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giovedì 8 febbraio 2018

Calcio: la storia dei No della Serie A da Simone Verdi a Gigi Riva passando per Antonio Di Natale



Simone Verdi si è preso le copertine di gennaio per il gran rifiuto al Napoli, la voglia di rimanere al Bologna e di essere centrale nel progetto rossoblù ha preso il sopravvento, dopo settimane di trattative non si è riusciti a convincere Verdi ad accettare la corte di Sarri. Eppure, il destino di Verdi da qui alla prossima estate è ancora incerto: le voci sulla Juventus continuano, da quando Simone ha fatto retromarcia sul Napoli.

Marotta e Paratici non hanno mai avviato una trattativa per Verdi né dato segnali ai suoi agenti, che hanno avuto un comportamento totalmente corretto verso il Napoli. Simone non ha mai detto sì per ripensarci; ha aperto all'idea, si è seduto a un tavolo e ha scelto quando ha preferito, nessuna azione di disturbo in questo caso da parte della Juventus. Niente dispetti, a giugno sarà un'altra storia ma non ci sono trattative impostate o promesse fatte per far rifiutare. Mentre chi si sta attivando su Simone adesso è la Roma: Monchi è un suo grande estimatore, Di Francesco vorrebbe allenarlo da anni e lo vedrebbe benissimo largo a destra in quel 4-3-3 che manca ancora di un vero erede di Salah. Ecco perché la Roma ha iniziato a muoversi e informarsi per giugno, Verdi è nel mirino giallorosso mentre la Juventus apprezza Verdi, ma non ha mosso i suoi passi in forma ufficiale.

Da quando esiste il calcio professionistico e di conseguenza il calcio mercato i casi come quello di Simone Verdi sono tanti. Giocatori che decidono di dire di no ad una proposta economicamente allettante di un club più forte di quello in cui giocano ce ne sono stati numerosi e per i motivi più disparati. Soldi, famiglia, rivalità, legami affettivi, voglia di giocare: c’è tanto dietro un No, grazie detto dal Grande Campione così come dall’ultimo degli attaccanti di Serie C.

Ferenc Puskas nel 1947 ha 20 anni ma è già un giocatore divino con quel sinistro che incanta tutti, soprattutto la Juventus. I bianconeri provano a convincerlo a lasciare Budapest, l’Honved e l’Ungheria e sbarcare in Piemonte per contrastare l’egemonia della rivale cittadina, non un Torino qualsiasi ma il Grande Torino. Puskas prima tentenna, poi si convince e sta per accettare ma il pianto a dirotto della fidanzata Elisabetta, sua futura moglie, lo persuade a rimanere lì dov’è.

Non sarà l’ultimo rifiuto che la Juventus incasserà nella sua storia. Gigi Riva più volte respinge il corteggiamento della Vecchia Signora perché sa che non avrebbe retto le lacrime non della sua compagna, non di tutta Cagliari ma di tutta la Sardegna. Nell’estate del 1970 arriva l’offerta di un miliardo di lire al club e uno stipendio triplo al giocatore ma non c’è niente da fare: Riva vuole rimanere a casa sua. Neanche il Milan nel ‘74 riesce nell’impresa nonostante le pressioni della dirigenza rossoblu.

Anche un sardo non acquisito ma purosangue come Pietro Paolo Virdis si nega alla Juventus una prima volta nel ‘76, nonostante la retrocessione in B, ma non può opporsi l’estate successiva: è un sì legato soprattutto al voler aiutare le casse del suo Cagliari, malinconicamente vuote.

In epoca più recente, nell’estate del 2010, Antonio Di Natale vuole rimanere ad Udine non cedendo alle lusinghe della Juventus. Anni dopo Totò motiva quella scelta con la volontà di non spostare la famiglia da quella che, come per Riva con Cagliari, era diventata la sua Casa d’adozione. E infine c’è Domenico Berardi, che alla Juventus ha preferito almeno per ora il Sassuolo. “Il no alla Juventus, in realtà, per come lo dissi io, non fu un no. Il mio era un sì ai neroverdi, il sì che a loro fra l’altro non avevo mai detto”: parole che assomigliano molto a quelle di Simone Verdi, pur nella diversità delle situazioni.

C'è anche chi ha preferito rimanere alla Juventus come Pavel Nedved che declinò il corteggiamento di Mourinho per portarlo all'Inter. Nerazzurri che sempre nell'estate del 2009 incassarono il no del bielorusso Aljaksandr Hleb, in forza al Barcellona, che preferì lo Stoccarda.

Discorso applicabile anche per Marek Hamsik con il Napoli - no al Milan nel 2011, no alla Juventus nel 2015.




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