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venerdì 24 giugno 2016
Calciomercato: ecco cosa cambia con la Brexit
La data del 23 giugno 2016 potrebbe rivoluzionare le sorti della Gran Bretagna e di tutta Europa. In ogni ambito. Pro o contro Brexit? Leave or Remain?
Economiche, ma non solo, saranno le ripercussioni nel settore. “Tanti calciatori che per esempio militano nella Premier o nella Football Championship non sono cittadini residenti in Inghilterra ma provengono dal resto d’Europa. Teoricamente fino a ieri potevano muoversi liberamente e portare professionalità nel campionato di appartenenza. Oggi dovranno chiedere un permesso di soggiorno al ministero degli Interni.
Secondo il Telegraph, con la Gran Bretagna a favore del "Leave", più di 100 giocatori perderanno il proprio permesso di lavoro e dunque non potranno più giocare nei club di Premier. Se prendiamo in considerazione le normative vigenti, giocatori come Payet, Kante e Martial non potrebbero giocare con West Ham, Leicester e Manchester United, perché nessuno di loro era un giocatore della propria nazionale quando hanno firmato per i rispettivi club. Questione di storia calcistica , insomma, ma non solo.
La Premier League, il campionato più ricco e tra i più belli del mondo, sarebbe costretta a modificare la sua legislazione. Attualmente due terzi dei giocatori che giocano in Inghilterra non avrebbero i requisiti necessari per ottenere il permesso di soggiorno e di lavoro nel paese. I giocatori ritenuti ora comunitari cesserebbero di essere tali e anche per loro crescerebbero le restrizioni. Un calciatore straniero, infatti, può giocare in Premier soltanto se fa stabilmente parte della nazionale del suo paese d’origine. Tanti sono anche gli allenatori non britannici che occupano le panchine delle 20 squadre della massima serie e di quelle delle serie minori (Ranieri, Conte, Mazzarri, Guidolin gli italiani, poi Mourinho, Guardiola, Wenger, Pochettino e così via); anche per loro varrebbe lo stesso discorso dei calciatori, secondo quanto stabilito dal Ministero degli Interni.
E i giovani talenti? Ad oggi sono consentiti i trasferimenti di minori di età compresa tra i 16 e i 18 anni all'interno dell'UE o del SEE, pertanto la Gran Bretagna potrebbe perdere questo vantaggio su giocatori come lo spagnolo Bellerìn, che all'Arsenal si è unito a 16 anni. Il fronte del "Leave", manco a dirlo, vede la Brexit un'opportunità positiva per il mondo del calcio britannico: "Il Regno Unito sarà libero di trattare calciatori di tutti i Paesi allo stesso modo e ampliare il pool di talenti per le nostre squadre, non ridurlo"aveva detto Brian Monteth, della Leave.eu.
Oggi sarebbero oltre centro i giocatori della prima divisione inglese ad avere bisogno di un permesso speciale per rimanere nelle loro squadre, e i numeri salgono fino a oltre 400 calciatori se si considerano anche la Championship e la Scottish Premiership. A questi vanno aggiunti tutti quelli che sarebbero costretti all’esodo. Le formazioni subirebbero notevoli cambiamenti (Watford, Newcastle ed Aston Villa, ad esempio, potrebbero veder partire fino a 11 giocatori). In più, le limitazioni per i giocatori extracomunitari influirebbero anche sul capitolo diritti tv, con le emittenti che vedrebbero diminuite le loro possibilità di vendere le gare del campionato anche oltreoceano in assenza di star di interesse mondiale. In ogni caso la Premier League ricopre una posizione importante nell’economia dell’Inghilterra ed è dunque facile immaginare che lo stesso governo post Brexit correrebbe ai ripari per evitare un generale indebolimento del calcio nel paese.
Una soluzione, forse la più probabile, costringerebbe la FA di modificare le attuali leggi. Altre strade portano ad un potenziamento dei giovani calciatori britannici (che da un lato darebbe maggiore spazio ai giovani inglesi, scozzesi, irlandesi e gallesi, dall'altro richiederebbe una notevole quantità pazienza in termini di tempo). E per quanto riguarda il mercato internazionale? I calciatori britannici tesserati dai club europei andrebbero ad occupare uno slot riservato agli extracomunitari, rischiando di modificare i piani delle società che intendono acquistarli. E ancora, altre ripercussioni potrebbero verificarsi per quei tifosi che desiderano seguire le trasferte delle loro squadre in Champions League, dal momento che potranno andare incontro a nuove limitazioni. Commercio, economia, politica e… sport. Il calcio aspetta di capire cosa potrà accadere e nel frattempo si interroga, a partire dagli stessi giocatori.
Una cosa è certa: non cambierà la possibilità di ingaggiare gli svincolati, per i club di Premier. La "Legge Bosman", infatti, è inserita nel regolamento Fifa e non in quello Uefa.
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