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domenica 29 dicembre 2013
Calciomercato per gennaio 2014 le trattative delle squadre di Serie A
Il calciomercato invernale 2014 della Serie A inizia ufficialmente venerdì 3 gennaio 2014 e termina venerdì 31 gennaio 2014 alle ore 19.00.
Il grande sogno di Silvio Berlusconi, si legge stamani su Tuttosport, è quello di regalare ai tifosi del Milan un super acquisto come Luis Suarez. L'uruguayano ha appena rinnovato il proprio contratto e portarlo via dal Liverpool sarà davvero complicatissimo, ma il Milan c'è e cercherà di giocarsi tutte le sue carte. L'alternativa a buon mercato è Edin Dzeko, che il City lascerà partire senza troppi problemi.
La prima notizia del calciomercato è una conferma: "Mario Balotelli è e resta un giocatore del Milan", recita un comunicato ufficiale della società rossonera che toglie Supermario dal mercato. A sei giorni dal via ufficiale alle compravendite invernali, l'unica notizia ufficiale è il ritorno di Edy Reja sulla panchina della Lazio (per lui contratto fino a giugno 2015); per il resto, tengono banco solo le voci e le indiscrezioni.
Dopo la 'voce' su Higuain, oggetto del desiderio del Chelsea di Mourinho, oggi dall'Inghilterra rimbalzano altre voci, una vuole Falcao, attualmente al Monaco di Claudio, di un interessamento della Juventus per Angel Di Maria, l'esterno offensivo del Real che trova meno spazio con Carlo Ancelotti dopo l'arrivo di Bale. L'argentino (che difficilmente lascerà il Bernabeu nella sessione invernale con la Champions che incombe e nella stagione dei Mondiali) sarebbe l'alternativa di lusso in casa bianconera ai soliti nomi: Menez, Biabyani, Lamela.
Tutto fermo su Nainggolan ("Preferisco non dare adito a pseudo-notizie che non considero positive, sono solo ulteriori distrazioni per la squadra", le parole di Cellino, la Roma continua a monitorare Parolo e intanto ha messo gli occhi su Montoya, gioiellino della cantera del Barcellona e col contratto in scadenza, anche se dovrà fare i conti con Tottenham e Liverpool. Sempre in chiave Roma, Sabatini viene dato in partenza per Londra: Heitinga (Everton) e Capouè i nomi sul taccuino, mentre in uscita si tratta per Borriello (West Ham) e Bradley.
Il Napoli tratta in uscita Uvini e Vargas con il Santos e deve scegliere tra Astori ("Non posso escludere un mio futuro in azzurro", ammette) e N'Kolou (Marsiglia) per la difesa, decidersi su Antonelli e sognare Gonalons (Lione).
Diverse società in zona pericolo (Catania, Livorno, Sampdoria) stanno intanto pensando a Rolando Bianchi, che gioca poco nel Bologna, per risolvere il mal di gol. Marquinho (Roma) è cercato dal Genoa di Gasperini, che guarda anche a De Ceglie. Il Torino cerca un trequartista (Saponara, Birsa o il sogno Giovinco). La Fiorentina si sarebbe fatta sotto per D'Ambrosio e sondato il terreno per Heitinga, mentre radiomercato fantastica di un possibile scambio Kuzmanovic-Matri tra Inter e Milan, ma con El Shaarawy fermo per tre mesi lo scambio appare davvero proibitivo. Resta invece percorribile la pista Cassano per la Sampdoria ma prima il Parma deve trovare il sostituto: sul taccuino di Leonardi ci sono i nomi del catanese Barrientos e dell'ex Giovinco.
Secondo il Corriere dello Sport, il mercato dell'Inter potrebbe sbloccarsi nelle prossime ore, col ds Ausilio in vacanza a Londra e che approfitterà dell'occasione per vedere il big match di Premier League tra Chelsea e Liverpool. Proprio con i Blues è avviata da tempo la trattativa per la cessione di Fredy Guarin, che permetterebbe ai nerazzurri di muoversi in entrata con una certa disponibilità economica. Il club londinese insiste per inserire nella trattativa Demba Ba, ma l'attaccante senegalese non entusiasma l'Inter, che prenderebbe in considerazione invece l'idea Mata, che piace anche al PSG e potrebbe partire a gennaio. Lo spagnolo rimane comunque un'alternativa a Erik Lamela del Tottenham, per il quale si sta lavorando per un prestito.
giovedì 26 dicembre 2013
Trio da attacco ideale Messi, C.Ronaldo, Ibrahimovic
300000 internauti scelgono la squadra di calcio migliore del 2013. Tutti insieme per una volta Messi, C.Ronaldo, Ibrahimovic e Ribery: è questo l'esito del sondaggio di 'Marca' in occasione del Natale.
Ronaldo è risultato il più votato e insieme a lui nella top ten figurano quattro spagnoli (Victor Valdes, Sergio Ramos, Xabi Alonso e Andre Iniesta), tre giocatori del Bayern Monaco (Lahm, Ribery e Alaba), oltre a Thiago Silva ai due finalisti del Pallone d'Oro più' Ibrahimovic
Questo l'11 ideale votato: Valdés - Lahm, Sergio Ramos, Thiago Silva, Alaba - Xabi Alonso, Ribery, Iniesta - Messi, C.Ronaldo, Ibrahimovic. I prescelti hanno ovviamente superato una concorrenza agguerritissima: in porta, ad esempio, Valdes l'ha spuntata col 38% dei voti su Casillas (30,7%), Neuer (24,6%), Buffon (4%) e Cech (2,7%). In difesa, sono rimasti fuori dall'11 titolare Marcelo, David Luiz, Hummels, Varane, Jordi Alba, Piqué, Dante e Pepe. Il centrocampo-spettacolo formato dal terzetto Ribéry, Iniesta e Xabi Alonso ha lasciato in panchina calibri come Bale, Ozil e Robben, Pirlo, Busquets, Xavi, Vidal, Reus, Yaya Touré, Schweinsteiger e Gerrard nell'ordine. In attacco c'era solo da scegliere: C.Ronaldo ha avuto addirittura più di 230.000 voti, meglio di Messi e Ibra. In questo trio di sogno diventa quasi normale vedere in panchina giocatori del calibro di Lewandowski, Diego Costa, Falcao, Suarez, Neymar o Aguero.
Notizie di calciomercato per gennaio 2014 per il campionato di serie A
Chiuso il campionato di Serie a per le feste natalizie, le squadre torneranno in campo il 5 gennaio e probabilmente alcune presenteranno già nuovi calciatori.
Il Milan è senz'altro la squadra che ha più bisogno di interventi e, dopo aver preso il giapponese Honda dello Zenit e il difensore francese Rami dal Valencia, ora punta forte su Nainggolan del Cagliari. Il centrocampista è però nel mirino anche di Inter e Juventus, per cui l'affare non è certo facile, mentre Galliani lavora anche per sfoltire una rosa ampia e di non eccelsa qualità. Prestato Niang al Montpellier, in cima alla lista dei cedibili c'è sempre Robinho, ma sono in uscita anche Gabriel, Nocerino, Zaccardo e Cristante.
L'Inter, nel suo altalenante avvio dell'era Thohir, aspetta le mosse del nuovo proprietario. Mazzarri punta ad ottenere un esterno e un attaccante - guardando con insistenza ad Ezequiel Lavezzi - mentre sta valutando la cessione di Fredy Guarin, corteggiato dal Chelsea. Lo stesso giocatore è incerto, ma presto dovrà decidere il da farsi. La capolista Juventus sembrerebbe non aver bisogno di innesti, tanto viaggia spedita. Invece l'incontentabile Antonio Conte chiede un esterno per poter provare un nuovo modulo come il 4-3-3 e nel mirino ha Jeremy Menez, che siede costantemente in panchina al Psg.
La Roma, dopo gli ottimi innesti dell'estate, cercherà di arricchire la rosa sotto la sapiente guida di Sabatini e Garcia. Giallorosso potrebbe diventare presto il giovane paraguayano Antonio Sanabria, stellina del Barcellona B, mentre si lavora per arrivare anche al centrocampista brasiliano Sandro, del Tottenham, dove potrebbe essere piazzato Borriello. Dall'Inghilterra giungono segnali da Dzeko, che si sente sottovalutato al Manchester City. Anche a lui potrebbe puntare la Roma, che peraltro non manca di attaccanti di valore, ma può inserirsi l'Inter, specie se dovesse arrivare al divorzio con Milito.
A Napoli, Aurelio De Laurentiis ha promesso rinforzi a Benitez e potrebbe prendere uno tra i centrocampisti difensivi Javier Mascherano del Barcellona o Maxime Gonalons del Lione. Se il mercato estivo in generale non è stato ricco, penalizzato dalla situazione economica e dalla preponderanza dei campionati stranieri, quello di gennaio potrebbe essere spento.
Lucas Moura, talentuoso esterno brasiliano approdato al PSG la scorsa estate per la mostruosa cifra di 45 milioni di euro a Parigi non sta disputando la sua miglior stagione nonostante gli ottimi risultati ottenuti dalla squadra allenata da Laurent Blanc.
Proprio le sue prestazioni hanno convinto i media francesi ad accostarlo a più riprese ai più variegati club europei tra cui anche le italiane Inter e Juventus. Il portale brasiliano Sportv, tuttavia, ha intervistato il giocatore trovando, però, una netta chiusura ad una cessione nella prossima finestra di mercato invernale: "Sono a Parigi, è qui che voglio continuare a giocare. È stato un anno di apprendimento, sono certo che migliorerò già nel prossimo. Al momento se dovessi darmi un voto direi che mi darei un 6".
Tra Natale e Capodanno si costruirà il Milan che verrà. Questo, almeno, stando alle indiscrezioni provenienti dal Brasile dove Adriano Galliani, ufficialmente in vacanza, dovrebbe incontrare Clarence Seedorf, allenatore designato per la prossima stagione, e cominciare a fare il punto con lui sul Milan del futuro. L'olandese ha già trovato l'accordo con Silvio Berlusconi: l'incontro con Galliani è quindi di campo. Il mercato, a sensazione, potrebbe essere l'oggetto delle chiacchiere tra l'ad e il Professore.
Adriano Galliani è atterrato in Brasile. Ufficialmente in vacanza, ma, secondo quanto filtra dagli ambienti rossoneri, l'agenda dell'Amministratore delegato del Milan, prevede numerosi incontri e impegni ufficiali con i club del brasilerao per intavolare svariate trattative relative al futuro del proprio club.
Il primo e più importanti fra gli appuntamenti prevede un colloquio con Clarence Seedorf. L'ex centrocampista oranje sta studiando da allenatore con la Federcalcio olandese, sta ampliando le proprie conoscenze e ponendo le basi per diventare il nuovo allenatore milanista alla naturale conclusione del contratto di Massimiliano Allegri. Seedorf ha un'idea tattica bene precisa: difesa a 4 con due centrali molto forti. Centrocampo di qualità e un trequartista alle spalle di due punte di movimento.
Ecco perché il primo obiettivo di Galliani, che avrà un appuntamento con il Santos, è quello di cedere in patria il funambolo Robinho, che ha tante richieste in Brasile, ma ha, soprattutto, un ingaggio troppo elevato per il poco rendimento che sta attualmente avendo con la maglia rossonera. Il costo del cartellino si aggira intorno agli 8-9 milioni di euro tanti, forse troppi per il mercato brasiliano, ma Galliani ci ha abituato a conclusioni positive di trattative ben più audaci.
Lasciando partire Robinho, inoltre, il Milan libererebbe un'importante casella negli slot disponibili sul mercato per il ruolo di extracomunitari. L'obiettivo rimane quello di un difensore centrale che possa affiancare con sicurezza il neo acquisto Adil Rami. Seedorf sponsorizza il nome di Doria, centrale difensivo di 19 anni in forza al Botafogo. Serginho, attuale scout rossonero in Brasile, tesse le lodi, al contrario di un vecchio pallino di Galliani: Rafael Toloi. Il difensore del San Paolo, classe 1990, sta vivendo una stagione non brillante, ma assicura qualità e quantità in difesa. Lo stopper, che in passato veniva definito il "nuovo Thiago Silva" oggi vale circa 6 milioni di euro e garantirebbe, in virtù del doppio passaporto italiano, di mantenere libero quello slot riaperto dalla possibile cessione di Robinho.
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martedì 24 dicembre 2013
Clarence Seedorf: prossimo allenatore del Milan. "Studio per diventare allenatore"
A cominciare da chi siederà in panchina per raccogliere l’eredità di Massimiliano Allegri, il quale dopo quattro stagioni lascerà il club a prescindere dai traguardi raggiunti nella prossima primavera. E l’erede è già designato, scelto dal presidente Berlusconi: è Clarence Seedorf. Al cento per cento. L’olandese (37 anni) sta ancora giocando nel Botafogo, lo farà fino alla chiusura della stagione; ma è già stato a Milano, dove peraltro ha avviato alcune attività imprenditoriali, è a stretto contatto con Berlusconi, ha messo in moto le pratiche e gli studi per ottenere il patentino di allenatore e dal primo luglio avrà la responsabilità tecnica del Milan. I nomi che affiorano, in questi tempi e anche nelle prossime settimane, fanno parte del gioco di mercato che non finisce mai. Berlusconi ha scelto e la scelta è compiuta. Seedorf sarà l'undicesimo allenatore dell'era-Berlusconi dopo Liedholm, Sacchi, Capello, Tabarez, Zaccheroni, Cesare Maldini, Terim, Ancelotti, Leonardo e Allegri.
Sbarcato da Amsterdam, dove nell’ultima settimana ha smaltito un pacchetto di lezioni del corso allenatori, l’olandese, 432 presenze e 63 gol in rossonero, già oggi potrebbe rientrare alla base per trascorrere le festività natalizie in famiglia anche se ormai, «in Olanda non conosco quasi più nessuno». Legato al club brasiliano del Botafogo con un contratto da calciatore fino a giugno, Clarence è il principe ereditario designato a raccogliere la non brillante eredità di Allegri.
La panchina rossonera sarà sua, lo vuole Silvio Berlusconi con il quale la sintonia è totale (anche per lui, Clarence, il Milan di oggi non è inferiore ad almeno 5 formazioni che gli stanno davanti in classifica) e che già un anno fa, dicembre 2012, aveva obbligato Galliani a fargli mettere nero su bianco. Per questo sarà difficile fargli cambiare idea (al Dottore), soprattutto ora che Clarence possiede tutte le carte in regola per allenare a pieno titolo in serie A.
Tra quattro mesi il cosiddetto patentino renderà ufficiale il completamento di un percorso singolare perché, trattandosi di Seedorf, nulla può essere ridotto a banalità allo stato puro. Per farla breve Clarence ha messo di mezzo Louis Van Gaal, il c.t. d’Olanda, che si è attivato per consentirgli di seguire lezioni a domicilio: per un mese i docenti della Coverciano dei Paesi Bassi si sono trasferiti a Rio. Non male, vero? Teoria, certo, ma pure pratica.
Quello che a Milanello avevano soprannominato il sultano del Brunei, nei ritagli di tempo si è infatti messo ad allenare una formazione Under 17, il Boavista, con la quale è già stato 5 volte in panchina in occasione di altrettante amichevoli. Ovviamente i dvd degli allenamenti sono finiti in Olanda a rimpolpare il dossier sull’apprendista stregone Clarence Seedorf: «Ormai dormo 5 ore per notte ma quando una cosa ti prende non senti la fatica».
lunedì 23 dicembre 2013
Petkovic firma con la Svizzera. Tecnico della Lazio vicino a esonero
Il divorzio era nell’aria da settimane e dopo l’ultima sconfitta con l’Hellas Verona ci si attendeva a breve un esonero, ma prima che la Lazio potesse annunciarlo è arrivata la notizia che Vladimir Petkovic allenerà la nazionale svizzera, dal primo luglio 2014. Il tecnico, il cui futuro immediato sulla panchina della Lazio è in discussione in queste ore, ha firmato con la federazione elvetica un contratto fino a tutto il 2015.
''Serve una scossa, sto valutando in questi minuti. Incontrerò Petkovic ma non si può più andare avanti così. Non voglio cambiare tanto per cambiare, anche se so che bisogna cambiare strada, fare qualcosa per ripartire''. Il presidente della Lazio Claudio Lotito descrive così a Sky Sport la situazione legata alla posizione dell'allenatore, dopo la pesante sconfitta con il Verona. Tra la Lazio e Petkovic ci potrebbe essere una risoluzione consensuale del contratto se il tecnico venisse annunciato presto come nuovo ct della Svizzera. La Lazio, in attesa di sapere anche la situazione della panchina della Svizzera per Petkovic, valuta le alternative. ''La rosa è ristretta - le parole del patron biancoceleste -, facciamo valutazioni anche sui campionati esteri. I tempi? Molto brevi". Il favorito è Edy Reja, che ha già guidato in passato la squadra capitolina, ma non è tramontata del tutto il sogno Murat Yakin, che si dovrebbe però liberare dal Basilea. Gli altri nomi sono Giovanni Trapattoni e Mimmo Di Carlo. Una cosa sembra certa: pur mancando l'ufficialità, la Lazio e Petkovic si diranno addio.
Probakminte uno tra Yakin e Reja, chiuderà dunque un'avventura iniziata un anno e mezzo fa, quando il tecnico di Sarajevo arriva a sorpresa nella Capitale per sostituire proprio il Edy Reja. Tare lo aveva selezionato dopo averlo visto all'opera sulla panchina dello Young Boys e del Sion. Gli era piaciuta l'idea di calcio del croato di origine bosniaca, che nella sua prima conferenza stampa da allenatore della Lazio aveva spiegato di voler "dominare" sempre e comunque l'avversario. Una concezione di calcio opposta rispetto a quella, definita troppo "difensivista" e a tratti "catenacciara", dei due anni e mezzo precedenti con Reja. Che però per due volte consecutive aveva visto sfumare la qualificazione alla Champions League solo al fotofinish.
Nel 2013 in campionato la Lazio è letteralmente crollata: su 37 incontri complessivi sono arrivate 12 vittorie, 9 pareggi e 16 sconfitte, per un totale di 45 punti conquistati sui 111 disponibili. La media generale in Serie A è di 1,21 punti a partita, un dato che diventa ancora più preoccupante se si analizzano solo le gare in trasferta: su 19 match, 1 vittoria, 7 pareggi e 11 sconfitte che hanno permesso di raccogliere 10 punti sui 57 disponibili. Significa che lontano dall'Olimpico la Lazio "viaggia" a una media di 0,52 punti a partita: da retrocessione.
sabato 21 dicembre 2013
Inter e Thohir notizie di calciomercato per gennaio 2014
Il derby dirà qual è la direzione da prendere a gennaio 2014, ma l'obiettivo è uno solo: sistemare i conti anche attraverso cessioni importanti.
Erick Thohir, che sarà presente domenica sera a San Siro per Inter-Milan, ha pranzato con la squadra ad Appiano Gentile e parlato di mercato con Mazzarri, Ausilio e Branca. Un derby che deciderà anche le strategie per la finestra di calciomercato del prossimo gennaio.
La situazione sul mercato è chiara: al prezzo giusto tutti possono partire. I conti vanno sistemati, anche attraverso sacrifici pesanti. E l'interessamento del Manchester United per Mateo Kovacic è un'altra possibilità che si aggiunge a quelle che si stanno già vagliando. 15 milioni per portarlo in nerazzurro dalla Dinamo Zagabria, a meno non si scende, per quella che avrebbe dovuto essere la stella della squadra, con tanto di maglia numero 10. La frenata del Chelsea per Guarin è emblematica, c'è l'obbligo di ascoltare qualsiasi proposta da parte della coppia Branca-Ausilio. Mentre continua l'interesse dei Blues per Ranocchia.
Investire il meno possibile è la direttiva. Per cui spazio a giovani e occasioni. D'Ambrosio del Torino può essere un nome, se si supera la concorrenza del Milan. Lo svizzero Xhaka piace e il 17enne Halilovic, sostituto proprio di Kovacic nella Dinamo Zagabria, potrebbe prendere anche in nerazzurro il suo posto.
Il presidente dell'Inter Thohir si è recato a Monza per osservare il derby primavera con il Milan: "Abbiamo tanti giovani interessanti, è un mio compito essere qui".
Anche i più distratti avranno recepito il messaggio. L'Inter di Thohir probabilmente sarà incentrata sui giovani, il futuro nerazzurro, ciò che conta. Spazio ai vari Bonazzoli, Donkor, Puscas. Insomma, le stelle della Primavera allenata da Daniele Bernazzani.
"Sono felice di essere qui. Queste sono le stelle del futuro. Penso sia mio compito quello di supportare l'organizzazione delle giovanili" ha evidenziato Thohir durante l'intervallo della strascittadina. "Mi piace che i giocatori giovani possano essere in prima squadra".
Il presidente ha fatto i complimenti a Bonazzoli e Donkor."Sono due buoni giocatori", ha detto. Prima della gara lo stesso Thohir ha parlato dell'incontro avuto ieri con gli altri dirigenti della società e con la squadra. "Ci siamo fatti gli auguri, è stato un bell'incontro - ha dichiarato all'ingresso allo stadio Brianteo -Abbiamo parlato anche di mercato ma ci sono dei ruoli, dovete chiedere a Branca e Ausilio".
I tifosi vorrebbero qualche notizia clamorosa di calciomercato, Thohir lascia l'arduo compito ad altri: "Ne abbiamo parlato, ma dovreste chiedere a Branca. Esiste una divisione dei ruoli". Probabilmente, invece di spendere cifre folli, diversi giovani verranno trasportati in prima squadra.
"Non parlo di mercato, a maggior ragione alla vigilia
di una sfida come questa: faremo un discorso con la società, in base a certi
parametri, ma l'importante è che ci sia chiarezza". Lo ha detto Walter
Mazzarri, alla vigilia di Inter-Milan. Uno dei nomi che stanno circolando per
una possibile cessione è quello di Guarin. "L'ho chiamato dopo la sfida di
Napoli, per dirgli che aveva fatto la miglior partita - ha aggiunto -. forse le
voci di mercato lo hanno stimolato".
James Pallotta ha detto sì ai cinesi
Vi è l’accoglienza «con favore» a nuovi partner di ogni origine e provenienza l'investitore cinese è Chen Feng e il suo gruppo Hna. Per rendere famoso in campo internazionale il marchio As Roma non si può prescindere dai risultati e i risultati non possono prescindere dal rafforzamento della squadra. Servono soldi per migliorare la situazione debitoria, servono soldi per portare avanti il progetto dello stadio. Se arriva un socio cinese, davanti alla Roma si spalanca di colpo un mercato di un miliardo e trecento milioni di potenziali clienti. Solo che Pallotta non intende lasciare tutto questo in mano ad altri. Gli va bene la prima parte del piano cinese: arrivare al possesso di un 30% della società pagando, tra acquisto delle azioni di Unicredit e aumento di capitale, un centinaio di milioni. Non la seconda: aspettare il momento opportuno per impossessarsi della Roma.
Gli USA convergono verso Unicredit: i cinesi di Hna possono entrare nel capitale di Neep, la holding che ha il 78% della As Roma Il percorso è quello iniziale, ipotizzato dalla banca milanese che ha il 31% della scatola proprietaria del club giallorosso: cessione diretta di una quota del 20% che diluirebbe la sua partecipazione all’11%. Chen Feng, patron del gruppo orientale con interesse nelle compagnie aeree, alberghi, finanza, con un attivo che sfiora 44 miliardi, inoltre, sarebbe disposto a mettere altri soldi in aumento di capitale di Neep che, a cascata, rafforzerebbe la Roma.
Paolo Fiorentino, vice direttore generale di Unicredit, da sempre delegato a gestire il dossier calcistico (è anche presidente di Neep e consigliere della Roma) si è recato al Macro, il locale situato al Testaccio dove si è svolta la festa di Natale della squadra. Il banchiere ha presenziato, ma senza cenare, per rispondere alla chiamata di James Pallotta che, qualche giorno prima il suo arrivo a Roma, gli ha fatto pervenire una richiesta di incontro. Peraltro Fiorentino ha accettato di incontrare il presidente della Roma in pubblico, davanti a centinaia di persone, proprio per dimostrare il clima disteso tra i soci, dopo le incomprensioni di una quindicina di giorni fa. Poi il banchiere e l’imprenditore di Boston si sarebbero chiusi in una saletta del Ristorante per discutere a quattr’occhi del futuro del club. Tra i due, in meno di 30 minuti, ci sarebbe stato un chiarimento definitivo. Pallotta avrebbe condiviso che il nuovo socio acquisti le azioni da Unicredit per un prezzo di circa 30-40 milioni: tecnicamente è possibile che la banca conferisca il 31% in una newco, di cui la maggioranza passerebbe a Hna. Questo consentirebbe di mantenere gli stessi diritti di governance (posti in cda e diritti di veto) spettanti al socio che rappresenta almeno il 30%. Il valore del pacchetto dipenderà dall’esito del negoziato che, a breve, dovrebbe riprendere con la mediazione di Alessandro Daffina, ad di Rothschild Italia, romanista sfegatato. Infatti, dopo le baruffe tra Pallotta e Unicredit, risolte dalla Consob che ha stanato gli americani costringendoli ad ammettere di essere a conoscenza delle trattative (ammesse da subito dalla banca), Hna sarebbe in stand by, in attesa di chiarimenti. Ora che il disgelo è avvenuto, si potrà ripartire. I tempi? Prima dell’interruzione sembravano accelerati: bisognerà ora verificare cosa ne pensa mister Feng: pare però che le intenzioni siano quelle di prima.
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venerdì 20 dicembre 2013
Fabio Fognini dal numero 16 del tennis mondiale al calcio con la Taggia
Lo aveva confermato più volte nelle numerose che se non fosse diventato un tennista, Fabio Fognini avrebbe tentato di avviare la carriera da calciatore.
Fabio Fognini, con il numero 16 primo azzurro del tennis mondiale, intraprende, a 26 anni, una carriera sportiva parallela, entrando nel mondo del calcio, di cui è grande appassionato: è stato ufficialmente tesserato presso la Figc dal Taggia, squadra ligure che milita nel campionato Promozione, e domenica prossima potrebbe fare il suo debutto in campo.
Ne dà notizia la Federtennis, precisando che il tennista ligure ha scelto la maglia numero 16, in onore alla attuale posizione nel mondo (è il primo italiano a salire così in alto nel ranking dopo Corrado Barazzutti nel 1979).
Il Taggia, neopromosso, è secondo in classifica, ad un punto dalla capolista Ventimiglia, ed ha convocato Fognini - nato a Sanremo ma residente con la famiglia ad Arma di Taggia - per l'ultima partita del girone di andata, che domenica lo vedrà impegnato in casa contro la Carlin's Boys.
La squadra del Comune della provincia di Imperia è l'unica della Liguria occidentale a giocare su un campo in terra battuta, la superficie che Fabio predilige nel suo primo sport e sulla quale ha tra l'altro conquistato quest'anno, a Stoccarda e Amburgo, i suoi primi due titoli del circuito maggiore.
Molti tennisti ed ex tennisti amano il calcio e talvolta lo giocano, ma quello che si è spinto più in là - ricorda la Federtennis - è lo spagnolo Rafa Nadal, attuale numero 1 mondiale: da ragazzino, eccelleva in entrambi gli sport, e a 12 anni fu 'costretto' dal padre Sebastian e dallo zio Toni, tuttora suo allenatore, a optare per la racchetta. Il maiorchino, poi, ha preceduto Fognini, diventando nel 2011il primo tennista della Top 20 ad essere tesserato da un club calcistico, l'Inter Manacor, della sua città natale.
Fognini, attualmente impegnato negli allenamenti prima dell'avvio della prossima stagione, al Taggia ritroverà molti suoi amici d'infanzia.
Sono gli ultimi giorni di vacanza per il tennista azzurro. Dopo la partita di domenica prossima e le festività natalizie, Fognini volerà in India, a Chennai, dove disputerà dal 29 dicembre il primo torneo del 2014. Lo farà da testa di serie numero 3 in un tabellone che comprende, tra gli altri, Wawrinka, Youznhy, Paire e Tipsarevic.
giovedì 19 dicembre 2013
Aiuti a Real Madrid e Barcellona, Ue indaga
L'Antitrust dell'Ue ha aperto tre indagini per misure fiscali, non in linea con le norme continentali, in favore di Real Madrid, Barcellona, Athletic Bilbao, Osasuna, Valencia, Hercules ed Elche
La Commissione Ue ha aperto tre indagini nei confronti dei sette grandi club di calcio spagnoli su una serie di aiuti pubblici ricevuti che non sarebbero in linea con le norme europee. ''I club di calcio professionisti dovrebbero finanziare costi e investimenti con una sana gestione finanziaria, non a spese dei contribuenti'', ha ammonito il commissario alla concorrenza, Joaquin Almunia.
Bruxelles ha aperto nello specifico tre indagini distinte, su segnalazione dei cittadini preoccupati per i vantaggi che queste squadre, in difficoltà finanziaria, avrebbero avuto nei confronti delle altre che non hanno ricevuto il sostegno pubblico. Nessuno di questi aiuti, inoltre, è stato segnalato all'Antitrust Ue. La prima inchiesta riguarda alcuni privilegi fiscali concessi al Real Madrid, al Barcellona, all'Atletico Bilbao e all'Osasuna. La seconda riguarda la concessione di terreni dalla città di Madrid al Real. La terza e ultima, invece, riguarda le garanzie date dal Istituto delle finanze di Valencia, pubblico, per finanziare le tre squadre di calcio della città, il Valencia, l'Hercules e l'Elche, mentre questi erano in difficoltà finanziaria. L'apertura delle inchieste era stata preannunciata negli scorsi giorni dal ministro degli esteri spagnolo, José Manuel Garcia Margallo, che ha assicurato che ''darà battaglia'' a Bruxelles per difendere le squadre di calcio in quanto convinto che non vi sia ''nulla di irregolare'' nelle misure fiscali a favore dei club. Ma Bruxelles non è di questa opinione: secondo i servizi di Almunia, ''queste misure verosimilmente hanno un impatto sulla concorrenza'', e ''la Commissione ha dubbi se le misure rispettano le linee guida in quanto la Spagna non ha presentato nessun piano di ristrutturazione per dimostrare come le squadre di calcio possano ritornare di nuovo finanziariamente sostenibili''. Ora la Spagna dovrà rispondere a Bruxelles per spiegare le sue ragioni.
sabato 14 dicembre 2013
Legge stabilità 2014 norma antievasione per il calcio
La commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento alla legge di stabilità "che impone di tassare una percentuale pari al 15% dell'importo derivante dalla compravendita degli atleti".
Quindi via libera alla norma antievasione per le transazioni dei calciatori che guadagnano di più. L'emendamento prende in esame il rapporto tra club e procuratore. "Ai fini della determinazione dei valori delle imposte sui redditi, per i professionisti si considera il costo dell'attività d'assistenza sostenuto dai club nell'ambito delle trattative che hanno per oggetto le prestazioni degli atleti, nella misura del 15%, al netto delle somme versate dall'atleta prof ai propri agenti".
I due firmatari i firmatari Antonio Castricone e Stefania Covello, spiegano: ''il nostro emendamento che impone di tassare una percentuale pari al 15% dell’importo derivante dalla compravendita degli atleti ha lo scopo di far emergere utili spesso nascosti al fisco e dunque incrementare il gettito fiscale. Con questa norma sarà da oggi possibile la diminuzione degli inevitabili contenziosi fiscali tra atleti e l’amministrazione finanziaria ai quali in passato, purtroppo, siamo stati abituati''.
Lo scopo, è quello di far emergere utili spesso nascosti al fisco e dunque incrementare il gettito fiscale. Con questa norma sarà da oggi possibile la diminuzione degli inevitabili contenziosi fiscali tra atleti e l'amministrazione finanziaria ai quali in passato, purtroppo, siamo stati abituati.
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Juventus: Antonio Conte e le trattative di calciomercato
Conte: «Che fallimento. Obiettivo era il "triplete"», il tecnico della Juventus tagliente in conferenza stampa . Poi torna serio: «Questa non è più la Champions dei miei tempi. Qui ti scontri con squadre che economicamente ti sono superiori. È inutile mettere la testa sotto la sabbia. Vedere una squadra italiana in finale nei prossimi anni sarà molto, molto dura. Dobbiamo rialzarci e ripartire dal Sassuolo. Pensiamo solo al presente e no alle fesserie come già concentrarsi sull'Europa League che rappresenta il futuro.
"Noi - ha aggiunto il tecnico bianconero - abbiamo già fatto un miracolo a tornare protagonisti in Italia, vincendo due scudetti e due Supercoppe dopo due settimi posti. L'anno scorso siamo arrivati ai quarti di finale, eliminati dal Bayern che ha poi vinto la Champions. Quest'anno il cammino all'inizio non è stato un cammino buono e questo ha pregiudicato il nostro percorso. Però ci vuole tempo: chi pensa che le vittorie nascano dall'oggi al domani significa che non ha mai vinto in vita sua. Chi ha vinto sa che c'è un percorso da seguire. E' un percorso lungo, fatto di lavoro, di fatica e di cadute".
Vucinic? Non è disponibile. Asamoah? Potrebbe giocare interno».
Antonio Conte non ci sta e non accetta di buon grado le critiche dopo l'uscita dalla Champions League. Il tecnico della Juve, dopo una prima risposta piccata, cambia idea e assume un tono sarcastico a chi gli chiedeva conto di "fallimento" dei bianconeri dopo la prematura uscita dalla Champions League già nella fase a gironi: «Non è la prima volta che siamo caduti sul campo. Quest'anno abbiamo perso due consecutivamente, mai accaduto sotto la mia gestione, perciò non ci sono ricette particolari per ripartire. Si può vincere e perdere e dobbiamo essere preparati a questa eventualità. Ora dobbiamo rialzarci, così come abbiamo fatto le altre volte. Cosa provo quando sento parlare di fallimento? Ma fallimento di cosa? Che non abbiamo vinto la Champions League? Se come obiettivo c'era di vincere il trofeo è un fallimento, poi che si potesse fare un percorso più lungo questo sicuramente. O forse sì. Avevamo messo come obiettivo finale il "triplete" quindi è un fallimento quello della Juve». Ironia a parte poi Conte analizza bene i motivi dell'uscita dalla Champions, facendo un'analisi più approfondita: «Cosa serve per fare dela Juve modello italiano in Europa? Il tempo. Si pensa che bastino un paio di stagioni per battere delle corazzate, ma in realtà ci vuole pazienza. Noi abbiamo fatto qualcosa di straordinario nelle ultime due stagioni, vincendo due scudetti e due Supercoppe. Quest'anno in Champions non abbiamo fatto un buon cammino perché le prime partite ci hanno pregiudicato il passaggio del turno. Ci vuole tempo per maturare e capire dove migliorare. Questa non è più la Champions dei miei tempi. Qui ti scontri con squadre che economicamente ti sono superiori. È inutile mettere la testa sotto la sabbia. Vedere una squadra italiana in finale nei prossimi anni sarà molto, molto dura. E questo ve l'ho detto due anni fa e spesso ci azzecco come i fatti stanno dimostrando. Per quanto riguarda la nostra uscita ho già spiegato perché non ci siamo qualificati. Di base siamo usciti senza giocare una partita e poi che non dovevamo ridurci a giocarci la qualificazione agli ottavi nell'ultima partita. La qualificazione poteva essere già in ghiaccio e invece ci siamo ridotti all'ultimo. Il destino ci ha riservato questo per mandarci un messaggio. Ai ragazzi ho detto che questo ci deve servire da lezione per capire dove migliorare. Sul vincere la Champions è un'ambizione giusta perché uno deve sempre porsi obiettivi ed alzare l'asticella. Bisogna scrivere la storia alzando i nostri obiettivi ma ci vuole e ci vorrà molta pazienza».
Poi la mente di Conte torna al campionato: «Il presente oggi è la cosa più importante. Pensare al passato non conta e neanche pensare al futuro troppo lontano (il riferimento è alla sfida contro la Roma del 6 gennaio, ndr). C'è ancora il Sassuolo da affrontare prima di pensare alla Roma. Dobbiamo pensare solo alla partita di domani e poi ad Avellino e Atalanta. Meglio concentrarsi sul presente piuttosto che sulle fesserie. A cosa mi riferisco? Pensare all'Europa League già ora quando mancano più di due mesi alle sfide dei sedicesimi. Tevez non ha segnato in Champions? È relativo il gol, conta la prestazione e io sono contento del suo rendimento. In Turchia è stato un leone, un leader in campo e nonostante il terreno di gioco si è calato nella giusta mentalità. Abbiamo fatto sotto tutti i punti di vista, anche umano, un grandissimo acquisto quindi io sono contento. La mia valutazione non è sul quantitativo di gol ma sull'apporto che dà alla squadra. I parametri miei sono molto diversi dai vostri. Ognuno fa il suo lavoro». Chiusura sugli assenti sicuri contro i romagnoli e sulla possibile novità tecnica a centrocampo considerando il ko di Pirlo e la squalifica di Marchisio: «Vucinic non è disponibile, così come Pirlo e Marchisio. Cerchiamo delle soluzioni a centrocampo e fra queste potrei utilizzare Asamoah come interno».
Calciomercato Juve, è terremoto: in tanti possono partire da Marchisio a Vucinic, da Quagliarella a Giovinco, senza dimenticare le offerte mostruose per Vidal e Pogba: l'uscita dalla Champions impone una valutazione economica da non sottovalutare per il club bianconero.. L'uscita inattesa dalla Champions impone infatti una profonda riflessione dal punto di vista economico, viste le offerte mostruose che a Torino continuano ad arrivare. E le parole del presidente Agnelli («Se arrivasse una grossa offerta, il club non avrebbe la forza per trattenere un giocatore come Pogba») risuonano più forti ora che anche i proventi della massima competizione continentale si sono prosciugati.
Pogba arrivato a costo zero, Vidal preso per dieci milioni: oltre a loro a poter garantire una grande plusvalenza, la parola chiave dei bilanci dei club di Serie A, sarebbe Marchisio, cresciuto bianconero fin dalle giovanili. Senza dimenticare che il palcoscenico dell'Europa League potrebbe sia attutire economicamente la perdita che dare spazio e occasioni di visibilità a Vucinic, Quagliarella e Giovinco: tre nomi che potrebbero poi cercare altrove nuovi stimoli, con la Juve che non alzerebbe barricate per la loro partenza.
Il valore stimato della rosa bianconera ammonta a 325 milioni di euro, mentre il monte ingaggi oscilla attorno a 115 milioni lordi: il salario più alto appartiene a Carlos Tevez, 5 milioni più bonus, tetto massimo al quale dopo il rinnovo si avvicina Arturo Vidal. L'investimento sul mercato estivo è stato di 44,8 milioni (Ogbonna - 13 milioni e 2 bonus - il più costoso), bilanciato da cessioni e prestiti onerosi per 34,75: saldo, -10,5 milioni.
Inoltre per i sorteggi di Europa League del 16 dicembre prossimo non sarà testa di serie.
lunedì 9 dicembre 2013
Pallone d’oro 2013 è corsa tre Messi, Cristiano Ronaldo e Ribery, i finalisti
Tutto come nelle previsioni: saranno Leo Messi, Cristiano Ronaldo e Franck Ribery a contendersi il Pallone d'Oro 2013. Lo rene noto la Fifa. Il Pallone d'Oro sarà assegnato il prossimo 13 gennaio a Zurigo.
Secondo le ultime indiscrezioni sulla lista ufficiale diramata oggi ad aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento internazionale, assegnato il prossimo 13 gennaio a Zurigo,dovrebbe essere il fuoriclasse transalpino, che quest'anno ha vinto tutto con il suo club, il Bayern Monaco
Quindi svelato il 'mistero' della short-list per il Pallone d'Oro 2013. La Fifa ha annunciato che si contenderanno il prestigioso trofeo il portoghese del Real Madrid Cristiano Ronaldo, l'argentino del Barcellona Lionel Messi e il francese del Bayern Monaco, Franck Ribery.
sabato 7 dicembre 2013
Panini è morto Umberto, l'ultimo dei fratelli re delle figurine
Nel 1964 rientrò dal Venezuela, fu il fratello Giuseppe a convincerlo: "L'America è qua" a Modena. Fondò con fratelli Giuseppe, Benito e Franco la Panini figurine.
È morto ieri sera Umberto Panini, l’ultimo dei quattro fratelli che costruirono l’impero delle celebri figurine. Aveva 83 anni e da tempo era malato. Nato a Pozza di Maranello il 3 febbraio 1930 lascia la moglie e quattro figli Manuela, Marco, Giovanni e Matteo. Dopo varie esperienze professionali in Venezuela, nel 1964 rientrò a Modena su esortazione del fratello Giuseppe che gli scrisse l'ormai storica frase "..l'America è qua, torna abbiamo bisogno di te".
Era, nel squadra dei fratelli tutti morti, il più portato alla parte industriale e tecnica dell’avventura editoriale. Proprietario di una nota collezione di automobili e moto, aveva sviluppato a tempo pieno l’azienda agroalimentare Hombre a Modena.
Al suo ritorno, muove i primi passi nel mondo delle figurine affiancando i fratelli Giuseppe, Benito e Franco nell'attività delle Edizioni Panini. Si occupa in particolare della parte industriale e produttiva, progettando e realizzando i macchinari adibiti alle varie necessità dell'azienda, tra cui la celebre "Fifimatic", la macchina per imbustare le figurine. Ceduta l’azienda, Umberto ha coltivato la sua più grande passione, quella per i motori e ha sviluppato a tempo pieno l’azienda agroalimentare Hombre a Modena.
Nel 1961, forte con i fratelli dell’esperienza maturata nella loro agenzia di distribuzione di giornali, diedero vita alla prima Collezione Calciatori Panini, per il campionato 1961-1962.
Ricordiamo che il gruppo Panini è leader mondiale nel settore delle figurine adesive e delle trading cards.
La prima figurina stampata dalla Panini fu quella di Bruno Bolchi, centrocampista e capitano dell’Inter dell’epoca.
Ricordiamo la figurina introvabile per antonomasia, fu il mitico Pizzaballa, allora portiere dell’Atalanta. inizio stagione '63-'64, il fotografo Panini si reca al campo dell'allenamento degli orobici, ma il portiere quel giorno non c'è. La casa modenese rimedierà solo a febbraio, mettendo sul mercato anche Pizzaballa, immortalato con mesi di ritardo.
Dai marò in India ai tifosi della Lazio in Polonia. L’Italia perde in campo internazionale
Altro che girone difficile per i prossimi mondiali di calcio. L’Italia ha già perso sul fronte internazionale.
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due militari accusati della morte di due pescatori il 15 febbraio del 2012, ormai quasi due anni agli arresti. Si sono aggiunti in Polonia i 22 tifosi della Lazio a Varsavia.
Hanno fatto rumore le dichiarazioni del ministro degli Interni polacco che ha usato parole dure la presenza a Varsavia dei genitori dei 22 laziali ancora in carcere dopo gli scontri prima dell'inizio della sfida di Europa League col Legia: "Comprendo il loro dolore ma non posso altro che dire che sono genitori di banditi e delinquenti".
Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha criticato il ministro dell'Interno polacco, Barlomiej Simkiewicz, che aveva definito "banditi" e "teppisti" i tifosi della Lazio ancora agli arresti a Varsavia. "Sono parole sconvenienti", ha commentato a margine di una cerimonia alla Farnesina, "in particolare per un ministro. In uno Stato di diritto le colpe sono individuali, non si generalizzi".
E’ doveroso ricordare che il ministro polacco Barlomiej Simkiewicz, ha sulla sua fedina penale tracce di condanna per ostacolo a procedimento penale (con tre giorni di reclusione) partecipazione a episodi di strada, turbamento dell’ordine pubblico e distribuzione di volantini abusivi. Episodi che risalgono agli anni 80, in pieno fermento per la caduta del comunismo e del blocco sovietico.
"C'erano dei violenti ma sono stati presi e trattenuti anche manifestanti inconsapevoli", ha aggiunto il ministro, auspicando "una soluzione rapida della vicenda". Sta dunque assumendo i toni di un 'caso diplomatico' la vicenda che ha coinvolto ventidue tifosi della Lazio fermati prima dell'incontro tra i biancocelesti e la squadra polacca del Legia Varsavia.
I genitori dei fermati si sono detti soddisfatti dell'operato di Enrico Letta: "Abbiamo ottenuto - hanno detto i rappresentanti dei genitori - il massimo di quanto potevamo aspettarci, il premier e' stato partecipe della nostra sofferenza, ci ha spiegato di aver fatto il massimo".
"Speriamo - hanno aggiunto - che possiamo ritornare a casa con i nostri ragazzi al più presto. Nel massimo rispetto degli ordinamenti giuridici di un altro Paese speriamo che venga fatta chiarezza". L'ambasciata italiana a Varsavia e' presa d'assalto da giorni dai parenti dei supporters arrestati per gli incidenti accaduti prima della partita. Alcuni sono già stati processati per direttissima, per gli altri c'e' anche la possibilità di un patteggiamento ma nel caso dovranno ammettere la responsabilità e potrebbero cavarsela prendendo due anni con la condizionale e il Daspo, il divieto di entrare negli stadi, per tre anni.
Nei giorni scorsi era intervenuta la responsabile della Farnesina, Emma Bonino, e anche il ministro degli Esteri polacco. Il Capo dell'esecutivo oggi ha chiesto al primo ministro polacco di "fare tutto cio' che e' in suo potere" affinché ci sia "una attenzione particolare" verso i ragazzi.
Il problema infatti, spiegano fonti governative, è che dal punto di vista formale la situazione non è criticabile. In Polonia, tra l'altro, vige ancora il reato di "adunanza sediziosa" per incitamento ad atti violenti.
Proseguono i contatti diplomatici tra Italia e Polonia per risolvere la situazione dei 22 tifosi della Lazio ancora in carcere, dopo gli incidenti del pre-partita tra Legia Varsavia e Lazio. Il premier Enrico Letta nei giorni scorasi si è confrontato con il suo omologo polacco Donald Tusk in un incontro in Polonia. Letta ha anche incontrato le famiglie dei 22 arrestati all’ambasciata italiana tranquillizzandoli.
Così il presidente della Lazio Claudio Lotito la situazione è impensabile e noi come società ci siamo resi disponibili per difendere i nostri tifosi. Non c'erano le condizioni per i fermi: mercoledì molti tifosi avversari hanno cercato lo scontro con quelli della Lazio sotto gli alberghi in cui alloggiavano. Dopo un'ora e mezzo c'è stata una perquisizione senza creare alcuno stato d'allarme eccessivo.
Ma stando ad oggi sembra un'altra sconfitta dell’Italia all’estero.
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sabato 23 novembre 2013
Verona-Chievo, dopo 11 anni torna derby al Bentegodi
Il Verona ha sempre vinto nelle sei gare stagionali giocate in casa: record condiviso con la Juventus.
Hellas cerca la settima vittoria in casa. Dopo 11 anni Verona ritrova il suo in serie A, con una squadra, il Verona di Andrea Mandorlini, vera sorpresa di questo inizio di stagione e con l'altra, il Chievo, ultima in classifica e con un nuovo allenatore, Eugenio Corini.
Derby scaligero numero tre in Serie A: una vittoria a testa nei due precedenti che risalgono alla stagione 2001-02. Otto, invece, gli incroci in Serie B: tre vittorie del Verona, tre del Chievo e due pareggi. La squadra di Mandorlini non pareggia da sette giornate di campionato: 5V, 2P. Il Chievo, invece, non vince da otto gare (2N, 6P) e non ha segnato nelle ultime tre.
Sarà un derby accesissimo, al quale le due squadre arriveranno in momenti diametralmente opposti. Il Verona cerca il record di sette vittorie casalinghe consecutive. Il Chievo ha un imperativo: muovere una classifica difficile. I motivi di interesse ci sono tutti per non perdersi il derby di Verona. Una sfida che non si gioca da undici anni. Era la stagione 2001-2002 ed era la prima volta che le due squadre cittadine giocavano contro nel massimo campionato. Quell'anno l'Hellas retrocesse, ora dopo 11 anni ha finalmente ritrovato la Serie A. Il Chievo è la piccola realtà, un quartiere di Verona di circa 2500 abitanti a circa quattro chilometri dal centro storico. La società del presidente Campedelli ha conosciuto la A solamente nel 2001, ma è una felice realtà così come il Verona che quest'anno ha visto ben 17 mila tifosi sottoscrivere l'abbonamento.
Con i rientri di Bianchetti e Hallfredsson, Andrea Mandorlini ha a disposizione la rosa al gran completo, visti anche i recuperi dai rispettivi problemi fisici di Juanito Gomez e Cirigliano, entrambi convocati per il derby. Non sembrano dunque esserci grossi dubbi di formazione se non in avanti, dove Jankovic, Juanito e Martinho si giocano una maglia da titolare, con l'ultimo favorito sugli altri due.
Decisamente più lunga la lista degli indisponibili per il vecchio/nuovo tecnico clivense Eugenio Corini, che dovrà fare a meno dello squalificato Pellissier e degli infortunati Calello, Claiton e Bentivoglio. La formazione, dunque, sembra già fatta sulla base di un 5-3-2 fortemente difensivo. In avanti largo alla coppia Paloschi-Thereau
"Ho avuto la fortuna di rappresentare entrambe le squadre e di segnare con tutte e due le maglie nei derby - afferma Corini - senza dubbio è una grande soddisfazione che porto con me come un bel ricordo della mia carriera. Voglio massima concentrazione da parte di tutti. Sarà fondamentale l'approccio e l'equilibrio mentale a questa sfida". Di contro Mandorlini ammette che "tutti sperano che le cose vadano bene ma la verità è che sino ad ora sono andate oltre ogni più rosea aspettativa. La sfida con il Chievo ha un sapore particolare, che viviamo con grande entusiasmo. Siamo in un buon momento e ci siamo preparati al meglio per una gara dura e difficile". Spettatore interessato del derby è il sindaco Flavio Tosi, che non nasconde il suo tifo per l'Hellas. "Sono sindaco di tutti i cittadini di Verona ma sono tifoso solo dell'Hellas - afferma ai microfoni di Radio 24.
PROBABILI FORMAZIONI
Verona (4-3-3): Rafael; Cacciatore, Moras, Maietta, Agostini; Romulo, Jorginho, Hallfredsson; Iturbe, Toni, Juanito Gomez. All.: Mandorlini
Chievo (5-3-2): Puggioni; Sardo, Frey, Dainelli, Cesar, Dramè; Radovanovic, L. Rigoni, Hetemaj; Paloschi, Thereau. All.: Corini
mercoledì 20 novembre 2013
Cristiano Ronaldo si avvicina al Pallone d’oro 2013
Maestosa prestazione di Cristiano Ronaldo, ora la sfida con Franck Ribery e Lionel Messi. Doveva essere: Ibrahimovic contro Ronaldo. E alla fine così è stato: Svezia-Portogallo si riduce a un duello tra Ibra e CR7. In Brasile ci andrà Cristiano Ronaldo, il trentaduenne Zlatan Ibrahimovic difficilmente avrà un’altra occasione per provare a segnare almeno una rete in una fase finale di un Mondiale. Ci ha provato, stavolta, facendo due gol; il problema, per lui, è che il suo avversario ne ha realizzati tre, che sommati a quello dell’andata promuovono il Portogallo e bocciano definitivamente la Svezia. Il 3-2 finale porta la firma esclusiva delle due stelle della serata, e dà anche l’idea di quanto queste due nazionali dipendano dagli estri e dalle lune dei loro fenomeni.
Dopo un primo tempo che di studio, Ronaldo ha dato inizio alla partitissima con un contropiede delizioso dopo 5’. Quando tutto sembrava scritto, si è scatenato Ibra, che in 4 minuti (dal 23’ al 27’) ha ribaltato il risultato con un colpo di testa su corner prima e con una terrificante punizione rasoterra poi. E quando la qualificazione è tornata in bilico, di nuovo Ronaldo ha freddato gli avversari: a lui di minuti ne sono bastati due (dal 32’ al 34’). Alla fine in mezzo al campo è rimasto un uomo solo, il candidato al Pallone d’oro tanto antipatico al signore del calcio mondiale Sepp Blatter. Con le votazioni che si chiudono il 29 novembre, CR7 ha dato un segnale fortissimo per provare a battere la concorrenza di Ribéry e Messi.
I numeri del campione lusitano sono impressionanti: con i tre gol messi a segno stasera diventa il miglior marcatore della storia della nazionale portoghese insieme a Pauleta (47 centri), sale a quota 32 reti stagionali e ben 66 nell'anno solare, numeri da Pallone d'Oro, appunto. I padroni di casa, colpevoli di troppi errori in fase difensiva, escono comunque a testa alta dal campo. Soprattutto Ibra, che dice addio al Mondiale ma lo fa a modo suo, mettendo a segno una doppietta che mette seriamente paura agli ospiti.
sabato 16 novembre 2013
Calciomercato per la Juventus: voci su Jorginho Luis Suarez e Andrea Pirlo
In questi giorni si rincorrono le voci di mercato riguardanti Jorginho e la possibilità che vada presto alla Juventus per fare il vice (o il successore) di Pirlo. L'affare sarebbe per giugno, ma il Verona potrebbe già a gennaio avere in prestito l'olandese Bouy.
Mentre le voci dalla stampa inglese: la Juventus avrebbe proposto uno scambio al Liverpool cercando di includere l’attaccante uruguayano.
L’interesse del Liverpool per Claudio Marchisio cresce, e la Juventus sembrerebbe intenzionata ad approfittarne cercando di realizzare un sogno proibito. Secondo quanto riporta la stampa inglese (“Daily Mail” in primis), i bianconeri avrebbero proposto un’offerta ai Reds per la finestra di mercato di gennaio, cercando di arrivare a Luis Suarez con un pacchetto che comprenderebbe Claudio Marchisio e Leonardo Bonucci, altro giocatore sul quale la formazione di Anfield ha sempre espresso un buon tasso di gradimento.
Luis Suarez è un giocatore che, da tempo, smuove molti rumors di mercato: in estate l’Arsenal era uscito allo scoperto con una grossa offerta da 40 milioni di sterline (quasi 48 milioni di euro), rigettata però al mittente dal Liverpool, che considera l’attaccante uruguayano incedibile. Per Marchisio, già accostato al Monaco di Ranieri in passato, la Juve chiederebbe almeno 25 milioni di sterline, mentre Bonucci sarebbe valutato non meno di 15, dunque il pacchetto completo andrebbe a pareggiare sostanzialmente la stessa proposta formulata in agosto dai Gunners.
Andrea Pirlo non ha particolare fretta di conoscere il suo futuro però, se ce ne fosse ancora bisogno, ha messo le cose in chiaro: qualunque sia la prossima squadra vuole giocare e sentirsi importante.
"A che punto è il mio rinnovo? C'è tutta la stagione per parlarne, vedremo. Sono ottimista per natura. Voglio continuare a giocare perché mi diverto, e non so se sarà nella Juve o in un'altra squadra. Non ho preclusioni per nessuna squadra". Pirlo insomma con la flemma che contraddistingue il personaggio al termine di Italia-Germania ha ribadito ai giornalisti, se ce ne fosse bisogno, che vuole sentirsi importante e non vedere ridotto il suo minutaggio. La Juventus ha ovviamente la priorità su tutte le altre soluzioni ma è chiaro che il fuoriclasse della Nazionale non si scomporrebbe più di tanto all'idea di un trasloco.
Ma dove potrebbe andare Pirlo? Da escludere, salvo clamorosi colpi di scena, la possibilità di vederlo ancora in Italia le alternative portano inevitabilmente all’Inghilterra ed in particolare a Londra dove Arsenal e Tottenham sarebbero pronte a fare carte false per avere l’unico italiano in lizza per il Pallone d’Oro 2013. Anche la suggestione Real Madrid non è da trascurare, Ancelotti da sempre stravede per il metronomo azzurro ma bisogna sottolineare anche che in questo momento i blancos puntano su profili più giovani rispetto a quelli di Pirlo. E’ difficile però che Ancelotti possa garantire un impiego da titolare inamovibile a Madrid al suo pupillo. Nei prossimi mesi però altri busseranno alla porta di Pirlo, un giocatore dalla classe infinita e che più passa il tempo e più riesce ad essere decisivo. Sempre che Marotta e la Juventus entro la fine dell’anno (ricordiamo, che da gennaio Pirlo potrebbe firmare liberamente con qualunque club per il giugno 2014) non decidano di rompere gli indugi e accelerare le pratiche del rinnovo.
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venerdì 15 novembre 2013
Inter: si insedia Thohir dopo l’era Moratti
Una storia d'amore tra l’Inter e Morati che ha raggiunto la maggiore età, lunga oltre 18 anni. Era il 18 febbraio 1995, in campo l’Inter, sua nuova creatura acquistata da Ernesto Pellegrini, e il Brescia. L’esordio di Massimo Moratti a San Siro, acclamato dal pubblico bauscia come il Messia, portò una vittoria. Un semplice 1-0, segnò Berti, simbolo dell’Interismo. Mentre con il Livorno, l’ultima partita da presidente, le emozioni sono state diverse.
Ricordiamo che Moratti si è goduto l’ultima vigilia da presidente alla Pinetina. Con la stessa tensione di sempre - resta il primo tifoso -, ma con gli occhi lucidi, nascosti dietro il clima umido di Appiano Gentile: questa mattina, durante l’allenamento, ha parlato a lungo con Mazzari, lo ha rassicurato sul suo futuro e gli ha confermato che a gennaio ci saranno movimenti sul mercato.
Coincidenza incredibile che l’era Moratti possa finire in concomitanza con un nuovo inizio. La carriera di Javier Zanetti, uomo legato a doppio filo con il futuro ex presidente - primo acquisto insieme alla meteora Rambert
L'assemblea straordinaria degli azionisti dell'Inter ha eletto il nuovo CdA. Otto i componenti: Erick Thohir, Rosan Roeslani, Handy Soetedjo, Thomas Shreve, Hioe Isenta, Angelomario Moratti, Rinaldo Ghelfi e Alberto Manzonetto. Thohir è stato eletto presidente del consiglio di amministrazione. Massimo Moratti è il nuovo presidente onorario dell'Inter.
''Lascio questa società a chi ha senso di responsabilità e di fiducia nel progetto, oltre a un grandissimo rispetto verso la storia e i colori dell'Inter. Vorrete certamente bene alle persone che arriveranno'': così Moratti, tra gli applausi, all'assemblea dei soci che sancisce l'ingresso nell'Inter della cordata indonesiana.
Thohir, lavoreremo per Inter ancora più vincente - ''Mazzarri in questi mesi ha già gettato le basi per un ottimo lavoro, abbiamo massimo fiducia in lui. Lavoreremo duro per costruire un'Inter ancora più vincente''. Lo ha detto Erick Thohir nella conferenza stampa con Massimo Moratti dopo l'assemblea dei soci dell'Inter. Il nuovo presidente ha poi scherzato con i giornalisti dicendo in italiano: ''Chi non salta rossonero è'', facendo scattare l'applauso dei presenti. Thohir ha ringraziato Dio, Moratti e tutti i soggetti coinvolti nella trattativa.
Moratti, giusto che Thohir prenda carica presidente - ''I nuovi soci hanno insistito affinché io e mio figlio potessimo prendere la presidenza e li ringrazio, ma ci sembrava giusto che loro potessero avere direttamente la carica attraverso cui si esprime l'autorità del club''. Lo ha detto Massimo Moratti nella conferenza stampa insieme a Erick Thohir dopo l'assemblea dei soci dell'Inter. ''La carica di presidente onorario mi permetterà comunque di stare vicino alla squadra'', ha aggiunto.
domenica 10 novembre 2013
Lega Pro Salernitana-Nocerina finita dopo 20 minuti
Ospiti, minacciati,accusano 5 infortuni e restano in inferiorità. Arbitro sospende. 'Tutti in piazza a festeggiare... ha vinto il popolo nocerino'. Così su Facebook i tifosi rossoneri hanno commentato la partita-farsa di Salerno. In oltre cento hanno raccolto l'invito via web e si sono ritrovati in piazza Diaz, a Nocera Inferiore, sventolando bandiere e cantando cori: poi un violento acquazzone ha indotto tutti a tornare a casa.
E' finita tra i fischi degli spettatori la partita-farsa di Lega Pro tra Salernitana e Nocerina andata in scena per soli 20 minuti nello stadio Arechi, partita ad alto rischio per l'ordine pubblico visti i pessimi rapporti tra le due tifoserie. Proprio questi timori avevano spinto il Comitato sicurezza del Viminale a vietare la trasferta per i tifosi ospiti, all'interno di un quadro di fortissime misure di prevenzione.
Al divieto, gli ultrà nocerini hanno risposto minacciando di recarsi ugualmente all'Arechi: da giorni la città di Nocera Inferiore era tappezzata da striscioni con la scritta "tutti a Salerno". Stamane, un gruppo di circa duecento tifosi della Nocerina si è presentato nel ritiro della propria squadra, intimando alla squadra rossonera di non presentarsi in campo: "O ci siamo anche noi, oppure non dovete esserci neppure voi". Dopo le minacce, i calciatori della Nocerina si sono recati sul proprio pullman nello stadio Arechi ma hanno annunciato di non voler scendere in campo. Dopo una lunga trattativa, presente il questore di Salerno Antonio De Iesu che ha offerto ampie garanzie sulla sicurezza, la partita è cominciata con una quarantina di minuti di ritardo. Ma le intenzioni degli ospiti sono apparse subito chiare: nei primissimi minuti sono state effettuate tutte le tre sostituzioni possibili, e subito dopo ben cinque giocatori, uno dopo l'altro, hanno accusato infortuni e sono usciti dal campo.
Rimasta la Nocerina in sei, l'arbitro Sacchi di Macerata non ha potuto che fischiare la fine anticipata del match, sotto gli occhi infuriati dei circa tremila spettatori paganti dello stadio Arechi. Subito dopo, negli spogliatoi, l'annuncio delle dimissioni di massa della dirigenza della Nocerina.
venerdì 1 novembre 2013
Gigi Meroni la farfalla granata
Il 15 ottobre 1967 smetteva di volare la "farfalla granata": i tifosi lo ricordano come ogni anno.
“Era un simbolo di estri bizzarri e libertà sociali in un paese di quasi tutti conformisti sornioni», parole di Gianni Brera
Ci sono date che sono scolpite nella mente e sulla pelle dei tifosi del Torino. Il 15 ottobre 1967, Meroni moriva travolto da un’auto mentre attraversava con il compagno di squadra Poletti, morì una domenica sera dopo la vittoria del Torino sulla Sampdoria grazie alle sue prodezze. Il primo urto lo colpì alla gamba sinistra e lo fece piroettare in aria, facendolo rimbalzare dove sopraggiungeva un’altra auto che non poté evitarlo. Aveva 24 anni ed era l’idolo di Torino, versante granata, dopo essere stato adorato dai genovesi, sponda rossoblù.
Una tragedia che sconvolse l’intero mondo del calcio e l’Italia stessa perché Meroni non era solo un calciatore di 24 anni, ma un simbolo per i giovani degli Anni ’60. Anticonformista e geniale, talentuoso e speciale: la “Farfalla granata” era nel cuore dei tifosi.
Questo è uno dei motivi che ogni 15 ottobre viene ricordato con affetto e sentimento. A partire dal mondo granata, che come ogni anno si ritroverà nel luogo dell’incidente mortale per deporre un fiore, dire una preghiera o sussurrare un “Ciao Gigi”.
Segnava gol in maniera irripetibile perché gli veniva facile il difficile, non per esibizionismo. Giocava sempre come se non ci fosse altro che il calcio, un gioco e niente più.
Dal 2007, in corso Re Umberto 46, c’è un cippo che onora Meroni ed è diventato un punto di riferimento per chi non ha mai dimenticato quell’ala imprendibile o semplicemente si è appassionato alla storia a quel ragazzo “beat”.
Luigi "Gigi" Meroni nasce a Como il 24 febbraio del 1943 e proprio a Como inizia la sua carriera calcistica nel campetto dell'oratorio di San Bartolomeo dove gioca la squadra Libertas. Cresce nel vivaio del Calcio Como insieme all'amato fratello Celestino, ma la sua carriera nella formazione lariana è breve e a soli 19 anni viene traferito al Genoa. A portare Meroni alla corte rossoblù era stato un dirigente talent scout», Aldo Dapelo, grande amico di Gianni Brera. L'aveva acquistato dal Como per 40 milioni e gli era stato suggerito dal dottor Giulio Cappelli, che allora guidava i lariani. Pochi mesi prima Meroni era stato bocciato da Manlio Scopigno per il Vicenza. L'aveva segnalato a Roberto Lerici, un suo amico geno¬vese Amilcare Palotti, scopritore di talenti.
Il tecnico argentino aveva subito capito l'immenso talento di Meroni e l'aveva lanciato in orbita. E qui il destino mosse il suo primo passo, perché anche il povero Santos morì per Meroni. Era andato a passare le vacanze in Spagna, gli avevano assicurato che Meroni non sarebbe stato venduto. Invece l'ultimo giorno del «Gallia», il presidente Giacomo Berrino non seppe resistere all'offerta di Pianelli, circa 300 milioni, e Meroni passò al Torino. A Genova, in piazza De Ferrari ci fu la ri¬volta dei tifosi, perché Gigino era il loro beniamino. Appena lo seppe, Santos decise di interrom¬pere le vacanze. Salì in macchi¬na per raggiungere Genova e da¬re le dimissioni. Ma era troppo nervoso per guidare. La sua au¬tomobile andò a schiantarsi contro un albero. Sua moglie e le figlie se la cavarono con qualche ferita, per lui non ci fu nulla da fare.
Per quei 300 milioni, che allora fecero scandalo, Orfeo Pianelli venne descritto come il «Bonaventura» del calcio italiano, sembrava pronto a distribuire milioni a tutti, come il personaggio di Sergio Tofano. Nessuno capì che invece l'amministratore delegato della «Pianelli & Traversa» era il primo presidente che ragionava da manager. Per la precisione i milioni non furono 300 bensì 275 e nel conguaglio c'era pure un giocatore, lo spagnolo Peirò.
sabato 26 ottobre 2013
Adidas sponsor Juventus: 190 milioni in sei anni
Il club bianconero annuncia il nuovo sponsor tecnico: dal 2015-2016, quando scadrà il contratto con Nikedi Antonio Barillà.
La Juventus annuncia il nuovo sponsor tecnico: dal 2015-2016, quando scadrà il contratto con Nike, sarà Adidas (nella foto dell'articolo due ipotesi di maglia che già girano sul web).
"Juventus Football Club S.p.A. - si legge nella nota apparsa sul sito ufficiale - comunica di aver perfezionato un accordo con adidas International Marketing B.V. (in seguito “adidas”). Adidas diventerà sponsor tecnico di tutte le squadre Juventus a fronte di un corrispettivo fisso complessivo per i sei anni di durata del rapporto pari a 139,5 milioni di euro. Tale importo non include le forniture annuali di materiale tecnico e i premi variabili legati ai risultati sportivi di Juventus. Adidas gestirà inoltre le attività di licensing e di merchandising di Juventus a fronte di un corrispettivo fisso di € 6 milioni all’anno. Juventus beneficerà anche di royalties addizionali al superamento di determinati volumi di vendita. Fino al 30 giugno 2015, e quindi per tutta la stagione in corso e per la prossima (2014/2015), Juventus proseguirà la collaborazione con Nike quale sponsor tecnico e licenziatario". Di fatto, dunque, considerando anche il valore legato al materiale tecnico destinato a tutte le squadre Juventus, l'accordo raggiunge una cifra complessiva pari a 190 milioni di euro.
mercoledì 16 ottobre 2013
Inter: la svolta indonesiana di Thohir
Da Giacarta ha parlato a Rol anche Erick Thohir : «E’ una giornata storica - ha detto il magnate indonesiano - . In Indonesia in questo 15 ottobre si festeggia l’Ed al.Adha. Speriamo che questa firma possa essere una benedizione». E’ la festa del sacrificio, quella in cui i fedeli si radunano in preghiera. “Sono molto felice per il fatto che continuerà ad essere presente come mio partner. Il lavoro fatto dalla famiglia Moratti, dalla Grande Inter di Angelo al Triplete di Massimo, ha reso l’Inter uno dei club più rispettati al mondo, per il suo valore in campo, e per il suo impegno sociale. Sono un imprenditore, ma prima ancora un tifoso e un amante dello sport. Non vedo l’ora di mettere la nostra passione e la nostra esperienza internazionale al servizio di questo fantastico Club e dei suoi tifosi».
Massimo Moratti non è più l’azionista di maggioranza dell’Inter. Dopo una trattativa durata sei mesi, alle 9.30 di martedì 15 ottobre 2013 il presidente nerazzurro ha firmato il contratto per la cessione al gruppo indonesiano che fa capo a Erick Thohir (avrà il 35% con Roeslani e Soetedjo al 17% ciascuno) del 70% del pacchetto azionario della società, che aveva rilevato sabato 18 febbraio 1995. In attesa dell’ufficialità del passaggio, la cifra che verserà il gruppo indonesiano a Moratti sarà di poco superiore ai 250 milioni di euro (che serviranno in gran parte a coprire i debiti). Le firme sono un passo importante, per certi aspetti storico, ma non sono vincolanti, in attesa che venga versata la prima tranche fra venti giorni (in termine tecnico il closing): sarà l’assemblea straordinaria di novembre a sancire il cambio di proprietà.
La situazione si era sbloccata il 18 settembre, dopo l’incontro con il gruppo indonesiano avvenuto a Parigi, quando il presidente aveva verificato la serietà della controparte, in grado di offrire la giuste garanzie per un futuro di alto livello del club. È stato lo stesso Moratti a dare l’annuncio delle firme, ammettendo di essere «emozionato», per un passo che fino a sei mesi fa appariva inatteso. La trattativa era diventata pubblica il 9 maggio, poi era andata avanti lentamente, per costruire le condizioni per un passaggio di proprietà complesso nella sostanza e nella forma. Sembrava che tutto potesse saltare il 25 luglio, quando Thohir era venuto a Milano e aveva proposto a Moratti un contratto molto diverso da quello sul quale si era discusso fino a quel momento. Poi la trattativa si era riaperta e ora è arrivato il momento delle firme. È possibile che Moratti resti presidente: «Ci penserò», ha ribadito in queste ore. «Quello che conta è che l’Inter resti in alto».
Dopo le firme Moratti ha spiegato: «Sono soddisfatto, i tempi sono stati lunghi ma mi sembra che la cosa sia equilibrata e fatta bene. Dispiace sempre quando cambia qualcosa, non credo dovrò adattarmi ad un ritmo diverso. Da una parte c’è ovviamente l’amore per tutto questo e dall’altra il sollievo per aver messo in mani buone la società. Di questo sono sicuro perché è gente molto per bene. Ogni presidente dà una sua impronta, forse con il tempo ce ne sarà una diversa ma l’importante è che sia sempre rispettosa del resto del mondo e questo credo sarà».
'Faremo di tutto perché la società abbia un vantaggio. Sotto certi aspetti è una storia che continua perché rimarrò in società per quel che potrà essere utile''. Lo ha detto Massimo Moratti all'uscita della Saras dopo la firma dell'accordo con Erick Thohir. Dopo la firma con Erick Thohir per il passaggio delle quote dell'Inter Massimo Moratti ha precisato che ''non è concluso nulla perché ci sono ancora tanti passaggi. In questo momento c'è attenzione a quello che stanno facendo e non ci si può perdere nella commozione, anche se ci sono mille sentimenti con cui fare ordine''.
Discriminazione razziale e territoriale cambia la norma, arriva la condizionale
Il Consiglio federale ha modificato l'applicazione della norma che aveva inizialmente causato la squalifica (poi congelata) di San Siro per cori di alcuni tifosi milanisti in trasferta a Torino. Beretta: "Il problema è la sanzione, va commisurata."La Figc introduce la condizionale per fatti di discriminazione razziale e territoriale. È quanto deciso stamane dal Consiglio Federale che, di fatto, applicherà una sorta di ammonizione per le società le cui tifoserie si saranno rese protagoniste per la prima volta di fatti di razzismo. La pena pertanto resterà sospesa per un anno solare, ma sarà applicata nel caso in cui i supporters della stessa squadra si renderanno protagonisti di ulteriori fatti di razzismo nel periodo considerato. In questo caso la nuova sanzione si sommerà a quella nel frattempo "congelata". Le sanzioni vanno dalla chiusura di un settore fino ad arrivare, nei casi più gravi, alla chiusura dell'intero impianto, come previsto già prima della modifica. Un'ulteriore novità introdotta oggi è quella che prevede la valutazione della portata del fenomeno discriminatorio, per cui verrà tenuto conto se a fare cori razzisti saranno una minoranza di tifosi oppure diverse migliaia.
L’opinione di Maurizio Beretta la possiamo definire così: devono essere sanzionati i fenomeni per quello che sono e capire le dimensioni, 20 fessi scalmanati possono prevaricare 50mila tifosi per bene e far chiudere uno stadio. "La questione non è la discriminazione territoriale ma il problema delle sanzioni, che così come era stato pensato e ipotizzato non va bene, perché non ottiene il risultato voluto. Tutti siamo d'accordo nel modularlo in maniera diversa, perché devono essere sanzionati i fenomeni per quello che sono e capire le dimensioni, 20 fessi scalmanati possono prevaricare 50mila tifosi per bene e far chiudere uno stadio intero".
mercoledì 9 ottobre 2013
Discriminazione territoriale norma da modificare per il rispetto dei tifosi e delle società
La sera del 6 ottobre 2013, durante la partita di Serie A tra Juventus e Milan, una parte dei tifosi del Milan ha cantato il coro «Noi non siamo napoletani»: il giudice sportivo ha deciso che per questo il Milan giocherà a porte chiuse la prossima partita in casa, sabato 19 contro l’Udinese, e dovrà pagare 50 mila euro di multa. Il giudice sportivo, che può decidere in autonomia pene da assegnare alle società «commisurate alla natura e alla gravità dei fatti commessi», ha motivato la decisione dicendo che i tifosi del Milan hanno cantato un «insultante coro, espressivo di discriminazione territoriale nei confronti dei sostenitori di altra società».
Il presidente della Lega di A: "Rischiamo di consegnare le chiavi dello stadio a minoranze ". Il presidente federale: "Ogni forma di razzismo va punita, ma bisogna cercare di tarare al meglio le pene attraverso un'attenta riflessione".
Il prossimo Consiglio Figc esaminerà il tema della chiusura degli stadi per discriminazione territoriale. Lo annuncia il presidente federale Giancarlo Abete dopo aver ricevuto la lettera della Lega di A. La data non è stata ancora stabilita 'essendoci un procedimento appellato ancora in corso', ovvero il ricorso Milan. 'Bisogna fare attenzione -dice Abete- all'applicazione della norma. Nell'ambito delle procedure serve che la norma sia sanzionatoria e non si presti a strumentalizzazione'.
La Lega di Serie A dice no alla chiusura totale degli stadi per i cori di discriminazione territoriale. È questo il pensiero espresso dal presidente Maurizio Beretta. "Abbiamo spedito formalmente alla Federcalcio una lettera chiedendo di modificare la norma sulla discriminazione territoriale
''Bisogna fare attenzione - ha detto Abete parlando a Napoli a margine della presentazione di Italia-Armenia in programma martedì 15 - all'applicazione della norma. Nell'ambito delle procedure serve che la norma sia sanzionatoria e non si presti a strumentalizzazione da parte degli stessi soggetti''. ''Non si tratta di una marcia indietro - ha spiegato Abete - e del resto neanche la Lega chiede questo''.
Cori e squalifiche ci stanno cucendo addosso la maglia nera nella lotta contro il razzismo. E allora, che fare di fronte all’emergenza curve? La domanda attraversa società calcistiche e istituzioni, ma sulla risposta il pallone si spacca. Per questo, nella giornata di ieri, la Federcalcio ha imbastito una reazione imperniata su due concetti: no al dietrofront, sarebbe una figuraccia e una resa; sì a qualche accorgimento, fatto di gradualità e di buonsenso, un segnale di apertura almeno parziale verso i club, che arriva contestualmente a un invito a fare di più nella battaglia contro una certa "lingua" delle curve.
Il Milan farà ''ricorso in ogni sede possibile'' contro la partita a porte chiuse con cui è stato punito per cori espressione di discriminazione territoriale. Lo ha detto l'ad rossonero Adriano Galliani. 'Mi auguro che lo stadio sia pieno contro l'Udinese, lo spero'', ha spiegato Galliani durante la presentazione del rinnovo del contratto con Adidas. ''Senza entrare nello specifico, posso solo dire che faremo ricorso in tutte le sedi dove sarà possibile contro la chiusura dello stadio, per cercare di evitare questa punizione'', ha aggiunto
“Il provvedimento è sproporzionato: non bisognerebbe penalizzare tutto lo stadio, nemmeno la società che vuole prevenire": a 'Lazio Style Radio' il presidente della Lazio Claudio Lotito torna sul dibattito sulla possibile riforma della norma sulla discriminazione territoriale. "I club che mettono in pratica norme attenuanti non dovrebbero essere censurati per colpa di pochi.
Ritengo sbagliata la proposta di chi vuole togliere punti alle squadre" per episodi di razzismo. Lo ha detto in occasione del premio Liedholm il presidente dell'Uefa Michel Platini. "Così si punirebbero i calciatori e non i tifosi. Dobbiamo punire i tifosi e non farli entrare negli stadi, al massimo chiudendone una parte", ha aggiunto Platini.
"Discriminazione territoriale? E' una parola che ho imparato questa sera". Così il presidente dell'Uefa, Michel Platini, a margine della consegna del 'Premio Liedholm'. "L'Uefa - ha detto - dà le indicazioni, poi ognuno può fare di più, se lo ritiene utile. E l'Italia può introdurre la parola 'territoriale'.
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