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lunedì 19 marzo 2018

Vicenza calcio e le plusvalenze gonfiate



Il meccanismo, molto diffuso e rodato in tutto il calcio professionistico italiano a partire dalla fine degli anni Novanta, è diventato noto al grande pubblico con il primo caso “clamoroso”: quello degli scambi di giovani giocatori sconosciuti registrati tra Milan e Inter nei bilanci 2003, con plusvalenze di 14 milioni per i nerazzurri e 12 per i rossoneri. Come funziona? Il “trucco” sta nel fatto che mentre i ricavi vanno immediatamente a bilancio, ripianando le perdite dell’esercizio corrente, i costi sostenuti vengono ammortizzati in più anni. La pratica nei primi anni Duemila divenne così diffusa che le somme “ammortizzate” si sommarono di bilancio in bilancio fino a divenire insostenibili, spingendo sull’orlo del crac club come Milan, Inter, Lazio.

Un bilancio che presenta un modesto utile e troppe voci sospette. Un'incidenza troppo grande delle plusvalenze da compravendita di diritti pluriennali sulle prestazioni dei calciatori. E una tifoseria che non ci sta e chiede chiarezza. Tutti elementi dell'ennesima storia che ha portato una nobile del calcio italiano a subire l'onta del fallimento: il Vicenza, stroncato dai debiti lo scorso gennaio e adesso sottoposto a esercizio provvisorio per arrivare fino al termine della stagione agonistica. Sembrerebbe un racconto abbastanza scontato della vicenda, se non fosse per la cronologia. Perché l'allarme dei tifosi biancorossi risale dal 2012.

Da allora sono passati sei anni, e la situazione è peggiorata anziché essere risolta. In questo lasso di tempo numerosi club sono falliti, e diversi fra questi sono scomparsi. Su tutti, il caso più noto e clamoroso è stato quello del Parma. Nei giorni in cui la società emiliana s'avviava a morte sicura, il presidente federale Carlo Tavecchio pronunciò parole che erano un impegno solenne: "Mai più casi Parma. Abbiamo varato delle riforme epocali".

In questo senso, il Vicenza è un simbolo e le stravaganti manovre di mercato sono evidenti i movimenti si svolgono all'interno di un circuito dei soliti noti. Chievo e Cesena in primis. Ma anche l'Ascoli nella sua vecchia compagine societaria, così come nel caso del Siena. Ma anche società di provincia come Mezzocorona, Giacomense e Santarcangelo. Fino a giungere ai club che stanno dominando l'attuale stagione di serie A, Napoli e Juventus, e a chiudere il cerchio proprio col Parma, che certo non  poteva mancare in questo frastornante intreccio di calciatori e plusvalenze. Giusto per ricordare che il calcio italiano ha avuto un Caso Parma, indicato come il precedente da non ripetere mai più. E invece dopo sole tre stagioni calcistiche si ritrova tra le mani un Caso Vicenza.

Il presidente Cassingena è stato presidente del Vicenza dal 2004 e ha condotto una gestione complicata da subito, e nell'estate del 2010, giungono le operazioni di mercato da cui derivano notevoli plusvalenze. I partner di questo gioco sono diversi. Primo fra tutti l'Ascoli, a quel tempo sotto la gestione della famiglia Benigni e incamminato anch'esso verso il fallimento che si sarebbe verificato nel dicembre del 2013. I due club si scambiano le comproprietà di due giocatori diciannovenni (classe 1991): il Vicenza cede all'Ascoli il centrocampista Ivan Reali, l'Ascoli cede al Vicenza l'attaccante esterno Andrea Mandorlini, omonimo del più famoso allenatore e ex calciatore. La valutazione data a entrambi per la totalità dei diritti economici è di 800 mila euro, e questa è la cifra che le due società iscrivono come plusvalenze nei bilanci chiusi in data 30 giugno 2010. Inoltre, le società informano nel bilancio che al giocatore acquisito è stato fatto sottoscrivere un contratto quadriennale.

Ma qual è la sorte dei due calciatori? Mandorlini, appena acquisito dal Vicenza, viene lasciato all'Ascoli in prestito per la stagione 2010-11 e continua a giocare nella Primavera. Dal canto suo, Reali viene immediatamente smistato al Mezzocorona, club trentino che gioca in Seconda Divisione di Lega Pro. Lì colleziona 5 presenza, e a fine stagione la squadra retrocede. Con la fine della stagione 2010-11, Ascoli e Vicenza decidono di risolvere le comproprietà che hanno fruttato 800 mila euro di plusvalenze ciascuno. Reali diventa tutto dell'Ascoli, che lo tiene ancora per la prima parte della stagione 2011-12 al Mezzocorona. Mandorlini è tutto del Vicenza, che lo gira immediatamente alla Giacomense, club che milita in Seconda Divisione di Lega Pro e poi si fonderà con la Spal. Con la Giacomense, Mandorlini gioca quella che rimane la sua stagione più rilevante: 23 partite da professionista. Invece Reali deve aspettare gennaio per essere mandato in prestito al Foggia, Prima Divisione Lega Pro. Vi gioca 6 spezzoni di partita in una squadra che chiude a metà classifica e non viene iscritta al campionato successivo. L'ascesa dei due ragazzi si ferma.

La vicenda che accomuna Mandorlini e Reali è emblematica. Racconta di un metodo molto ben oleato per produrre plusvalenze di bilancio: quello dei calciatori gemelli. Giocatori che vengono scambiati per importo pari, ciò che genera plusvalenze in entrambi i bilanci e senza che i club acquirenti si avvalgano delle prstazioni sportive. Il destino dei gemelli, infatti, è quasi sempre quello di essere inviati in prestito presso club terzi. E se si guarda allo specifico delle coppie di gemelli, si scopre che non tutte sono uguali.

Bisogna distinguerne di due tipi. Ci sono i gemelli in carriera, quelli che generano pusvalenze per i bilanci delle due società calcistiche ma poi fanno comunque strada nel calcio professionistico. E ci sono i gemelli da binario morto, quelli che dopo lo scambio di plusvalenze vengono lasciati inabissarsi nelle categorie inferiori. Lo scambio Mandorlini-Reali è un esempio del secondo tipo. Ma nei documenti di bilancio del Vicenza si trova anche esempi del primo tipo.

Per esempio, lo scambio col Chievo che coinvolge il difensore classe 1991 Amedeo Benedetti e il trequartista classe 1990 Mattia Minesso. Nell'estate del 2010 il diciannovenne Benedetti passa dal Chievo al Vicenza, mentre il ventenne Minesso prende la rotta inversa. La valutazione per entrambi è 2 milioni. Dunque le due società fanno pari e patta in quanto a valore scambiato, e ciascuna iscrive nel proprio bilancio una plusvalenza di 2 milioni di euro.

Anche stavolta l'operazione che coinvolge i due calciatori è uno scambio di comproprietà. Benedetti viene immediatamente smistato dal Vicenza alla Pro Patria, e lì gioca la stagione 2010-11. Invece Minesso viene lasciato a Vicenza in prestito, e colleziona 4 spezzoni di partita nella prima metà della stagione per poi essere mandato in prestito all'Andria, Prima Divisione Lega Pro. Già all'inizio della stagione successiva, 2011-12, i due tornano alle case madri: Benedetti al Chievo e Minesso al Vicenza. E lì si verifica l'ulteriore colpo di genio. Perché il Vicenza, per la restituzione di Benedetti al Chievo, iscrive nel bilancio chiuso il 30 giugno 2011 una plusvalenza di 500 mila euro in quanto mancata spesa di ammortamento.

Benedetti adesso gioca nel Cittadella dopo essere passato da Lumezzane, Reggina e Pisa. Continua a essere sotto controllo del Chievo. Invece Minesso ha subito rescisso il contratto col Vicenza, Adesso milita nel Bassano, dopo avere continuato per un'altra stagione a Andria, essere passato anch'egli dal Cittadella, e avere disputato mezza stagione (da gennaio a giugno del 2014) col Südtirol, dove perde contro la Pro Vercelli il play-off per andare in B. Dunque si tratta di due discreti calciatori, cui corrispondono 4 milioni di plusvalenze generate, più altri 500 mila per la restituzione di Benedetti al Chievo.

E per il bilancio del Vicenza si tratta di ossigeno puro. Di plusvalenze, nell'esercizio chiuso il 30 giugno 2010, ne vengono iscritte per 6.583.533 euro nel quadro di un bilancio che registra una perdita di 484.832 euro. E a formare quei 6,5 milioni e rotti  di euro contribiscono i 2 milioni della cessione di Minesso al Chievo, gli 0,8 milioni della cessione di Reali all'Ascoli, più i 3.433.333 incassati dopo un doppio scambio realizzato col Cesena, fresco di promozione in Serie A: Denis Tonucci e Luca Righini si spostano dalla Romagna in Veneto, Giacomo Tulli e Mattia Evangelisti viaggiano in senso opposto. Così anche il club bianconero può piazzare in bilancio una plusvalenza da 3,5 milioni di euro.

Tornando al Vicenza, nel bilancio 2011 le plusvalenze si attestano sulla cifra di 7.606.367. E a formare quel dato contribuiscono, oltre agli 1,2 milioni della cessione di Bonicelli, anche i 988 mila euro di plusvalenza per la cessione di Niko Bianconi alla Juventus. Un giocatore che, ovviamente, non approderà mai alla prima squadra bianconera. I numeri di bilancio prodotti da plusvalenze come quelle per Bonicelli e Bianconi permettono di chiudere l'esercizio 2011 con un sia pur modesto utile: 38.911 euro. Ma questo dato non rasserena nessuno. Anche perché alla fine della stagione 2011-12 il Vicenza retrocede in Lega Pro. Verrà ripescato poche settimana dopo, al posto del Lecce che viene declassato per illecito sportivo.

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