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giovedì 3 luglio 2014

Mondiali:Brasile 2014 è sfida Europa-Sudamerica nel segno dei numeri 10



Estro, tecnica e creatività calcistica si esaltano nel numero simbolo dei fuoriclasse: il 10. Quello stampato sulla maglia dei bambini, quello che da sempre e in tutto il mondo esprime il calcio più amato dal grande pubblico.

In Brasile si sta concretizzando uno scontro tra numeri 10 da ricordare solo nei migliori auspici: gol spettacolari, colpi di alta scuola, preziosismi capaci di entusiasmare gli stadi. Del resto chi chiede di indossare quella maglia in coppa del mondo o è capace di incendiare le folle oppure ha un’alta concezione di se stesso.

Vediamo l’elenco: Neymar, Rodriguez, Benzema, Messi, Hazard, Sneijder, Hazard e Podolski: sono i numeri 10 delle otto squadre che hanno raggiunto i quarti di finale di Brasile 2014, finora il Mondiale dei giocatori con più talento e che si avvia alla fase decisiva con una griglia di partenza che disegna la solita sfida tra Europa (4 squadre) e Sudamerica (3), a cui si è aggiunta la grande sorpresa centroamericana del Costarica. Il grande equilibrio che ha contrassegnato gli ottavi (cinque gare su otto decise dopo il '90, ai supplementari o ai rigori) è stato rotto dalle giocate dei "10", i più attesi, spesso i più bravi a trovare i varchi giusti in difese sempre più preparate tatticamente e fisicamente.

Non a caso, Leo Messi (da poco 27enne) al 118' ha regalato a Di Maria una palla d'oro per abbattere il muro della Svizzera e continuare a rincorrere il mito del numero 10 migliore di tutti i tempi, Diego Maradona, che trionfò a Messico '86 a 26 anni. Ne festeggerà, invece, 21 il prossimo 12 luglio (vigilia della finalissima del Maracanà) James Rodriguez (capocannoniere con cinque gol), superstella delle nuove stelle dalla sorprendente Colombia, che venerdì proverà a far piangere, questa volta di tristezza, tutto il Brasile.

I verdeoro stanno invece ringraziando Julio Cesar, numero 1 decisivo nei rigori contro il Cile. Un altro numero 1, Neuer (Germania), viste le spericolate uscite fuori area contro gli algerini, in altri tempi avrebbe indossato la "6", quella del libero. Nonostante anche i portieri siano stati grandi protagonisti, questo Mondiale sta divertendo però soprattutto per i tanti gol, 154 in totale (2.8 a partita), già 9 di più dei 145 complessivi di Sudafrica 2010 (2.3 a partita). Quando mancano ancora otto partite, altri dati, che si aggiungono alle sensazioni di bel gioco in arrivo dal Brasile, devono far riflettere anche in relazione al calcio italiano: si è notevolmente abbassato il numero della ammonizioni (2.9 a partita contro le 3.8 di quattro anni fa) e soprattutto si è alzato il numero dei minuti effettivi giocati (56.9 contro i 54 del Sudafrica).

Insomma, nonostante il caldo ("storico" il time out nell'ottavo tra Olanda e Messico) e l'importanza dei match, si gioca di più e molte volte anche bene. E secondo il presidente della Fifa, Sepp Blatter, c'è anche ''un successo organizzativo''. Le imminenti gare designeranno le magnifiche "quattro" che si contenderanno il sogno di alzare la Coppa del Mondo. A meno di ulteriori e sempre più clamorose sorprese, fuori l'Africa e l'Asia, anche in questo Mondiale la squadra campione uscirà dal solito dualismo tra Europa e Sudamerica.

Le quattro nazionali del Vecchio Continente (Germania, Francia, Olanda e Belgio) smentiscono la tesi che non sia un mondiale per europee, anzi vanno alla ricerca di una "prima volta", di un successo nel continente americano che sarebbe in controtendenza. Sicura una semifinalista che uscirà dallo scontro tra Germania (a proposito, è la squadra che ha portato a termine il più alto numero di passaggi, 2.560) e la Francia (che tira 19 volte di media a partita). L'Olanda (che ha segnato più di tutti, 12 gol) dovrà vedersela con il Costarica (solo due gol subiti, 14 parate del portiere Navas, "top" tra i numeri 1).

L'unica sfida incrociata Europa-Sudamerica è quella tra Argentina (la squadra che corre di più, con 117,5 chilometri di media a partita e che ha il miglior "passatore" del Mondiale, Mascherano, con l'88,3%) e il Belgio (protagonista negli ottavi con gli Usa della partita in cui si è tirato di più, 52 volte). Ma, senza alcun dubbio, il quarto più atteso è quello tra Brasile (David Luiz è il migliore del Mondiale, almeno secondo i parametri della Fifa) e Colombia (con 15 tentativi, Rodriguez è anche quello che ha tirato di più). Tra i 90 minuti sicuri, più i 30 possibili di supplementari e l'opzione rigori, nei Mondiali 2014 c'è ancora tanto calcio per divertirsi.

Tra Messi e Neymar è uscito non tanto a sorpresa un fantastico outsider: il 22enne colombiano James Rodriguez, in forza al Monaco. Un altro fenomeno. Addirittura 5 reti in quattro partite per lui: una media impressionante. Classe da vendere elargita a piene mani. Dopo aver segnato a Grecia, Costa d’Avorio e Giappone, il colombiano si è superato con una doppietta negli ottavi di finale giocati contro l’Uruguay. Il primo gol – stop di petto e gran sinistro al volo sotto alla traversa -  è pura bellezza destinata a restare a lungo negli occhi degli appassionati.

Nel quarto di finale tra Brasile e Colombia, vedremo chi tra James Rodriguez e Neymar farà la differenza nel primo scontro diretto tra i grandi numeri dieci. Ed anche se è ancora presto per dirlo, chi vincerà potrebbe incontrare Messi in finale. Le premesse perché lo spettacolo continui ci sono tutte. Ma se Messi, Neymar e James Rodriguez, valgono da soli il prezzo del biglietto, Sneijder, Bryan Ruiz e Benzema – anche loro col 10 sulla schiena – sono stati decisivi. Senza dimenticare gente del calibro di Gervinho e Giovani dos Santos, che purtroppo non vedremo più.

Fino all’88′ degli ottavi di finale Sneijder non si era praticamente mai visto nel mondiale, ma a 2′ dalla fine con una stoccata delle sue ha permesso all’Olanda di pareggiare e poi di ribaltare il gran gol del messicano Dos Santos (altro 10). L’Olanda fino a due minuti dalla fine era morta e il suo gol l’ha tenuta in vita. Un dieci serve “anche” a questo. Se Sneijder è l’uomo della provvidenza Orange, in Costa Rica il mito si chiama Bryan Ruiz. Il giocatore ha segnato due gol pesantissimi – quello che ha steso l’Italia e il vantaggio sulla Grecia – guidando la nazionale ai quarti: un risultato storico che da solo vale già come una vittoria.

Una menzione merita pure Benzema, anche se lui é più un nove che un vero dieci. Il francese ha già segnato tre gol in questo mondiale, oltre a causare l’autorete che per la prima volta ha richiesto l’utilizzo della goal line technology. C’è da scommettere che contro la Germania farà di tutto per ripetersi. Due reti, di cui una in splendida serpentina, le ha siglate anche il 10 ivoriano, Gervinho, un centometrista prestato al calcio già ammirato con la Roma di Garcia.

Ci sono anche altri numeri dieci come il greco Karagounis, ad esempio, dotato più di carisma che di classe. Quelli che ancora non sono esplosi, come il belga Hazard, oppure sono usciti troppo presto come il croato del Real Madrid Modric, sebbene giochi più arretrato. E non mancano nemmeno quelli che nessuno ricorderà o faremo di tutto per scordare: la fugace apparizione di Cassano, con la maglia che fu di Roberto Baggio e Totti, è stata deprimente, anche se del tutto in linea con quanto mostrato dagli azzurri.

Certo, di Pelé e Maradona ne nascono davvero pochi, ma stavolta in Brasile la concentrazione di talenti è impressionante. Raramente lo spettacolo offerto dai fuoriclasse più titolati è stato tanto generoso come oggi. E la speranza è che la gara riservata ai grandissimi 10 continui.  Oltre i limiti, oltre l’ultima giocata, anche oltre la sua squadra. Perché un grande numero dieci non è di nessuno, nemmeno di se stesso. Un grande numero dieci, in fondo, appartiene soltanto al pubblico che attende di acclamarlo dopo un gol.

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