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domenica 27 aprile 2014

Tito Vilanova, l'omaggio di Messi e dei giocatori del Barcellona




Vilanova è morto: la sua storia dal dito di Mourinho al trionfo in Liga col Barça Tito salì alla ribalta per il gesto e le offese dell'allenatore del Real, poi, dopo l'avvento della malattia, prese il posto di Guardiola e ha vissuto il suo giorno di gloria quando ha vinto il campionato la scorsa primavera. Ma a quel punto aveva già vissuto giorni terribili.

Era una promessa del centrocampo nelle giovanili del Barcellona, ma fu il suo amico Pep Guardiola a diventare un centrocampista di fama mondiale. E quando, poi, allo stesso Guardiola nel 2007 fu offerta la panchina del Barcellona B, lui volle Tito come vice, così come l’anno dopo sulla panchina della prima squadra: «Ho bisogno del tuo aiuto, della tua visione tattica, della tua bravura con le tecnologie», gli disse Pep. Ne nacque la squadra più bella di tutti i tempi, e molti sapevano che - davvero - il merito era di Guardiola ma anche del suo silenzioso vice, quello che ai tempi delle giovanili chiamavano il Marchese perché aveva iniziato presto a non rinunciare mai alla giacca.

Adéu Tito. Vilanova se ne va a 45 anni dopo una lotta impossibile durata quasi 30 mesi: il cancro se l'è portato via. Lo piange Barcellona, lo piange la Catalogna, lo piange tutto il mondo del calcio che ha potuto imparare ad apprezzarlo per troppo poco tempo e che a lungo, invece, sentirà la sua mancanza.

Il destino, a dire il vero, si accanisce contro Vilanova pochi mesi dopo quell'episodio. Il 22 novembre Tito viene operato per un cancro alla ghiandola parotide. È l'inizio del dramma e della battaglia. Che sembra vinta quando a fine stagione, è la primavera del 2012, il Barcellona annuncia il successore di Guardiola. È lui, appunto, Tito Vilanova. È un uomo Barça e dunque un allenatore da Barça, uno che si è fatto le ossa nella Cantera, prima da calciatore, salvo abbandonare ben presto i blaugrana, poi da allenatore. "Papà, tu non vai a lavorare, vai a divertirti", gli diceva sempre il figlio Adrià. E Tito confermava. Del resto lui negli anni 80 faceva parte della banda dei "Golafres", i ghiottoni, con Guardiola (appunto), Jordi Roura e Aureli Altimira, con cui condivideva palleggi e panini al prosciutto: "Alla Masia mi sono sempre divertito: il calcio mi ha dato più di quanto mi ha tolto". Non si potrà dire lo stesso del destino.

Che almeno (e oggi sembra il minimo) gli ha dato la possibilità di ritrovare i suoi Golafres più di 20 anni dopo. Tito da Bellcaire, dopo qualche esperienza in solitario, ha lavorato con Pep sin dai tempi del Barça B, nel 2007: da giovane era il "Marchese", perché aveva sempre con sé una giacca elegante, poi è diventato lo stratega. Ha aiutato Guardiola a vincere, poi ne ha preso il posto e ha riportato il Barça a trionfare in Liga, contro il Real di Mourinho: è l'11 maggio quando arriva la certezza aritmetica, il 12 è il giorno della grande festa.
dramma — Ma bisogna fare un passo indietro per capire cosa prova Tito, ammesso che si possa davvero riuscire a capire: il giorno del trionfo arriva dopo altri mesi drammatici. Il male si ripresenta il 18 dicembre 2012 e a febbraio 2013 lo costringe ad andare negli Stati Uniti, a

New York, per proseguire le cure, mentre Jordi Roura, un altro dei Golafres, prende il suo posto in panchina e gli dedica ogni singola vittoria, ogni singolo gol. Tito torna a fine marzo per poi vivere quel giorno di gloria già raccontato. Il cancro, però, non lo abbandona e così lui è costretto a dire addio il 19 luglio: "Lascio il sogno di ogni allenatore". Ha lasciato, purtroppo, molto di più. Vilanova è stato l'allenatore del Barcellona per un anno, vissuto a strappi: si era persino allontanato dall'amico di sempre, Guardiola, in quel periodo, probabilmente a causa di alcune dichiarazioni di Pep, secondo cui il Barça avrebbe usato il suo dramma per allontanarlo. Poi, però, lo scorso ottobre c'è stata la pace. Le polemiche le ha portate via l'amore, prima che, dopo lunga e penosa malattia, Tito lasciasse ad altri il compito di lottare. Suo figlio Adrià, andando ogni giorno, alla Masia, non dimenticherà il suo esempio.

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