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venerdì 23 ottobre 2015

Pelè: 'O Rei' compie 75 anni l'uomo simbolo del 'futebol'



Per molti è il più grande calciatore di tutti i tempi, non per niente è soprannominato 'O Rei'. Oggi, Edson Arantes do Nascimento, meglio conosciuto come Pelé, compie 75 anni.

Il suo nome è scritto nella storia del calcio sin dal 1958, anno in cui Pelé, scende in campo per la prima volta ai mondiali di calcio in Svezia, allora Coppa Rimet, con la nazionale brasiliana contro l’Unione Sovietica. Con i suoi gol - 6 in 4 partite - e il suo talento incanta i tifosi di tutto il pianeta e si laurea campione del mondo a soli 17 anni, il più giovane di tutti i tempi. Da quel momento in poi Pelé, nato il 23 ottobre 1940 in una baracca a Três Corações, nel sud del Brasile, entrerà nella leggenda, gol dopo gol, partita dopo partita, record dopo record. E ancora oggi, a molti anni dal suo ritiro, è uno degli sportivi più popolari del pianeta, dopo aver infiammato i cuori di tifosi e appassionati di calcio ed essersi ritagliato un posto speciale nella classifica dei migliori goleador del mondo.

Pelè prima di diventare il bisillabo più famoso dello sport, ha trascorso una vita da copertina ha regalato record (tra tutti, unico calciatore a vincere tre mondiali, 1279 reti segnate in carriera) e soprattutto sogni.

E continua a coltivarli, come quello di colmare la lacuna di un oro olimpico diventando l'ultimo tedoforo agli imminenti Giochi di Rio, o di portare Zico alla guida del calcio mondiale al posto di Blatter.

Per lui si sono sprecate le iperboli. Atleta del secolo per il Cio, calciatore del secolo - ma ex aequo con Maradona, Pele' secondo i brasiliani e' la prova dell'immortalità', in quanto sopravviverà' a se stesso. O Rei e' stato, ed e' tuttora con Muhammad Ali', l'atleta più celebre della storia moderna, famoso nei punti più remoti dell'Asia Minore come nel cuore dell'Africa, nei deserti australiani come nelle grandi capitali. Nessun altro sportivo ha avuto più spettatori di lui, e la sua faccia è tuttora, molti anni dopo il suo ritiro, tra le più' popolari del pianeta. ''Sono conosciuto più di Gesù Cristo'', disse una volta attirandosi critiche, ma non smentite.

E' stato intervistato e fotografato più di qualsiasi altra persona: statisti, divi del cinema e tycoon vari. E' stato accolto da 'Rei' in 88 nazioni, e ricevuto da 70 premier, 40 capi di Stato e 3 Papi. In Nigeria venne dichiarata una tregua di 48 ore ai tempi della guerra con il Biafra perché tutti, da entrambi gli schieramenti, potessero vederlo giocare. Lo Scia di Persia lo aspettò tre ore in un aeroporto solo per potersi fare una foto con lui, le guardie alle frontiera cinese abbandonarono i loro posti e si spostarono a Hong Kong, attirandosi le ire del regime, solo perché' avevano saputo che la Pelè si trovava quel giorno nella città-colonia. In Colombia Pele' fu espulso durante una partita, e la folla invase il campo costringendo l'arbitro alla fuga. Il match riprese solo con il ritorno in campo del grande brasiliano, a quel punto la folla tornò ordinatamente sugli spalti.

Quando aveva 20 anni in Brasile venne dichiarato ''tesoro nazionale'', e fu quindi proibita la sua cessione all'estero: ci rimase male il presidente dell'Inter Angelo Moratti che sognava di portarlo in nerazzurro e gli aveva fatto offerte molto serie. L'Italia fu anche il primo paese straniero visitato da Pele', nel 1958 quando il Brasile si fermò per due amichevoli sulla strada verso i Mondiali di Svezia, ma il timidissimo ragazzino 17enne già stella del Santos (città' del litorale paulista che lui rese famosa ovunque) non pote' giocare contro Inter e Fiorentina in quanto infortunato.

Pele' è stato immortalato da Andy Warhol nella galleria dei suoi ritratti. Bauru', la città' brasiliana dove comincio' a giocare, gli ha dedicato una statua che produrrebbe miracoli (c'e' chi sostiene di essere guarito toccandola). Cento canzoni narrano la sua leggenda. Iperboli su iperboli, numerose quanto i suoi gol. Ma a ben pensarci tutte insieme non lo raccontano come fa il gesto plastico della rovesciata nel film Fuga per la vittoria.

Da politico (è stato ministro dello sport) e soprattutto come padre e' stato meno fortunato, per sua stessa ammissione, mentre da dirigente, con il suo carisma, ha vinto l'ennesima partita importante, risultando decisivo, come testimonial, per l' assegnazione delle Olimpiadi del 2016 a Rio de Janeiro, rifacendosi cosi' di una delusione ''perché' ho sempre desiderato vincere l'oro dei Giochi e non ci sono riuscito''. Verrà 'ricompensato', a Rio ne sono tutti convinti, facendo l'ultimo tedoforo, quello che accenderà il braciere olimpico, nella cerimonia di apertura dell'Olimpiade carioca. Nessuno più di lui lo merita, anche se in patria c'è perfino chi lo guarda storto per via di certe sue predizioni sballate. Ma Pelè rimane un mito, quello per cui in Brasile scrivono ancora sui muri ''grazie di essere nato''.

Il rivale preferito della stella brasiliana è l'argentino Diego Armando Maradona, che nel suo paese è considerato come il legittimo 'dio del calcio'. E' il giocatore che possiede "la mano di Dio", con cui ha segnato un gol contro l'Inghilterra prima di sollevare la Coppa del Mondo nel 1986. Pelé ha accusato più volte l'argentino di essere un cattivo esempio per i giovani, visto il suo passato di consumo di droga e un comportamento in generale un pò disordinato. Maradona, a sua volta, ha definito Pelé "un pezzo da museo", invece che un'icona del calcio.

Tuttavia, nessuno può negare che Pelé abbia un posto privilegiato nella storia del calcio. Il museo dello Stadio Maracanã di Rio de Janeiro ha il vecchio pallone di cuoio con il quale il 19 novembre 1969 ha segnato contro il Vasco da Gama il suo gol numero 1000 per il Santos. In quel giorno anche le campane suonavano in suo onore. Pelé ha vinto tre Coppe del Mondo con il Brasile nel 1958, 1962 e nel 1970 ed ha segnato 1.281 gol in 1.365 partite, un risultato incredibile.



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