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domenica 6 settembre 2015

Lo scorpione di Rene Higuita compie 20 anni




Si celebra oggi l'anniversario di uno dei gesti tecnici più spettacolari che hanno fatto la storia del calcio. Sono passati ben venti anni esatti, infatti, dalla sfida amichevole tra la Colombia e l'Inghilterra. Quella sera al 'Wembley Stadium' l'eccentrico portiere dei 'Cafeteros', Rene Higuita, ha mostrato al mondo lo scorpione, la famosa parata con i piedi che lo ha reso celebre ovunque. Era il 6 settembre 1995: a Wembley si giocava l'amichevole tra Inghilterra e Colombia; in porta per i sudamericani, c'era un certo René Higuita. Il portiere tutto spettacolo e sregolatezza si inventò in quella occasione la mossa che la ha reso celebre, assieme ai suoi riccioli. Proprio a Wembley, il teatro del calcio, il palcoscenico che tutti i giocatori sognano prima o poi di calcare, il pallone di Jamie Redknapp è a metà fra un tiro e un cross, comunque, e si avvia docile alla porta colombiana.


Dopo aver vinto tutto in patria passa la sua carriera a girare di squadra in squadra quasi annualmente, distinguendosi per il gran numero di gol segnati (a fine carriera saranno quasi 40) e per l’enorme “fantasia”.


Ha giocato sempre in patria, in Colombia, dal 1985 al 2008, tranne tre parentesi, in Spagna al Valladolid (1991), in Messico con i Tiburones Rojos de Veracruz (1997-1998) e con l'Aucas in Ecuador (2004).


Con la nazionale colombiana la storia è molto controversa: ai Mondiali di Italia 90, durante la gara contro il Camerun, decide di farsi una passeggiata fino al centrocampo, regalando a Roger Milla un gol molto semplice e scatenando la furia dei suoi tifosi. Nel 1994 i Mondiali li guarderà tutti dal carcere perché 7 mesi prima fece da mediatore in un sequestro di persona. Nel 2004 durante un controllo anti-doping risulta positivo alla cocaina.


Controverso, talvolta al limite della legalità (è un grande amico di Diego Armando Maradona, per intenderci), fuori dal campo come tra i pali: memorabile è la parata dello scorpione, che gli costerà tanti applausi e altrettanti fischi. Un portiere così non è proprio l’ideale per far dormire tranquilli i tifosi, ma se doveste cercare emozioni forti, andate su You Tube, e cercate Renè Higuità, non ve ne pentirete…


Viaggia bene il suo merchandising, veicolato da un sito apposito, che tramanda ai posteri su gadget differenti il gesto dello Scorpione, quando bloccò in volo di tacco, il corpo proteso in avanti un tiro. Confessò poi che aveva rischiato quella parata perché il guardalinee aveva già alzato la bandierina e il gol inglese sarebbe stato annullato, ma da quell’istante lo Scorpione e Higuita sono stati un’entità sola. Una parata che ha accresciuto a dismisura la sua fama, quella di portiere rivoluzionario, abituato a dribblare fino a centrocampo, a segnare fino a 41 reti, tra punizioni e rigori, di giocatore che aveva cominciato attaccante ed era finito in porta solo perché quel giorno l’allenatore aveva finito gli attaccanti.


José René Higuita Zapata è nato a Medellin, quartiere di Castilla, Colombia, il 28 agosto 1966. Portiere, ha giocato sempre in patria, in Colombia, dal 1985 al 2008, tranne tre parentesi, in Spagna al Valladolid (1991), in Messico con i Tiburones Rojos de Veracruz (1997-1998) e con l'Aucas in Ecuador (2004). In Nazionale ha giocato 68 partite e segnato 3 reti; è stato presente a Italia 90, non a Usa ’94 perché reduce dalla squalifica per doping. A 42 anni ha chiuso la carriera nel Pereira, in serie A nel 2009, e quindi ha dato l'addio al calcio nel gennaio 2010 con una partita-evento a Medellin.


Quando scendeva in campo non sapevi mai se ti saresti divertito di più tu o i tuoi avversari. Una delle giocate preferite di Higuita era una cosa che, a pensarla nel calcio di oggi, verrebbe da chiamare la neuro. Ad Higuita infatti piaceva, da matti, prendere palla e partire, partire, partire, verso la metà campo avversaria. Scartando avversari, irridendoli, cercando di dribblarne quanti più poteva. Viste con i cinici occhi della razionalità (che, perdonateci, non ci appartengono) erano giocate inutili, che spezzavano il ritmo del gioco, che sbilanciavano la squadra. Che mettevano in pericolo il risultato, visto che la figuraccia era sempre dietro l’angolo.

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