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venerdì 16 maggio 2014
Benfica: la maledizione di Béla Guttmann
Nel 1962 il Benfica di Eusebio vinse la sua seconda Coppa dei Campioni consecutiva, poi la rottura tra la società portoghese ed il suo tecnico di allora, che predisse: «Da qui a 100 anni questo club non vincerà più una Coppa». La leggenda dice che furono queste le parole pronunciate dal grande allenatore ungherese Béla Guttmann, il primo maggio del lontano 1962. E ditelo ai tifosi portoghesi che nel calcio la superstizione conta poco. Chiedetelo a loro se è davvero così, dopo aver perso otto finali in cinquant’anni.
Nel lontano 1962, il grande Benfica di Eusebio, vinse la sua seconda Coppa dei Campioni consecutiva. E la vinse alla grande, battendo il Real Madrid di Puskas e Di Stefano con un prestigioso 5-3. L'allenatore delle aquile portoghesi, Bela Guttmann, (tecnico ungherese di origine ebraica e giramondo), forte di questo successo, chiese al presidente del Benfica un adeguamento del suo contratto (un aumento). Di fronte al rifiuto del presidente, il tecnico decise di andarsene sbattendo la porta, e lo fece lanciando una "maledizione" al club
E Béla Guttmann, allenatore del grande Benfica campione di tutto ad inizio Anni Sessanta, non era un uomo qualunque. Scampato all’olocausto per miracolo. Giramondo ben prima della globalizzazione del calcio, che ha portato in Austria, Italia, Argentina, Cipro, Brasile, Portogallo, Uruguay, Svizzera, Grecia. Capace di insegnare ai brasiliani il loro modo di giocare, il 4-2-4 tutto attacco e fantasia con cui poi la nazionale verdeoro avrebbe stupito il mondo a Svezia 1958 (il Mondiale di Dìdì, Vavà, Garrincha e Pelè).
Uno così, dopo aver vinto due finali consecutive di Coppa dei Campioni (contro il Barcellona di Luisito Suarez, e il grande Real di Puskas, Gento e Di Stefano), probabilmente un aumento di stipendio lo avrebbe anche meritato. Invece nulla. E siccome non era un uomo comune neppure negli addii, se ne andò sbattendo la porta. E scagliando un anatema secolare.
Da quel giorno, oggi, sono passati 52 anni. E il Benfica ha perso otto finali europee consecutive. Passi quella del ‘62/’63 contro il Milan di Gianni Rivera: il tris sarebbe stato eccessivo. O quella ‘64/’65 contro la Grande Inter di Helenio Herrera, squadra destinata a far la storia. Poi, però, le sconfitte si sono fatte sempre più beffarde. Ai supplementari col Manchester nel 1968. All’ultimo minuto, l’anno scorso in Europa League, con il Chelsea. Ai rigori nel 1988 contro il Psv Eindhoven. E di nuovo ieri sera, contro il modesto Siviglia dominato vanamente per 120 minuti.
Senza riuscire a segnare perché vincere era impossibile. La maledizione non si cancella: Béla, scomparso da più di trent’anni, non è ancora appagato della sua vendetta. A nulla sono valsi i pellegrinaggi dei tifosi sulla tomba del vate magiaro, per chiedere perdono per l’ingratitudine umana, per implorare uno sconto. Prima della finale di Coppa Campioni del ’90 (giocata e ovviamente persa contro il Milan) anche Eusebio andò a far visita alle spoglie del suo maestro: ma neppure le lacrime della Pantera Nera, il più grande portoghese di tutti i tempi, creatura scoperta e plasmata da Guttmann, riuscirono a scalfire la maledizione. Contro cui non ha potuto nulla Jorge Jesus, che col suo cognome è riuscito a far risorgere le Aquile dal devastante finale di stagione 2013 (sconfitta in finale di Europa League, di Coppa del Portogallo e campionato perso all’ultima giornata).
Povero, maledetto Benfica. A volte l’ineluttabilità del destino è spaventosa. Per questo il dramma dei tifosi portoghesi non è solo questione di coppe e di pallone. Ha scritto qualcuno più bravo di me: “La vittoria non ti cambia la vita, la sconfitta sì”. Vero. Perché poi quando vinci è davvero un’emozione speciale. E lo sarà per il Benfica. Dovessero volerci anche altri 48 anni.
FINALI PERSE
1962/1963 – finale di Coppa Campioni persa, in rimonta, contro il Milan
1964/1965 – finale di Coppa Campioni persa per 1 a 0 contro l’Inter
1967/1968 - finale di Coppa Campioni contro il Manchester United: gli inglesi vinsero dopo i tempi supplementari
1982/1983 – finale di Coppa Uefa, che all’epoca si giocava in due partite, tra andata e ritorno, persa contro la squadra belga dell’Anderlecht
1987/1988 – finale di Coppa Campioni, persa ai rigori contro gli olandesi del PSV Eindhoven
1989/1990 – finale di Coppa Campioni persa contro il Milan
2012/2013 – finale di Europa League, persa contro il Chelsea all’ultimo minuto
2014 - Finale di Europa League a Torino, persa ai rigori contro il Siviglia
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