in cui alla Lazio arriva il flop più costoso della storia del club e probabilmente dell’intera Serie A. Stiamo parlando di Gaizka Mendieta. Portato a Roma da Cragnotti per una cifra pari a 90 miliardi di lire. Considerato uno degli acquisti più costosi di sempre si consacrò ben presto pure come il peggior colpo di mercato che il club biancoceleste abbia mai messo a segno nella sua ultracentenaria storia nel rapporto qualità-prezzo, non rispettando per nulla le aspettative tutti avevano riposto in lui.

Balotelli, l’eterno incompiuto e a tratti incompreso. SuperMario non è mai riuscito a spiccare definitivamente il volo fallendo più volte il match-point definitivo per la sua carriera, tutte le volte che ne ha avuto la possibilità. Inter, Milan, City, Liverpool e Nizza. In nessuna di queste realtà è mai riuscito a fare il cosidetto salto di qualità. Secondo Transfermarket il suo valore di mercato oggi è di 22 milioni di euro. Tecnicamente nulla rispetto a quanto per anni di lui si è detto a questo proposito.

Jose Mari, uno dei flop più importanti nella storia del Milan. Portato a Milano per una cifra intorno ai 20 milioni di euro aveva caricato di aspettativa ogni tifoso rossonero visti i suoi 20 gol realizzati nelle due stagioni precedenti all’Atletico Madrid. Una volta arrivato all’ombra del Duomo, il crollo totale: 52 presenze e 5 segnature, con rispettivo viaggio di ritorno in terra spagnola, dove “scomparirà” a fronte di numeri tutto tranne che positivi.

Adriano, in eterno sul trampolino di lancio. In eterno ad un passo dal consacrarsi un vero e proprio campione. Ma dopo l’Inter (periodo di massimo successo nella sua carriera) il nulla più totale. Si consacra flop di mercato quando dopo l’arrivo a Roma in pompa magna (presentazione allo Stadio Flaminio) delude tutti oltre ogni limite. Incredibile ma vero: 5 presenze e zero gol per lui nel periodo giallorosso.

De La Pena, ancora Lazio presente in questa classifica con Ivan de la Pena. Cragnotti se lo accaparrò per 30 miliardi di lire, assicurandogli il faraonico stipendio di sei miliardi, all’epoca il terzo più alto della storia del nostro campionato, dopo quelli di Maradona e Ronaldo. Accolto dai laziali (giustamente) in maniera a dir poco esaltante, non ripagò le attese nemmeno minimamente. Per lui solamente 14 presenze e 0 gol nell’intera stagione biancoceleste.

Javi Moreno, approdò al Milan nel 2001 per la bellezza di 30 miliardi di lire. Una cifra nemmeno troppo alta calcolando quanto bene il calciatore aveva fatto nei due anni precedenti all’Alavés dove collezionò 71 presenze e ben 30 gol. Il risultato con i rossoneri? Al limite dell’imbarazzante: 16 presenze e 3 gol. Insomma: 10 miliardi a segnatura.

Bojan, arrivato in Italia come il cugino di Messi lasciò il bel paese (dopo le esperienze di Roma e Milan) come un Mario Rossi qualsiasi con 53 presenze in Serie A e soli 10 gol. Bojan – esploso con il Barcellona – oggi vale 2,5 milioni di euro. Davvero niente, rispetto a quanto poteva arrivare a valere, dopo l’esplosione con il Barcellona.

Robinho, sembrava dover essere l’erede di Ronaldo e Rivaldo. E invece, finì per deludere quanti, al Milan, credevano in lui tanto che con più di 100 presenze in rossonero, riuscì a segnare solamente 25 reti. Molto molto male, visti sopratutto i quasi 20 milioni di euro che costò alle casse milaniste.

Mario Jardel è l’esempio di come si possa rovinare una carriera da grande centravanti in meno di 6 mesi. Rispetto al bomber che aveva fatto esultare centinaia di volte i tifosi di Porto, Galatasaray e Sporting Lisbona, quello che sbarca ad Ancona nel gennaio 2004 non ne è neanche lontano parente: ingrassato e caduto nel tunnel della droga (per la mancata convocazione al Mondiale 2002 e per la crisi con la moglie), mette insieme ancora 4 presenze in serie A. E rovina per sempre la sua immagine.

Marcos André Batista Santos, più conosciuto come Vampeta, è, insieme a Robbie Keane, la vittima più illustre del bulimico mercato dell’Inter di Marcello Lippi nell’estate del 2000. Acquistato dal Corinthians per 30 miliardi di lire (con uno stipendio di 4 all’anno), viene rivenduto dopo 4 mesi al Psg, in cambio di Dalmat.



sabato 19 maggio 2018

Nazionale, i convocati di Mancini: ci sono 5 novità



La Nazionale è pronta a riprendere il suo percorso e lo fa con il neo ct Roberto Mancini in panchina e con tre amichevoli a chiusura della stagione: lunedì 28 maggio a San Gallo contro l'Arabia Saudita, venerdì 1° giugno a Nizza contro la Francia e lunedì 4 giugno a Torino contro l'Olanda.

La Figc ha comunicato la lista dei primi convocati del neo ct per le amichevoli contro Arabia Saudita, Francia e Olanda. Tornano Mario Balotelli e Simone Zaza, assente invece Daniele De Rossi. Diramata la lista dei 30 convocati per la gara del 28 maggio contro l'Arabia Saudita (a San Gallo) e per quelle successive con Francia (a Nizza il 1 giugno) e Olanda (Torino, 4 giugno). I convocati si raduneranno nella tarda serata di mercoledì 23 a Coverciano e il giorno dopo inizieranno la preparazione.

Prima chiamata in azzurro per cinque di loro: per il difensore del Chelsea Emerson Palmieri ; per il centrocampista del Torino Daniele Baselli (che ha partecipato ad uno stage della Nazionale sotto la gestione Prandelli); per il centrocampista del Crotone Rolando Mandragora (convocato nel 2017 in occasione di un raduno stagionale per calciatori emergenti); per l’attaccante del Sassuolo Domenico Berardi, già chiamato da Conte per le ultime due gare di qualificazione all'Europeo 2016 contro Azerbaigian e Norvegia, ma costretto a lasciare il ritiro per infortunio, e successivamente da Ventura per lo stage riservato a calciatori emergenti; per il difensore dell’Atalanta Mattia Caldara, anche lui convocato per uno stage.

Questo l'elenco dei convocati:

Portieri: Gianluigi Donnarumma (Milan), Mattia Perin (Genoa), Salvatore Sirigu (Torino).

Difensori: Leonardo Bonucci (Milan), Mattia Caldara (Atalanta), Domenico Criscito (Zenit San Pietroburgo), Danilo D'Ambrosio (Inter), Mattia De Sciglio (Juventus), Emerson Palmieri Dos Santos (Chelsea), Alessio Romagnoli (Milan), Daniele Rugani (Juventus), Davide Zappacosta (Chelsea).

Centrocampisti: Daniele Baselli (Torino), Giacomo Bonaventura (Milan), Bryan Cristante (Atalanta), Alessandro Florenzi (Roma), Frello Filho Jorge Luiz Jorginho (Napoli), Rolando Mandragora (Crotone), Claudio Marchisio (Juventus), Lorenzo Pellegrini (Roma).

Attaccanti: Mario Balotelli (Nizza), Andrea Belotti (Torino), Domenico Berardi (Sassuolo), Federico Bernardeschi (Juventus), Federico Chiesa (Fiorentina), Ciro Immobile (Lazio), Lorenzo Insigne (Napoli), Matteo Politano (Sassuolo), Simone Verdi (Bologna), Simone Zaza (Valencia).






giovedì 10 maggio 2018

Calciomercato obiettivi d’estate di Inter, Juventus e Milan



Quello che si aprirà tra poche settimane, a scudetto ufficialmente conquistato ridisegnerà per forza di cose la difesa, il testimone passerà nelle mani di Szczesny, Benatia e Rugani, l’innesto Caldara andrà fatto crescere con pazienza. E poi ci sono gli addii: alcuni ufficializzati come quello di Lichtsteiner, altri probabili (Asamoah), altri semplicemente temuti dai tifosi ma non impossibili (Alex Sandro, Dybala, Mandzukic). In uscita dai bianconeri c'è Mandzukic, che piace al Milan. Restando in tema di attaccanti, Gattuso sogna Dzeko (Roma), ma gli andrebbe benissimo Belotti: il Torino apre a uno scambio con Cutrone più lauto conguaglio sulla cui entità ci sarà da discutere, mentre Alvaro Morata (Chelsea) già trattato la scorsa estate resta nel mirino ma è calciatore difficilmente raggiungibile. In salita le quotazione di Luis Muriel, seconda punta colombiana che dopo l'esonero di Montella potrebbe. Intanto c'è stato un incontro con gli agenti di Politano del Sassuolo.

35 presenze, dieci gol e due assist tra Serie A e Coppa Italia: non era pensabile a inizio stagione un rendimento del genere da Jordan Veretout. Arrivato in sordina nella difficile estate della Fiorentina, che con gli addii di Kalinic, Bernardeschi, Borja Valero, Gonzalo Rodriguez e Vecino ha visto una vera e propria rivoluzione, il centrocampista classe '93 si è rivelato una pedina fondamentale per Stefano Pioli, che non ha mai rinunciato a lui (se non contro la Sampdoria, per squalifica).

Una grande stagione, che ha rilanciato le sue quotazioni dopo qualche annata opaca tra Aston Villa e Saint-Etienne. Tornato ai suoi livelli, quelli che nel 2013 gli avevano permesso di vincere il Mondiale Under 20 con la Francia di Paul Pogba, ora Veretout non vuole fermarsi e sogna un nuovo passo avanti nella sua carriera. Gli estimatori non gli mancano: in Ligue 1 Lione e, soprattutto, Marsiglia lo seguono da tempo. La novità delle ultime ore è invece lanciata da Foot-Sur-7, secondo cui anche l'Inter si è iscritta alla corsa per il classe '93. Dopo Borja Valero e Vecino, il prossimo colpo per il centrocampo nerazzurro può arrivare ancora dalla Fiorentina.

Inter al lavoro per il riscatto di Rafinha dal Barcellona alle cifre pattuite a gennaio - 35 milioni di parte fissa più 3 di bonus - la permanenza del brasiliano ad Appiano Gentile anche per le prossime stagioni è tutt'altro che scontata e per questo motivo il ds Ausilio s'è già messo al lavoro per trovare soluzioni più economiche. L'Inter sa di poter contare sulla volontà di Rafinha di restare a Milano, un aspetto da non sottovalutare in una trattativa che si preannuncia tutt'altro che semplice.

Da Cancelo a Bernat: la Juventus si muove per le fasce,  Darmian c'è, la dirigenza bianconera investirà e cambierà soprattutto in difesa, il settore da rivedere e rinforzare dopo i successi di tutti questi anni, insieme al centrocampo. La verità è che prima di affondare il colpo, la Juve sta valutando tutte le occasioni, anche perché perderà qualche pezzo importante.

La telenovela Emre Can-Juve si avvicina. Ed alla fine il club bianconero sembra essere riuscito a vincere questa contesa: mantenendo la sua, in prima linea fin dai primi mesi. Uno dietro l'altro si sono defilate tutte le altre pretendenti al tedesco del Liverpool: il Real non si è mai convinta del tutto ad affondare il colpo, il progetto milionario del Psg non ha mai convinto del tutto il tedesco, mentre il Bayern ancora adesso rimane in corsa nonostante l'entourage del giocatore appaia ormai convinto in tutto e per tutto dell'offerta bianconera. Che settimana dopo settimana sarebbe anche cresciuta rispetto ai 5 milioni netti più bonus per cinque stagioni.

In un clima di palpabile incertezza, tra traguardi sportivi da raggiungere e riassetto societario in cantiere, il Milan potrà contare su un amico speciale per il mercato. Quella con il super agente Jorge Mendes è una collaborazione nata la scorsa estate e che è stata rinsaldata durante la stagione, tanto che il portoghese sarà uno degli alleati più forti e determinanti nelle prossime trattative estive, sia sul mercato in entrata che su quello in uscita.

La prima, e più eclatante, situazione da risolvere è quello di André Silva. Un caso dove entrambe le parti in causa sono decisamente scontente per l'andamento della prima stagione in Italia del centravanti di Gondomar. Il bilancio non può che essere negativo: quasi 40 i milioni sborsati dal Milan per strapparlo al Porto, presentato come un grande talento pronto a esplodere, ha messo a segno solo due gol, uno dopo l’altro, contro Genoa e Chievo Verona. Una soluzione che sta prendendo quota, nei fitti colloqui tra Mendes e Fassone, sarebbe quella di trovare un club interessato al prestito con diritto di riscatto a una cifra molto vicina a quella erogata solo un'estate fa dai rossoneri, L'obiettivo è quello di non registrare una netta minusvalenza a bilancio, nè tantomeno di correre il rischio di veder sbocciare André con un altro club senza riservarsi il diritto di recompra. Il Monaco, allo stato attuale, è il club che ha manifestato l'interesse più concreto.

L'idea di Mendes sarebbe quella di portare un altro giocatore della sua scuderia al Milan. Il nome più caldo è quello di Rùben Neves, tra i centrocampisti più promettenti d'Europa. Classe 1997, nasce come mediano ma può giocare anche da interno, dotato di una buona visione di gioco e un ottimo palleggio. Potrebbe essere il nome a sorpresa per i rossoneri e per la nazionale portoghese al Mondiale. Con 6 gol in 40 partite ha trascinato il Wolverhampton alla promozione in Premier League. Ma non solo, il Milan sfrutterà il lavoro di intermediazione di Mendes per provare a chiudere le operazioni. Per esempio per il Gallo Belotti, a cui il portoghese sta facendo la corte da diversi mesi ormai, o magari per Keita Baldé, vecchio pallino che può tornare di moda.

Il mercato del Milan sta mutando: le difficoltà in campionato, le vicende societarie e l'incertezza sull'entità delle sanzioni che l'Uefa comminerà per le violazioni pregresse sul Fair Play Finanziario hanno rimesso in discussione anche trattative che sembravano ormai definite, quelle per i giocatori a scadenza di mercato. Sfumato Meyer, ma soprattutto abbandonata la pista che portava a Ki dello Swansea: un'operazione che sembrava già chiusa, con l'accordo tra i rossoneri e l'entourage del centrocampista, e che invece si è rapidamente dissolta.

Se su Pepe Reina non ci sono dubbi, visite mediche già effettuate e annuncio pronto per il termine del campionato, il pensiero va a Ivan Strinic: ai primi di febbraio Mirabelli ha bloccato il terzino classe '87 e avvisato come da regolamento la Sampdoria, trovando un accordo di massima per un triennale (fino al 2021) da circa 2 milioni di euro a stagione. C'è il rischio che sfumi anche questa operazione? Al momento no: nonostante le ultime vicende, il Milan è ancora convinto di chiudere l'affare e assicurarsi un altro rinforzo a costo zero dopo Reina. Strinic in arrivo e ora anche più certo della permanenza: il tentativo dei rossoneri per Asamoah aveva fatto ipotizzare la volontà di cedere immediatamente Strinic per realizzare plusvalenza, ma l'inserimento non è andato a buon fine e adesso, al netto di ricche offerte non preventivabili, il futuro del terzino è quello di comporre con Rodriguez il pacchetto di sinistra della prossima stagione.



mercoledì 9 maggio 2018

Lazio - Inter tra la qualificazione alla Champions League e De Vrij



Mancano ancora pochi giorni allo scontro diretto dell'ultima giornata di campionato che vedrà Lazio e Inter affrontarsi in una gara che assegnerà un posto in Champions League. Potrebbe, perché la matematica certezza ancora non c'è, tanto che i tifosi della Lazio hanno lanciato la campagna social #intersassuolonoalbiscotto in cui si invoca la correttezza del club neroverde prossimo avversario dell'Inter. Gli uomini di Luciano Spalletti sono infatti in ritardo di due punti sulla Lazio e hanno solo la vittoria come risultato possibile per arrivare alla sera del 20 maggio con ancora viva la speranza Champions. Eppure sulla sponda nerazzurra sta iniziando a prendere piede una controffensiva che coinvolge direttamente uno dei prossimi acquisti estivi: quello Stefan De Vrij che difende oggi i colori biancocelesti e a cui i tifosi stanno chiedendo un autogol nello scontro finale.

De Vrij ha una missione che si scontra clamorosamente contro il proprio futuro. L'olandese, miglior marcatore/difensore in Europa con 7 reti insieme a Naldo dello Schalke 04, sta aiutando i biancocelesti a soffiare la Champions all'Inter, squadra che lo accoglierà dalla prossima estate e lui dovrà fare i conti tra passato e futuro continuando a dimostrare sul campo anche le sue grandi doti da professionista. Una situazione non semplice che lo vedrà in ogni caso protagonista.

In merito alla participazione del difensore olndese, Ernesto Calisti, ex Lazio, ha parlato a RMC Sport Live Show del match fra i biancocelesti e l’Inter che deciderà le sorti di entrambe le squadre: “Dietrologia pensare che De Vrij possa pensare già all’Inter, giocherà al massimo fino alla fine della stagione. Deve essere in campo perché è un professionista serio e ci tiene anche lui a chiudere al meglio questo campionato”.

Una richiesta neanche troppo velata, che mette a nudo un piccolo caso fra le fila degli uomini allenati da Simone Inzaghi. Fino ad ora de Vrij è sempre stato un esempio assoluto di professionalità, risultando uno dei migliori in campo in quasi tutte le gare disputate e trovando anche tre gol contro Napoli, Benevento e Sampdoria già oltre la data dei primi contatti e degli accordi con l'Inter. De Vrij non ha mai tradito la fiducia della Lazio e di Inzaghi, ma resta un uomo e come tale non può non sentire la pressione di questa scomoda posizione. Un suo eventuale errore nella gara contro l'Inter, inoltre, come verrebbe giudicato dai tifosi laziali in primis e da tutta Italia poi?

Ciò che più spaventa le due società, invece, è il danno economico che deriverebbe dalla mancata qualificazione alla prossima Champions League. Con la rivoluzione del torneo e l'annuncio che i premi economici saranno aumentati, solo l'accesso ai gironi, fra market pool e quota fissa si aggirerà intorno ai 35 milioni.  Per la Lazio sembra diventata l’isola del tesoro, quasi un miraggio, inseguito dalla bellezza di dieci anni, nel calcio un’eternità. Sembra un incantesimo, un traguardo irraggiungibile, già accarezzato e svanito due volte sotto la guida di Reja (2011 e 2012) e l’ultima con Pioli nel preliminare di Leverkusen (agosto 2015). Tra il quarto e il quinto posto ballano 35- 40 milioni di differenza riferendosi al ricavo minimo preventivabile con la partecipazione al girone della prossima Champions, perché la cifra si può moltiplicare andando avanti e producendo risultati.

Il responsabile della comunicazione De Martino ha parlato del cammino che attende la Lazio in questo finale di stagione: “La vicenda de Vrij penso si sia già chiarita. Le parole del giocatore e del direttore sportivo sono state chiare. Le volontà si sono espresse da una parte e dall’altra, anche se nel calcio può sempre succedere di tutto. La Lazio ha fatto di tutto, anche offerte importanti, ma non c’è stata la volontà di proseguire. Penso ci sia poco da dire, ora pensiamo a raggiungere il nostro obiettivo, che ad inizio stagione nessuno pensava fosse possibile.”



mercoledì 2 maggio 2018

Fifa: mini-Mondiale da giocare ogni 2 anni



Un mini-Mondiale da fare giocare ogni due anni a partire dal 2021. E' l'idea alla quale, secondo «L'Equipe», starebbe lavorando la Fifa sulla scia della Nations League creata dalla Uefa e che prenderà il via a settembre. Gianni Infantino vorrebbe creare una «Final 8», da disputare fra ottobre e novembre, a cui prenderebbero parte 8 nazionali da ogni parte del mondo. Una sorta di Mondiale in miniatura, con otto nazionali impegnate e pronte a scendere in campo ogni due anni. L'idea nel numero uno del calcio mondiale, secondo L'Equipe, è quella di inserire questa competizione tra ottobre e novembre, per far sfidare le otto migliori nazionali di tutto il mondo.

La rivoluzione di Infantino continua. Come riporta l'Equipe, il presidente della FIFA continua nella sua opera di innovazione e cambiamento. Il progetto fa parte di un ambizioso piano di riforma del calcio internazionale che la FIFA ritiene possa valere 25 miliardi di dollari su un percorso lungo 12 anni. Secondo l’agenzia Reuters, è la cifra che Infantino ha detto che un gruppo non identificato di investitori ha proposto di spendere per assicurarsi i diritti del torneo, che si svolgeranno ogni ottobre e/o novembre di ogni anno dispari a partire dal 2021.

Ci sarebbe già un gruppo d'investitori pronto a sborsare 25 miliardi di dollari per acquisire i diritti del torneo per un arco di 12 anni.

L’attuale Confederations Cup che si disputa ogni quattro anni, un anno prima della Coppa del Mondo, verrebbe abolita. Al momento la notizia non è stata confermata dalla Fifa.

Ricordiamo che con l'edizione del 1970, cessa di essere consegnata la Coppa Rimet. Come prevedeva il regolamento, la Coppa sarebbe stata assegnata alla prima Nazionale vincitrice di tre edizioni. Il trionfo del Brasile in Messico ha permesso proprio ai verdeoro di ricevere in via definitiva il trofeo, portando la FIFA a produrne uno nuovo. Su oltre 53 modelli presentati, fu scelto quello di Silvio Gazzaniga, italiano, che corrisponde a quello attualmente utilizzato ma non più "prestato" alle Nazionali vincitrici. Sarà interessante vedere che tipo di struttura potrebbe avere il trofeo della ipotetica Final Eight del Mondiale.




martedì 1 maggio 2018

Tombolini: "Protocollo Var sbagliato, presto verrà cambiato"


Si continua a parlare di Inter-Juventus su RMC Sport con l'ex arbitro Daniele Tombolini. Ecco le sue parole: Cosa è successo a Orsato? "Un grande arbitro può anche sbagliare una partita, come è successo. Ha arbitrato male, ha diretto con un po' di sufficienza, spesso capita che un grande arbitro si senta più grande della gara stessa. Le uniche chiamate corrette sono state quelle in cui è subentrato il Var, che non ha potuto correggere le altre decisioni. L'espulsione di Vecino è razionale e giusta". Perché non ha ammonito Pjanic per la seconda volta? "Un'altra valutazione sbagliata di Orsato, che tollera un po' troppo il gioco duro. Il protocollo del Var è sbagliato e inadeguato, vedrete che presto verrà allargato anche in queste occasioni da doppio giallo".

C’è stata anche un’indicazione - involontaria, ovviamente - da parte di Valeri, uomo VAR, a Orsato nella terribile notte di San Siro, per evitargli l’ennesimo errore. Parliamo del mancato secondo giallo a Pjanic, in particolare dell’entrata scomposta su Rafinha al 12 del secondo tempo.

Spieghiamo quali sono le direttive in casi simili: preservare l’integrità fisica del calciatore è un imperativo categorico per gli arbitri. Non sono ammesse entrate con malizia che potenzialmente possono causare un grave danno all’avversario. Una discriminate importante è la posizione del pallone: più è distante (e quindi non c’è la possibilità di prenderlo), più il fallo diventa pericoloso e quindi da rosso. In più a livello di Fifa e Uefa c’è un’aggravante: la presenza del sangue e di una ferita.

Ma la Var poteva pure intervenire sul mancato secondo giallo a Pjanic? No, per due motivi. Detto che la scelta di non ammonirlo di nuovo è stata considerata una svista non giustificabile (e in generale la serata di Orsato nel complesso è stata sotto la sufficienza, come la stagione non certo all’altezza delle sue potenzialità), la tecnologia non poteva fare nulla.

Dalla notte di sabato, emergono nuovi frammenti nella ricostruzione delle comunicazioni che ci sono state fra l’arbitro centrale e la control room. I due hanno sicuramente parlato prima e dopo l’evidenza (i segni dei tacchetti di Vecino) dell’infortunio di Mandzukic, in particolare sulla sostenibilità del provvedimento disciplinare (giallo fatto immediatamente da Orsato, che aveva visuale libera ed era vicino ai due) e opportunità di una review, che l’internazionale di Schio ha ritenuto doverosa dopo aver visto il sangue, dunque dopo che la conversazione fra i due era iniziata. Ma c’è dell’altro. Quando Pjanic entra in maniera rude e scomposta su Rafinha, colpendolo all’altezza del petto con le gambe, ovviamente il livello d’attenzione nella saletta VAR (Valeri e Giallatini, quest’ultimo come AVAR) è salito, in particolare per rivedere se l’intervento fosse o meno da rosso diretto (è uno dei quattro casi previsti dal protocollo per aprire una review). E più o meno questo deve aver sentito nell’auricolare Orsato, cioè che quell’intervento non era da espulsione. Un’indicazione che l’arbitro non ha saputo cogliere. Perché è chiaro che se rosso non “poteva” essere, quell’intervento così maldestro e sicuramente anche imprudente a quel punto “doveva” essere da giallo (il VAR non può intervenire sulle ammonizioni, ancorché seconde e dunque con conseguente rosso). Insomma, sarebbe bastato usare la logica e fare una deduzione. Probabilmente lo stato di tensione già alto per quello che era successo e/o forse anche la sua presunzione, la sua grande fortuna fino a quando non ha “patito” l’esclusione dai Mondiali come arbitro (ci andrà da VAR), hanno fatto il resto.




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