Si continua a parlare di Inter-Juventus su RMC Sport con l'ex arbitro Daniele Tombolini. Ecco le sue parole: Cosa è successo a Orsato? "Un grande arbitro può anche sbagliare una partita, come è successo. Ha arbitrato male, ha diretto con un po' di sufficienza, spesso capita che un grande arbitro si senta più grande della gara stessa. Le uniche chiamate corrette sono state quelle in cui è subentrato il Var, che non ha potuto correggere le altre decisioni. L'espulsione di Vecino è razionale e giusta". Perché non ha ammonito Pjanic per la seconda volta? "Un'altra valutazione sbagliata di Orsato, che tollera un po' troppo il gioco duro. Il protocollo del Var è sbagliato e inadeguato, vedrete che presto verrà allargato anche in queste occasioni da doppio giallo".
C’è stata anche un’indicazione - involontaria, ovviamente - da parte di Valeri, uomo VAR, a Orsato nella terribile notte di San Siro, per evitargli l’ennesimo errore. Parliamo del mancato secondo giallo a Pjanic, in particolare dell’entrata scomposta su Rafinha al 12 del secondo tempo.
Spieghiamo quali sono le direttive in casi simili: preservare l’integrità fisica del calciatore è un imperativo categorico per gli arbitri. Non sono ammesse entrate con malizia che potenzialmente possono causare un grave danno all’avversario. Una discriminate importante è la posizione del pallone: più è distante (e quindi non c’è la possibilità di prenderlo), più il fallo diventa pericoloso e quindi da rosso. In più a livello di Fifa e Uefa c’è un’aggravante: la presenza del sangue e di una ferita.
Ma la Var poteva pure intervenire sul mancato secondo giallo a Pjanic? No, per due motivi. Detto che la scelta di non ammonirlo di nuovo è stata considerata una svista non giustificabile (e in generale la serata di Orsato nel complesso è stata sotto la sufficienza, come la stagione non certo all’altezza delle sue potenzialità), la tecnologia non poteva fare nulla.
Dalla notte di sabato, emergono nuovi frammenti nella ricostruzione delle comunicazioni che ci sono state fra l’arbitro centrale e la control room. I due hanno sicuramente parlato prima e dopo l’evidenza (i segni dei tacchetti di Vecino) dell’infortunio di Mandzukic, in particolare sulla sostenibilità del provvedimento disciplinare (giallo fatto immediatamente da Orsato, che aveva visuale libera ed era vicino ai due) e opportunità di una review, che l’internazionale di Schio ha ritenuto doverosa dopo aver visto il sangue, dunque dopo che la conversazione fra i due era iniziata. Ma c’è dell’altro. Quando Pjanic entra in maniera rude e scomposta su Rafinha, colpendolo all’altezza del petto con le gambe, ovviamente il livello d’attenzione nella saletta VAR (Valeri e Giallatini, quest’ultimo come AVAR) è salito, in particolare per rivedere se l’intervento fosse o meno da rosso diretto (è uno dei quattro casi previsti dal protocollo per aprire una review). E più o meno questo deve aver sentito nell’auricolare Orsato, cioè che quell’intervento non era da espulsione. Un’indicazione che l’arbitro non ha saputo cogliere. Perché è chiaro che se rosso non “poteva” essere, quell’intervento così maldestro e sicuramente anche imprudente a quel punto “doveva” essere da giallo (il VAR non può intervenire sulle ammonizioni, ancorché seconde e dunque con conseguente rosso). Insomma, sarebbe bastato usare la logica e fare una deduzione. Probabilmente lo stato di tensione già alto per quello che era successo e/o forse anche la sua presunzione, la sua grande fortuna fino a quando non ha “patito” l’esclusione dai Mondiali come arbitro (ci andrà da VAR), hanno fatto il resto.
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