"The clock is ticking", recitava il titolo scelto del Mail on Sunday a proposito della complicata situazione che Josè Mourinho sta vivendo al Chelsea. L'orologio fa tic-tac la traduzione letterale, il tempo sta scadendo è invece la frase che rende meglio l'idea e insieme a lui, probabilmente, la pazienza di Roman Abramovich, che sta rivivendo gli incubi della stagione 2007/2008. Era il 20 settembre del 2007 quando lo Special One, alla terza stagione alla guida dei Blues dopo due titoli consecutivi, fu esonerato dopo il pareggio interno contro il Rosenborg al debutto in Champions League.
La macchina che solo cinque mesi fa ha vinto con pieno merito la Premier League non c'è più. Un'altra sconfitta, sestultimo posto in campionato. E Mourinho ancora espulso. E sempre più in bilico sulla panchina dei Blues.
Quinta sconfitta in dieci partite, la crisi del Chelsea è sempre più nera e il futuro di Mourinho resta in bilico. I Blues cadono in uno dei derby londinesi, in casa del West Ham, quando sembravano avere ripreso la partita nonostante l'uomo in meno. Hammers in vantaggio grazie a Zarate, al 17', poi l'espulsione di Matic per somma di ammonizioni complica i piani del tecnico portoghese, che viene espulso durante l'intervallo per proteste. Nella ripresa però, con Cahill, il Chelsea pareggia il conto e prova a vincere la sfida. La doccia fredda arriva al 79', quando Carroll riceve l'assist di Cresswell e segna il definitivo 2-1. Nel recupero, entra in campo anche Angelo Ogbonna.
Il sabato della 10a giornata di Premier League ha confermato la profonda crisi del Chelsea di José Mourinho, che resta impantanato nei bassi fondi della classifica dopo la sconfitta contro il West Ham in trasferta: gli hammers, autentica rivelazione di questo inizio di stagione, salgono al terzo posto a quota 20.
La classifica dei campioni d'Inghilterra in carica si fa ancora più preoccupante: solo 11 punti conquistati in dieci partite giocate, 15 gol fatti e 19 subiti, undici punti dalla capolista Manchester City, che domani giocherà il derby con lo United.
Esattamente come 8 anni fa, qualcosa si è inceppato nella macchina (quasi) perfetta capace di trionfare la scorsa stagione in Premier League, oggi ferma a 4 punti dopo 5 partite, già a -11 dalla capolista Manchester City e umiliata nell'ultimo turno di campionato dall'Everton, dopo aver già pagato dazio con i Citizens nel primo scontro diretto stagionale e in casa col Crystal Palace. Senza dimenticare la sconfitta contro i rivali dell'Arsenal nel Community Shield di inizio agosto. La squadra è in piena crisi di identità e anche i fedelissimi di Mourinho come Ivanovic, Terry, Hazard e Diego Costa non sembrano rispondere più agli stimoli del loro allenatore, la cui posizione inizia a farsi delicata.
Non vanno infatti sottovalutati i primi segnali di rottura con l'ambiente evidenziati dal clamoroso litigio con la dottoressa Carneiro, che potrebbe avere conseguenze in tribunale, e l'attacco diretto alla società per l'arrivo nell'ultimo giorno di mercato dell'ex difensore del Nantes Djilobodji ("Non è un acquisto voluto da me"). Nel post-partita, Mourinho ha dichiarato di essere l'uomo giusto al posto giusto, ma l'Evening Standard inizia a ipotizzare che il portoghese possa essere sollevato dall'incarico ben prima del termine della stagione se i risultati continuassero ad essere questi. Questo nonostante un recente rinnovo fino al 2019 e con l'esordio in Champions, ancora una volta in casa e nuovamente con un avversario morbido sulla carta (c'è il Maccabi Tel Aviv), che rischia di creare nuovi scossoni sulla panchina del Chelsea.
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