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domenica 18 febbraio 2018

La lunga sequenza degli errori del Var in Serie A



Infuriano le polemiche per il mancato utilizzo del Var che sta diventando realmente un problema. Ci sono arbitri che chiedono - giustamente - il conforto delle immagini e altri che ignorano lo strumento, per chissà quale motivo: eccesso di sicurezza o semplicemente una questione di orgoglio?

L’arbitro della sezione di Firenze Gianluca Rocchi, che ha parlato a margine degli Italian Sport Awards: “Il bilancio dei primi mesi con la Var è assolutamente positivo, si sapeva che le polemiche sarebbero arrivate. E’ un momento decisivo per il campionato, dunque c’era da aspettarsele. Chiaramente siamo in una fase di rodaggio e il rodaggio prevede sempre qualche piccola difficoltà, che ci servirà per fare esperienza. Purtroppo le nostre esperienze nascono e passano da alcuni errori. Bisogna che si accetti l’errore e chiaramente fare in modo che non si ripeta. L’arbitro rimane l’arbitro ed è quello che prende l’ultima decisione. La Var, secondo me, non deve essere invasiva, ma un supporto fondamentale laddove l’arbitro non arriva, o non vede una cosa o la vede palesemente sbagliata”.

Molti plausi e molte critiche, come quella che l’arbitro sarebbe esautorato dal VAR o che adesso non può più sbagliare oppure che esso vada applicato ai soli “fatti oggettivi” e non a quelli “soggettivi”, dimostrano quanto la comprensibile complessità dell’innovazione non sia ancora stata digerita a pieno. Proviamo a chiarirci le idee, partendo dal Testo ufficiale ovvero la presentazione che ne fa l’ex arbitro internazionale Roberto Rosetti, designato dalla FIGC quale responsabile del progetto nel nostro campionato.

L’arbitro NON è obbligato a ricorrere alla cosiddetta “review”. Letteralmente: “Altri ufficiali di gara possono solo ‘consigliare’ una review”. Possiamo, comunque, considerare che c’è consiglio e consiglio. Un conto è comunicare all’arbitro che “c’è un rigore netto!”, un altro è “che potrebbe esserci un fallo in area”. In ogni caso il rapporto tra arbitro e addetti VAR è del tipo di quello già vigente, per esempio, tra direttore di gara e guardalinee: quest’ultimo segnala, ma non decide. Un altro principio fondamentale è che l’arbitro cambierà decisione solo se il video dimostrerà che si tratta di un CHIARO ERRORE.

Quali sono i cosiddetti “incidenti revisionabili?”

A) Dopo un gol il VAR deve verificare: fuorigioco; pallone dentro o fuori dal campo; gol/non gol;

B) Dopo un “incidente in area di rigore” il VAR deve controllare: se è calcio di rigore o no; se il fallo avviene dentro o fuori l’area di rigore; se vi è stato un fuorigioco; se il pallone era “dentro o fuori dal campo prima del calcio di rigore”;

C) DOGSO, acronimo inglese che sta per “Denying Obvious Goal Scoring” in sostituzione della locuzione italiana: “Impedimento di Chiara Occasione da Gol”;

D) Falli gravi da “rosso diretto e violenze”;

E) Errori d’identità: il VAR deve controllare se l’arbitro ammonisce od espelle un giocatore sbagliato.

Quindi ha ragione chi dice che il VAR si deve applicare ai soli fatti “oggettivi”, cioè al fuorigioco, ai rigori, al gol/no gol… ma non ad, esempio, ai dati “soggettivi” come falli laterali, punizioni o ammonizioni?

Rosetti, ovvero la FIGC, non ha usato i termini “oggettivo” o “soggettivo”. E’ importante rilevare che sotto tutti i casi considerati revisionabili dal VAR con la sola eccezione del fallo grave di gioco, vi è una formula che così recita: “Si rivede un possibile fallo nella fase di conquista della palla”. Questo significa che se l’azione della squadra A inizia con un fallo non rilevato dall’arbitro e termina con un gol, l’intervento degli assistenti VAR è ammesso e l’arbitro può decidere la revisione al monitor, convalidare o annullare il gol ed eventualmente comminare un’ammonizione.

Quindi il VAR non può interviene se deve accertare un fallo, anche da ammonizione a metà campo, ma se quel fallo, altrimenti non revisionabile, è avvenuto assai prima di un gol, allora il VAR può entrare in azione?

SI’. L’esempio è il gol annullato alla Juventus nella partita con l’Atalanta, perché Lichtsteiner, circa 15 secondi prima, aveva commesso un fallo non rilevato dall’arbitro, che ha deciso di ascoltare la segnalazione dei suoi assistenti e rivedere l’azione registrata. Da qui ha optato per l’annullamento del gol, l’ammonizione al giocatore juventino e la punizione per l’Atalanta.

Perché il VAR non è intervenuto subito e l’arbitro non ha ammonito Lichsteiner?

Perché il regolamento non permette che il VAR entri immediatamente in azione per un fallo semplice o anche da ammonizione. Il VAR interviene solo per i cosiddetti “incidenti revisionabili” tra cui c’è il gol. Se la Juve non avesse segnato, l’arbitro non avrebbe ammonito Lichsteiner e concesso una punizione all’Atalanta. Per questa stessa ragione ci possono essere ritardi notevoli prima che l’arbitro decida: perché gli assistenti video non intervengono se non avviene “l’incidente revisionabile”. Solo allora il nastro si può riavvolgere e tornare indietro nel tempo, teoricamente di molti secondi. La complessità sta nel fatto che un evento debba accadere, affinché possa essere analizzato un altro evento avvenuto prima. Se un’azione inizia con un fallo non grave gli assistenti VAR tacciono, se prosegue con un fallo da giallo tacciono, se si sviluppa in fuorigioco tacciono, se finisce senza un gol, quell’azione è morta e sepolta. Se invece l’azione termina in gol allora torna in vita e il VAR (gli assistenti) comunicano all’ arbitro che c’era stata (8, 20, 40 secondi prima) un’infrazione non rilevata.

Lo stesso vale per un eventuale rigore?

SI’. il rigore è un “incidente da review”, con la stessa avvertenza, però: “si rivede un possibile fallo nella fase di conquista del pallone”. Se, per esempio, nella stessa azione che conduce al rigore, 30 secondi prima vi è stato un fallo non rilevato, il VAR può intervenire.

Perché “può” intervenire e non “deve”: il VAR è discrezionale?

SI’. Discrezionale (decidono gli assistenti in fase di segnalazione e decide l’arbitro in fase finale) e limitato (interviene solo in certi casi).

Quale velocità deve usare il VAR?

Al rallentatore solo per il “punto di contatto per infrazioni tecniche o falli gravi di gioco e il fallo di mano”. A velocità normale per “intensità di un fallo oppure per determinare se un fallo di mano è volontario”.

Quindi il VAR non può certificare in maniera oggettiva l’andamento di una partita?

NO. Il VAR è un’opportunità in più per evitare possibili errori, ma è il risultato di interpretazioni umane, quindi soggettive e relative. Non evita pessimi o discutibili arbitraggi e non impedisce, in toto, gli errori.

Lo slogan utilizzato dal testo della FIGC per presentare il VAR è: “Minima interferenza-Massimo beneficio”. E’ chiaro che se l’interferenza deve essere minima, sia per non spezzettare il gioco, sia per non prolungare troppo il recupero, il beneficio potrebbe non risultare il massimo. Viceversa per un massimo beneficio (più controllo e verifica degli eventi) l’interferenza potrebbe non essere minima, ma la partita ne risentirebbe pesantemente. Gli arbitri quindi dovrebbero essere in grado di valutare in pochissimo tempo se ricorrere o no al VAR e per quante volte.



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