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sabato 26 marzo 2016

Panchina del Milan, Di Francesco: 'Ecco il mio calcio'


Per la panchina del Milan, se dovesse andar via Mihajlovic, la corsa è tra Eusebio Di Francesco e Christian Brocchi. L'allenatore del Sassuolo, che piace anche alla Fiorentina, ne ha parlato in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, in cui racconta il suo calcio: "Il mio calcio è palla in verticale, scarico, attacco alla profondità. Lo dico sempre ai ragazzi: due passaggi orizzontali sono già troppi. L’idea di base è la voglia di far crescere i giovani, di insegnare. Poi, il gioco senza palla è importante: il calcio è tempo e spazi. Quei movimenti nei miei allenamenti si ripetono continuamente, la ripetitività è fondamentale. Il 4-3-3? Se subentrassi a stagione in corso mi adatterei. Però se una squadra mi sceglie sa che cosa mi piace, quindi dovrà sposare il mio modo di giocare. Il 4-3-3 ha un solo problema: fai fatica ad andare a marcare il play avversario. Per il resto, è spettacolare. Io in allenamento non lavoro mai su un secondo sistema di gioco.

"Mi piace avere tanti giocatori in zona palla per recuperarla. Io gioco sempre sulla riconquista, noi andiamo a nozze se ci attaccano… Zeman aggrediva in ogni azione, io invece sono difranceschiano: va bene l’aggressione ma non sempre. A volte bisogna temporeggiare. Zeman è l’allenatore che mi ha lasciato di più, era dieci anni avanti, con lui mi divertivo in campo e fuori: è l’unico allenatore che mi ha fatto ridere. La preparazione atletica però non l’ho presa da lui. Facevamo dieci volte i mille metri per quattro giorni di seguito, poi i sacchi sulle spalle, i gradoni… No, voglio troppo bene ai miei ragazzi. In difesa? Il riferimento è la palla, come per Sarri. La difesa si sposta in base a dove si trova il pallone, non alla posizione degli avversari. Poi è fondamentale l’equilibrio: la squadra si muove compatta e, se un terzino attacca, l’altro resta vicino ai difensori centrali. Balotelli con me? (ride, ndr)

Io voglio prima di tutto giocatori predisposti a sacrificio e lavoro di squadra. Se non lavorano tutti insieme, si fa fatica. Il mio attacco? Semplificando, un attaccante va sull’esterno, uno attacca il primo palo, uno attacca il secondo. Le tre punte devono muoversi in maniera coordinata e Berardi nell’interpretazione dei movimenti è il numero uno. E Sansone viene subito dopo. Io voglio attaccanti da uno contro uno, che saltano l’uomo e puntano la porta. Altrimenti, se tutti corrono sulla linea laterale, poi finisce il campo.

Chi non risica, non rosica. Io ai giocatori dico: “se sbagliate, è colpa mia”. Non capisco gli insegnanti dei bambini che urlano “passa, non dribblare”. Così addio nuovi talenti. Il mio nove ideale? Zaza per me è straordinario. Quando era da noi gli chiedevo: “Simone, oggi hai corso in allenamento?”. E lui: “Sì”. Poi gli facevo vedere i dati del Centro Mapei, che le altre società non hanno, e gli dicevo: “Questo livello non basta. Se non migliori, panchina”. E migliorava, perché i dati non mentono, danno una motivazione speciale. Mi piace anche Dzeko, che ora non sta giocando al massimo. Poi Bacca, che attacca sempre la porta e non va mai in giro per il campo. Lui e Berardi possono fare i titolari ovunque, però ora non dite che vado al Milan: mi hanno accostato anche alla Nazionale, fa piacere ma restano chiacchiere".

Mattia De Sciglio non sta certamente vivendo la stagione più felice della sua carriera: nel Milan, dopo qualche prestazione sottotono, ha quasi definitivamente perso il posto da titolare a vantaggio di Abate e Antonelli. In Nazionale ha ritrovato la convocazione da parte del ct Antonio Conte, ma solo in seguito all'infortunio di Giaccherini. Periodo di vacche magre, dunque, che potrebbero anche spingerlo a decidere di lasciare il rossonero, per tentare una nuova avventura in Italia. Il nome sempre caldo, tra le varie pretendenti, è quello della Juventus: il terzino classe '92 resta un obiettivo dei bianconeri per la prossima estate.

Il club bianconero non ha mai fatto mistero di avere un debole per De Sciglio, tanto da effettuare un sondaggio durante la finestra di mercato di gennaio, trovando però un secco 'no' da parte del Milan, che non ha voluto lasciarlo partire: il terzino ha da poco centrato la centesima presenza in rossonero, tanto da essere premiato da Galliani che lo ha definito "un prodotto di origine controllata garantita", un fiore all'occhiello per il settore giovanile del Diavolo nonostante la fortuna alterna degli ultimi mesi. Mihajlovic, dopo aver puntato forte su di lui, lo ha un po' messo da parte, mentre Conte mantiene un debole per il calciatore meneghino, ideale per il suo concetto di 3-5-2 o 4-3-3.

Tifoso della Juve da piccolo, come dichiarato in un'intervista alla Stampa, De Sciglio è arrivato al Milan quando aveva solo dieci anni, ribattezzato subito da tutti come il potenziale erede di Paolo Maldini: recentemente ha ribadito di voler continuare a difendere i colori del Milan, del quale è già stato anche capitano. Ma un ulteriore stagione da trascorrere più in panchina che in campo potrebbe convincerlo a partire, magari per disputare la Champions League a Torino: secondo quanto riporta Milanews.it il suo ex allenatore Massimiliano Allegri, che lo conosce bene e lo stima, avrebbe piacere nel portarlo alla Juve, anche in ottica di un sempre probabile addio di Martin Caceres, sempre più lontano dal rinnovo contrattuale. La sua dote principale è infatti la duttilità, e la capacità di giocare su ambedue le fasce. I prossimi mesi saranno decisivi: De Sciglio alla Juve può essere un affare conveniente per tutti.

Nel corso degli ultimi giorni, uno degli argomenti di discussione tra i tifosi del Milan è stato quello relativo al possibile arrivo di Walter Sabatini nel ruolo di direttore sportivo rossonero. In molti hanno commentato positivamente questa ipotesi di mercato, con il dirigente della Roma che potrebbe andare ad affiancare Adriano Galliani nel mercato, soprattutto in quello dei giovani talenti.

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